2 pensieri riguardo “Hongroise avec variations

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver condiviso questo delizioso quartetto per flauto e archi, un’interpretazione meravigliosa! 😊

    Ryba viene ricordato come importante compositore ceco del periodo compreso tra il Classicismo e il primo Romanticismo, ma anche come importante contribuitore al repertorio popolare del suo paese, attraverso la creazione di alcune raccolte di canti popolari da lui collezionati e trascritti. Fu anche un importante autore di musica sacra, fra la quale si ricorda la Česká mše vánoční (“Messa di Natale Ceca”), la sua composizione più celebre e, tutt’oggi, la più diffusa ed eseguita nel periodo natalizio.

    Nato nell’umile famiglia dell’insegnante di musica e organista Jakub Ryba, il giovane trascorse l’infanzia con i nonni, i quali ebbero un’influenza positiva sulla sua educazione, in particolare il nonno, il quale aveva studiato filosofia a Praga. La sua prima formazione si svolse così in famiglia, dove fin da subito egli mostrò una spiccata propensione per lo studio e un notevole talento musicale.

    Nel 1770, Ryba seguì la famiglia a Nepomuk, dove continuò a coltivare il suo talento musicale tanto che, all’età di soli otto anni, sapeva suonare eccellentemente il clavicordo e stava imparando anche il violino e l’organo. La sua formazione musicale continuò a svolgersi tra le mura domestiche, dato il pessimo stato della scuola locale.

    In casa, il giovane imparò con il padre anche il pianoforte mentre, sulla cantoria della chiesa dove era impiegato il padre, si perfezionò nell’organo. Successivamente, Ryba apprese dal padre anche i fondamenti della teoria musicale e del basso continuo. L’anno successivo, egli era già impiegato come secondo contralto in chiesa e, nel 1772, come primo.

    A partire dal 1780, grazie ai finanziamenti dello zio Jan Vaněček, il giovane poté iniziare la sua educazione formale presso il Ginnasio dei Piaristi. Durante questo periodo, Ryba acquisì una grande conoscenza linguistica (sapeva leggere e parlare correntemente in ceco, tedesco, francese, italiano, latino e greco) e letteraria, iniziando anche a dedicarsi attivamente alla composizione. Risalgono a quattro anni più tardi il Concerto per violino in Fa maggiore e la Messa Pastorale in Re maggiore.

    Nello stesso periodo, il giovane lasciò la scuola per dedicarsi totalmente alla musica ma, dopo cinque anni, il padre lo richiamò a Nepomuk per farlo lavorare come insegnante. Dopo la frequenza di un corso per insegnanti (la cosiddetta preparandia), Ryba poté accedere all’incarico ma, nel frattempo, il posto era già stato occupato. Fortunatamente, la posizione si liberò in fretta e il giovane poté incominciare a insegnare. Anche per lui, però, l’esperienza fu breve, in quanto si ritrovò licenziato per aver osato parlare in pubblico della moralità delle donne locali.

    Nella primavera del 1786, Ryba riuscì a ottenere un incarico come assistente di un suo parente, il direttore di coro e amministratore della scuola di Mníšek pod Brdy Josef Jan Jakoubek. Durante questo periodo, oltre a svolgere diligentemente i suoi doveri, il compositore scrisse diversi pezzi, tra i quali la Messa Solenne in Re maggiore, l’inno Ista Confessor e un Credo pastorale.

    Alla fine dell’anno successivo, il compositore venne a sapere che si era liberato un posto da insegnante a Rožmitál pod Třemšínem e decise di candidarsi per quest’incarico, venendo nominato insegnante provvisorio l’11 febbraio 1788 e, qualche mese più tardi, insegnante effettivo, incarico mantenuto fino alla morte.

    Durante la sua permanenza nella scuola, Ryba migliorò decisamente le condizioni dell’istituto, facendo ristrutturare gli edifici, raddoppiando il numero di studenti e fondando una biblioteca. Creò anche una scuola domenicale per adolescenti, durata poco a causa delle incomprensioni genitoriali.

    Ryba volle anche fondare una scuola professionale per l’insegnamento dell’agricoltura, della gestione dei prati e della frutticoltura ai ragazzi e del lavoro a maglia, della filatura e del cucito alle ragazze, ma non riuscì a realizzare questo suo sogno e, per i suoi sforzi, fu anche deriso.

    Nel corso della sua vita, il compositore fu anche insultato da diversi genitori dei suoi alunni, con la manforte del parroco locale, solo perché era un insegnante assai esigente e desideroso del rispetto delle regole (che dire di molti insegnanti di oggi?).

    Addirittura, fu anche attaccato da un contadino che gli imprecò e gli gridò ad alta voce che lui e i suoi figli non avevano bisogno della scuola, come Ryba stesso annotò nel suo diario il 13 ottobre 1789. Anche i funzionari locali e il parroco stesso gli crearono diversi problemi, in quanto erano invidiosi della sua grande erudizione.

    Dopo la morte del parroco nel 1803, per il quale compose il ruchlozpěv při pohřbu ctěného pana faráře K. Zachara (“Canto funebre per i funerali del venerato signor parroco K. Zachar”), Ryba ebbe dissapori anche con il suo successore e, ben presto, si ritrovò a vivere e a comporre in povertà, a causa della scarsa considerazione sociale della sua professione di insegnante.

    In questo periodo, egli scrisse il suo lavoro più famoso, la Messa di Natale Ceca (1796), su testo ceco, in quanto secondo il compositore “dai salmi cantati in latino non trae beneficio religioso né chi canta né chi ascolta”. Fu anche autore di altre composizioni su testi cechi, tra le quali diverse canzoni. Una di queste, Spi má zlatá boubelatá (“Dormi, mia paffutella dorata”) riscosse così tanto successo da essere pubblicata in ben 56 canzonieri cechi nel corso del XIX secolo.

    Negli anni successivi, Ryba fu oggetto di diverse liti, fra le quali quella con il birrario locale per averne rimproverato il figlio a scuola e quella con direttore della scuola per aver chiesto dei contributi per le attività scolastiche.

    L’8 aprile 1815, il compositore si recò come al solito alla messa mattutina presso la Chiesa dell’Esaltazione della Santa Croce a Starý Rožmitál, ma poco tempo dopo scomparse. Gli abitanti della città si preoccuparono e si misero a cercarlo quando, dopo tre giorni, lo trovarono morto nel bosco, con le arterie del collo e i polsi tagliati. Vicino a lui, vi era il trattato senechiano De tranquillitate animi (“Sulla tranquillità dell’animo”).

    Questo gesto si pensa possa essere stato dovuto all’esaurimento cronico, alla depressione, alla difficile situazione economica familiare, alle problematiche di salute (soffriva di emorroidi) o ai difficili rapporti con i suoi superiori. Tra l’altro, come avido lettore di Seneca, Ryba sosteneva la massima stoica del suicidio eticamente desiderabile in determinate circostanze.

    Secondo un documento inedito scoperto agli inizi del XXI secolo, Ryba si suicidò per il fatto che il parroco non acconsentì alla già accordata riparazione dell’organo della chiesa, all’epoca scordato e in pessime condizioni.

    La sua produzione annovera circa 1500 composizioni nei principali generi dell’epoca, tra le quali risulta predominante la musica sacra. Purtroppo, di questa grande collezione musicale, pochissimo ci è giunto.

    Della musica non liturgica, si segnalano diversi pezzi orchestrali (soprattutto sinfonie e cassazioni [1]), cameristici (soprattutto quartetti per archi),  concerti per strumento solista e orchestra, ma anche diverse canzoni e cantate su testi cechi. Notevole è anche la qualità della sua produzione organistica.

    Come compositore, Ryba fu il primo a scrivere lied profani con accompagnamento di pianoforte su testi cechi.

    Stilisticamente, la sua musica si colloca tra il primo Classicismo (le sue composizioni giovanili) e il primo Romanticismo (le sue composizioni più tarde).

    Il suo Quartetto per flauto e archi in Fa maggiore si distingue per la spiccata sensibilità melodica, il lirismo cantabile e per l’incorporazione di elementi popolari boemi. L’opera rientra in un genere all’epoca molto popolare, spesso caratterizzato da una scrittura brillante per il flauto, trattato quasi alla stregua di strumento solista e sostenuto dagli archi.

    Questa composizione, scritta nel 1811, appartiene alla sua fase compositiva matura e rappresenta un buon esempio del tardo stile classico (in particolare, si riscontrano influenze della musica di Haydn e di Mozart) con accenni di pre-romanticismo.

    La scrittura per il flauto, nonostante la sua centralità, non sminuisce il ruolo degli archi, i quali non si limitano al semplice accompagnamento, ma partecipano attivamente al discorso musicale. L’inclusione di un movimento “ungherese” – pratica molto comune all’epoca consistente in un’interpretazione stilizzata viennese della musica zigana o ungherese  – contribuisce ad aggiungere un certo colore e un certo interesse pittoresco all’opera.

    Nel complesso, l’opera risulta ben gradevole e costruita, con melodie accattivanti e formalmente chiara, con un equilibrio tra eleganza classica e lirismo caldo e personale, tipico della musica di Ryba.

    Note:

    [1] Genere musicale strumentale molto diffuso tra il XVII e XVIII secolo soprattutto in area austro-tedesca (in particolare a Salisburgo e a Vienna), destinato all’esecuzione all’aria aperta e, per questa sua caratteristica, affine alla serenata e al divertimento. Spesso, i confini fra i tre generi sono molto sfumati e i termini vengono impiegati in modo quasi intercambiabile dai compositori.

    L’origine del termine è poco chiara e vi sono due ipotesi principali. La prima lo fa derivare dal tedesco “Gasse” (via, strada) con l’aggiunta di un suffisso italiano, suggerendo una musica eseguita “per strada” o all’aperto, in linea con la natura della serenata. La seconda propende per una derivazione dal termine italiano “cassare” (congedare o licenziare), indicando una musica eseguita alla fine di un evento sociale come “musica da congedo”.

    Si trattava di una composizione leggera, divertente e disimpegnata in più movimenti (anche sei o sette) di breve durata, concepita a scopo di intrattenimento. A differenza di generi intellettualmente più “seri”, come la sinfonia o la sonata, in essa manca solitamente la profondità emotiva, l’elemento drammatico e la complessità formale e strutturale.

    Dapprima, al suo interno predominavano le danze ma, con il tempo, si è conservato solo il minuetto. Più in generale, non è prevista una sequenza codificata per i movimenti e, di conseguenza, al suo interno è possibile ritrovare i generi più vari. Non è rara la presenza di una marcia all’inizio o alla fine, suggerendo un certo carattere processionale.

    Anche l’organico di destinazione non era fisso e poteva essere scritta per ensemble di fiati, di archi o misti. Spesso, si prediligeva la prima formazione, in quanto all’epoca oboi, fagotti e corni erano molto diffusi e, essendo destinata a esecuzioni all’aria aperta, il loro suono è più adatto a questi ambienti. Dato il suo carattere brillante, le esecuzioni spesso prevedevano la partecipazione di flauti e clarinetti.

    Questo genere fu concepito per l’esecuzione da parte di musicisti più o meno abili, a quel tempo presenti ovunque. Essi venivano spesso impiegati per suonare ai concerti di fronte ai palazzi imperiali, immersi tra la folla. Come musica d’occasione o di sottofondo, trovava spesso favore non solo nei concerti all’aperto, ma anche all’interno di eventi sociali, feste, banchetti od occasioni serali.

    I musicisti più raffinati, spesso, storcevano il naso di fronte a questi pezzi e, addirittura, associavano negativamente alle stesse la tonalità di Do maggiore. Questo perché, nella maggior parte dei casi, questi pezzi erano costituite da melodie “grezze” e da una scrittura non virtuosistica, ma pensata per essere gradevole e accessibile.

    Esempi di cassazione si ritrovano nella produzione di diversi compositori classici, come Biber, Haydn e Mozart e Salieri.

    Con l’avvento del Romanticismo, questo genere cadde nell’oblio in favore di generi più strutturati e dal sapore drammatico (come la sinfonia), orientati all’ascolto e all’esecuzione nelle sale da concerto pubbliche.

    Sporadicamente, il termine fu adottato nel secolo scorso da alcuni compositori, come Malcolm Williamson che compose una serie di dieci mini-opere che prevedevano la partecipazione del pubblico (specialmente infantile) ribattezzate “cassazioni”. Si ricordano anche un pezzo orchestrale di Jean Sibelius e un sestetto d’archi di Riccardo Malipiero così denominati.

    Buona giornata e a presto!

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