4 pensieri riguardo “Sei Pezzi per pianoforte

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questa deliziosa raccolta di pezzi caratteristici per pianoforte, davvero un’ottima interpretazione! 😊

    Nato a Rain am Lech (Germania) nella famiglia dell’organista Anton Lachner, il giovane ricevette i primi rudimenti di teoria musicale dal padre. Nel frattempo, frequentò il ginnasio a Neuburg an der Donau e studiò privatamente composizione con Franz Xaver Eisenhofer.

    Dopo la morte del padre nel 1822, Lachner si trasferì a Monaco di Baviera, dove continuò gli studi di composizione con Eisenhofer. In questa città, egli lavorò anche come insegnante privato di musica e divenne membro della prestigiosa associazione studentesca musicale Akademischer Gesangverein München (“Associazione Accademica di Canto di Monaco”).

    Nel 1823, invece, divenne organista presso la Chiesa Luterana di Vienna, dove si perfezionò ancora in composizione con Simon Sechter e Maximilian Stadler. Entrò anche a far parte della cerchia musicale di Franz Schubert e di Moritz von Schwind, diventando un amico intimo di quest’ultimo. Grazie alle sue nuove conoscenze, riuscì anche ad avere dei contatti con Beethoven.

    Nello stesso periodo, Lachner fece carriera al Theater am Kärntnertor, venendo dapprima nominato vice maestro di cappella (1826) e poi primo maestro di cappella (1828). Successivamente, fu anche nominato maestro di cappella alla Corte di Mannheim (1834-1836).

    Nel 1835 fu indetto a Vienna un concorso per decretare la migliore nuova sinfonia dopo i tentativi beethoveniani e il compositore decise di parteciparvi, riuscendo a vincere il primo premio grazie alla sua Sinfonia n° 5 “Preis-Symphonie” op. 52 (“Sinfonia del premio”, anche conosciuta come “Sinfonia passionata”).

    Grazie a questo successo, Lachner poté ritornare a Monaco l’anno successivo e ricevere la nomina a maestro di cappella reale, divenendo così una figura centrale della vita musicale cittadina. Ricevette anche gli incarichi di direttore dell’opera di corte, dei concerti dell’Accademia Musicale, nonché della Cappella Vocale Reale. Nel 1852, infine, divenne direttore musicale generale.

    La sua carriera monegasca ebbe improvvisamente fine quando il re Ludovico II convocò Wagner in città. Il discepolo di quest’ultimo, Hans von Bülow, iniziò a sostituire gradualmente Lachner nei suoi incarichi già dal 1864. Il compositore rimase ancora ufficialmente in carica e gli fu dato un congedo per alcuni anni, fino alla scadenza del suo contratto di lavoro, ritirandosi definitivamente nel 1868.

    Lachner fu un compositore molto famoso e prolifico all’epoca, sebbene oggi non goda della stessa reputazione. La sua produzione annovera quasi 200 composizioni nell’ambito dei maggiori generi musicali del tempo, spaziando dalle sinfonie alle suite per orchestra, dai concerti ai pezzi da camera, fino ad arrivare ai pezzi per pianoforte e per organo, alla musica vocale, all’opera e alla musica per il teatro.

    Il suo stile fu notevolmente influenzato dalla musica di Beethoven e di Schubert e, in misura minore, da quella di Spohr e di Meyerbeer.

    Nel complesso, la sua opera è oggi considerata dagli studiosi ben realizzata, anche se poco originale. In essa, risalta l’abile padronanza della forma e, soprattutto, del contrappunto, ma anche il notevole e solido sviluppo dei movimenti in forma sonata. In particolare, i suoi pezzi strumentali tendono di più al contrappunto, mentre i suoi lieder si distinguono per la grande melodicità, evidenziando il legame speciale con la musica dell’intimo amico Schubert.

    Riguardo a quest’ultimo, si dice che Lachner abbia detto con fermezza: “Peccato che Schubert non abbia imparato tanto quanto me, altrimenti, con il suo straordinario talento, sarebbe diventato anche lui un maestro“.

    Tra le sue composizioni, degne di nota sono l’opera Catarina Cornaro (1841, la quale precede di tre l’omonima opera donizettiana), il Requiem op. 146 e la Suite orchestrale n° 7 op. 190 (1881).

    Negli ultimi anni della sua vita, il compositore si interessò a riportare in vita il genere della suite per orchestra, caduto nell’oblio dopo la morte di Haydn. Scrisse ben sette pezzi in questo genere, i quali sono considerati i migliori della sua produzione, per la loro innovatività e la loro ingegnosità nella scrittura musicale. Grazie a essi, Lachner riuscì ad affermarsi anche fuori dalla Germania.

    Oltre che come compositore, in vita Lachner ebbe anche grande fama come direttore d’orchestra e come esecutore, dirigendo con successo varie opere wagneriane e interpretando esemplariamente diversi pezzi beethoveniani. Fu, infine, anche un ottimo didatta, contribuendo alla formazione di importanti compositori come Josef Gabriel Rheinberger e Franz Wüllner.

    A causa del suo stile compositivo molto conservatore e artigianale, dopo la sua morte l’interesse per la sua musica scemò rapidamente. Tra l’altro, la sua forte opposizione alle innovazioni apportate dalla musica di Wagner lo isolarono dal panorama musicale dell’epoca.

    Soltanto verso la fine del XX secolo , la sua produzione e la sua figura furono riscoperte e, nonostante tutti i suoi pezzi non siano qualitativamente uguali, le sue migliori opere gli fecero guadagnare dagli studiosi un giudizio lusinghiero, venendo elevato a compositore vocale e strumentale stilisticamente solido. Addirittura, secondo diversi musicologi, alcuni suoi pezzi anticipano il primo Bruckner, con il quale condivise un insegnante (Sechter).

    Oggi, le sue sonate per organo e i suoi pezzi cameristici, in particolare quelli per strumenti a fiato, sono i candidati a ricevere maggiore attenzione, accanto ai suoi quartetti per archi e ad alcune delle sue otto sinfonie già registrate.

    In ambito vocale, Lachner viene ricordato per i suoi importanti contributi allo sviluppo del genere del lied tedesco, grazie ai suoi splendidi lieder, alcuni dei quali si basano sugli stessi testi musicati dal suo amico Schubert.

    In ambito teatrale, infine, si ricorda la scrittura di vari recitativi per sostituire i dialoghi parlati originali nell’ambito delle rappresentazioni della Médée di Cherubini a Francoforte nel 1855. Fu proprio questa versione, tradotta in italiano, a conoscere diverse registrazioni e rappresentazioni nel secolo scorso, in particolare quelle con Maria Callas nel ruolo principale.

    I suoi Sechs Klavierstücke appartengono alla sua fase compositiva matura e si collocano pienamente nel Romanticismo tedesco. Sono conosciuti anche con il titolo alternativo (o sottotitolo) di Lieder ohne Worte (“Canti (o romanze) senza parole”) e questo è davvero significativo, poiché collega in maniera diretta quest’opera al popolarissimo genere musicale reso assai celebre da Mendelssohn.

    L’adozione di questa denominazione suggerisce immediatamente l’intenzione del compositore, ossia quella di creare brevi pezzi lirici per pianoforte che evocassero il carattere cantabile e l’espressività di un lied, ma senza testo. Lachner, amico intimo di Schubert e molto influenzato da Beethoven e meno da Mendelssohn, era ben qualificato per scrivere in questo genere.

    Più in generale, questi pezzi rientrano nel novero dei pezzi caratteristici, brani musicali relativamente brevi, solitamente destinati al pianoforte per esecuzioni amatoriali o domestiche, volti a esprimere o suggerire uno stato d’animo, una immagine, una scena o un “carattere” specifico, senza seguire una struttura formale specifica, ma concentrandosi sull’evocazione.

    L’opera in questione fu dedicata da Lachner alla pianista Betty Schott, moglie dell’editore omonimo che ne curò la pubblicazione.

    In questi pezzi, è possibile intravedere una chiara influenza beethoveniana nella scrittura musicale, assai solida, ma anche nell’ottimo sviluppo delle idee musicali. Invece, il grande lirismo melodico e l’armonia richiamano la musica di Schubert.

    La melodia, chiara e cantabile, sembra imitare una linea vocale e sono diatoniche nella loro essenza, arricchite da cromatismi espressivi tipici dell’epoca romantica. Le armonie, invece, sono pienamente inserite nel novero tonale, ma impiegano un linguaggio di natura romantica che include vari accordi alterati, modulazioni a tonalità vicine e un uso del cromatismo al fine di aggiungere colore e tensione emotiva.

    L’accompagnamento, piuttosto sobrio, è in gran parte realizzato attraverso semplici accordi spezzati o arpeggiati. Si possono, infine, notare piccoli passaggi con linee melodiche interne indipendenti, ma sempre al servizio della melodia principale, simbolo della grande abilità contrappuntistica di Lachner.

    Buona giornata e a presto!

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