Per violoncello e archi

Auguste Franchomme (10 aprile 1808 - 1884): Romance in do maggiore per violoncello e archi op. 10 (c1836). Stefano Guarino, violoncello; Ensemble Zandonai – Orchestra da camera di Trento, dir. Giancarlo Guarino.

2 pensieri riguardo “Per violoncello e archi

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver condiviso questa deliziosa romanza, un’interpretazione eccezionale! 😊

    Figura oggi poco conosciuta, Franchomme fu uno dei violoncellisti più celebri della sua epoca e non solo contribuì all’arricchimento del repertorio per il suo strumento, ma anche al perfezionamento della tecnica d’arco – elegante, dolce e leggera – che distingueva la scuola francese sviluppata dai fratelli Jean-Pierre e Jean-Louis Duport.

    Nato a Lille nella famiglia del musicista Michel-Joseph Franchomme e di sua moglie Marie-Rose-Josèphe Lenfant, il giovane studiò violoncello dapprima al conservatorio locale con Louis Maes e Pierre Baumann e poi al Conservatorio di Parigi con Jean-Henri Levasseur e Louis Norblin. Il suo grande talento gli permise di ottenere fin da subito i primi premi nella disciplina.

    Al termine degli studi, Franchomme debuttò in varie orchestre e, nel 1828, divenne violoncellista solista della cappella reale. In questo periodo, fondò e fu membro del Quartetto Alard, insieme al violinista Delphin Alard e al pianista Charles Hallé, dando vita a una dei pochi organici cameristici composti da musicisti professionisti. Fu anche fondatore e membro della Société des Concerts du Conservatoire.

    In occasione di un suo soggiorno a Parigi nel 1831, il compositore conobbe e strinse amicizia con Felix Mendelssohn e, soprattutto, con Frédéric Chopin. Con questi, scrisse il Grand Duo concertant (1833) per pianoforte e violoncello, su temi dell’opera Robert le Diable di Giacomo Meyerbeer. Tra l’altro, Franchomme riscrisse la parte del violoncello della Polonaise brillante op. 3 di Chopin e, in cambio, questi gli dedicò la sua Sonata per pianoforte e violoncello op. 65.

    Dopo un altro viaggio in terra inglese nel 1856, Franchomme lasciò raramente la capitale francese, dove si affermò come importante figura della vita musicale. Nel 1846, infatti, fu nominato primo professore di violoncello al Conservatorio di Parigi, ma riuscì anche ad affermarsi come pregevole esecutore, come affermano le parole del critico musicale François-Joseph Fétis:

    “M. Franchomme si è fatto una brillante reputazione grazie al successo ottenuto in tutti i concerti in cui si è fatto ascoltare, in particolare in quelli del conservatorio. Una qualità di suono pieno di fascino, molta grazia ed espressione nel suo modo di cantare, e una rara giustezza nelle intonazioni, sono qualità per le quali questo artista si distingue. Aggiunge a questo merito quello di scrivere musica di ottimo gusto per il suo strumento, e questa musica è diventata il repertorio della maggior parte dei violoncellisti francesi“.

    Attualmente, nel repertorio strumentale sono rimaste soltanto due opere, ossia i Capricci op. 7 (1835) e gli Studi per due violoncelli op. 35 (1853), su una produzione complessiva di 55 pezzi pubblicati.

    La sua Romance rientra tra le sue composizioni giovanili e si qualifica come un eccellente esempio di pezzo romantico da salotto, concepito per esaltare le qualità lirico-espressive dello strumento, anche se include passaggi di bravura.

    Il pezzo segue una forma ternaria (ABA’) con Coda ed è nella tonalità di Do maggiore, con un metro costante di 4/4.

    Nella prima sezione, viene esposto il tema principale da parte del violoncello solista, accompagnato dagli archi. In questa parte, si può osservare una breve e leggera crescita delle dinamiche.

    Nella seconda sezione, di carattere contrastante, viene introdotto del nuovo materiale tematico e si ha una maggiore intensità. La nuova idea melodica del violoncello si caratterizza per un profilo più mosso (forte, diminuendo a dolcissimo). Segue un breve passaggio contrassegnato con “Tutti”, nel quale l’accompagnamento prende momentaneamente il sopravvento con materiale maggiormente ritmico e affermativo, mentre il violoncello solista tace.

    Subito dopo la fine di questa parte, lo strumento ripende la sua attività, eseguendo una melodia molto espressiva caratterizzata da ampi salti, con un passaggio virtuosistico in fortissimo basato principalmente su scale e arpeggi veloci in semicrome, fungendo da climax e da transizione alla ripresa.

    La coda, infine, si caratterizza per maggiore frammentarietà del materiale tematico al violoncello, accompagnato meno fittamente dagli archi con dinamiche che si smorzano verso il pianissimo.

    Nel complesso, il tema principale si caratterizza per la sua grande liricità e cantabilità, caratteristica del genere della romanza. La melodia si muove principalmente per gradi congiunti nella tessitura medio-alta dello strumento, con un profilo melodico aggraziato e ascendente-discendente. Nel prosieguo del pezzo, il materiale si fa più ornato e appassionato.

    L’accompagnamento è generalmente subordinato allo strumento principale anche se, talvolta, il primo violino presenta brevi contro-melodie o figure di interesse ritmico-melodico.

    L’armonia, invece, è prevalentemente tonale e diatonica, saldamente ancorata alla tonalità iniziale. Essa impiega accordi primari (I, IV e V) e alcune dominanti secondarie per colorire, come il V del V nella seconda sezione per introdurre la dominante (Sol maggiore). Si può notare anche un deciso impiego di cadenze per supportare la melodia e delineare la struttura formale.

    Il metro impiegato e l’indicazione di tempo adottata (Andante quasi lento) conferiscono al pezzo un carattere generalmente calmo e fluente. Dapprima, il solista alterna note più lunghe e sostenute per poi passare a figurazioni più mosse e più brevi. L’accompagnamento, invece, fornisce un supporto ritmico molto regolare, principalmente in crome, semiminime e minime, diventando maggiormente marcato e incisivo nelle sezioni di “Tutti”.

    La densità sonora è molto varia, diventando più leggera durante le sezioni solistiche in dolce e più piena e robusta nelle sezioni “Tutti” e fortissimo. Durante il passaggio virtuosistico, la densità si fa maggiormente rarefatta, giungendo a un semplice accompagnamento accordale. Un momentaneo contrasto timbrico è offerto dall’uso del pizzicato nel violoncello/basso.

    L’ampia gamma dinamica adottata, da pianissimo a fortissimo, è utilizzata per l’espressione, mentre i frequenti crescendo e diminuendo servono a modellare le frasi e a creare tensione e rilassamento. Le indicazioni di espressione (dolce, dolcissimo e sostenuto) guidano l’interpretazione del carattere della melodia.

    L’articolazione predominante per il solista, invece, è il legato, contrapposto alla maggiore brillantezza del passaggio di bravura. L’accompagnamento, infine, alterna note legate e staccate (sia implicite che indicate), mentre il pizzicato al basso è l’unica articolazione nettamente contrastante esplicitata.

    Franchomme dimostra una grande padronanza del suo strumento, scrivendo in maniera elegante e idiomatica. Con una forma ternaria chiare, armonie piacevoli e funzionali e un orchestrazione calda e trasparente, il prezzo incarna gli ideali della scuola violoncellistica francese, ossia suono cantabile, eleganza espressiva e raffinatezza tecnica.

    Buona giornata e a domani!

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