Due diversissime interpretazioni della canzonetta a 4 voci Fa’ una canzone di Orazio Vecchi (6 dicembre 1550 - 1605). Ensemble Arduo d’Amore e duo Munia Cabal – Rómulo Vega-González.
Fa’ una canzone senza note nere,
Se mai bramasti la mia grazia havere,
Falla d’un tuono ch’invita al dormire,
Dolcemente, dolcemente facendola finire.
Per entro non vi spargere durezze
Ché le mie orecchie non vi sono avezze.
Né vi far cifra o segno contra segno:
Sopra ogni cosa quest’è ‘l mio disegno.
Con questo stile il fortunato Orfeo
Proserpina la giù placar poteo.
Questo è lo stile che quetar già feo
Con dolcezza a Saul lo spirto reo.

INvita davvero a dormire, ma è presto… e devo cercare un antidoto per tenermi sveglia, adesso. 😀
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Qui troverai un’ampia scelta di antidoti 🙂
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Mi tarde está muy calurosa (32) pero cuando llegué la noche (9:00 pm) de seguro que volveré escuchar los videos. Son muy buenos Claudio.
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Me alegra que te gusten. Buenas noches y buena escucha, Manuel.
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Por nada Claudio. Los disfruto.
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Chi sa qual è l’interpretazione più lontana da quella originale. Non penso sia necessariamente la seconda!
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Fa’ una canzone senza note nere : nella notazione antica come in quella moderna, le note nere (semiminima, croma eccetera) sono più rapide di quelle bianche (breve, semibreve, minima). Nel testo v’è dunque l’invito a usare solo note bianche, e dunque a fare in modo che l’andamento della canzone sia lento, cullante, e inoltre «senza durezze» (dissonanze), privo di artifici polifonici («segno contra segno», cioè contrappunto) e «facendola finire dolcemente».
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