Marco Uccellini (c1603 - 11 settembre 1680): Primo brando alla francese per ballare (pubblicato in Sinfonici concerti brevi e facili op. 9, 1667, n. 2). Schola Cantorum Basiliensis.

Marco Uccellini (c1603 - 11 settembre 1680): Primo brando alla francese per ballare (pubblicato in Sinfonici concerti brevi e facili op. 9, 1667, n. 2). Schola Cantorum Basiliensis.

It’s a beautiful symphony that lifts our spirits. Thank you for sharing these classics and stories.🙂🙌🏻✨🎼
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Estou muito satisfeito com a sua apreciação 🙂
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😉🙏🎼
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Delizia mattutina! Grazie Claudio
🙂
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Buona giornata, Daniela 🙂
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A te e Puck 😘
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My favorite music!!
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Music that gives pleasure 🙂
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Yes indeed😊 Have a great day!!
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You too, Jean!
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Che bel pezzo!!!
Buona giornata, Claudio 🌹
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Buona giornata anche a te, Luisa 🙂
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Buongiorno, caro Claudio, grazie di aver condiviso questo delizioso e vivace pezzo 😊
Compositore romagnolo, nacque nel 1610 a Forlimpopoli, in provincia di Forlì, da famiglia benestante. Compì studi ecclesiastici presso la diocesi di Bertinoro (1627-1635), dopodiché fu ordinato sacerdote ad Assisi nel Sacro Convento di S. Francesco.
Si ritene che abbia perfezionato le sue conoscenze musicali sempre ad Assisi e che, probabilmente, abbia incontrato il violinista e maestro di cappella Giovanni Battista Buonamente. A conferma di ciò, vi sono numerose somiglianze tra le opere dei due.
La prima opera a stampa nota di Uccellini è un secondo libro di Sonate, sinfonie et correnti a 2, 3 et a 4, per sonare con diversi instromenti (1639), dedicato al cardinale Ulderico Carpegna, vescovo di Todi. A dispetto del titolo, i vari componimenti della raccolta richiedono l’impiego dei violini per le parti acute, mentre le parti gravi sono affidate alla viola, al trombone o alla tiorba.
Silente risulta il quinquennio all’incirca trascorso tra l’ordinazione sacerdotale e il servizio alla corte modenese come “cappellano e musico”, documentato con certezza solo dal 1° gennaio 1641.
Nel 1642, invece, vedela luce le raccolte Sonate, arie et correnti a 2 e 3 per sonare con diversi instromenti, dedicato al duca Francesco I d’Este mentre, a tre anni più tardi, risale la raccolta Sonate, correnti et arie da farsi con diversi stromenti sì da camera come da chiesa, a uno, a due et a tre op. 4, dedicata al figlio Alfonso.
Quest’ultima opera è la prima a fare riferimento alla sonata “da camera” e “da chiesa” nello stesso titolo, intendendo una certa versatilità funzionale dei componimenti e non una categoria distinzione, la quale avverà più tardi.
Le arie di Uccellini, contenute nei summenzionati due libri, sono concepite sul modello del tema con variazioni sopra un basso ostinato (ciaccona, passacaglia, ecc.) o sopra una melodia popolare. Le sue sonate, invece, prevedono l’assegnazione al violino della parte più acuta, a dispetto della coeva convenzione che prevedeva la parità di registro tra i due strumenti superiori. Nel fare ciò, Uccellini sviluppò una scrittura violinistica mirata a esprimere gli affetti e a scoprire le potenzialità dello strumento del registro acuto.
Nel 1647, il compositore divenne maestro di cappella nella cattedrale di Modena e, due anni dopo, pubblicò la raccolta Sonate over canzoni da farsi a violino solo e basso continuo op. 5(dedicata al cardinale Alderano Cybo), la prima opera di un compositore italiano contenente composizioni per violino solista e basso continuo, senza la presenza di altri strumenti.
Queste sonate rappresentato l’apice della scrittura violinistica dell’epoca, in quanto Uccellini indaga l’intera tastiera, giungendo fino alla sesta e alla settima posizione. Introduce altresì trilli sulle note acute, ritmi puntati e “alla lombarda“, figurazioni in note brevi e brevissime, tremoli e stupefacenti effetti sonori, ottenuti alternando sezioni di carattere e stile differenti. La raccolta contiene anche uno stravagante capriccio imitiativo e una sonata su un canone retrogrado.
Al 1654 risale il suo unico libro di musica ecclesiastica, Salmi a una, a tre, quatro et a cinque, concertati parte con istromenti e parte senza op. 6, dedicati al duca Ferrante Gonzaga. Quasi tutti i brani della raccolta vedono l’onnipresenza dei violini, con parti di rinforzo e non, spesso adibite a ritornello.
La fama di Uccelini era tale che, nell’autunno del 1655, il cardinale Ottavio Acquaviva d’Aragona lo chiese in prestito al duca Francesco I per farlo esibire a Rimini, alla presenza della regina Cristina di Svezia.
Cinque anni più tardi, videro la luce le sue raccolte, di influenza transalpina, Ozio regio, compositioni armoniche sopra il violino e diversi altri strumenti op. 7 (dedicato al cardinale Giulio Mazzarino) e Sinfonie boscarecie, brandi, corrente, con diversi balli alla francese e all’itagliana conforme si costuma ballare nella corte del […] duca di Modena op. 8.
Nel 1665, Uccellini lasciò il suo posto alla cattedrale, forse a causa della crisi economica, mantenendo sempre buoni rapporti con la corte. Nello stesso anno, passò al servizio di Isabella d’Este, figlia di Francesco I.
Nei suoi ultimi anni di vita, pubblicò un’altra raccolta non meglio precisata e scrisse varie musiche teatrali.
Uccellini viene ricordato per aver dato impulso all’evoluzione delle composizioni a tre e più strumenti e, con la sua op. 5, favorì l’emancipazione del violino come strumento solista, potenziandone le risorse sonore, le tecniche esecutive e le caratteristiche strumentali. Fu anche il capostipite della scuola violinistica modenese.
Per oggi è tutto, buona giornata e a domani!
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Grazie, Pierfrancesco, a domani 🙂
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