Tarquinio Merula (1595 - 10 dicembre 1665): Or ch’è tempo di dormire, «canzonetta spirituale sopra la nanna» per soprano e basso continuo (pubblicata in Curtio Precipitato et altri Capricij composti in diversi modi vaghi e leggiadri a voce sola, 1638). La Venexiana: Monica Piccinini, soprano; Michele Palomba, tiorba; Chiara Granata, arpa; Claudio Cavina, cembalo e direzione.
Or ch’è tempo di dormire,
dormi, figlio, e non vagire,
perché tempo ancor verrà
che vagir bisognerà.
Deh ben mio,deh cor mio, fa
fa la ninna ninna na.
Chiudi quei lumi divini,
come fan gl’altri bambini,
perché tosto oscuro velo
priverà di lume il cielo.
O ver prendi questo latte
dalle mie mammelle intatte,
perché ministro crudele
ti prepara aceto e fiele.
Amor mio, sia questo petto
hor per te morbido letto,
pria che rendi ad alta voce
l’alma al Padre su la croce.
Posa hor queste membra belle,
vezzosette e tenerelle,
perché poi ferri e catene
gli daran acerbe pene.
Queste mani e questi piedi
ch’or con gusto e gaudio vedi,
Ahimé, com’in varii modi
passeran acuti chiodi.
Questa faccia graziosa
rubiconda, or più che rosa
Sputi e schiaffi sporcheranno
con tormento e grand’affanno.
Ah, con quanto tuo dolore,
sola speme del mio core,
questo capo e questi crini
passeran acuti spini.
Ah, ch’in questo divin petto,
amor mio, dolce, diletto,
vi farà piaga mortale,
empia lancia e di sleale.
Dormi dunque, figliol mio,
dormi pur, redentor mio,
perché poi con lieto viso
ci vedrem in Paradiso.
Or che dorme la mia vita,
del mio cor gioia compita,
taccia ognun con puro zelo,
taccian sin la terra e ’l cielo.
E fra tanto, io che farò?
Il mio ben contemplerò,
ne starò col capo chino
fin che dorme il mio bambino.

Dolcezza e velata preoccupazione per il futuro che sarà tutt’altro che tenero rispetto alla protezione materna… È il sonno dei puri che si avvale di una voce amica, gentile e
soporifera. Buona notte Claudio, sono già all’interruzione del primo sonno…
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Buona notte 🙂
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🤗
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Very good composition and a bit different too. This composer was a bit like Monteverdi when it comes to composing development, this is something new at that era. I love the voice of the vocalist😊 Great post!
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Thank you, Jean 🙂
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Your welcome😊
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Buongiorno, caro Claudio, grazie mille per aver condiviso questa deliziosa canzonetta spirituale… davvero una vivida descrizione del grande amore di una madre per suo figlio e delle sua preoccupazione per tutte le avversità che dovrà affrontare nel corso della vita 😊
Compositore romagnolo, Merula viene ricordato per il suo stile compositivo raffinato e attento all’aspetto drammaturgico della musica strumentale e, in quest’ambito, fu il maggiore contribuitore nel rendere ben differenziati aria e recitativo nel secondo quarto del XVII secolo.
Originario di Busseto, presso Parma, il giovane trascorse qui i primi anni di vita e, dopo la perdita del padre, si trasferì a Cremona presso il fratellastro Pellegrino, il quale lo avviò agli studi letterario-musicali e alla pratica organistica.
Nel 1615, Merula pubblicò la sua prima opera, Il primo libro delle canzoni, dedicata al nobile violinista dilettante Pietro Ghirardello, uno dei suoi sostenitori.
La raccolta comprende vari brani che fanno riferimento a personaggi cremonesi del tempo, come La Ghirardella (un omaggio al dedicatario), La Merula (un possibile omaggio a sé stesso), La Pellegrina (un possibile omaggio a Giovanni Battista Pellegrino, uno dei fondatori dell’Accademia degli Animosi o al fratellastro Pellegrino), La Monteverdi (un omaggio al celebre compositore) e La Lodi (un possibile omaggio a un esponente dell’omonima famiglia).
Durante gli anni trascorsi a Cremona, Merula fu attivo come organista della chiesa di S. Bartomoleo dei padri carmelitani mentre, a partire dal 1616, ricopr’ lo stesso incarico per tre anni presso la chiesa di S. Maria Incoronata a Lodi.
Tra il 1622 e il 1625, invece, il compositore fu a Varsavia al servizio del re Sigismondo III Vasa e, durante questo periodo, vedono la luce sei raccolte di canzoni, due libri di musica profana e uno di musica sacra. Di questa produzione, i primi due libri di canzoni – intitolati rispettivamente Il canoro aprile (1622) e Canzonette a tre voci (1623) – sono andati perduti.
Fondamentale per seguire il percorso artistico del compositore durante il periodo polacco è il Il primo libro de madrigaletti a tre voci op. IV (1624), nel cui frontespizio Merula si qualifica come organista della chiesa e della camera di Sigismondo III Vasa e musico della camera del principe Ladislao Sigismondo, dedicatario dell’opera.
Altre due raccolte – Il primo libro de madrigali concertati op. V e Il primo libro de motetti e sonate op. VI – furono dedicate lo stesso anno rispettivamente al re Sigismondo III e al duca di Guastalla, Cesare Gonzaga, un esimio cultore di musica sacra di cui Merula ricorda di essere stato al servizio.
Fra le altre composizioni del periodo polacco, si ricorda il dialogo a due voci Satiro e Corisca op. VII (1626), tratto dal Pastor Fido di Guarini e reso musicalmente nello stile della “seconda prattica”, impiegando il recitativo sillabico e pause sapientemente collocate per ottenere un senso di enfasi.
Dedicata ai patrizi di Cremona Alessandro e Giovan Pietro Bonetti, l’opera fu probabilmente rappresentata a Varsavia l’anno precedente, insieme a un sonetto dedicato al musicista Giovanni Valentini, in precedenza attivo a Varsavia.
Rientrato a Cremona nel 1826, Merula iniziò a lavorare come maestro della Cappella delle Laudi della cattedrale e, durante questo periodo, vide la luce il Libro secondo de concerti spirituali op. VIII (1628), la cui maggior parte dei brani fu composta per le celebrazioni vespertine della cappella.
Dal frontespizio dell’opera, si apprende che il dedicatario dell’opera è il nobile e principe cremonese Bartolomeo Sfondrati, legato all’Accademia degli Animosi. Tra l’altro, si viene pure a sapere che, all’epoca, il compositore era attivo anche come organista nella chiesa collegiata di S. Agata a Cremona.
Nel 1631, invece, Merula fu nominato maestro di cappella in S. Maria Maggiore a Bergamo con un contratto triennale, impegnandosi nella riorganizzazione della cappella decimata dalla peste, guadagnandosi subito la stima dei suoi superiori e ottenendo vistosi aumenti salariali.
Nello stesso periodo, apparve il suo Secondo libro delle canzoni op. IX (1631-1632), seguito dal secondo libro di Madrigali e altre musiche concertate op. X (1633), quest’ultimo dedicato al governatore bergamasco Cosimo Borbone, del quale Merula dirigeva l’Accademia di Musica.
Nonostante l’ottimo lavoro svolto nella cappella, il compositore fu licenziato il 28 dicembre 1632 e sostituito dall’arciprete di Seriate Fermo Bresciani. Dopo un acceso carteggio con il Consiglio della Misericordia, viene rivelato che Merula era stato licenziato per il suo comportamento disonesto e scandaloso nei confronti degli scolari.
Grazie all’intermediazione dei prefetti della Cattedrale di Cremona, il compositore riottenne il suo posto l’anno successivo, ma fu subito licenziato a causa delle “esose” richieste del compositore (aumento del compenso, segnalazione dei musicisti assenti e compensi dei musicisti a carico della prefettura).
Dopo il licenziamento, Merula si avvicinò agli ambienti musicali di Imola e di Bologna e, prima del marzo 1637, diede alle stampe la raccolta di salmi, mottetti e litanie Pegaso op. XI, dedicata al vescovo di Imola Ferdinando Millini.
Rimasto senza un impiego stabile, il compositore decise di consolidare i rapporti con la nobiltà cremonese: nel 1637 pubblicò il terzo libro di Canzoni overo Sonate op. XII, dedicato al decurione Giovanni Battista Visconti. Seguì, l’anno successivo, la raccolta Curtio precipitato op. XIII, dedicata al marchese di Soresina, maestro di campo della milizia e principe dell’Accademia degli Animosi Giovanni Battista Barbò.
Alcune composizioni di questa raccolta furono successivamente incluse, rielaborate, nella raccolta Canzonette spirituali (1657), destinata all’oratorio filippino di Chiavenna.
Tra il 1638 e il 1640, invece, Merula lavorò come organista e maestro di cappella presso il duomo di Bergamo e, negli stessi anni, pubblicò il Concerto decimo quinto nel quale si contiene messe, salmi di più sorti, concertati in diversi modi, con istromenti, e senza (1639), dedicato ai prelati e ai canonici della cattedrale di Bergamo.
Dal frontespizio, si viene anche a sapere che il compositore era stato nominato accademico Filomuso, probabilmente su invito del poeta e compositore Roberto Poggiolini, di cui il compositore aveva musicato tre componimenti nel suo secondo libro di madrigali.
Negli anni successivi, Merula diede alle stampe le raccolte Arpa davidica… Salmi et messe a 4 (1640) – dedicata al vescovo di Bergamo Luigi Grimani – e la ristampa del Primo libro de madrigaletti (1642).
Tra il 1643 e il 1645, il compositore lavorò a Padova come maestro della cappella privata del vescovo Giorgio Corner e, nello stesso periodo, compose anche la sua unica opera, La finta savia (1644), su libretto di Giulio Strozzi, rappresentata al teatro dei Ss. Giovanni e Paolo di Venezia. Nel suo ultimo anno a Padova, Merula fu anche insegnante di canto dei chierici del locale seminario.
Ritornato a Cremona, nel 1646 il compositore divenne prefetto dei musici dell’Accademia degli Animosi, nonché organista e maestro della Cappella delle Laudi.
I suoi ultimi anni furono consacrati anche alla composizione, dando alle stampe Il quarto libro delle canzoni op. XVII (1651) – dedicato al conte Nicolò Ponzoni, principe dell’Accademia degli Animosi e dell’Accademia Erculea – e Il terzo libro delli salmi e messa concertati op. XVIII (1652), dedicata al padre Evangelista Commenduli, generale e protettore dei monaci di S. Girolamo.
Stilisticamente legato alla scuola veneziana, Merula fu uno dei compositori italiani più progressisti del primo Seicento, soprattutto nell’applicazione delle nuove tecniche alla musica sacra. Fu anche una figura fondamentale nel primo sviluppo di diverse forme tipiche del tardo barocco, come la cantata, l’aria, le sonate da chiesa e da camera, le variazioni su un basso ostinato e la sinfonia.
Nella musica sacra, il compositore seguì la tradizione monteverdiana, ma si fece anche innovatore, arrivando a scrivere mottetti per voce sola accompagnata da archi e messe su bassi ostinati, come il Ruggiero e la Romanesca. Alcune sue musiche ricordano lo stile concertato di Giovanni Gabrieli e in tutte prevale una moderna concezione della tonalità.
In ambito profano, invece, Merula scrisse madrigali a voce sola con accompagnamento strumentale, impiegando talvolta l’effetto tremolo dello stile concitato monteverdiano e strutturandole formalmente come la successiva cantata barocca, suddivisa in arie e recitativi.
Le sue composizioni strumentali annoverano anche diverse canzonette a più strumenti, la cui struttura sezionale anticipa la sonata da chiesa, mentre la sua scrittura per gli archi – soprattutto per violino – è grandemente idiomatica, anticipando la scrittura altamente virtuosistica del tardo barocco.
Molti suoi pezzi – tra i quali dialoghi, toccate, capricci per tastiera e una Sonata cromatica – mostrano un rinnovato interesse per quasi tutte le tendenze musicali e le tecniche compositive allora diffuse nel Nord Italia.
Buona giornata e alla prossima!
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Ottimo, Pierfrancesco.
(Hai notato dove nacque Merula?)
Buona serata e a domani 🙂
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Sì, certo, nello stesso paese nel quale nascerà poco più di due secoli più tardi Giuseppe Verdi 🙂
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👌🙂
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An angel voice. Thank you for sharing. 🙏🏻
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A beautiful piece. A wonderful voice too! 🙏
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😊🙋🏻♂️
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