Frank Bridge (1879 - 10 gennaio 1941): Allegretto poco lento, n. 2 dei Three Idylls per quartetto d’archi H 67 (1906). Maggini Quartet.
Benjamin Britten (1913 - 1976): Variations on a theme of Frank Bridge per orchestra d’archi op. 10 (1937). A Far Cry.
- Introduction [0:07]
- Theme [0:56]
- Variation 1: Adagio [1:58]
- Variation 2: March [4:18]
- Variation 3: Romance [5:28]
- Variation 4: Aria italiana [6:52]
- Variation 5: Bourrée classique [8:17]
- Variation 6: Wiener Walzer [9:37]
- Variation 7: Moto perpetuo [12:39]
- Variation 8: Funeral March [13:52]
- Variation 9: Chant [17:44]
- Variation 10: Fugue and Finale [19:20]

A far cry, in inglese, indica un riecheggiare lontano, un ricordo alquanto deformato, quasi irriconoscibile.
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Più o meno la stessa cosa è, per la maggior parte dei viventi, la musica d’arte.
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Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questa splendida composizione, davvero un’intepretazione magnifica! 😊
L’opera fu scritta da Britten nel 1937 su commissione del direttore d’orchestra Boyd Neel, che ne diresse la prima al Festival di Salisburgo nello stesso anno. Grazie a questo lavoro, il compositore si guadagnò l’attenzione a livello internazionale.
La gestazione della composizione risale al 1932, anno nel quale Britten iniziò a scrivere una serie di variazioni su un tema tratto da un lavoro di Bridge, suo ex insegnante. Purtroppo, fu distratto da altre questioni e l’opera fu accantonata.
Nel maggio del 1937, gli organizzatori del Festival di Salisburgo chiesero a Neel e alla sua orchestra di eseguire tre opere in agosto, una delle quali doveva essere un lavoro inedito di un compositore britannico.
Neel aveva già avuto occasione di collaborare con Britten in occasione della direzione della colonna sonora di questi per il film Love from a Stranger (1936) e, rimasto affascinato dal talento e dalla grande abilità di comporre in velocità di Britten, gli chiese di scrivere una nuova composizione per orchestra d’archi.
Tra l’altro, Neel sapeva che riuscire a trovare un compositore disposto a scrivere un’opera con così poco tempo a disposizione sarebbe stato molto difficile e, facendo una scelta audace, decise allora di rivolgersi a Britten, allora ventiquattrenne e ancora sconosciuto al grande pubblico britannico ed europeo.
Britten non si tirò assolutamente indietro e iniziò subito a mettersi al lavoro, riprendendo in mano l’idea di una serie di variazioni su un tema di Bridge.
Il tema ispiratore fu il secondo dei Tre Idilli per quartetto d’archi di Bridge e, dopo circa 10 giorni, Britten riuscì a realizzare un primo abbozzo dell’opera, la quale fu portata a completamento entro il 12 luglio, circa quattro settimane più tardi.
L’opera fu dedicata “A F. B. Un tributo con affetto e ammirazione”. Sia Bridge che Britten assistettero alle prove della composizione, nonché alla prima assoulta dal vivo, tenutasi il 27 agosto 1937 a Salisburgo. La prima radiofonica, invece, ebbe luogo il 5 ottobre dello stesso anno.
Entrambe le esecuzioni ebbero un successo grandioso e Neel fu felice di constatare che la sua fiducia nel giovane Britten fosse stata premiata, accorgendosi che l’opera metteva a dura prova l’orchestra d’archi, la quale fu “sfruttata con un’audacia e un’invenzione mai conosciute prima”.
Britten, come suonatore virtuosistico di viola, fu messo in buona luce, anche perché la scrittura degli archi fu concepita a livello virtuosistico, sfruttando ogni minima sfumatura di colore strumentale.
Il lavoro è strutturato in un’introduzione, un tema e dieci variazioni: ogni variazione accenna a una qualità specifica della personalità di Bridge, riflessa attraverso il prisma della personalità di Britten stesso.
Il compositore, infatti, ha saputo sviluppare adeguatamente il materiale musicale all’interno di ogni variazione, secondo un processo compositivo “interno” alla musica stessa, la quale si riallaccia a determinati stimoli “esterni” e a diverse forme musicali.
Il risultato finale non è semplicemente un’ibridazione letterale, ma un lavoro grandemente innovativo e originale, nel quale le varie forme musicale sono trattate secondo i principi del linguaggio britteniano, il quale si caratterizza per il grande lirismo (accentuato dall’organico strumentale) e per il saldo legame al sistema tonale, nonostante la presenza di dissonanze dal sapore impressionistico.
Per esempio, l’Adagio rappresenta l’integrità di Bridge; la Marcia la sua energia; la Romanza il suo fascino; l’Aria Italiana il suo umorismo; la Bourrée la sua tradizione; il Wiener Walzer il suo entusiasmo; il Moto perpetuo la sua vitalità; la Marcia funebre la sua simpatia; il Canto la sua riverenza; la Fuga la sua abilità (contiene una serie di riferimenti ad altre opere di Bridge) e, in conclusione, il Finale è un’allegoria del loro reciproco affetto.
Le variazioni sono tuttavia piuttosto libere per cui, talvolta, i legami con il tema originale sono piuttosto flebili. Nel complesso, esse possono essere considerate come una serie di vivaci schizzi di personaggi, spesso parodiando particolari forme musicali.
Questi velati riferimenti furono esplicitati nella partitura che Britten presentò al suo ex insegnante, però non compaiono mai nella partitura data alle stampe.
L’Introduzione e il Tema (descritti con la dicitura “Himself” nella partitura presentata a Bridge) iniziano in maniera dimostrativa, con un’ampia frase simile a una fanfara. Il malinconico tema, invece, è dapprima esposto da un violino solista e poi completamente armonizzato per quartetto per archi.
La sezione successiva (originariamente “His depth”, poi ribattezzata in partitura in “His integrity”) vede i violini suonare una linea veramente appassionata, alternando accordi cupi e tormentati nello stile di Bridge sulle corde più basse.
Seguono una veloce marcia un po’ sinistra e una Romanza (originariamente “His wit”, ridenominata “His charm”), una sorta di satira della cosiddetta scuola pastorale inglese.
L’Aria Italiana, una splendida satira della coloratura rossiniana, è un esempio del puro brio compositivo britteniano. Inizia con i primi violini che si librano oltre le linee del pentagramma, accompagnati dal pizzicato strimpellante dei secondi violini, delle viole e dei violoncelli, i quali ricreano l’atmosfera chitarristica.
La vivace Bourée, di chiaro sapore barocco, spicca per l’assolo del violino che si caratterizza per le sue progressioni armoniche seguenti il ciclo delle quinte, un’espediente musicale molto utilizzato in epoca barocca.
Il Wiener Walzer (originariamente “His gaiety”, poi “His enthusiasm”) è una sorta di riconoscimento ironico del compositore delle circostanze in cui è nata la composizione, ma anche un velato riferimento di ammirazione di Britten per i giganti della musica viennese Mahler e Berg.
Il Moto perpetuo (originariamente “His enthusiasm”, poi “His vitality”) è un’esplosione davvero energica, caratterizzata dal tremolo degli archi che si spostano incessantemente e affannosamente dai registri più acuti a quelli più gravi.
La Marcia Funebre (originariamente “Understanding his sympathy”, poi solo “His sympathy”), invece, si caratterizza per la quinta calante del tema originale trasformata nel battito dei tamburi dei contrabbassi, sui quali dapprima i primi violini e poi gli altri archi superiori suonano un doloroso lamento.
Il Canto, piuttosto inquietante, è eseguito dalle viole divise, compensate da armonici artificiali. Ciò fornisce un momento di stasi prima della Fuga e del Finale.
La prima è un grande tour-de-force musicale dove Britten, magistralmente, intreccia citazioni letterali di varie opere bridge, affidate al quartetto che le esegue sopra le trame della fuga. Il secondo è una grande sfuriata, di sapore mahleriano, del tema originale nella tonalità di Re maggiore.
Dopo la prima, furono realizzati una serie di arrangiamenti della composizione: nel 1942 un amico intimo di Britten, Colin McPhee, scrisse una versione per due pianoforti per il balletto Jinx di Lew Christensen mentre, sette anni più tardi, l’unico allievo privato di Britten, Arthur Oldham, ne scrisse una versione per orchestra sinfonica completa, per il balletto Le Rêve de Léonor di Frederick Ashton.
Buona giornata e a presto!
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Davvero esaustivo, Pierfrancesco, bravo. Buona serata e a domani 🙂
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Not for me, these pieces!
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Why? Is this music not British enough?
Good evening, Ashley 🙂
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Sorry! Clever/articulate but dreary!
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Splendido Britten!!(finalmente un compositore che ho sentito nominare prima)
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Britten sì, e il suo maestro Frank Bridge?
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Mah, non mi entusiasma. Ripetizione quasi invariata del tema.
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No, scusa, non mi sono spiegato: volevo saoere se Bridge l’avevi già sentito nominare 🙂
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Assolutamente no, as usual! 😁
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