Giorgio Colombo Taccani (25 febbraio 1961): I muri bianchi di Endenich per pianoforte (2011). Adele D’Aronzo.
« Robert Schumann trascorre gli ultimi due anni di vita nel manicomio di Endenich, presso Bonn. Assistito amorevolmente dalla moglie Clara e da Brahms, vede divenire sempre più precari i rapporti con il mondo reale.
« I muri bianchi di Endenich trae il proprio spunto iniziale nella risonanza di questa situazione esistenziale dolorosamente frantumata: la tensione che accompagna quasi tutte le scelte figurali, sempre parossistiche ed eccessive, si disgrega in continui cambi di scena e in frenetiche rincorse di situazioni diverse, appena mitigate da brevi ripiegamenti più silenziosi.
« Con un’impostazione strutturale apertamente asimmetrica, questo convulso alternarsi di apparizioni repentine si blocca di colpo nell’ultima estesa sezione del lavoro, volutamente uniforme ed elementare: una lunga successione di accordi in fortissimo attraversa lentamente tutta la tessitura del pianoforte dall’acuto al grave.
« Come anche precedentemente, ma forse ora in modo più chiaro, emergono frammenti provenienti dalla Seconda Sonata per pianoforte di Schumann, a partire dai quali è costruito l’intero brano. »
(Giorgio Colombo Taccani)
musica davvero tragica. Come il destino di Robert…
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Una storia molto triste.
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sì…
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Nella sua tragicità è stupenda. Emotivamente stupenda.
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Sono pienamente d’accordo con te.
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❤
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