Alfred Grünfeld (4 luglio 1852 - 1924): Soirée de Vienne, «Konzertparaphrase über Johann Straußsche Walzermotive» per pianoforte op. 56. Rudolf Buchbinder.
L’approfondimento
di Pierfrancesco Di Vanni
Alfred Grünfeld: il virtuoso dei salotti e pioniere della registrazione del suono
Alfred Grünfeld, importante pianista e compositore austriaco, ha segnato la scena musicale viennese tra il XIX e il XX secolo, diventando non solo una celebrità dei concerti ma anche una figura chiave nella storia della registrazione sonora.
Origini e formazione di un talento precoce
Nato a Praga nella famiglia del commerciante di pellami Moritz Grünfeld, visse fin da piccolo in un ambiente intriso di musica. Diversi suoi fratelli intrapresero carriere musicali, come il celebre violoncellista Heinrich Grünfeld. Il talento di Alfred fu evidente fin dall’età di quattro anni. Iniziò la sua formazione musicale con Julius Theodor Hoeger e tenne il suo primo concerto pubblico a Praga nel 1865. Proseguì gli studi al Conservatorio di Praga con maestri del calibro di Bedřich Smetana, per poi perfezionarsi a Berlino presso la Neue Akademie der Tonkunst di Theodor Kullak.
Il re dei salotti viennesi e la fama internazionale
Nel 1873, Grünfeld si trasferì a Vienna, dove visse per il resto della sua vita. In breve tempo, divenne il più celebre e richiesto pianista da salotto della città, esibendosi regolarmente per l’alta società e nelle più prestigiose sale da concerto come il Großer Musikvereinssaal e il Bösendorfersaal. La sua abilità non si limitava alle performance solistiche: collaborò spesso con rinomati quartetti d’archi (Quartetto Rosé, Quartetto Hellmesberger) e intraprese con il fratello Heinrich lunghe tournée che lo portarono in tutta Europa e negli Stati Uniti, consolidando la propria fama internazionale. Fu insignito di numerose onorificenze, titoli e ordini cavallereschi da parte delle corti di Prussia, Romania, Serbia e Sassonia. Fu amico di Johann Strauß figlio, che gli dedicò il suo celebre valzer Frühlingsstimmen.
Un pioniere della registrazione sonora
Grünfeld detiene un posto di rilievo nella storia della musica per essere stato il primo pianista di fama a realizzare registrazioni commerciali. Già nel 1889 registrò su cilindri di cera per il fonografo di Edison, durante una dimostrazione in Europa. Una di queste prime incisioni, la sua Ungarische Rhapsodie, è stata riscoperta e restaurata nel 2012. Tra il 1899 e il 1915, incise ben 94 dischi di musica classica e romantica (Chopin, Grieg, Schumann) e 50 dischi con le sue stesse composizioni. Fu anche attivo nel campo dei rulli per pianoforti automatici, registrando per i sistemi Welte-Mignon e Phonola, dimostrando un notevole interesse per le nascenti tecnologie di riproduzione musicale.
L’attività di compositore: tra salotto e palcoscenico
Parallelamente alla sua carriera di interprete, Grünfeld fu un prolifico compositore: scrisse circa 100 pezzi per pianoforte, principalmente nello stile della musica da salotto, tra cui la sua opera più famosa, la Kleine Serenade (1888). Compose anche parafrasi e trascrizioni virtuosistiche di grande successo, come quelle sui valzer di Strauss (Soirée de Vienne, Kaiser-Walzer), sebbene molte di queste non furono pubblicate e sopravvivono oggi solo grazie alle sue registrazioni. Si cimentò anche nel teatro musicale, componendo l’operetta Der Lebemann (1903) e l’opera comica Die Schönen von Fogaras (1907); non ottennero successo duraturo, ma alcuni brani dell’una e dell’altra divennero molto popolari.
Soirée de Vienne: analisi
Non si tratta di una semplice trascrizione, bensì di una Konzertparaphrase (parafrasi da concerto), un genere virtuosistico portato alla sua massima espressione da Franz Liszt. Grünfeld non si limita a riproporre alcune melodie tratte dalla celebre operetta Die Fledermaus, ma le smonta, le adorna e le ricompone in un’esplosione di fuochi d’artificio pianistici. Il brano è concepito come un grande potpourri, una fantasia che guida l’ascoltatore attraverso i momenti salienti dell’operetta, evocando l’atmosfera di una sfarzosa festa viennese.
L’inizio è affidato a un’introduzione libera e rapsodica che funge da preludio, caratterizzata da scale cromatiche discendenti e arpeggi scintillanti che percorrono l’intera tastiera. Le armonie sono ricche e instabili, con un uso sapiente di accordi di settima diminuita che generano tensione.
Senza soluzione di continuità, emerge il primo, celeberrimo tema di valzer dell’operetta. La mano sinistra non si limita al classico accompagnamento accordale, ma lo arricchisce con arpeggi ampi e bassi profondi, mentre la destra adorna la melodia con abbellimenti, trilli e rapidissime fioriture. È qui che si manifesta il caratteristico Schwung viennese: una leggera enfasi sul secondo tempo di battuta e una lieve esitazione prima del terzo. La sezione culmina in una transizione virtuosistica dove la melodia si dissolve in cascate di note cristalline, una vera e propria cadenza che mette in luce la padronanza tecnica dell’esecutore.
Il vortice brillante si placa per lasciare spazio a un episodio più lirico e cantabile. Il tema, sempre tratto dall’operetta, è più raccolto e sognante. La melodia, spesso collocata nel registro centrale, viene esposta con grande sensibilità e un fraseggio quasi vocale. Questa sezione offre un contrasto fondamentale, rappresentando il lato più intimo e sentimentale della festa, probabilmente un dialogo tra due amanti appartati dalla folla danzante. L’atmosfera sognante viene gradualmente interrotta da una transizione che riaccende l’energia. Sequenze ascendenti e arpeggi sempre più veloci preparano il ritorno al clima festoso.
Segue l’apoteosi del brano: Grünfeld scatena tutto l’arsenale della tecnica pianistica tardo-romantica. I temi vengono presentati con una tessitura densissima e la melodia passa alla mano sinistra, mentre la destra si lancia in complessi passaggi di terze e seste. Particolarmente notevole è il passaggio con le mani incrociate, dove linee melodiche e accompagnamenti si scambiano di posto a velocità vertiginosa, creando un effetto sonoro straordinariamente ricco e complesso. L’uso dell’intera estensione della tastiera, dai bassi tonanti agli acuti cristallini, dona al brano una dimensione quasi orchestrale.
La coda è un accelerando inarrestabile verso la conclusione. Frammenti dei temi principali vengono lanciati in un turbine sonoro che evoca l’euforia del celebre «Champagne-Lied» della Fledermaus. Lo strumento è spinto al limite con ottave martellanti e accordi potenti, per poi concludere con una scala vertiginosa che svanisce in un accordo secco e trionfante. È la conclusione perfetta, che lascia l’ascoltatore euforico e quasi senza fiato, come al termine di una notte di balli sfrenati.
Nel complesso, la Soirée de Vienne di Grünfeld si rivela come la quintessenza del virtuosismo viennese: un omaggio affettuoso e al contempo spettacolare al “re del Valzer”, capace di trasportare l’ascoltatore direttamente nelle sfarzose sale da ballo della Vienna imperiale.

