Melodie che viaggiano nel tempo e nello spazio: partenza e arrivo hanno luogo all’interno di composizioni musicali di autori diversi, a volte diversissimi fra loro, vissuti in Paesi diversi e in epoche diverse (o anche no).
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Air chinois (Jean-Jacques Rousseau, Carl Maria von Weber, Paul Hindemith e Eugene Aynsley Goossens)
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Chi passa per ’sta strada (Filippo Azzaiolo, Giacomo Gorzanis, anonimo inglese del XVI secolo e William Byrd)
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Dall’Aragona alla Boemia (anonimo aragonese, Michail Ivanovič Glinka, Franz Liszt, Ferruccio Busoni e Gustav Mahler)
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Da Londra a Amburgo passando (forse) dalla Scozia (anonimo del XVII secolo, Giles Farnaby e William Brade)
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Da Londra a Avignone (anonimi del XVII secolo, John Playford e André Danican Philidor l’Ainé)
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Da Parigi a Londra passando da Amsterdam (Pierre Guédron, Gaël Liardon, Jan Pieterszoon Sweelinck, Nicolas Vallet e Giles Farnaby)
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Da Salome a Abat-jour, con il contributo di Carmelo Bene (ma la musica è sempre di Robert Stolz)
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Di qua e di là del Danubio (anonimo ucraino, Taras Kompaničenko, Carl Maria von Weber, Johann Nepomuk Hummel, Aleksandr Aleksandrovič Aljab’ev, Ludwig van Beethoven, Auguste Franchomme, Dinah Shore e il Coro Kubanskij)
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Garyone (anonimo irlandese, Ludwig van Beethoven, Mauro Giuliani e George Armstrong Custer con la voce di Errol Flynn)
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Greensleeves è trattata a parte
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La Spagnoletta (anonimo del XVI secolo, Marco Fabritio Caroso, Giulio Caccini, Giles Farnaby e Bernardo Storace)
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Over the hills and far away (anonimi britannici vari, Thomas D’Urfey e Johann Christoph Pepusch per L’opera del mendicante di John Gay)
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Una passeggiata a Vienna (Franz von Suppé e Josef Strauß)
Dopo tanto viaggiare, non è strano che un cuore sensibile sia colto da nostalgia: nasce dunque il desiderio di tornare a Casa, dolce casa (sir Henry Rowley Bishop, Franz Berwald, Gaetano Donizetti, Sigismond Thalberg, Jean-Baptiste Arban e Alexandre Guilmant).