Le donne di buon umore

Vincenzo TommasiniVincenzo Tommasini (1878 - 23 dicembre 1950): Le donne di buon umore, balletto su musiche di Domenico Scarlatti (1917). Cleveland Orchestra, dir. Louis Lane.

  1. Ouverture
  2. Presto
  3. Allegro
  4. Andante
  5. Non presto, in tempo di ballo
  6. Presto

15 pensieri riguardo “Le donne di buon umore

  1. Buongiorno e buon inizio di settimana, caro Claudio, grazie mille di aver portato queste deliziose e frizzanti musiche di balletto 😊

    Compositore romano di nobili natali, Tommasini ricevette un’eccellente educazione umanistico-musicale.

    Studiò al Liceo Musicale Santa Cecilia di Roma, dove ebbe come insegnanti Benedetto Mazzarella (pianoforte), Ettore Pinelli (violino) e Stanislao Falchi (composizione). Parallelamente, studiò presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma, approfondendo la filologia classica.

    Le sue prime opere musicali, fra le quali il Quartetto (1898) e il poema sinfonico La vita è sogno (1900), si ispirano al romanticismo tedesco.

    Nel 1902, Tommasini proseguì la sua formazione musicale studiando composizione con Max Bruch presso la Hochschule für Musik, conseguendo una solida tecnica orchestrale protagonista di tutta la sua produzione successiva e sempre riconosciutagli dalla critica.

    Accanto alla composizione, il compositore si dedicò alla letteratura (scrisse un’edizione critica del trattato Sull’equitazione dello storico e filosofo greco Senofonte) e alla critica musicale (collaborò con la “Rivista musicale italiana”, scrivendo sul teatro wagneriano, sui rapporti tra musica e religiose e sullo stile di Debussy, qualificandosi tra i primi studiosi italiani a discutere dello stile debussiano).

    L’influenza della musica francese e l’accostamento allo stile debussiano si fecero più evidenti nella produzione musicale di quegli anni, ossia il Quartetto (1908), il Poema erotico (1911, vincitore del concorso della Società Italiana di Autori di Musica), il preludio orchestrale L’inno alla beltà (1912) e il dittico orchestrale Chiari di luna (1912-1913, formato dai notturni Chiese e ruine e Serenate e descritto come il pezzo più rappresentativo di questa fase di Tommasini).

    In questo periodo, il compositore scrisse anche per il teatro, componendo le oper Medea (1906) e Amore di terra lontana – entrambe su libretto proprio – le quali mostrano un parziale distaccamento dallo stile debussiano.

    Nel 1909, invece, Tommasini fu co-fondatore della Società Italiana di Autori di Musica mentre, otto anni più tardi, si impegnò per la costituzione della Società Nazionale di Musica (poco dopo rinominata in Società Italiana di Musica Moderna).

    Di indole introspettiva e poco propensa all’azione, il compositore non si spese attivamente per la promozione delle due società né della propria musica. Ciò lo porto a non avvicinarsi mai né al mondo della musica commerciale né ai circoli artistici dell’epoca, limitandosi a poche apparizioni sociali.

    La composizione per cui è maggiormente ricordato, tuttavia, è il balletto Le donne di buon umore, messo in scena il 12 aprile 1917 al Teatro Costanzi di Roma, nell’ambito della serie di balletti allestiti per la stagione primaverile dalla compagnia dei “Ballets Russes” di Sergej Djagilev.

    Già prima, l’impresario russo gli aveva commissionato l’orchestrazione del balletto Le silfidi, su coreografia di Michel Fokine e musiche di Fryderyk Chopin. Seguì poi la commissione del balletto sopra menzionato, su soggetto goldoniano e musiche da trascrizioni orchestrali di sonate clavicembalistiche scarlattiane, scelte dallo stesso Djagilev.

    Per il nostro paese, l’arrivo della compagnia dei “Ballets Russes”, fu una grande occasione di rinnovo del genere ballettistico, ancora legato a una tradizione ottocentesca. In più, l’idea di usare un insieme di pezzi di un autore del passato inaugurò una nuova tendenza, aprendo la strada a nuovi pezzi forieri dell’avvento del neoclassicismo musicale.

    L’esperienza fu riprodotta da Djagilev nel balletto stravinskiano Pulcinella (1920), su musiche di (o attribuite) al compositore italiano Giovanni Battista Pergolesi, trascritte per orchestra. L’opera riveste una certa importanza storico-musicale, in quanto viene considerata la prima importante composizione neoclassica.

    La riscoperta di musiche del passato era legata al crescente interesse per la musica preromantica, facilitata dalla sempre più accessibile ricerca musicologica.

    Lo stile di trascrizione adottato da Tommasini nella composizione rispetta pienamente lo stile di Scarlatti, pur nella trasformazione timbrica che il passaggio orchestrale comporta.

    Il fervente e diffuso interesse per la musica antica portò Tommasini a studiare il repertorio gregoriano e i risultati di tale studio furono l’opera orchestrale Beato Regno (1921), interamente basata sulle melodie gregoriane del Requiem, del Veni Creator e del Salve Regina e ispirata ad alcuni dipinti del pittore rinascimentale Beato Angelico

    Si dedicò anche allo studio del canto popolare italiano, da lui impiegato nella rapsodia Paesaggi toscani (1922) e nella fantasia Napoli (1930), ultimi esempi di stile debussiano.

    Nell’ambito della riscoperta dell’opera Nerone di Arrigo Boito, rimasta incompiuta, Tommasini e il direttore d’orchestra Arturo Toscanini provvedettero a completare e a realizzare la strumentazione dell’opera, seguendo le indicazioni e le annotazioni del suo autore originale.

    Tra gli anni ’20 e ’30, Tommasini aderì pienamente allo stile neoclassico, iniziando con il Quartetto n° 2 (1927), il pezzo orchestrale Preludio, Fanfara e Fuga (1927) e Il carnevale di Venezia (variazioni alla Paganini) (1928). Un altro omaggio a Paganini si ritrova nel balletto Le diable s’amuse (1939), basato su trascrizioni di musiche del celebre compositore e violinista genovese.

    Il compositore espresse pienamente le potenzialità del nuovo stile nel genere del concerto – da lui sempre più praticato e ricercato -, lasciando le tracce migliori nel Concerto per violino e orchestra (1935), nel Concerto per quartetto d’archi solista (1939), nel Concerto per orchestra d’archi (1942) e nel Concerto per orchestra con violoncello obbligato (1943).

    Echi di neoclassicismo si ritrovano anche nel genere sonastico – da ricordare la Sonata per arpa (1938) e la Serenata per arpa, flauto e viola (1943) – e nel genere orchestrale e della musica per film – si segnalano lo studio sinfonico orchestrale La tempesta (1942) e le musiche per i film Un colpo di pistola (1942) e Notte di tempesta (1946).

    Tommasini viene anche ricordato per i suoi due scritti di estetica, La luce invisibile: ragionamenti intorno alla beltà (1929) e Saggio di estetica sperimentale (1942), nei quali descrive l’arte nella sua dimensione mistica, celebrandone la bellezza, da lui paragonata a una “luce invisibile” che avvolge l’opera d’arte.

    Tale “misticismo” spiega anche l’interesse di Tommasini per la musica sacra, proseguito ne le due Liriche sacre (1939) e nella Messa da Requiem liturgica (1949) per coro misto e organo.

    La sua ultima fatica fu la farsa musicale in stile rossiano in atto unico Il tenore sconfitto ovvero La presunzione punita (1950), rappresentata due mesi prima della sua morte.

    La sua musica rientra a pieno titolo nel filone stilistico della generazione dell’Ottanta e, dopo la sua morte, la sua produzione fu sempre meno rappresentata, nonostante alcune sue opere fossero state incluse da Toscanini nei suoi programmi concertistici e ampiamente eseguite in patria e all’estero. Oggi, Tommasini viene soprattutto ricordato per la sua collaborazione con i “Ballets Russes”.

    Buona giornata e a domani!

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