Mrs H. H. A. Beach (Amy Marcy Cheney Beach, 1867 - 1944): Sinfonia in mi minore op. 32, Gaelic (1896). Detroit Symphony Orchestra, dir. Neeme Järvi.
- Allegro con fuoco
- Alla siciliana: Allegro vivace [11:06]
- Lento con molta espressione [18:51]
- Allegro di molto [31:33]

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Buon giorno e grazie a te 🙂
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Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questa magnifica sinfonia, davvero un’ottima interpretazione 😊
Beach nacque a Henniker, nel New Hampshire (Stati Uniti), nella famiglia di Charles Abbott Cheney e di sua moglie Clara Imogene Marcy. In casa, si respirava una certa atmosfera musicale, in quanto la madre della giovane era un’eccellente pianista e cantante e ciò permise di far risaltare il notevole talento musicale di Beach.
Già all’età di un anno, la piccola sapeva cantare accuratamente 40 canzoni mentre, l’anno successivo, era in grado di improvvisare la contro-melodia. All’età di tre anni, invece, imparò a leggere da sola mentre l’anno successivo compose i suoi primi pezzi (tre valzer per pianoforte), durante un’estate nella fattoria del nonno. Nonostante l’assenza dello strumento, Beach compose i pezzi nella sua testa e poi li suonò al suo ritorno a casa.
Tra le sue straordinarie abilità, si ricorda anche il saper suonare la musica a orecchio, compresi gli inni a 4 voci. Ciò gli era possibile grazie ad alcune particolari condizioni innate, come l’orecchio assoluto e la sinestesia. Beach, infatti, spesso chiedeva ai genitori di suonare la musica in base al colore che lei associava alle note e alle tonalità.
Queste sue grandi capacità non solo la classificarono tra i bambini prodigio, ma alimentarono anche il suo desiderio di diventare un eccellente musicista e compositrice. Da questo momento in avanti, la madre cantò e suono per lei, anche se non la lasciò mai libera di suonare il pianoforte di casa, poiché si spaventava di perdere l’autorità genitoriale. Questo anche perché la giovane spesso decideva quale musica andasse suonata in casa, infuriandosi quando non veniva assecondata.
Beach iniziò la sua formazione musicale formale in pianoforte con la madre all’età di soli sei anni e, in poco tempo, fu in grado in esibirsi in pubblico. A partire dal 1875, la giovane intraprese un percorso di studi a Chelsea dapprima con Ernst Perabo e Carl Baermann (pianoforte) e poi con Junius W. Hill (armonia e contrappunto).
Questa fu la sua unica istruzione formale come compositrice, ma la giovane continuò a studiare da autodidatta la teoria musicale, la composizione e l’orchestrazione, nonché il contrappunto, l’armonia e la fuga, avvalendosi di ogni libro che riusciva a trovare. Tra l’altro, tradusse anche in inglese alcuni trattati dei francesi Gevaert e Berlioz sull’orchestrazione, considerati bibbie da molti compositori del tempo.
Negli anni successivi, Beach iniziò a tenere diversi concerti e, nel 1885, si sposò con il dottor Henry Harris Aubrey Beach, chirurgo e docente universitario, nonché cantante dilettante. Questi aveva, all’epoca, ventiquattro anni in più della giovane, appena diciottenne. Da questo momento in avanti, Beach fu conosciuta come “Mrs. H. H. A. Beach”.
Come molte donne medio-alto borghesi del tempo, la giovane accettò di non insegnare mai il suo strumento, di limitare le sue esibizioni a due volte all’anno (con i profitti devoluti in beneficenza) e di dedicarsi più alla composizione che all’esecuzione.
Il suo primo successo compositivo importante fu la Messa in Mi bemolle maggiore (1892), eseguita dall’orchestra della Handel and Haydn Society, la quale non aveva mai eseguito un pezzo composto da una donna. Nonostante tutto, la critica accolse molto bene la composizione, dichiarando Beach una delle maggiori compositrici statunitensi e paragonando la sua messa a quelle di Cherubini e di Bach.
A questa, seguì la Gaelic Symphony (1896), ricordata come la prima sinfonia composta e pubblicata da una donna negli Stati Uniti. La prima si ebbe il 30 ottobre, da parte della Boston Symphony Orchestra, “con un successo eccezionale”.
Il compositore George Whitefield Chadwick, addirittura, le scrisse che lui e il collega Horatio Parker avevano assistito alla prima e l’avevano apprezzata molto, affermando: “Provo sempre un brivido di orgoglio ogni volta che ascolto un bel lavoro di qualcuno di noi, e come tale dovrai essere considerata, che ti piaccia o no, uno dei ragazzi”
Questi “ragazzi” erano un gruppo di compositori noti come “Seconda Scuola del New England” ed era composto, oltre a Chadwick e Parker, da John Knowles Paine, Arthur Foote ed Edward MacDowell. Con l’aggiunta di Beach, il gruppo fu ribattezzato “Boston Six”, del quale la compositrice era la più giovane.
Nel 1900, la Boston Symphony Orchestra eseguì in prima assoluta il Concerto per pianoforte di Beach, con la compositrice come solista. Si ritiene che il pezzo suggerisca le lotte di Beach contro la madre e il marito per il controllo della sua vita musicale. Nel complesso, Beach fu una delle prime donne del suo paese a diventare popolare come sinfonista.
Dopo la morte del padre (1895), del marito (1910) e della madre (1911), la compositrice non si sentì di comporre per un po’ e decise di recarsi in Europa per ritrovare l’ispirazione. In questo periodo, decise di dedicarsi all’esecuzione, dando concerti con grande successo a Dresda, Monaco di Baviera, Breslau e Lipsia.
Ritornata in patria poco tempo dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale, Beach si divise tra le città di Hillsborough e di New York, dedicandosi alla composizione e ai concerti.
A partire dal 1921, invece, la compositrice trascorse parte di ogni estate come borsista alla MacDowell Colony di Peterborough, dove continuò a comporre e dove incontrò diverse sue colleghe, tra le quali le sorelle Emilie Frances e Marion Bauer, Mabel Wheeler Daniels, Fannie Charles Dillon ed Ethel Glenn Hier.
Nell’autunno del 1930, Beach affittò una stanza a New York, dove lavorò come compositrice virtuale in residenza presso la Chiesa Episcopale di San Bartolomeo e come insegnante di musica. Fu anche presidente del consiglio di amministrazione del New England Conservatory of Music, prendendo sotto la sua ala diversi giovani compositori, musicisti e studenti.
Dal 1904 al 1943, la compositrice pubblicò diversi articoli sulla programmazione, sulla preparazione e sulle tecniche di studio per pianisti, basandosi principalmente sulla sua esperienza personale. Lavorò anche come relatrice e interprete per varie istituzioni e club educativi e si adoperò anche per creare i “Beach Club”, enti di insegnamento ed educazione musicali per bambini.
Fu, infine, capo di diversi enti di educazione musicale femminile, come la Society of American Women Composers, della quale fu la prima presidente.
Nel 1940, Beach fu costretta al ritiro a causa di una malattia cardiaca, morendo quattro anni più tardi.
La sua produzione è principalmente in stile romantico, spesso paragonato a quello di Brahms o di Rachmaninoff. Nei suoi ultimi pezzi, si allontanò dalla tonalità, sperimentando scale di toni interi e armonie e tecniche più “esotiche”.
Tra le sue migliori composizioni, si ricordano l’opera in atto unico Cabildo, il Concerto per pianoforte in Do diesis minore (1898-1899), la Sinfonia Gaelica (1896), il pezzo orchestrale Bal masque e i pezzi per orchestra e voce Eilende Wolken e Jephthah’s Daughter.
Si ricordano anche la Messa in Mi bemolle maggiore (1892), il Cantico del Sole di San Francesco (1924-1928) e un Te Deum per coro e organo, decine di pezzi corali profani, circa 150 canzoni e alcuni pezzi cameristici (una sonata per violino, una romanza, tre pezzi per violino e pianoforte, un quartetto per archi, un trio per pianoforte e un quintetto per pianoforte).
Agli inizi degli anni ’90 del XIX secolo, Beach iniziò a interessarsi alla musica popolare, condividendo quest’interesse con diversi colleghi e contribuendo alla fondazione del primo movimento nazionalista della musica americana. I suoi contributi comprendono circa 30 canzoni ispirate alla musica popolare scozzese, irlandese, balcanica, afroamericana e dei nativi americani.
Si occupò, infine, della scrittura per riviste, giornali e altre pubblicazioni, dando consigli a compositori e musicisti in erba, soprattutto alle donne, in particolare sulla carriera, sulla tecnica pianistica e sui principi di autoapprendimento. Esempi sono gli articoli To the Girl who Wants to Compose, Emotion Versus Intellect in Music e Music’s Ten Commandments as Given for Young Composers (1915).
Nel complesso, la figura di Beach rimane importante per la storia della musica per il fatto che è stata la prima donna del suo paese a cimentarsi nella composizione di musica colta e per essere stata una tra i primi compositori statunitensi ad avere un grande successo senza aver studiato in Europa.
La Gaelic Symphony trae il suo nome dalle antiche melodie di origine inglese, irlandese e scozzese alle quali si ispirò la compositrice per la realizzazione dell’opera. Uno di questi brani fu la canzone celtica Dark is the Night!, su testo del poeta inglese William Ernest Henley.
Nella scrittura della sinfonia, Beach fu notevolmente influenzata dalla musica del suo contemporaneo Antonín Dvořák e dalle sue filosofie sulla musica americana. Pur essendo di nazionalità ceca, il famoso compositore rimase negli Stati Uniti tra il 1892 e il 1895, lavorando come direttore del Conservatorio Nazionale di New York.
Con la Sinfonia n° 9 in Mi minore “Dal nuovo mondo” e il Quartetto per archi n° 12 in Fa maggiore “Americano”, Dvořák rappresento la musica d’arte americana alla fine del XIX secolo, intrecciando le scale pentatoniche della musica dei nativi americani e afroamericani e i ritmi delle danze slave con lo stile romantico europeo, al fine di creare opere uniche negli Stati Uniti.
Gli elementi della musica americana non furono accolti così facilmente da Beach e, quando questa sentì parlare della concezione della Sinfonia n° 9 di Dvořák, affermò: “Noi del Nord dovremmo essere molto più facilmente influenzati da vecchie canzoni inglesi, scozzesi o irlandesi, ereditate con la nostra letteratura dai nostri antenati”.
Quando finì la sinfonia, la giovane aveva appena trent’anni e stava formando il proprio stile, mentre nei suoi ultimi anni, grazie alla maturità e all’esperienza acquisite, riuscì a cristallizzare nella propria musica le melodie dei nativi americani e degli afroamericani.
La sinfonia venne dedicata a “herrn Capellmeister Emil Paur” e si colloca nella tradizione classico-romantica di Haydn, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Schumann e Brahms. Con la sua struttra armonica pienamente romantica e uno sguardo alla musica moderna, l’opera contraddistinse Beach come compositrice femminile di spicco agli inizi del XX secolo.
L’opera inizia con un basso rombo cromatico degli archi che ne costituisce la base melodica. La ricca orchestrazione ne stabilisce, invece, lo stile romantico, mentre le scelte tonali insolite rispecchiano quelle del primo movimento della Sinfonia n° 9 di Dvořák. Strutturalmente, il primo movimento è in forma-sonata.
Il secondo movimento inizia con un’ammaliante siciliana seguita da una sezione di trio dal sapore mendelssohniano, con una scrittura assai fantasiosa per oboe e corno inglese. Il terzo movimento, invece, si basa su due pezzi di musica popolare irlandese e mette in risalto il violino solista.
L’ultimo movimento, infine, è simile per intensità e potenza alla musica di Dvořák e per raffinatezza alla musica di Brahms.
La sinfonia, come la maggior parte dei pezzi romantici, è fortemente emotiva e appassionata e pone grande attenzione alla struttura formale e allo sviluppo tematico. Tuttavia, Beach sembra molto più interessata all’orchestrazione, esplorando una tavolozza più ricca di colori strumentali rispetto ai suoi predecessori. Il suo stile ricorda anche alcuni compositori romantici dell’epoca, come Hubert Parry e Charles Villiers Stanford.
L’opera fu dapprima dimenticata negli anni ’20, per poi ritornare in auge tra gli anni ’30 e ’40, ripresa da orchestre importanti come la New York Philarmonic e la Boston Symphony. Ancora oggi, il pezzo gode di una certa fama.
Buona giornata e a presto!
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Buona notte, a domani 🙂
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