Arpe eolie

Fryderyk Chopin (1810 - 1849): Studio in la bemolle maggiore (Allegro sostenuto) per pianoforte op. 25 n. 1 (1836). Vladimir Horowitz.

Chopin mal sopportava i tentativi di interpretare le sue opere in chiave descrittiva e detestava l’uso — comune ai suoi tempi — di assegnar loro titoli più o meno fantasiosi ma non propriamente musicali: le composizioni del maestro polacco hanno perciò titoli che semplicemente identificano i generi musicali cui appartengono: concerto, sonata, notturno, polacca, valzer, studio, eccetera. Lo Studio op. 25 n. 1 è noto come Arpa eolia: così lo battezzò Schumann in una famosa recensione, ispirato dagli arpeggi che avvolgono ininterrottamente la melodia in un leggerissimo, vaporoso alone sonoro, vagamente simile a quello prodotto dallo strumento che prende nome da Eolo, il dio dei venti della mitologia greca.

op. 25 n. 1


Henry Cowell (1897 - 1965): Aeolian Harp per pianoforte (1923). Fausto Bongelli.

Seguendo le indicazioni sulla partitura, l’esecutore con una mano abbassa i tasti corrispondenti alle note, facendo in modo che i martelletti non colpiscano le corde ma liberando così queste ultime dal contatto con gli smorzatori, e con l’altra mano mette in vibrazione le corde stesse sfregandole o pizzicandole, con le unghie o con i polpastrelli.


Mario Bertoncini (1932 - 19 gennaio 2019): Chanson pour instruments à vent, «assemblage per arpe e gong eolici» per un esecutore (1974).