José Gomes de Abreu, meglio noto come Zequinha de Abreu (1880 - 22 gennaio 1935): Tico tico no fubá (ossia «Il passero nella farina di mais»), chôro (1917), versione per orchestra. Göteborgs Symfoniker, dir. Gustavo Dudamel.
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José Gomes de Abreu, meglio noto come Zequinha de Abreu (1880 - 22 gennaio 1935): Tico tico no fubá (ossia «Il passero nella farina di mais»), chôro (1917), versione per orchestra. Göteborgs Symfoniker, dir. Gustavo Dudamel.
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Un buongiorno allegro col Tico Tico ti Tico Tico ta… 🙂 Ciao Claudio
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Buona giornata a te, Daniela 🙂
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Molto bello sentire questo brano eseguito da un’orchestra sinfonica.
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Per domani è in programma un altro celebre brano latinoamericano, rivisitato questa volta da un pianista eccezionale. Buona giornata 🙂
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Molto divertente! Chi lo ballava, nella televisione degli anni Sessante/Settanta?
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Nei ’70 non so, trent’anni prima Paperino nel film Disney Saludos amigos 🙂
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Giusto! Ma sono sicura di aver visto, in bianco e nero, cantare e danzare il ‘Tico tico’ da Carmen Miranda, coi suoi enormi copricapi di frutta esotica. E poi, molte successive parodie e imitazioni.
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Certo: Tico tico è più che celebre, è diventato una sorta di emblema musicale del Brasile.
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Era Carmen Miranda (https://www.youtube.com/watch?v=M3Mf_AfyEt0). Si sarà esibita anche in qualche trasmissione Rai del sabato sera. Qui (https://www.youtube.com/watch?v=z2AW-PFVNxI) in un film di Woody Allen
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Se non ricordo male, Carmen Miranda passò a miglior vita a metà anni ’50. In tv nei ’60-’70 avrai visto qualche film o spezzoni di repertorio 🙂
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Hai ragione. Carmen Miranda è morta nel 1955, mentre Studio Uno è durato dal 1961 al 1966. Allora io ero piccolina e ho solo vaghi ricordi, tra cui quello di questa cantante e ballerina, con la cesta di frutta in testa, che si dimenava su queste note, e io mi chiedevo come diamine facesse a mantenere in testa il pesante copricapo.
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Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questo frizzante choro, ho avuto spesso occasione di udirlo durante i balli del carnevale del mio paese ☺️
Zequinha viene ricordato come uno dei più grandi compositori di choro del Brasile, autore di questo popolare choro, divenuto famoso negli anni ’40 grazie alla cantante, attrice e ballerina portoghese naturalizzata brasiliana Carmen Miranda (nome d’arte Maria do Carmo Miranda da Cunha).
Nato nella famiglia del farmacista José Alacrino Ramiro de Abreu e di sua moglie Justina Gomes Leitão. Sua madre voleva destinarlo alla carriera ecclesiastica, mentre suo padre voleva destinarlo alla carriera medica.
Già all’età di sei anni, comunque, dimostrò di avere una spiccata vocazione musicale, creando piccole melodie con il flauto. Durante gli anni da studente alle scuole elementari, tra l’altro, organizzò e diresse una banda scolastica, nella quale egli stesso suonava il requinto (una versione più piccola della chitarra classica), il flauto e il clarinetto e provava le sue prime composizioni.
Successivamente, proseguì gli studi a Santa Rita do Passa Quatro e al Collegio São Luís di Itu mentre, a partire dal 1894, frequentò il Seminario Episcopale di São Paulo, dove studiò armonia.
All’età di 17 anni, Zequinha ritornò nella sua città natale, dove fondò una propria orchestra per esibirsi durante serate, balli, compleanni, matrimoni, serenate. Tra l’altro, lavorò anche come accompagnatore di film muti nei cinema, scrivendo nel mentre anche i suoi primi valzer, tra i quali Flor da Estrada.
L’anno successivo, sposò Durvalina Brasil, una ragazza di soli 14 anni, insieme alla quale gestì una farmacia e una scuola elementare a Santa Cruz da Estrela, un distretto di Santa Rita.
Accanto a queste attività, lavorò come direttore della sua orchestra, come segretario del consiglio comunale e come impiegato dell’ufficio dell’esattore dello Stato. Nonostante tutti questi incarichi, non abbandonò la composizione, continuando a scrivere choros, tanghi, marchinhas e foxtrotes.
Nonostante la sua formazione musicale “semplice”, Zequinha riuscì ad affermarsi come importante figura della musica popolare brasiliana del XX secolo e, grazie a Carmen Miranda, riuscì a farsi conoscere anche fuori dal suo paese.
Al 1918, risale la composizione del suo valzer più famoso, Branca. A partire dall’anno successivo, dopo la morte del padre, si traferì a San Paolo, dove lavorò come pianista accompagnatore nelle sale da ballo, nei cabaret e nelle case delle famiglie più ricche, dove spesso vendeva i suoi spartiti.
Nel 1933, invece, fondò la band “Zequinha de Abreu”, composta da 25 membri. Morì due anni più tardi, a soli 54 anni.
Tico-tico no fubá (spesso anche denominato solo Tico-tico) fu composto nel 1917 e inciso quattordici anni più tardi. Ebbe subito un grande successo, specialmente come pezzo per il cinema a partire dagli anni ’40 e affermandosi così come una delle melodie brasiliane più famose al mondo.
Si tratta di un choro, contaminato con un ritmo di samba, specialmente nell’interpretazione affidata all’ombrello-flauto del pappagallo antropomorfo José Carioca nel film d’animazione della Disney Saludos amigos (1942), simboleggiando sia il Brasile che la rooseveltiana politica di buon vicinato.
Originariamente, il pezzo fu presentato incompiuto e senza titolo per accompagnare un ballo a Santa Rita do Passa Quatro. Vedendo la frenesia dei ballerini che danzavano il pezzo, l’autore ebbe modo di commentare “Até parece o tico-tico no farelo” (Sembra proprio il Tico-Tico nella crusca – il Tico-Tico è il nome popolare del Passero dal Collare Rosso (Zonotrichia capensis), molto diffuso nel continente sudamericano).
L’esistenza di un choro omonimo del compositore e chitarrista Canhoto (pseudonimo di Américo Jacomino) lo costrinse a ribattezzare il pezzo, il quale divenne così Tico-Tico no fubá (“Il Tico-Tico nella farina di mais”).
Dopo la sua incisione da parte dell’Orquestra Colbaz, fu incluso con un altro choro nel film di rivista brasiliano Coisas nossas (a oggi perduto). Dal 1942, invece, entrò come colonna sonora in vari film, come La parata delle stelle (1943), Bellezze al bagno (1944), Kansas City Kitty (1944), Club Havana (1945), It’s a Pleasure (1945), Copacabana (1947) e Carnaval no fogo (1949).
Sottotitolato “chôro sapéca” (choro infervorato) e privo di alcuna indicazione di tempo (a discrezione degli interpreti, ma comunque da eseguire piuttosto rapidamente), il brano è in metro 2/4 e nella tonalità di La minore, con un secondo tema in La maggiore. Vi è anche un terzo tema, dopo la ripresa del primo, nella tonalità di Do maggiore. La conclusione è affidata a una coda che ripete il tema principale.
La versione originale, invece, si contraddistingue anche per la presenza di una breve introduzione di quattro battute, con una scala discendente e ascendente di note raddoppiate all’ottava, ad attacco sincopato, la quale si chiude sull’accordo di dominante (Mi maggiore).
Buona giornata e a domani!
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Grazie, Pierfrancesco. A domani 🙂
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This has my feet tapping again! Feel like I should be dancing, but oh how awkward I would look! 🥾🥾
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If you come back to my blog tomorrow, you will hear another famous piece of Latin American music, reinterpreted by a very special pianist.
Have a nice evening, Ashley 🙂
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Should I continue to practice my foot tapping? 🦶🦶 note, I’ve taken my boots off 🤣
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It won’t be a snail dance: tap your feet and go (bo-de-do-de-do) 😉
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Ho fatto un disastro: mi è uscito quattro volte l’inizio del commento e non so come eliminarlo!
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Ci penso io, non preoccuparti 😉
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Volevo dire che l’inizio del tema mi sembra sia eseguito così: [image: image.png] anziché così: [image: image.png]
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Mi spiace, non riesco a vedere le immagini che hai provato a inserire. Comunque è vero che in questa orchestrazione, come in quasi tutte le rielaborazioni di Tico tico, il ritmo è stato alterato in questo modo:

La pagina che ho pubblicato qui è tratta dalla prima (credo) edizione della versione per pianoforte.
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Qui altre due esecuzioni spassose: https://www.youtube.com/watch?v=CcsSPzr7ays e qui: https://www.youtube.com/watch?v=Vo-OpQS2zdQ ciao
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Davvero spassose; anche queste testimoniano la popolarità del brano 🙂
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😉
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🙂
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