Roberto Fabbriciani (13 giugno 1949): Glacier Ururashraju, da Glaciers in Extinction per flauto iperbasso e nastro magnetico (2005). Esegue l’autore.
« Glaciers in Extinction è un’opera suddivisa in sei momenti ciascuno dei quali realizza situazioni originali ed insieme simili, prendendo spunto da sei grandi ghiacciai tuttora esistenti.
« L’idea generale è descrivere attraverso il suono un fenomeno naturale antico e di assoluta maestà quale la glaciazione e la sua impetuosa negazione. I grandi ghiacciai, come giganti gelidi ma vivi e palpitanti si muovono, scricchiolano, rombano minacciosi e temibili all’uomo, animati da un eterno mutamento che simboleggia il divenire della vita.
« Il suono è l’assoluto protagonista dell’opera; la ricerca dell’autore scava nella materia sonora plasmando e modellando, rinnovando continuamente il percorso in una miriade di sfumature, di sottili e talvolta appena percettibili mutamenti utilizzando un’estensione che giunge ai limiti dell’udibile.
« Interessante novità lo strumento scelto –- il flauto iperbasso –- utilizzato anche per la realizzazione del nastro sempre senza alcuna trasformazione elettronica, completamente al naturale. Il flauto iperbasso è il più grande strumento della famiglia dei flauti. Roberto Fabbriciani ha progettato e sperimentato questo strumento dalle incredibili sonorità, misteriose e profonde. Le sue caratteristiche sonore, unite alle nuove tecniche di emissione sperimentate dall’interprete e alle straordinarie possibilità di esplorazione, costituiscono un universo sonoro di grande interesse: enorme il range della dinamica, che consente di passare dalle inflessioni minime del soffio e della voce alle fortissime esplosioni dei suoni percussivi e dei multifonici, le improvvise rarefazioni, le difonie vocali, l’esplorazione dei diversi piani dinamici, la ricerca di specifiche aree timbriche mai fino ad ora ascoltate » (Luisella Botteon).

ciao. Bè io l’ho trovato stupendo. L’insieme: cosa l’ha ispirato: lo strumento in sè e il ghiacciaio. Deve essere andato giù. Quando si è di fronte a quella luce che frange..
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È bellissimo — detto da uno che ha sempre amato i ghiacciai e camminarci/scivolarci su 🙂
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Ah! Ma è il nome del ghiacciaio stesso? Suppongo di si ,come Ushuaia. Stavolta ho letto con attenzione prima di ascoltare.
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🙂
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Si però signor Claudio, pensandoci un momento cosa per me inusuale: eviterei quest’estate con caldo e cane anziano le passeggiate e anche le passeggiatine, sui ghiacciai che si squagliano come burro se vuole mantenersi fuori dalla media dei maschi della sua famiglia, le pare? Rimanga su normali sentieri terrosi. Mi faccia questa cortesia.
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Non si preoccupi, signora mia: purtroppo per me e per il mio cane, siamo costretti a rimanere in città 🙂
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Mi scusi signor claudio non volevo toccare un tasto dolente. spero che si possa concedere un lungo lago.
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Fossimo a Milano ci accontenteremmo dell’Idroscalo.
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La musique a trouvé refuge dans un sifflement de rhombes. Dernière trace des hommes avant la fonte des glaces
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… et avant la disparition des glaciers.
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Pazzesco, non avrei mai immaginato si potesse ricavare un suono così significativo e adatto al soggetto.
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Riesce agli artisti di vaglia.
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Vero.
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E’ quasi magico!
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Hai trovato le parole giuste 🙂
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🙏🌹🙏🌹🙏
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Impressionante. E anche un po’ inquietante. Ad ogni modo, non passa inosservato. Mi/Ti chiedo: come ha usato il nastro magnetico? Come supporto di registrazione e poi riproduzione o proprio come strumento musicale ‘percussivo’?
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