Sinfonia per banda

Vincent Persichetti (6 giugno 1915 - 1987): Sinfonia per banda n. 6 op. 69 (1956). Eastman Wind Ensemble, dir. Frederick Fennell.

  1. Adagio – Allegro
  2. Adagio sostenuto [5:47]
  3. Allegretto [9:46]
  4. Vivace [12:55]


L’approfondimento
di Pierfrancesco Di Vanni

Vincent Persichetti: un architetto della musica americana del xx secolo

Persichetti viene ricordato come una figura poliedrica e influente nel panorama musicale americano del XX secolo, distinguendosi come compositore, insegnante e pianista. La sua importanza risiede non solo nella sua vasta produzione musicale, ma anche nel suo ruolo cruciale come educatore e scrittore. Persichetti era noto per la sua capacità di integrare le nuove idee compositive del suo tempo nel proprio lavoro e nell’insegnamento, formando generazioni di compositori di spicco presso la prestigiosa Juilliard School.

Vita e formazione accademica: un talento precoce e poliedrico
Nato a Philadelphia da genitori non musicisti, Persichetti iniziò la propria educazione musicale a soli cinque anni presso il Combs College of Music, ove studiò pianoforte, organo, contrabbasso e, successivamente, teoria musicale e composizione con Russell King Miller. Già a 14 anni eseguiva pubblicamente composizioni originali e, durante l’adolescenza, si manteneva agli studi svolgendo attività di accompagnatore, concertista, organista di chiesa, orchestrale e pianista radiofonico. Parallelamente alla musica, coltivò la passione per la scultura, che alimentò per tutta la vita. Dopo aver conseguito la laurea (1936) al Combs College, gli fu immediatamente offerto un posto di insegnante. A soli vent’anni, Persichetti ricopriva contemporaneamente il ruolo di direttore del dipartimento di teoria e composizione al Combs, studiava direzione d’orchestra con Fritz Reiner al Curtis Institute e frequentava corsi di pianoforte (con Olga Samaroff) e composizione al Philadelphia Conservatory of Music. Ottenne la laurea magistrale (1941) e il dottorato (1945) al Conservatorio, oltre a un diploma in direzione d’orchestra presso il Curtis. Già dal 1939 e fino al 1962, pur essendo ancora studente, diresse il dipartimento di teoria e composizione e quello degli studi post-laurea al Philadelphia Conservatory. Nel 1941 sposò la compositrice Dorothea Flanagan, da cui ebbe due figli: Lauren, danzatrice e Garth, attore. Dal 1932 al 1948 fu organista e poi maestro di cappella presso la Arch Street Presbyterian Church.

Il magistero: un faro per nuove generazioni di compositori
La carriera didattica di Persichetti raggiunse l’apice nel 1947, quando William Schuman gli offrì una cattedra alla Juilliard School: quivi insegnò per oltre quarant’anni, dedicandosi con passione al movimento delle bande di fiati, incoraggiando compositori come Schuman e Peter Mennin a scrivere per questo organico. Tra i suoi numerosi studenti alla Juilliard si annoverano figure di fama internazionale come Philip Glass, Steve Reich, Larry Thomas Bell, Bruce Adolphe, Peter Schickele (noto anche come P.D.Q. Bach), Leo Brouwer, Einojuhani Rautavaara, Toshi Ichiyanagi e Claire Polin. Insegnò composizione anche a Joseph Willcox Jenkins e al direttore d’orchestra James DePreist al Philadelphia Conservatory. Dal 1952 fu inoltre direttore editoriale della casa editrice Elkan-Vogel.

La musica: stile e caratteristiche – tra grazia e grinta
Persichetti è una delle figure centrali della musica americana del XX secolo. La sua opera Hymns and Responses for the Church Year è diventata un testo standard per i cori ecclesiastici, e le sue numerose composizioni per ensemble di fiati sono spesso utilizzate come introduzione alla musica contemporanea per studenti liceali e universitari. Il suo stile fu inizialmente influenzato da Stravinskij, Bartók, Hindemith e Copland, per poi evolvere verso una voce distintiva negli anni ’50. La sua musica è caratterizzata dalla coesistenza di due elementi da lui definiti rispettivamente graceful (aggraziato, lirico e melodico) e gritty (ruvido, aspro e intensamente ritmico). Soprattutto nelle sue prime composizioni si notano "linee melodiche accidentate" che si muovono "lungo un percorso a zigzag"; d’uso frequente sono la politonalità e il pandiatonicismo. La capacità di coniugare tendenze diverse rende difficile una categorizzazione univoca del corpus delle opere di Persichetti, che mantenne una coerenza stilistica senza brusche virate nel corso della sua carriera. Curiosamente, Persichetti componeva spesso mentre guidava, arrivando a fissare la carta da musica al volante.

Un corpus musicale vasto e diversificato
La produzione pianistica costituisce la parte più cospicua del suo lavoro, includendo un concerto, un concertino, dodici sonate e una varietà di altri pezzi, sia virtuosistici che pedagogici o per dilettanti. Persichetti stesso era un pianista affermato e attribuiva grande valore artistico anche ai pezzi destinati a esecutori meno esperti. È anche uno dei maggiori compositori per il repertorio della banda da concerto, con 14 lavori concepiti per questo tipo di ensemble. Il Divertimento for Band (1950) è cronologicamente la prima composizione per banda di Persichetti; particolarmente rilevante come è la Sinfonia per banda n. 6, opera di ampie dimensioni, caratterizzata da complesse linee percussive, cruciali per il materiale tematico, e dall’utilizzo dell’intero spettro di timbri della banda di fiati.
Persichetti compose un’unica opera lirica, The Sibyl, apprezzata dalla critica per la strumentazione ma giudicata da alcuni carente negli aspetti drammatici e vocali. La sua produzione comprende anche nove Sinfonie per orchestra (le prime due ritirate) e quattro Quartetti per archi. Molte altre opere sono organizzate in serie, come le 25 Parables, principalmente per strumenti a fiato soli, e le 15 Serenades, che includono combinazioni strumentali insolite (come un trio per trombone, viola e violoncello), oltre a pezzi per orchestra, banda e duo pianistico. Il Concerto per pianoforte a quattro mani, eseguito per la prima volta nel 1952 da Persichetti stesso e sua moglie Dorothea, è uno dei suoi lavori più apprezzati, elogiato per il riuscito “dialogo” tra i due pianisti.

Eredità intellettuale e visioni artistiche
L’estetica di Persichetti è fondamentalmente conservatrice, una miscela distintiva di elementi classici, romantici e modernisti, caratterizzata da contrappunto, carica ritmica e orchestrazione di qualità. La sua immaginazione musicale è poliedrica e virtuosistica, capace di esprimere, come scrisse Walter Simmons, "l’innocenza e la gioia infantile della pura creatività musicale", motivo per cui le sue opere per principianti coesistono con dignità accanto a composizioni più complesse. Persichetti fu un apprezzato conferenziere, noto per il suo stile arguto e coinvolgente. Scrisse il celebre manuale di teoria musicale Twentieth Century Harmony: Creative Aspects and Practice e, insieme con Flora Rheta Schreiber, una monografia su William Schuman.
Era un grande sostenitore della collaborazione tra musica e danza, incoraggiando i suoi studenti della Juilliard a lavorare con il dipartimento di danza e collaborando professionalmente con coreografi come Martha Graham. Nonostante ciò, Persichetti riteneva che la musica debba avere una propria autonomia e non dipendere dalla danza, affermando: «Non esiste la musica per danza. La musica è danza, è movimento».
Infine, Persichetti era un convinto assertore dell’importanza dell’improvvisazione, che praticava in concerto e considerava essenziale per ogni compositore e artista.

La Sinfonia per banda n. 6: analisi
Composta da Vincent Persichetti nel 1956, la Sinfonia per banda n. 6 op. 69 rappresenta una pietra miliare nel repertorio per ensemble di fiati del XX secolo. Commissionata dalla Washington University di St. Louis, Missouri, per il settantacinquesimo anniversario della relativa associazione bandistica, l’opera rivela la profonda padronanza che Persichetti aveva delle caratteristiche timbriche e tecniche della banda, unita alla sua distintiva voce compositiva che bilancia elementi lirici (graceful) con passaggi energici e ritmicamente incisivi (gritty). La sinfonia è strutturata in quattro movimenti classici, ognuno con un carattere ben definito.
Il primo movimento si apre con un Adagio solenne e introspettivo. L’introduzione è dominata da accordi sostenuti e cupi degli ottoni gravi (corni, tromboni, tube), che creano un’atmosfera di attesa e gravità. Brevi cellule melodiche emergono dai legni (clarinetti, flauti), spesso con un carattere interrogativo o lirico-frammentato. Si percepisce una ricchezza armonica, con un linguaggio che, pur ancorato a una base tonale, esplora armonie estese e dissonanze controllate che non disturbano la generale cantabilità, ma aggiungono profondità emotiva. La dinamica è inizialmente contenuta, ma cresce gradualmente, costruendo tensione verso la sezione successiva. La scrittura è densa e orchestrale, sfruttando la pienezza sonora della banda. Con un cambio repentino di tempo e carattere, l’Allegro irrompe con energia propulsiva. La sezione è caratterizzata da temi ritmicamente incisivi e brillanti, spesso affidati agli ottoni acuti (trombe) e ai legni agili (clarinetti, sassofoni). La percussione (in particolare il tamburo militare) gioca un ruolo fondamentale, fornendo un ostinato ritmico che spinge il discorso musicale.
Il primo tema è vigoroso e assertivo, con un profilo melodico bumpy e zigzag tipico di Persichetti. Segue un secondo tema, più lirico e cantabile, che offre un contrasto graceful all’energia gritty del primo. Questo tema è spesso presentato dai legni e dai corni, con un accompagnamento più fluido. Lo sviluppo vede i due temi frammentati, rielaborati e sovrapposti in un intreccio contrappuntistico. Persichetti dimostra grande abilità nell’elaborare il materiale tematico, variando l’orchestrazione e l’armonia. Si notano sezioni di dialogo tra le diverse famiglie strumentali e un uso dinamico della politonalità, che crea vivaci frizioni armoniche senza mai perdere il senso della direzione. La ripresa riporta i temi principali, sebbene con variazioni nell’orchestrazione e un’energia intensificata. Una coda potente e affermativa conclude il movimento, riaffermando il carattere energico dell’Allegro e la tonalità principale.
Il secondo movimento è un’oasi di lirismo e bellezza espressiva, incarnando perfettamente l’aspetto graceful. Si apre con una melodia lunga e cantabile, introdotta delicatamente dal flauto solista, poi ripresa dall’oboe e arricchita gradualmente dall’ingresso di altri legni. L’armonia è lussureggiante, spesso basata su accordi estesi e un uso sottile del pandiatonismo, che conferisce una sonorità luminosa e aperta. Il movimento si sviluppa attraverso una serie di episodi lirici, ognuno con una strumentazione diversa che mette in luce le qualità timbriche specifiche della banda. C’è un senso di dialogo intimo tra le sezioni. I corni e i clarinetti bassi offrono un colore più scuro e caldo, prima che i legni acuti riprendano il materiale tematico. La dinamica è prevalentemente contenuta, ma non mancano momenti di maggiore intensità emotiva, dove l’intera banda si unisce in un culmine sonoro controllato, per poi ritornare alla serenità iniziale. La percussione è usata con estrema parsimonia e delicatezza (rintocchi di campane tubolari, leggeri rulli di timpani o piatti sospesi), contribuendo all’atmosfera eterea e sognante del movimento. La conclusione è serena e risolutiva, lasciando un’impressione di pace e contemplazione.
L’Allegretto funge da scherzo della sinfonia, introducendo un carattere giocoso, leggero e ritmicamente vivace. Il movimento s’inizia con un tema breve, staccato e spiritoso, presentato dai legni (clarinetti, flauti, fagotti) e caratterizzato da un andamento saltellante e da frequenti cambi di accento che creano un effetto quasi danzante e un po’ bizzarro. Le percussioni (woodblock, triangolo) sottolineano il carattere giocoso. Questa sezione principale (A) è intervallata da episodi contrastanti, mentre secondo tema, più legato e cantabile, emerge nei legni e corni, offrendo un breve momento di respiro lirico. Persichetti sfrutta abilmente i contrasti timbrici e ritmici tra le diverse sezioni della banda. C’è un costante dialogo e un gioco di imitazioni tra gli strumenti, che contribuisce alla vivacità del movimento. La scrittura è trasparente e cameristica in molti punti. La sezione centrale (B, o trio) presenta un carattere più pastorale e melodico, con un tema più disteso affidato principalmente ai legni e ai corni, su un accompagnamento leggero. Il ritorno della sezione A è abbreviato e porta a una breve coda che conclude il movimento con un guizzo di energia e umorismo, svanendo quasi inaspettatamente.
Il Finale è un movimento brillante, energico e virtuosistico, che conclude la sinfonia con grande impeto e affermazione. Si apre con una fanfara potente e ritmica degli ottoni, sostenuta da una percussione incisiva (timpani, grancassa, piatti). Il carattere è immediatamente gritty ed estroverso. Il materiale tematico è frammentato e ritmicamente complesso, con frequenti sincopi e accenti irregolari. I legni rispondono con passaggi veloci e agili. Persichetti dimostra la propria maestria contrappuntistica, intrecciando diverse linee melodiche e ritmiche in una tessitura densa e complessa. Ci sono sezioni che ricordano fugati o canoni. Il movimento non manca di momenti di contrasto: sezioni più liriche o cantabili (per esempio un tema più disteso nei legni) offrono brevi parentesi prima che l’energia ritmica riprenda il sopravvento. Le percussioni sono protagoniste, contribuendo in modo significativo alla spinta ritmica e all’eccitazione generale. L’uso esteso di tamburo militare, timpani, piatti e altri strumenti a percussione è cruciale per il carattere del movimento finale. Verso la conclusione, il materiale tematico viene ripresentato con maggiore forza e grandiosità, portando a un culmine sonoro travolgente. La Sinfonia si chiude con una serie di accordi potenti e affermativi, suggellando l’opera con un’esplosione di energia e ottimismo.
Nel complesso, nella Sinfonia per banda n. 6 Persichetti sfrutta appieno le risorse della banda sinfonica, dimostrando una profonda conoscenza della strumentazione e una notevole abilità nel creare contrasti di carattere, timbro e dinamica. L’equilibrio tra passaggi lirici e cantabili (graceful) e sezioni ritmicamente energiche e incisive (gritty) è una costante dell’opera e ne definisce lo stile unico. L’armonia, pur moderna, rimane accessibile e funzionale allo sviluppo emotivo. La scrittura ritmica è particolarmente sofisticata e contribuisce in modo determinante alla vitalità e all’impatto della sinfonia. Quest’opera non è solo una prova di virtuosismo per l’ensemble, ma anche un’espressione musicale ricca di profondità emotiva e inventiva, che giustamente le ha assicurato un posto di rilievo nel repertorio bandistico internazionale.