Il nastro sciolto

Reynaldo Hahn (9 agosto 1874 - 1947): Le Ruban dénoué, 12 valzer per 2 pianoforti (1915). Huseyin Sermet e Kun Woo Paik.

  1. Décrets indolents du hasard
  2. Les soirs d’Albi [1:26]
  3. Souvenir… Avenir… [3:49]
  4. Danse de l’amour et du chagrin [6:01]
  5. Le demi-sommeil embaumé [7:29]
  6. L’anneau perdu [13:05]
  7. Danse du doute et de l’espérance [14:46]
  8. La cage ouverte [16:39]
  9. Soir d’orage [18:50]
  10. Les baisers [20:36]
  11. Il sorriso [23:19]
  12. Le seul amour [26:19]

« Cette série de valses a occupé quelques-uns de mes mornes loisirs en ces derniers mois. Je ne m’en exagère pas la valeur musicale. Mais j’ai tenté d’y fixer des instants qui auront compté dans ma vie » (Reynaldo Hahn).

12 pensieri riguardo “Il nastro sciolto

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille per la deliziosa selezione di oggi, davvero molto gradita 😊

    A proposito dell’opera, si tratta di una delle più significative di tutta la produzione del compositore venezuelano (naturalizzato francese). La raccolta fu pubblicata per la prima volta nel 1917 dall’editore francese Heugel. Nelle intenzioni dell’autore, i dodici valzer dovevano essere accompagnati da una mélodie su una poesia di Victor Hugo, Puisque j’ai mis ma lèvre, la quale sarebbe apparsa nella seconda edizione della raccolta. La seconda parte del pezzo in questione, in particolare, si basa sul tema del dodicesimo valzer, Le seul amour.

    Hahn compose questi valzer per intrattenere i suoi amici nelle ore di svago e ciò si deduce dalla prefazione alla raccolta. Anche la piacevolezza delle melodie, la scrittura elegante e raffinata e le modulazioni espressive e delicate presenti nell’arco di tutta l’opera fanno capire che la stessa è stata scritta per piacere e non cerca di nasconderlo.

    Il primo valzer si caratterizza per la presenza di due motivi, entrambi basati sulla sovrapposizione binaria-ternaria. Il primo è una marcia discendente che alterna accordi semplici e settime, mentre il secondo è un movimento cromatico intorno alla tonica (Fa diesis). Il primo motivo, con il suo carattere disinvolto, riflette pienamente il titolo assegnato al valzer. Lungo tutto il pezzo, gli arpeggi svolgono un ruolo importante nell’accompagnamento e i due motivi passano da un pianoforte all’altro, con poche modifiche all’accompagnamento stesso (ABABA).

    Il secondo valzer, a differenza del precedente, presenta un carattere ritmico vigorosamente marcato e segue la struttura di un rondò, alternando tre elementi tematici B, C, e D con un’idea principale A. I primi sono caratterizzati da melodie semplici e giocose, contrastanti con la formula di accompagnamento del valzer (basso-accordo-accordo). Le modulazioni improvvise e inaspettate danno al brano un carattere improvvisativo e, dopo un breve ritorno alla tonalità principale, il brano si conclude con una brillante coda “più animata” basata sul tema principale.

    Il terzo valzer presenta un carattere più lento e pieno di languore ed è strutturato secondo una forma ABA: il primo tema si caratterizza per la presenza di formule di arpeggio e di un’armonizzazione espressiva costellata di note di ornamento e di ritardi, mentre l’accompagnamento si caratterizza per la presenza di arpeggi in terzine. Il secondo tema, invece, è caratterizzato da una semplice melodia in scala ascendente, raddoppiata dai due pianoforti e sostenuta da vigorosi accordi. Il primo tema, infine, viene riesposto dal secondo pianoforte in ottave su arpeggi del primo pianoforte e, durante la ripresa finale, i due pianoforti suonano all’unisono.

    Il quarto valzer presenta sempre un carattere lento e si basa su breve tema, ripetuto più volte in periodo di due battute, creando un’atmosfera pesante e noiosa, interrotta da una serie di modulazioni tormentate e da cromatismi dolorosi. Durante tutto il brano, l’accompagnamento presenta una scrittura molto sofisticata, caratterizzata da arpeggi, accordi di settima, accordi con sesta aggiunta e appoggiature della quinta in minore.

    Il quinto valzer è il più elaborato e sviluppato della raccolta e rappresenta il fulcro dell’intera opera. Strutturato in forma di rondò libero, presenta cinque elementi tematici, i primi due dei quali ricorrono periodicamente e sempre insieme, formando una specie di ritornello. Il carattere improvvisato del prezzo si nota fin dall’inizio, a partire dall’uso di ritmi irrazionali, ma anche dagli spostamenti di pause e dal cromatismo esasperato. Accanto all’originalità formale del brano, si denota una scrittura armonico-ritmica molto sofisticata, caratterizzata da modulazioni espressive e da sovrapposizione di ritmi diversi.

    Il sesto valzer si basa sulla struttura del primo e alterna due elementi tematici, uno ritmico e uno melodico. Il primo presenta una linea melodica discontinua, alternata tra le due mani e sostenuta da formule ritmico-decorative del secondo pianoforte, il cui ritmo sincopato dà l’impressione di una misura in tempo binario. Da notare la presenza del lungo pedale di tonica, caratteristico della scrittura pianistica del compositore.

    Il settimo valzer richiama l’atmosfera struggente del quarto e presenta due elementi tematici di natura melodica: il primo segue lo stesso schema ritmico e lo stesso carattere del quarto valzer, armonizzato con espressivi accordi di nona e onnipresenti note ornamentali, mentre il secondo è una lunga melodia di carattere lirico. Il brano si conclude con una semplice coda basata sul primo tema.

    L’ottavo valzer presenta un carattere veloce ed è basato su due idee tematiche, una ritmica e una melodica, entrambi strutturati in forma ABA. La pecularità di questo valzer è l’utilizzo di un tema già usato dal compositore nella sua prima operetta, Ciboulette (1923), trasposto da Si maggiore a Fa maggiore e posto a base del secondo tema del valzer. Ciò dimostra l’interesse di Hahn nello stabilire uno stretto legame di parentela tra opere pianistiche e opere vocali, in quanto il pianoforte, strumento per eccellenza, raccoglie ispirazioni che saranno utilizzate in opere di maggiore respiro.

    Il nono valzer si caratterizza per una florida improvvisazione su un tema cupo e tormentato, riflettendo lo stato d’animo del compositore, il quale annota nella prefazione al brano: “Tra i nn. 8 e 9 c’è stato un periodo doloroso“. Il tema si divide in una prima sezione dal carattere ossessivo che ruota attorno alla dominante e in una seconda sezione di grande melodicità che modula da Fa maggiore a Si bemolle maggiore, ritornando alla tonalità principale di Sol diesis maggiore. Le varie fasi di improvvisazione contrappongono passaggi di elevata densità polifonica a ritorni al tema principale, continuamente trasformato.

    Il decimo valzer si basa su due elementi tematici contrastanti, il primo caratterizzato da profondo lirismo, di natura accordale e con ritmo sincopato, mentre il secondo si caratterizza per un dialogo tra i due pianoforti in un tempo “leggermente più moderato” e presenta una melodia calma in valori lunghi, variata nel prosieguo del brano. Nella seconda parte del pezzo, ricompare il tema del primo valzer della raccolta e questo riutilizzo di un motivo già esposto conferisce all’opera una notevole coesione strutturale.

    L’undicesimo valzer, strutturato in forma ABA, presenta un tema interamente basato sulla sovrapposizione binaria-ternaria, in quanto la parte melodica è in 2/4 e l’accompagnamento in 3/4. La parte melodica si caratterizza per un movimento regolare e congiunto di note in ottava, in forma di marcia. Questo tema è stato usato dal compositore per accompagnare il duetto tra Lorenzo e Jessica nel primo atto della sua opera Il mercante di Venezia. Il tema, posto su un pedale di dominante dal carattere ritmico, è semplice e articolato, sostenuto da pochi e semplici accordi. Viene dapprima eseguito alternativamente dai due pianoforti e poi contemporaneamente, senza essere sviluppato, ma solamente ripetuto, a volte in La bemolle e a volte in Mi bemolle (dominante). Il brano si conclude con una ripetizione abbreviata del primo tema.

    L’ultimo valzer è uno dei più elaborati della raccolta e la sua genesi è descritta dal compositore nella sua prefazione con queste parole: “Per il n. 12 chiedo grande indulgenza. So quanto l’idea melodica di questo pezzo possa essere criticata per la sua “facilità”. Ma meritava di essere segnalata per la sua spontaneità, la sua profonda sincerità, la fedeltà con cui esprime uno stato d’animo e soprattutto per l’imperiosa persistenza con cui si è imposta a me. Fu durante un viaggio in macchina, tra V… e il posto di comando del generale a B…, che questo motivo sorse in me e mi invase, per così dire. La gente mi parlava e io rispondevo. Ma nemmeno per un momento quel motivo smise di cantare nella mia testa come se il mio cuore si riversasse in un flusso inesauribile. Questo valzer della fine di ottobre (quando l’ho scritto) risale in realtà alla metà di settembre“. Il brano è un’ampia improvvisazione su un tema languido e maliconico, il quale usa un ritmo sincopato che rafforza il carattere incerto della melodia, basata su note ripetute che oscillano intorno a un perno. L’armonizzazione è davvero complessa e presenta sequenze cromatiche, accordi alternati, note ornamentali espressive e varie modulazioni ai toni lontani. Derivazioni ritmico-melodiche del tema principale si alternano a elementi tematici secondari, ripetuti una sola volta: ad esempio, il secondo tema dell’ottavo valzer viene qui ripetuto. Da notare i numerosi cambi di tempo e le conseguenti improvvise fluttuazioni di umore.

    Nel complesso, la raccolta si pone come epilogo della musica da ballo per pianoforte scritta dal compositore, aprendo la strada ai suoi musical e alle sue opere teatrali.

    Buona giornata e perdona il lunghissimo papiro 🙂

    Piace a 2 people

commenti