Fantasia nel VI tono

Christian Erbach (c1568/73 - 14 giugno 1635): Fantasia sexti toni. Manuel Tomadin, organo.



L’approfondimento
di Pierfrancesco Di Vanni

Christian Erbach e la musica della Germania meridionale fra Rinascimento e Barocco

Christian Erbach, detto il Vecchio (der Altere), è una figura chiave della musica tedesca, operando come compositore e organista nel cruciale periodo di passaggio stilistico tra il tardo Rinascimento e l’alba del Barocco.

Gli inizi, avvolti nel mistero, l’ascesa ad Augusta e il mecenatismo dei Fugger
Le informazioni sui primi anni di vita e sulla formazione musicale di Erbach sono scarse. Studiosi ottocenteschi avevano ipotizzato che potesse aver studiato a Venezia, ma di questo non esistono prove concrete. Si presume che Johannes Wigand, ludirector nella sua città natale, possa essere stato uno dei suoi primi maestri, ma anche questa è un’ipotesi. La prima traccia documentata di Erbach risale al 1596, con la pubblicazione di una sua litania a cinque voci nel Thesaurus litaniarum di Georg Victorinus. Già in quel periodo, Erbach beneficiava del sostegno della potente famiglia di banchieri e mercanti Fugger di Augusta (in Baviera), diventando organista della loro cappella di corte negli anni ’90 del Cinquecento. Nel 1600 dedicò il suo primo libro di Modi sacri a Marx (Markus) Fugger il Giovane (1564-1614), includendovi un votum nuptiale composto per le seconde nozze del mecenate con Maria Salome von Königsegg (1598). La prefazione dedicatoria di quest’opera offre ulteriori dettagli sul rapporto privilegiato con i Fugger. Erbach concluse il suo servizio presso la famiglia Fugger dopo la morte di Marx nel 1614.

Incarichi ufficiali e le tribolazioni della guerra. Gli ultimi anni e la morte
Quando Hans Leo Haßler lasciò Augusta nel 1602, Erbach ne assunse progressivamente diversi incarichi. Il 27 marzo divenne organista della collegiata di San Maurizio e l’11 giugno organista della città imperiale di Augusta, ruolo che includeva la direzione degli Stadtpfeifer (musici al servizio della municipalità). Dopo una grave malattia nel 1603, Erbach consolidò la propria posizione ad Augusta, vedendo il contratto con la città rinnovato nel 1609, 1614 e 1620. Il 26 febbraio 1625 fu nominato organista della Cattedrale di Augusta, succedendo a Erasmus Mayr, e lasciò l’incarico a S. Maurizio. Presso la cattedrale collaborò in diverse occasioni con Gregor Aichinger. La guerra dei trent’anni portò inevitabilmente diverse difficoltà: con l’occupazione svedese di Augusta nel 1632, Erbach perse il suo seggio nel gran consiglio cittadino e la sua situazione finanziaria peggiorò drasticamente. A causa di ristrettezze economiche, Erbach fu licenziato dall’incarico di organista della cattedrale il 9 giugno 1635. Morì poco dopo e fu sepolto ad Augusta il 14 giugno dello stesso anno. Sua moglie ricevette l’ultimo pagamento trimestrale il 7 settembre. Wolfgang Agricola gli succedette come organista della cattedrale.

Fondatore di una scuola organistica. L’opera strumentale e quella vocale
L’importanza di Erbach nella storia della musica della Germania meridionale nel primo terzo del XVII secolo risiede principalmente nella sua attività di insegnante. Formò un gran numero di allievi, dando vita a un’influente scuola organistica sud-tedesca, il cui esponente più noto fu Johann Klemm. Fu anche un apprezzato esperto nella costruzione di organi. La sua produzione compositiva per strumenti a tastiera è la più significativa, comprendendo circa 150 opere tra toccate, canzoni strumentali e ricercari:

  • le toccate si ispirano a modelli veneziani: sono caratterizzate da passaggi virtuosistici e, talvolta, da una sezione centrale contrappuntistica; anche gli introiti (raccolti in tre pubblicazioni di musiche chiesastiche apparse fra 1604 e 1606) hanno caratteristiche comuni con le toccate;

  • le canzoni si rifanno alle composizioni congeneri per ensemble, ma possono a loro volta includere elementi tipici della toccata;

  • i ricercari utilizzano spesso più temi (solitamente due, talvolta fino a quattro) in contrasto tra loro. Esistono somiglianze tematiche tra la sua musica per tastiera e quella di contemporanei come Johann Ulrich Steigleder e Jan Pieterszoon Sweelinck.

Similmente alla sua musica strumentale, la produzione vocale di Erbach attinge in parte a modelli veneziani, in particolare alle opere a doppio coro di Andrea Gabrieli. Attraverso il suo lavoro, Erbach contribuì all’affermazione della policoralità nella Germania meridionale. Le sue composizioni corali godettero di grande stima, come dimostra la loro frequente inclusione in antologie a stampa del tardo XVI e XVII secolo e la loro menzione negli inventari dell’epoca. Come sottolinea Christoph Hust, «con la sua opera, Christian Erbach ha spesso infranto ed esteso il repertorio standard del suo tempo, tecnicamente per lo più modesto, e ha riassunto in modo esemplare le tradizioni di ricezione della musica italiana».

Fantasia sexti toni
Si tratta di un significativo esempio di musica organistica tedesca del primo Barocco, un periodo di transizione in cui le forme rinascimentali si arricchiscono di nuove espressività e tecniche strumentali. Il termine fantasia implica una certa libertà formale, non legata a schemi rigidi come la fuga o la sonata, permettendo al compositore di esplorare diverse idee musicali, sezioni contrastanti e sviluppi tematici. L’indicazione sexti toni fa riferimento al sesto modo ecclesiastico (ipolidio, assimilabile al moderno fa maggiore), che non di rado caratterizza brani dalla sonorità brillante e affermativa, pur potendo accogliere momenti di maggiore introspezione.
Il brano si articola essenzialmente in due parti, la prima contrappuntistica, con imitazioni canoniche a due-tre voci, la seconda in forma di toccata, con passaggi virtuosistici affidati alla mano destra mentre la sinistra si limita a eseguire un semplice accompagnamento accordale.
La libertà formale della fantasia permette a Erbach di creare un percorso musicale variegato e coinvolgente, ben sottolineato dalla scelta dei registri da parte dell’interprete, che rendono giustizia alla magnificenza e all’articolazione interna del pezzo. È un brano che ben rappresenta il ponte tra due epoche musicali, mostrando la via verso le più complesse e monumentali forme organistiche del pieno Barocco.