Allegro ma non tanto – I

Giovanni Battista Sammartini (1700 o 1701 - 17 gennaio 1775): Sinfonia in sol maggiore J-C 39. Cappella Accademica, dir. Norihiko Yoshikawa.

  1. Allegro ma non tanto [0:25]
  2. Grave [6:00]
  3. Allegro assai [6:50]
  4. Menuetto [10:25]

6 pensieri riguardo “Allegro ma non tanto – I

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questa deliziosa sinfonia 😊

    Compositore milanese di origini francesi, Sammartini è ricordato come una delle figure principali della sua epoca ad aver contribuito allo sviluppo dello stile classico.

    È ignoto chi abbia contribuito alla sua formazione musicale anche se, con tutta probabilità, la sua prima formazione in materia gli sia stata impartita dal padre, Alexis Saint-Martin, un suonatore di oboe proveniente dalla Francia e stabilitosi a Milano.

    Nei suoi anni giovanili, fu attivo come oboista e, forse, anche come violinista. Di certo, era anche un esperto clavicembalista e organista, come si può dedurre dai numerosi incarichi ricoperti durante la sua vita presso diverse chiese milanesi, come quella di S. Celso, dove lavorava insieme al fratello Giuseppe.

    Tale notizia, tra l’altro, trova conferma anche nella testimonianza del compositore e musicologo inglese Charles Burney, all’epoca in viaggio di studio nel nostro paese.

    In ogni caso, il suo nome fu associato, a partire dal 1724, alla posizione di “maestro di cappella” e, nello stesso anno, videro la luce le sue prime composizioni note, purtroppo andate perdute, ossia un’aria e una sinfonia per l’oratorio centone La calunnia delusa.

    L’anno successivo, invece, Sammartini compose cinque cantate quaresimali (anch’esse andate perdute) per la Congregazione del Ss. Entiero in S. Fedele, della quale diverrà maestro di cappella nel 1728.

    Al 1726, risale l’aria Care pupille, chi vi potea, unico pezzo superstite dell’oratorio Gesù bambino adorato dalli pastori, la prima pagina musicale databile del compositore. Già all’epoca, Sammartini era il maggiore compositore milanese di musica sacra, accanto a Francesco Fiorini, come testimoniato dal compositore e flautista tedesco Johann Joachim Quantz, di passaggio a Milano.

    Nel 1728, Sammartini fu nominato maestro di cappella anche in S. Ambrogio, della quale già due anni prima era stato nominato vice-maestro. Negli anni a venire, consolidò la sua influenza musicale in città, riuscendo a ricoprire lo stesso incarico in undici chiese di Milano, tra le quali S. Maria delle Grazie e S. Gottardo in corte, sede della cappella ducale.

    Nel decennio successivo, invece, si affermò come compositore, scrivendo tre drammi per musica (Memet, 1732; L’ambizione superata dalla virtù, 1734 e L’Agrippina, moglie di Tiberio, 1743), nonché diversi pezzi sacri e varia musica strumentale.

    Furono queste ultime due produzioni ad assicurargli una fama europea, poiché la scarsa produzione teatrale, nonostante la notevole fatture, ebbe successo limitato soltanto a livello locale.

    Come compositore di musica strumentale, Sammartini scrisse per tutti i generi dell’epoca (sonata per tastiera, quintetto per archi, concerto, sinfonia) e, come importante autore di sinfonie, fu il capofila di una cerchia compositiva che contribuì a elevare Milano a primo centro sinfonico europeo.

    All’interno di questo gruppo, si ritrovano alcuni dei più stimati ed eccellenti compositori milanesi dell’epoca, come Antonio Brioschi, Ferdinando Galimberti, Giuseppe Ferdinando Brivio, Giuseppe Paladini, Giuseppe Battista Lampugnani e Melchiorre Chiesa.

    Questi, insieme a Sammartini, promossero lo sviluppo della sinfonia in area lombarda tra il 1730 e il 1750, elevando il genere a espressione musicale per eccellenza dell’aristocrazia e della borghesia della regione.

    A tal proposito, a partire dal 1730, Sammartini fu nominato insegnante del Collegio dei Nobili Longone in S. Alessandro e, tra i suoi allievi, ebbe il conte Giorgio Giulini, appassionato compositore dilettante e importante promotore dei concerti pubblici tenuti presso il Castello sforzesco a cura del governatore Gian Luca Pallavicini.

    Tra l’altro, fu anche fondatore e direttore dell’Accademia Filarmonica, nata nel 1758 per l’esecuzione settimanale dei nuovi lavori musicali dei suoi soci.

    Come personalità culturale e sociale di spicco, il compositore fu associato alla maggiore istituzione letteraria dell’epoca, l’Accademia dei Trasformati. Il suo nome compare, tra l’altro, anche all’interno di commissioni giudatrici che assegnavano i posti nelle cappelle musicali del duomo e di altre chiese cittadine.

    Durante gli anni Quaranta, la musica del compositore conobbe una grande diffusione a livello internazionale, sia in forma manoscritta che a stampa.

    Nel 1747, Sammartini scrisse, per il Regio ducal teatro di Milano, il “componimento drammatico” La gara dei geni, rappresentato il 28 maggio in occasione della nascita dell’arciduca Leopoldo, terzo figlio dell’imperatrice Maria Teresa. La partitura, purtroppo, è andata quasi completamente perduta e, a oggi, sopravvive soltanto un’aria.

    Tre anni più tardi, invece, il compositore iniziò a legarsi con importanti membri dell’aristocreazia asburgico-viennese e con il margravio Carlo Federico di Baden-Durlach. Riuscì anche a entrare in contatto con alcuni compositori della nuova generazione, come Johann Christian Bach, Luigi Boccherini e Wolfgang Amadeus Mozart.

    Negli anni successivi, Sammartini diede alla luce alcune sue importanti composizioni, come le Sonate a tre strumenti (1760) per due violini e basso, dedicate al duca di Parma Filippo di Borbone. Questa fu la sola edizione stampata autentica e autorizzata del compositore conosciuta. Seguirono una serie di sei Quartetti per archi (1763-1767, definiti dal compositore “concertini”), seguiti da altri sei Quartetti (1772-1773) e da sei Quintetti per archi (1773).

    Negli ultimi anni della sua vita, il compositore visse tormentato da una polmonite, la quale lo portò alla morte il 15 gennaio 1775.

    Come importante innovatore del genere sinfonico, Sammartini riuscì a combinare le influenze della sonata a tre di stampo corelliano e la forma del concerto nord-italiano di stampo vivaldiano. Con ciò, riuscì a discostarsi dalle convenzioni sinfoniche italiane dell’epoca, le quali imponevano la scrittura di sinfonie secondo il modello dell’ouverture italiana (allegro-adagio-allegro o presto).

    Le sue sinfonie si distinguono per la grande intensità ritmica e la presenza di forme più chiare e definite, come la prima forma-sonata e la forma bipartita. Questi lavori si caratterizzano anche per la loro originalità e per la loro portata rivoluzionaria, anticipando numerosi aspetti del futuro stile classico.

    Come compositore, infine, Sammartini fu autore di una importante produzione musicale, la quale annovera tre opere, circa 70 sinfonie, 10 concerti e diversi lavori cameristici, i primissimi a essere composti nella storia della musica occidentale.

    Buona giornata e a domani!

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