Stabat mater di Girolamo Abos

Girolamo Abos (15 novembre 1715 - 1760): Stabat mater per 2 soprani, contralto, 2 violini e basso continuo (1750). Isabelle Desrochers e Isabelle Poulenard, soprani; Martin Oro, contralto; Ensemble Stradivaria, dir. Daniel Poulenard.

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6 pensieri riguardo “Stabat mater di Girolamo Abos

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille per aver portato questo meraviglioso Stabat Mater 😊

    Di origini maltesi, Abos si trasferì a Napoli all’età di dieci anni, studiando al Conservatorio di S. Onofrio con Ignazio Prota, Francesco Feo, Francesco Durante e Leonardo Leo.

    Dopo gli studi, iniziò la sua carriera di compositore operistico, scrivendo le musiche per la commedia giocosa Le due Zingare simili (1742) di Antonio Palomba.

    Nello stesso anno, precisamente nel mese di ottobre, Abos divenne “maestro aggiunto” al Conservatorio di S. Onofrio, succedendo al suo ex insegnante Prota. Morto questi, continuò a prestare servizio come maestro di canto. Fu anche coadiutore (1742-1743) del suo ex insegnante Feo presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.

    Negli anni successivi, il compositore continuò a scrivere per il teatro e, dal 1749, lavorò anche come “maestro di cappella e organista della Chiesa metropolitana” al teatro San Carlo di Napoli.

    Il suo primo grande successo come operista fu l’opera Tito Manlio (1756), rappresentata in prima assoluta al San Carlo e, nello stesso anno, anche al Teatro Italiano di Londra. Il successo riscosso indusse l’impresario Tufarelli a commissionargli la scrittura delle musiche de La clemenza di Tito, ma l’incarico fu poi dato al compositore tedesco Christoph Willibald Gluck, giunto in città pochi anni prima.

    Fu così che ad Abos fu affidata la scrittura delle musiche del Lucio Vero, o sia il Vologeso (1752), opera che riscosse un grande successo, tale da conoscere rappresentazioni sia in patria che all’estero. Un successo minore, invece, ebbe la sua opera Erifile.

    Nel 1754, invece, Abos divenne “secondo maestro” presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini, ma cinque anni più tardi rinunciò a questa posizione “per ritrovarsi occupato in altre piazze”.

    Negli ultimi anni di vita, infine, divenne membro della Congregazione dei Musici di Napoli (1755), dirigendo le cappelle musicali di monasteri femminili. Riuscì anche a lavorare come maestro al cembalo presso il Teatro Italiano di Londra e a scrivere un ultimo lavoro drammatico, il Creso (1756), rappresentato due anni più tardi all’Opera Italiana di Londra.

    Esimio rappresentante della scuola napoletana settecentesca, il suo stile somiglia molto a quello di Nicolò Jommelli. Copioso scrittore di musiche teatrali ed ecclesiastiche, la sua produzione non brilla per originalità, ma rimane in ogni caso notevole per l’eleganza melodica e la purezza armonica.

    Oltre che eccellente compositore, fu anche un ottimo didatta, contribuendo alla formazione di grandi nomi della scuola napoletana, fra i quali il sopranista Giuseppe Aprile e i compositori Nicola Sala e Giovanni Paisiello.

    Buona giornata e a domani!

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