Georges Onslow (1784 - 3 ottobre 1853): Sinfonia n. 1 in la maggiore op. 41 (c1830). Sinfonieorchester des Norddeutschen Rundfunks, dir. Johannes Goritzki.
- Introduzione: Largo – Allegro spirituoso
- Adagio espressivo [12:35]
- Minuetto: Vivace [20:44]
- Finale: Vivace [26:32]

Niente male, sia l’intro che la vivacità del finale ben si prestano alla fitta pioggia di questi minuti… Buondì Claudio
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Buona pioggiornata, Daniela 😉
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mi sono appesa presa un acquazzone a tutto tondo….ora cerco di asciugarmi ( e avevo l’ombrello grande! ….)
ciao 🙂
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Glad to hear about A Great French Composer ❣️🙏❣️
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Your appreciation makes me happy. I wish you a pleasant day 🙂
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I wish to you too the good days and nights.Bless you❣️🙏❣️
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I wish the same for you too 🙂
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❣️🙏❣️
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Buongiorno, caro Claudio, grazie di aver portato questa splendida sinfonia 😊
Eccellente compositore cameristico oggi ancora poco conosciuto, soprannominato in vita “Il Beethoven Francese”, Onslow si qualifica tra le maggior figure della musica romantica francese.
Tra il 1797 e il 1798, studiò pianoforte ad Amburgo con il compositore boemo Jan Ladislav Dussek e con il compositore tedesco Johann Baptist Cramer e, dopo aver pubblicato i suoi primi lavori presso l’editore francese Pleyel, nel 1808 si perfezionò nella composizione con il compositore ceco Antonín Reicha al Conservatorio di Parigi. Qui si interessò anche agli strumenti ad arco, iniziando parallelamente un percorso di studio del violoncello.
Un suo presunto apprendistato con Ludwig van Beethoven o una sua possibile visita a Vienna, invece, risultano sconfessati dalle ultime ricerche musicologiche.
Il suo atteggiamento verso la musica fu condizionato dall’esperienza di ascolto dell’ouverture dell’opera Stratonice (1801) di Étienne Méhul. Sue queste parole:
“All’ascolto di questo brano, provai un’emozione così viva nel profondo della mia anima che mi sentii subito penetrare da sentimenti prima a me sconosciuti; ancora oggi questo momento è presente nel mio pensiero. Dopo di ciò, vidi la musica con altri occhi; il velo che mi aveva nascosto le sue bellezze fu squarciato; essa divenne la fonte della mia gioia più intima e la fedele compagna della mia vita”.
In breve tempo, le esecuzioni delle sue opere gli fecero acquistare una grande fama nella capitale francese e, in seguito, in tutta Europa. A detta di vari critici, le sue composizioni sono originali, ma difficili da eseguire e, addirittura, Berlioz lo apostrofò come “uno dei più grandi armonisti dell’epoca”.
Nel 1829, dopo aver iniziato il quintetto op. 38, rimase gravemente ferito in un incidente di caccia, diventando parzialmente sordo da un orecchio. Riuscì in seguito a completare il lavoro, intitolandone i movimenti “Febbre e Delirio”, “Convalescenza”, “Recupero” e “Guarigione”.
Si tratta del suo unico lavoro che segue un programma extra-musicale, il quale avrebbe preso piede in piena epoca romantica. Nonostante oggi sia conosciuto con le denominazioni “Quintette de la Balle” o “L’Accidente de chasse”, questi nomi sono da intendersi molto probabilmente come spuri, poiché nessuna edizione, neppure la più tardiva, dà un titolo preciso alla composizione.
Nonostante la grande fama acquisita, Onslow non si stabilì mai definitivamente a Parigi, dividendosi periodicamente tra la capitale francese e il suo luogo di nascita, la città di Clermont-Ferrand, prodigandosi per vivacizzarne l’attività musicale, dapprima divenendo membro della locale Accademia Musicale e poi fondatore e presidente della Società Filarmonica cittadina (1839).
I suoi incarichi musicali non si limitarono alla sua città di origine, ma si estesero anche a Londra (Secondo Honorary Fellow della Philarmonic Society, 1831) e a Parigi (Presidente dell’Athenée Musical, 1835-1838 e membro dell’Académie des Beaux-Arts, 1842).
La sua produzione musicale annovera 36 quartetti per archi, 34 quintetti per archi, 10 trii per pianoforte, 3 opere, 4 sinfonie, nonché vari lavori per pianoforte solista, duetti per pianoforte e sonate per pianoforte e per archi.
I suoi primi tre quintetti furono scritti per due violini, due viole e un violoncello, mentre i rimanenti vedono scomparire una viola in favore di un violoncello addizionale. Dopo aver sentito il virtuoso contrabbasista Domenico Dragonetti commentare l’esecuzione del suo decimo quintetto, il compositore sostituì uno dei violoncelli con un contrabbasso nei suoi quintetti successivi.
A differenza dei suoi contemporanei francesi, dediti all’opera lirica, Onslow si concentrò sulla musica strumentale e il suo interesse per gli ensemble e le forme cameristiche sembrano allinearlo maggiormente alle tradizioni musicali tedesche.
Di nobili natali e possedendo una grande fortuna, egli scrisse più per sé stesso che per assecondare i desideri del pubblico o degli impresari, come ebbe modo di lamentarsi il critico e compositore François-Joseph Fétis nel 1830:
“La natura ha lavorato invano per far nascere in Francia un Haydn o un Beethoven; tali talenti erano meglio nascosti nella capitale di quanto non lo siano i diamanti nelle profondità della terra. Lo stesso vale per la musica da camera, come i quartetti e i quintetti. Se M. Onslow è riuscito a crearsi una buona reputazione in questo genere, è perché la sua posizione sociale lo rende indipendente… è comunque più conosciuto all’estero che in Francia. La mancanza di incoraggiamento per la musica strumentale, il gusto per le cose futili e altre cause secondarie che sarebbe troppo noioso dettagliare, ci hanno lasciato insensibili a tutto ciò che non sono fantasie, variazioni e altre banalità”
Questo giudizio permise all’editore del compositore, Camille Pleyel, di soprannominarlo nello stesso anno come “notre Beethoven français”, un epiteto che gli sarebbe stato confermato in seguito dai critici e dal pubblico.
Onslow, però, rifiutò l’appellativo, in quanto non si riconosceva con lo stile tardo beethoveniano, affermando che “gli ultimi quartetti di Beethoven sono errori, assurdità, fantasticherie di un genio malato…. brucerei tutto ciò che ho composto se un giorno scrivessi qualcosa che assomigli a tale caos”.
Nonostante ciò, il suo interesse per il classicismo e la sua espressività emotiva musicale lo collocano tra le opere del suo maestro Reicha e i primi compositori romantici tedeschi, come Moscheles, Hummel e Schubert.
A detta di Schumann, solo lui e Mendelssohn riuscirono a padroneggiare la forma del quartetto al pari di Beethoven.
Successivamente alla sua morte, la sua reputazione diminuì gradualmente. Quando Wagner diresse l’ouverture dell’opera L’Alcalde de la Vega a Londra per la Società Filarmonica nel 1855, la trovò “banale”, minacciando di non eseguire più altre opere del compositore.
Buona giornata e a domani!
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Sempre sul pezzo, Pierfrancesco 🙂
Grazie, buona serata e a domani!
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Ascoltato con molto gusto, dalla prima all’ultima nota. Effettivamente, in qualche parte ricorda un po’ Beethoven. Grazie!
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Ma le pare? Grazie a lei 🙂
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