Apparizioni molteplici di una pulce

Es war einmal ein König,
Der hatt’ einen großen Floh,
Den liebt’ er gar nicht wenig,
Als wie seinen eig’nen Sohn.
Da rief er seinen Schneider,
Der Schneider kam heran;
« Da, miß dem Junker Kleider
Und miß ihm Hosen an! »

In Sammet und in Seide
War er nun angetan,
Hatte Bänder auf dem Kleide,
Hatt’ auch ein Kreuz daran,
Und war sogleich Minister,
Und hatt einen großen Stern.
Da wurden seine Geschwister
Bei Hof auch große Herrn.

Und Herrn und Frau’n am Hofe,
Die waren sehr geplagt,
Die Königin und die Zofe
Gestochen und genagt,
Und durften sie nicht knicken,
Und weg sie jucken nicht.
Wir knicken und ersticken
Doch gleich, wenn einer sticht.

(Wolfgang Goethe, Faust. Erster Teil )

C’era una volta un re
che aveva una grossa pulce
e l’amava non poco,
come se fosse suo figlio.
Così chiamò il sarto
e il sarto arrivò:
« Prendi le misure a questo signore
per gli abiti e per i pantaloni! »

Di velluto e di seta
fu dunque vestita,
aveva anche nastri
e aveva una croce su,
poi venne nominata ministro
e portava una grande stella.
Anche i suoi parenti a corte
diventarono gran signori.

E dame a cavalieri a corte
erano tormentati assai,
la regina e le cameriere
punte e morsicate,
ma non potevano schiacciarle
né cacciarle via.
Noi, chi ci punge e ci morde
lo schiacciamo e lo cacciamo subito!

Ludwig van Beethoven (1770 - 1827): Aus Goethes Faust («Es war einmal ein König»), Lied op. 75 n. 3 (1809). Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Gerald Moore, pianoforte.


Richard Wagner (1813 - 1883): Lieder des Mephistopheles I («Es war einmal ein König»), n. 4 delle Sieben Kompositionen zu Goethes „Faust“ WWV 15 (1831). Thomas Hampson, baritono; Geoffrey Parsons, pianoforte.


Ferruccio Busoni (1866 - 1924): Lied des Mephistopheles op. 9 no. 2, versione per baritono e pianoforte (1918). Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Jörg Demus, pianoforte.


Modest Petrovič Musorgskij (1839 - 1881): Canzone di Mefistofele nella cantina di Auerbach (Песня Мефистофеля в погребке Ауэрбаха, 1879); testo di Aleksandr Nikolaevič Strugoščikov, da Goethe. Sergej Lejferkus, baritono; Semën Skigin, pianoforte.

Жил был король когда-то,
При нём блоха жила,
Блоха… блоха!
Милей родного брата она ему была;
Блоха… ха, ха, ха! блоха?
Ха, ха, ха, ха, ха!… Блоха!
Зовёт король портного: ,,Послушай ты, чурбан!
Для друга дорогого
Сшей бархатный кафтан!“
Блохе кафтан? Ха, ха! Блохе?
Ха, ха, ха, ха, ха!
Кафтан? Ха, ха, ха!
Блохе кафтан?
Вот в золото и бархат
Блоха наряжена,
И полная свобода ей при дворе дана. Ха, ха!
Ха, ха! Блохе!
Король ей сан министра
И с ним звезду даёт,
За нею и другие пошли все блохи в ход.
Ха, ха!
И самой королеве,
И фрейлинам ея,
От блох не стало мочи,
Не стало и житья. Ха, ха!
И тронуть-то боятся,
Не то чтобы их бить.
А мы, кто стал кусаться,
Тотчас давай душить!

Adagio di mezzanotte

Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 4 novembre 1847): Sonata per vio­lon­cello e pianoforte n. 2 in re maggiore op. 58 (1843). Mischa Maisky, vio­loncello; Sergio Tiempo, pianoforte.

Particolarmente interessante il III movimento, Adagio, che testimonia l’am­mi­ra­zione di Mendels­sohn per Bach, con il suo svolgimento in forma di corale, affidato al pianoforte, sul quale il violoncello si produce in una sorta di recitativo che riporta alla mente diverse composizioni del Kantor di Lipsia: alcune arie con violoncello concertante incluse in oratori e cantate, ma anche la Fantasia cromatica BWV 903.
Nella parte finale del medesimo movimento, mentre il pianoforte riprende la melodia precedente­mente esposta dal violoncello, a quest’ultimo è affi­dato un effetto singolare: a un prolungato SOL grave eseguito con l’archetto si sovrappone lo stesso SOL ripetuto per dodici volte in pizzicato. Rite­nen­do, a torto o a ragione, che si trattasse di una rappresentazione dei dodici rintocchi della mezzanotte, analoga a quelle di molte musiche otto­cen­te­sche d’ambientazione notturna, all’inizio del XX secolo l’Adagio venne pubblicato come brano a sé stante, appunto con il titolo di Mezzanotte.

  1. Allegro assai vivace
  2. Allegretto scherzando [7:29]
  3. Adagio [13:07] – attacca:
  4. Molto allegro e vivace [18:27]

HPSCHD

 
John Cage (1912 - 1992) e Lejaren A. Hiller jr (1924 - 1994): HPSCHD per un numero variabile da 1 a 7 di clavicembali rinforzati elettronicamente, suoni elettronici generati da computer e registrati su un numero variabile da 1 a 51 di nastri magnetici, e un numero variabile da 2 a 58 di altoparlanti (1967-69).

Il titolo è un’abbreviazione di harpsichord (termine inglese per clavicembalo) e si pronuncia leggendo le singole lettere all’inglese. La composizione utilizza parte di un precedente lavoro di Cage (Winter Music per 1-20 pianoforti, 1957) nonché brani di Ludwig van Beethoven, Ferruccio Busoni, Fryderyk Chopin, Louis Moreau Gottschalk, Wolfgang Amadeus Mozart e Robert Schumann. Alla 1a esecuzione (16 maggio 1969) le 7 parti per clavicembalo furono eseguite da William Brooks, Neely Bruce, Philip Corner, Ronald Peters, Yūji Takahashi, David Tudor e Antoinette Vischer.