Cristalli fugaci

Cataldo Amodei (1649 - 13 luglio 1693): Tra l’herbette il pie sciogliea, cantata per voce e basso continuo (1685). Emma Kirkby, soprano; Jakob Lindberg, liuto; Lars Ulrik Mortensen, clavicembalo.

Aria

Tra l’herbette il piè sciogliea
Strepitoso un fiumicello
Al cui sen l’onde accrescea
Col suo pianto un pastorello.

Recitativo

Tacquero in aria i venti
Si dolsero le selve,
E ‘l suon de’ suoi lamenti
Con rauchi gridi accompagnar le belve.
Ond’ei con queste voci
Poiché gl’occhi turbati al ciel affisse,
De’ suoi tormenti atroci
Fè preludio un sospiro, e così disse:

Aria

Cristalli fugaci
Ch’all’umide sponde
Stampate con l’onde
Vestigi di baci.
Se con rauco mormorio
Voi sciogliete il piede errante
Per pietà d’un mesto Amante
Raccogliete il pianto mio.
E con l’onde correnti
De’ vostri molli argenti
Anche le stille amare
Delle lagrime mie portate al mare.

Recitativo

Fermate omai fermate
Il precipizio vostro acque tranquille
E se per questa riva
Stampasse orme remote il piè di Fille
Voi con lingua d’argento
Alla beltà ch’adoro
Sussurrando narrate il mio lamento.

Aria

Voi con suon dolente e basso
Ammollite un cor di pietra,
Che percosso alfin si spetra
Al giocciolar dell’onde ancora un sasso.

Recitativo

Lasso, ma che deliro?
Folle, ma che vaneggio?
A chi narro i miei pianti?
Alle piante insensate al sordo Fiume;
E con flebili accenti
Scongiuro ai sassi, e mi querelo ai venti.

Aria

Aurette veloci
Foriere del dì
Al suon di mie voci
Fermatevi qui
Se Filli mi sprezza
Di me che sarà?
Se un’empia bellezza
D’un cor che l’adora
Tiranna si fa
Date morte a quest’alma o libertà.
Con questi amari accenti
Quando il vecchio Silen dal bosco udillo,
Su la sponda d’un rio pianse Mirtillo.

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