Melancholia

Angelo Gilardino (16 novembre 1941 - 2022): Musica per l’Angelo della Melancholia (Studi da Albrecht Dürer; 1991). Angelo Marchese, chitarra.

  1. Andante quasi adagio, liberamente
  2. Andantino capriccioso [1:52]
  3. Non troppo allegro, ma assai scandito [3:25]
  4. Andante molto tranquillo, come una rêverie [5:07]
  5. Allegro con fuoco [8:47]

6 pensieri riguardo “Melancholia

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver condiviso questi stupendi studi, davvero un’ottima interpretazione ☺️

    Originario di Vercelli, Gilardino completò la sua formazione musicale nella sua città natale, studiando chitarra, violoncello e composizione.

    A soli diciassette anni, diede avvio alla sua carriera concertistica, dedicandosi al nuovo repertorio chitarristico originale e dando le prime esecuzioni di pezzi a lui dedicati da vari autori di diversi paesi, fra i quali Mutations on Dies Irae (1974) del chitarrista britannico John Duarte.

    Dal 1981, invece, si dedicò alla composizione, all’insegnamento e alla ricerca musicologica, abbandonando definitivamente la carriera concertistica.

    La sua attività didattica era già iniziata da tempo al Liceo Musicale “G. B. Viotti” di Vercelli (1965-1981) e proseguì poi presso il Conservatorio “Vivaldi” di Alessandria (1981-2004) e presso i corsi di perfezionamento dell’Accademia “Lorenzo Perosi” di Biella (1984-2003).

    Come musicologo, invece, recuperò il manoscritto originale delle incomplete Variazioni per chitarra di Ottorino Respighi e diverse composizioni dedicate ad Andrés Segovia da vari compositori spagnoli, francesi e britannici tra il 1920 e il 1930, opere mai eseguite e ritenute perse per sempre. Recuperò anche il Concerto per chitarra e orchestra (1939) del compositore russo Boris Asaf’ev e, infine, orchestrò l’incompiuto Hommage à Manuel de Falla del compositore polacco Alexandre Tansman.

    Oltre a ciò, fu anche direttore artistico della Fondazione “Andrés Segovia” di Linares (1997-2005) e collaboratore delle riviste “Seicorde” e “Suonare News” (1995-2021), per le quali scrisse numerose guide all’ascolto, saggi, editoriali e approfondimenti musicali.

    La sua produzione musicale annovera pezzi per chitarra solista, pezzi per chitarra e orchestra, pezzi per organici da camera, opere didattiche e varie trascrizioni e orchestrazioni.

    Tra i suoi pezzi solistici, si ricordano due sonate numerate (1985 e 1986), varie sonatine e sonate non numerate, due serie di variazioni (1989 e 1991), Ikonostas (2004) per chitarra accordata in Sol e i cinque volumi degli Studi di virtuosità e trascendenza (1981-1988).

    Questi ultimi sono stati definiti “pietre miliari del nuovo repertorio della chitarra” e si collocano nella tradizione dei lisztiani Studi trascendentali.

    Tra i suoi pezzi cameristici e orchestrali, invece, rilevanti sono i sette concerti per chitarra, alcuni dei quali in combinazione con altri strumenti (come mandolino e fisarmonica), nonché vari duetti (per chitarra con fagotto, violoncello, violino e vibrafono).

    Per la sua attività musicale, nel 2009 fu insignito del prestigioso Artistic Achievement Award, riservato a esecutori, compositori, didatti e studiosi che hanno contributo grandemente allo sviluppo del repertorio e del mondo artistico della chitarra classica.

    Tra l’altro, è stato anche il primo compositore di musica colta a scrivere per la chitarra battente, uno strumento di origine popolare, diffusosi a partire dai primi decenni del XVIII in Lazio, Campania, Calabria e Puglia.

    Questo strumento è dotato di 10 corde metalliche, disposte in 5 ordini doppi oppure di 14 corde, disposte in 4 ordini tripli e il primo doppio. La sua accordatura, definita “rientrante”, produce numerosi armonici che ben si prestano ad accompagnare il canto.

    Di forma allungata come le chitarre antiche, lo strumento presenta curve poco pronunciate e ha sempre un fondo bombato con fascia altra, costruita con doghe in essenza diverse dimodoché, alternando legni di colore chiaro a legni di colore scuro, si realizzi un disegno decorativo a fasce verticali. Esiste anche una versione più moderna con il fondo piatto.

    Il piano armonico, piegato internamente, ha il foro di risonanza coperto con una rosetta che assolve una funzione decorativa, realizzata con pergamena colorata o traforata in legno. Le corde, invece, sono in acciaio armonico e, nella tradizione popolare, sono in numero di quattro, più una di bordone (chiamata “scuordo” o “scordino”).

    Non essendo uno strumento “da plettro”, va suonato con uno specifico movimento ritmico alternato delle dita della mano, il quale genera una sonorità “battente” (da cui il nome), tipica di generi musicali popolari quali la tarantella, la pizzica, gli stornelli e la serenata.

    Buona serata e a presto!

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