Presto leggiero

Cécile Chaminade (1857 - 13 aprile 1944): Trio n. 1 per violino, violoncello e pianoforte in sol minore op. 11 (1881). Trio Tzigane: Gillian Findlay, violino; Jennie Brown, violoncello; Elizabeth Marcus, pianoforte.

  1. Allegro
  2. Andante [8:28]
  3. Presto leggiero [13:19]
  4. Allegro molto agitato [17:21]

6 pensieri riguardo “Presto leggiero

  1. Buon pomeriggio e buona domenica, caro Claudio, grazie mille di aver portato questo delizioso trio con pianoforte, un’interpretazione eccezionale! 😊

    Chaminade viene oggi ricordata come la creatrice della grande tradizione della canzone d’arte del suo paese, nonché come la prima donna a essere insignita della famosa onorificenza di Chevalier de la Legion d’Honneur.

    Nata a Parigi nella famiglia dell’assicuratore Hippolyte Chaminade e della cantante e pianista Marie Stéphanie Courin, la giovane visse la sua infanzia divisa tra la casa di Parigi e la villa di famiglia a Le Vésinet, un comune poco distante dalla capitale francese. Questo luogo venne spesso ricordato dalla giovane nelle proprie memorie, raccontando del bellissimo paesaggio naturale ispiratore della sua creatività.

    In casa, la musica era praticata costantemente, in quanto i genitori suonavano regolarmente con gli amici fino a tarda notte. Ciò contribuì decisamente a stimolare l’amore per la musica della giovane.

    Chaminade iniziò in tenera età a studiare pianoforte con la madre e, già all’età di sette anni, iniziò a scrivere i suoi primi pezzi, eseguiti e dedicati ai suoi giocattoli e animali domestici, come affermò lei stessa: Ero continuamente ossessionata dalla musica, così che le mie bambole ballavano al ritmo delle mie pavane e io componevo canzoni per i miei cani dormienti. Essi erano semplicemente una scusa per un componimento musicale il cui modo era misterioso e inspiegabile“.

    Il grande talento della giovane fu subito notato dal famoso compositore Georges Bizet, amico della famiglia e vicino di casa a Le Vésinet. Questi si affezionò subito alla piccola compositrice, tanto da chiamarla affettuosamente “Il mio piccolo Mozart” e incoraggiando i genitori a fornirle un’ottima formazione musicale.

    Grazie all’aiuto di Bizet, Chaminade fu ammessa al Conservatorio di Parigi ma, nonostante questo, il padre si mostrò contrario agli studi presso l’istituto, in quanto riteneva che le donne borghesi non dovevano essere musiciste professioniste, ma abili dilettanti, così da essere maggiormente attraenti per il matrimonio.

    Fu così che la giovane studiò musica privatamente, con importanti maestri come Felix Le Couppey (pianoforte), Marie Gabriel Augustin Savard (contrappunto), Martin Pierre Marsick (violino) e, infine, Benjamin Godard (composizione).

    La sua abilità crebbe notevolmente in breve tempo e ciò le permise di esibirsi in pubblico all’età di soli diciotto anni, dapprima come pianista con un repertorio di composizioni altrui e poi solo con le proprie opere (perlopiù assoli di pianoforte e canzoni).

    La bellezza della sua musica attirò in breve tempo diversi pareri favorevoli, come quello del famoso compositore Ambroise Thomas, il quale addirittura affermò che lei “non è una donna che compone, ma un compositore che è una donna”.

    Dopo un timido debutto con il Trio n° 1 per violino, violoncello e pianoforte op. 11 (1880), la giovane presentò, otto anni più tardi, il balletto Callirhoë op. 37, il Concertstück per pianoforte e orchestra op. 40 e la sinfonia drammatica con cori Les Amazones op. 26.

    Dopo questa breve parentesi strumentale, Chaminade si concentrò su forme più commerciali, dando origine alla grande tradizione della mélodie francese, com pezzi come l’Anneau d’Argent e Ritournelle.

    Negli anni, la reputazione della compositrice andò consolidandosi e, forte di questo, iniziò a fare varie tournée come pianista in Europa e negli Stati Uniti.

    Ritornata in patria nel 1908, Chaminade fu accolta con tutti gli onori per i suoi successi all’estero e, cinque anni più tardi, ricevette la maggiore onorificenza francese per un musicista, ossia Chevalier de la Legion d’Honneur. Sebbene altre donne francesi avessero già ricevuto il premio, Chaminade fu la prima compositrice a ottenerlo.

    Durante la Prima Guerra Mondiale, la compositrice prestò assistenza ai soldati feriti presso una casa di convalescenza a Les Sablettes e, da questo momento in avanti, la sua musica assunse un carattere più religioso. A questo periodo, appartengono la Messa a due voci e organo (1917) e La Nef sacrée (1928).

    Con il passare degli anni, Chaminade sceglie di cambiare radicalmente vita diventando una convinta vegetariana ma, a causa dei suoi ritmi frenetici e della carenza di calcio dalla dieta, la sua salute iniziò a deteriorarsi tanto che, nel 1936, le fu addirittura amputato il piede sinistro.

    Rifiutandosi ostinatamente di usare una sedia a rotelle, ella fu costretta a rimanere a letto e questo la portò a isolarsi ancora di più dalla vita musicale pubblica, morendo quasi dimenticata il 13 aprile del 1944, all’età di soli 37 anni.

    La sua produzione musicale è davvero vasta e annovera oltre 400 composizioni, fra le quali 200 pezzi per pianoforte e 150 mélodies.

    Degni di nota sono una Suite per orchestra (1881), l’opéra-comique La Sévillane op. 10 (1882), il Trio n° 2 per violino, violoncello e pianoforte op. 34 (1887) e, infine, un Concertino per flauto e orchestra op. 107 (la sua ultima composizione orchestrale).

    Da segnalare anche una Sonata in Do minore per pianoforte op. 21, l’Étude Symphonique op. 28, i Six Études de concert op. 35, l’Étude mélodique op. 118, le Six Romances sans paroles op. 76 e l’Arabesque op. 61.

    Come compositrice, Chaminade riuscì a lasciare un segno indelebile nella storia della musica grazie alla sua abilità compositivo-esecutiva e all’impatto culturale sulle generazioni successive. Sfidando le convenzioni culturali della sua epoca, ella riuscì a sovvertire completamente la sua condizione di vita, grazie alla sua grande passione per la musica.

    Il suo Trio n° 1 per pianoforte, violino e violoncello fu composto tra il 1880 e il 1881 e, di conseguenza, appartiene a pieno titolo al tardo-romanticismo francese, rappresentandone un esempio significativo all’interno del repertorio cameristico.

    Il primo movimento, nella tonalità di Sol minore, in metro 3/4 e con indicazione di tempo “Allegro”, è iin forma sonata e inizia con una figurazione arpeggiata ascendente e discendente del pianoforte in piano, stabilendo subito un’atmosfera inquieta. Il violino entra poco dopo con un motivo energico e incisivo, subito imitato e rinforzato dal violoncello. Il materiale tematico è caratterizzato da grandi slanci melodici e ritmi marcati, creando un’atmosfera drammatica e passionale.

    Una breve transizione, con la stessa energia iniziale, porta alla tonalità relativa maggiore e funge da introduzione al secondo tema, nella tonalità di Si bemolle maggiore. Il contrasto è piuttosto netto, in quanto il nuovo materiale tematico si distingue per la sua maggiore liricità, cantabilità e distensione. Gli archi, spesso, procedono per terze o seste, accompagnati dal pianoforte che fornisce un supporto fluido e armonico. La dinamica cresce gradualmente e si viene a creare un certo dialogo tra violino e violoncello.

    Segue una codetta basata su materiale ritmicamente incisivo, la quale afferma con forza (crescendo e fortissimo) la tonalità di Si bemolle maggiore. Il pianoforte sostiene le linee energiche degli archi con accordi potenti e figurazioni brillanti. La conclusione è affidata ad alcuni diminuendo che preparano lo sviluppo.

    Questo inizia in mezzoforte e con indicazione di tempo “grazioso”, nella nuova tonalità di Mi bemolle maggiore. La sezione esplora e frammenta i motivi presentati in precedenza, modulando in diverse tonalità (tra la quale Do minore). La scrittura si fa più contrappuntistica e dialogica tra i tre strumenti, mentre la tensione aumenta gradualmente, fino a un climax in fortissimo che riconduce alla tonalità principale.

    Viene ripreso il primo tema, esposto nella tonalità di Sol minore dagli archi in fortissimo, sostenuti da una scrittura del pianoforte più densa. Il secondo tema, invece, è esposto nella relativa maggiore, una scelta tipica dell’epoca romantica che serve ad aggiungere nuovo colore e a portare un momentaneo senso di sollievo o di speranza rispetto alla tonalità di impianto.

    La coda finale, esposta sempre in Sol maggiore in piano e con indicazione di tempo “grazioso”, inizia con un motivo lirico del violoncello, ma presto fa ritorno la relativa minore, con la musica che diventa sempre più sostenuta e avviando il movimento verso una conclusione assai potente e drammatica in fortissimo.

    Il secondo movimento, invece, è in forma ternaria, nella tonalità di Mi bemolle maggiore, in metro 6/8 e con indicazione di tempo “Andante”. Si apre con una melodia lirica ed espressiva al violino in piano, accompagnata dal pianoforte con accordi spezzati e arpeggiati. Si aggiunge anche il violoncello che dialoga con il violino. L’atmosfera generale è intima, serena e cantabile, con dinamiche contenute, rappresentati da dolci crescendo e diminuendo.

    La seconda sezione è nettamente contrastante, contrassegnata da indicazione di tempo “Animato” e da un carattere più agitato e passionale, con un passaggio alla tonalità relativa minore (Do minore). La scrittura del pianoforte diventa più intensa e virtuosistica, mentre agli archi sono affidate linee più tese e ritmicamente marcate. Segue un intenso tema in pianissimo negli archi, fungente da culmine emotivo prima di calmarsi gradualmente (poco rallentato) e preparare il ritorno della prima sezione.

    Viene ristabilita la tonalità iniziale, con la melodia ripresentata agli archi, sempre sostenuti dalla densa scrittura del pianoforte. Il movimento si conclude serenamente e pacificamente in piano.

    Il terzo movimento, uno scherzo con trio, è nella tonalità di Sol minore, in metro 6/8 e contrassegnato dall’indicazione di tempo “Presto leggiero”. Questa parte, di carattere assai leggero e veloce, richiede grande agilità tecnica a tutti gli esecutori.

    Il pianoforte presenta una scrittura caratterizzata da rapide scale e da arpeggi scintillanti, mentre gli archi spesso adottano staccati e pizzicati. Le dinamiche oscillano prevalentemente tra piano e mezzo-forte, contribuendo al carattere volatile e spiritato e alla creazione di un’atmosfera giocosa, febbrile e quasi eterea.

    La seconda sezione si apre nella tonalità relativa maggiore e presenta un carattere maggiormente robusto, melodico e cantabile, pur mantenendo un certo slancio. Il violoncello introduce un tema più ampio in piano e con indicazione di articolazione “marcato”, ripreso successivamente dal violino. Il pianoforte contrbuisce con un solido supporto armonico, mentre la dinamica cresce fino a fortissimo.

    Dopo una transizione che riporta al materiale e al carattere iniziali, ma in maniera più frammentata e con sviluppi motivici, viene introdotta una coda che riporta la tonalità di impianto, la quale riprende elementi tematici precedenti e momenti più marcati. La scrittura si fa progressivamente più intensa e brillante, culminando in una conclusione energica e virtuosistica.

    L’ultimo movimento, come il primo, è in forma sonata e nella tonalità di Sol minore. Il metro è 2/4 e l’indicazione di tempo “Allegro molto agitato”. Questa parte incomincia subito con grande impeto e agitazione (fortissimo, sforzato). La scrittura pianistica è potente, quasi orchestrale, con accordi densi e figurazioni rapide, mentre gli archi contribuiscono con motivi sincopati e linee spezzate.

    Segue una transizione breve e turbolenta, la quale porta alla relativa maggiore (Si bemolle maggiore). Il nuovo tema, esposto in piano, è più lirico del precedente, anche se permane una certa agitazione. La melodia, più cantabile e fluida, è spesso presentata dagli archi all’unisono o in ottave, mentre il pianoforte contribuisce con un accompagnamento più scorrevole. La dinamica cresce fino alla fine della sezione.

    Lo sviluppo inizia in piano ed elabora principalmente materiale precedente, trasformandolo in modo drammatico e frammentato. Le varie modulazioni (per esempio, Re minore) portano a un aumento della complessità armonico-contrappuntistica, mentre la scrittura si fa densa e virtuosistica, con forti contrasti dinamici (piano improvvisi seguiti da rapidi crescendo) e un atmosfera altamente tensiva.

    La ripresa porta alla tonalità di impianto e, attraverso una transizione modificata armonicamente, porta al secondo tema, esposto dal violoncello. Segue un “poco rallentato” che smorza l’impeto complessivo.

    La coda, dapprima esposta in forte e poi in fortissimo, si caratterizza per una scrittura altamente densa e potente. Dopo brevissime escursioni solistiche del pianoforte e diversi passaggi concitati dell’intero ensemble, si arriva al finale, indicato “poco più mosso”. La dinamica cresce gradualmente fino al fortissimo, portando a una conclusione massiccia e definitiva.

    Nel complesso, l’opera si configura come esempio eccellente del tardo-romanticismo francese e combina la passionalità e la densità armonica della tradizione tedesca con la chiarezza formale e il lirismo melodico della tradizione francese.

    L’armonia è piuttosto ricca, con ampio uso di cromatismi, accordi di settima e di nona e modulazioni fluide e audaci.

    La parte del pianoforte è centrale, spesso dominante e molto virtuosistica. La compositrice, eccellente pianista, scrive in modo idiomatico e impegnativo, esigendo potenza, agilità, ampia gamma dinamica e un sofisticato controllo del pedale. Il violino e il violoncello, invece, sono trattati come partner alla pari, con parti melodicamente significative e tecnicamente impegnative. Spesso in dialogo fra loro o con il pianoforte, si uniscono in potenti unisoni od ottave e impiegano espressivamente varie tecniche d’arco (arco, pizzicato, staccato, marcato, legato) e dinamiche.

    Chaminade gestisce molto bene l’equilibrio tra i tre strumenti, nonostante il dominio del pianoforte, dando vita a momenti trasparenti e delicati e a sezioni molto dense e con potenza quasi orchestrale. Questo permette di coprire una vasta gamma emotiva che va dal dramma intenso, fino al lirismo più appassionato e dalla leggerezza scintillante alla malinconia e all’agitazione febbrile.

    Buona serata e a domani!

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