Balletti collettivi – I

Autori vari: L’éventail de Jeanne, balletto per bambini in 1 atto (1927). Philharmonia Orchestra, dir. Geoffrey Simon.

  1. Fanfare (Maurice Ravel, 1875 - 1937)
  2. Marche (Pierre-Octave Ferroud, 1900 - 1936 )
  3. Valse (Jacques Ibert, 1890 - 1962)
  4. Canarie (Alexis Roland-Manuel, 1891 - 1966)
  5. Bourrée (Marcel Delannoy, 1898 - 1962)
  6. Sarabande (Albert Roussel, 1869 - 1937)
  7. Polka (Darius Milhaud, 1892 - 1974)
  8. Pastourelle (Francis Poulenc, 1899 - 1963)
  9. Rondeau (Georges Auric, 1899 - 1983)
  10. Kermesse-Valse (Florent Schmitt, 1870 - 1958)

Il titolo del balletto fa riferimento a Jeanne Dubost, una dama parigina assai nota ai suoi tempi per il suo mecenatismo. Madame Dubost, che fra l’altro dirigeva una scuola di danza, all’inizio del 1927 fece dono a dieci musicisti di un pregiato ventaglio, una palmetta a testa, chiedendo a ognuno di comporre una breve danza per gli allievi della sua scuola. Dopo una rappresentazione privata in casa Dubost, il 16 giugno 1927, per la quale Ravel eseguì una riduzione per pianoforte della partitura, il balletto andò in scena all’Opéra di Parigi il 4 marzo 1929 con coreografia di Alice Bourgat e Yvonne Franck, protagonista Tamara Toumanova, che all’epoca aveva 10 anni.
Da rilevare che Milhaud boicottò la rappresentazione: era la prima volta che un suo lavoro veniva eseguito in pub­bli­co, e il compositore non sopportava l’idea di iniziare la propria carriera con un brano così «insignificante».

Il Ballo delle Ingrate

Claudio Monteverdi (1567 - 1643): Il Ballo delle Ingrate, balletto in stile recitativo su testo di Ottavio Rinuccini; commissionato da Vincenzo I Gonzaga e andato in scena a Mantova il 4 giugno 1608 in occasione dei festeggiamenti per le nozze (celebrate il 20 febbraio 1608) di Francesco IV Gonzaga con Margherita di Savoia.
Si compone di alcune azioni coreografiche precedute da una sinfonia ad libitum e tenute insieme da interventi cantati, secondo la struttura del ballet de cour francese; l’organico prevede soprano (Amore), mezzosoprano (Venere), contralto, tenori e baritono (quattro ombre degli Inferi) e basso (Plutone), più otto danzatrici (le anime delle Ingrate), mentre la parte strumentale è costituita da «cinque viole da brazzo, clavicembano e chitarone, li quali istrumenti si raddoppiano secondo il bisogno della grandezza del loco in cui devesi rapresentare».
Amore: Antonella Gianese; Venere: Mirella Golinelli; Plutone: Salvo Vitale; Una dell’Ingrate: Lavinia Bertotti. Ensemble Concerto, dir. Roberto Gini.

  1. Sinfonia: Grave (di Salamone Rossi)
  2. Dialogo: Amore, Venere e Plutone [2:12]
  3. Duetto «Ecco, ecco ver noi» (Amore e Venere) [16:36]
  4. Entrata e Ballo [18:47]
  5. Aria «Dal tenebroso orror» (Plutone) [24:24]
  6. Lamento «Ahi troppo» (Una dell’Ingrate) [32:34]

AMORE:

De l’implacabil Dio
Eccone giunt’al Regno,
Seconda, O bella Madre, il pregar mio.

VENERE:

Non tacerà mia voce
Dolci lusinghe e prieghi
Fin che l’alma feroce
Del Re severo al tuo voler non pieghi.

AMORE:

Ferma, Madre, il bel piè, non por le piante
Nel tenebroso impero,
Che l’aer tutto nero
Non macchiass’il candor del bel sembiante:
Io sol n’andrò nella magion oscura,
E pregand’il gran Re trarrotti avante.

VENERE:

Va’ pur come t’aggrada. Io qui t’aspetto,
Discreto pargoletto.

Udite, Donne, udite! I saggi detti
Di celeste parlar nel cor servate:
Chi, nemica d’amor, nei crudi affetti
Armerà il cor nella fiorita etate,

Sentirà come poscia arde a saetti
Quando più non avrà grazia e beltate,
E in vano risonerà, tardi pentita,
Di lisce e d’acque alla fallace aita.

PLUTONE:

Bella madre d’Amor, che col bel ciglio
Splender l’Inferno fai sereno e puro,
Qual destin, qual consiglio
Dal ciel t’ha scorto in quest’abisso oscuro?

VENERE:

O de la morte innumerabil gente
Tremendo Re, dal luminoso cielo
Traggemi a quest’orror materno zelo:
Sappi che a mano a mano
L’unico figlio mio di strali e d’arco
Arma, sprezzato arcier, gli omer e l’ali.

PLUTONE:

Chi spogliò di valore l’auree saette
Che tante volte e tante
Giunsero al cor de l’immortal Tonnante?

VENERE:

Donne, che di beltate e di valore
Tolgono alle più degne il nome altero,
Là, nel Germano Impero,
Di cotanto rigor sen van armate,
Che di quadrell’aurate
E di sua face il foco
Recansi a scherzo e gioco.

PLUTONE:

Mal si sprezza d’Amor la face e’l telo.
Sallo la terra e’l mar, l’inferno e’l cielo.

VENERE:

Non de’ più fidi amanti
Odon le voci e i pianti.
Amor, Costanza, Fede
Non pur ombra trovar può di mercede.
Questa gli altrui martiri
Narra ridendo. E quella
Sol gode d’esser bella
Quando tragge d’un cor pianti e sospiri.
Invan gentil guerriero
Move in campo d’honor, leggiadro e fiero.
Indarno ingegno altero
Freggia d’eterni carmi
Beltà che non l’ascolta e non l’aprezza.
Oh barbara fierezza!
Oh cor di tigre e d’angue!
Mirar senza dolore
Fido amante versar lagrime e sangue!
E per sua gloria, e per altrui vendetta
Ritrovi in sua faretra Amor saetta!

PLUTONE :

S’invan su l’arco tendi
I poderosi strali,
Amor che speri, e che soccorso attendi?

AMORE:

Fuor de l’atra caverna
Ove piangono invan, di Speme ignude,
Scorgi, Signor, quell’empie e crude!
Vegga, vegga sull’Istro
Ogni anima superba
A qual martir cruda beltà si serba!

PLUTONE:

Deh! Chi ricerchi, Amor!
Amor, non sai che dal carcer profondo
Cale non è che ne rimeni al mondo?

AMORE:

So che dal bass’Inferno
Per far ritorno al ciel serrato è il varco.
Ma chi contrasta col tuo poter eterno?

PLUTONE:

Saggio signor se di sua possa è parco.

VENERE:

Dunque non ti rammenti
Che Proserpina bella a coglier fiori
Guidai sul monte degli eterni ardori?
Deh! Per quegli almi contenti,
Deh! Per quei dolci amori,
Fa nel mondo veder l’ombre dolenti!

PLUTONE:

Troppo, troppo possenti
Bella madre d’Amore,
Giungon del tuo pregar gli strali al cuore!
Udite! Udite! Udite!
O dell’infernal corte
Fere ministre, udite!

OMBRE D’INFERNO:

Che vuoi? Ch’imperi?

PLUTONE:

Aprite aprite aprite
Le tenebrose porte
De la prigion caliginosa e nera!
E de l’Anime Ingrate
Trahete qui la condannata schiera!

VENERE:

Non senz’altro diletto
Di magnanimi Regi
Il piè porrai ne l’ammirabil tetto!
Ivi, di fabri egregi
Incredibil lavoro,
O quanto ammirerai marmorii fregi!
D’ostro lucent’ e d’oro
Splendon pompose le superbe mura!
E per Dedalea cura,
Sorger potrai tra l’indorate travi,
Palme e trionfi d’innumerabil Avi.
Ne minor meraviglia
Ti graverà le ciglia,
Folti Theatri rimirando e scene,
Scorno del Tebro e de la dotta Atene!
Qui incominciano apparire le Donne Ingrate,
et Amore e Venere così dicono:

AMORE e VENERE:

Ecco ver noi l’adolorate squadre
Di quell’alme infelici. Oh miserelle!
Ahi vista troppo oscura!
Felici voi se vi vedeva il fato
Men crude e fere, o men leggiadre e belle!
Plutone rivolto verso Amore e Venere così dice:

PLUTONE:

Tornate al bel seren, celesti Numi!
Rivolto poi all’Ingrate, così segue:

PLUTONE:

Movete meco, voi d’Amor ribelle!
Con gesti lamentevoli, le Ingrate a due a due
incominciano a passi gravi a danzare la presente entrata,
stando Plutone nel mezzo, camminando a passi naturali e gravi.
Giunte tutte al posto determinato,
incominciano il ballo come segue.
Danzano il ballo sino a mezzo;
Plutone si pone in nobil postura,
rivolto verso la Principessa e Damme, così dice:

PLUTONE:

Dal tenebroso orror del mio gran Regno
Fugga, Donna, il timor dal molle seno!
Arso di nova fiamma al ciel sereno
Donna o Donzella per rapir non vegno.
E quando pur de vostri rai nel petto
Languisce immortalmente il cor ferito,
Non fora disturbar Plutone ardito
Di cotanta Regina il lieto aspetto.
Donna al cui nobil crin non bassi fregi
Sol pon del Cielo ordir gli eterni lumi,
Di cui l’alma virtù, gli aurei costumi
Farsi speglio dovrian Monarchi e Regi.
Scese pur dianzi Amor nel Regno oscuro.
Preghi mi fè ch’io vi scorgessi avanti
Queste infelici, ch’in perpetui pianti
Dolgonsi invan che non ben sagge furo.
Antro è la giù, di luce e d’aer privo,
Ove torbido fumo ogni hor s’aggira:
Ivi del folle ardir tardi sospira
Alma ch’ingrata hebbe ogni amante a schivo.
Indi le traggo e ve l’addito e mostro,
Pallido il volto e lagrimoso il ciglio,
Per che cangiando homai voglie e consiglio
Non piangete ancor voi nel negro chiostro.
Vaglia timor di sempiterni affanni,
Se forza in voi non han sospiri e prieghi!
Ma qual cieca ragion vol che si nieghi
Qual che malgrado alfin vi tolgon gli anni?
Frutto non è di riserbarsi al fino.
Trovi fede al mio dir mortal beltate.
Poi rivolto al Anime Ingrate, così dice:
Ma qui star non più lice, Anime Ingrate.
Tornate al lagrimar nel Regno Inferno!
Qui ripigliano le Anime Ingrate la seconda parte
del Ballo al suono come prima,
la qual finita Plutone così gli parla:
Tornate al negro chiostro,
Anime sventurate,
Tornate ove vi sforza il fallir vostro!
Qui tornano al Inferno al suono della prima entrata,
nel modo con gesti e passi come prima,
restandone una in scena, nella fine facendo il lamento
come segue; e poi entra nell’Inferno:

UNA delle INGRATE:

Ahi troppo è duro!
Crudel sentenza, e vie più crude pene!
Tornar a lagrimar nell’antro oscuro!
Aer sereno e puro,
Addio per sempre! Addio per sempre,
O cielo, o sole! Addio lucide stelle!
Apprendete pietà, Donne e Donzelle!

QUATTRO INGRATE insieme:

Apprendete pietà, Donne e Donzelle!

Segue UNA delle INGRATE:

Al fumo, a gridi, a pianti,
A sempiterno affanno!
Ahi! Dove son le pompe, ove gli amanti!
Dove, dove sen vanno
Donne che si pregiate al mondo furo?
Aer sereno e puro,
Addio per sempre! Addio per sempre,
O cielo, o sole! Addio lucide stelle!
Apprendete pietà, Donne e Donzelle!

Cenerentola danzando

Jules Massenet (12 maggio 1842 - 1912): musica di balletto dall’opera Cendrillon (1899). Academy of St Martin in the Fields, dir. sir Neville Marriner.

  1. Le Sommeil de Cendrillon (atto I)
  2. Les Filles de noblesse (atto II) [3:47]
  3. Menuet de Cendrillon (atto II) [5:58]
  4. Les Tendres fiancés (atto II) [9:32]
  5. Les Mandores (atto II) [12:25]
  6. La Florentine (atto II) [14:25]
  7. Marche des princesses (atto IV) [16:11]

Un hidalgo muy ingenioso

Miguel de Cervantes Saavedra

«Dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva» (Cervantes)

Miguel de Cervantes Saavedra morì il 22 aprile 1616.
Sul suo capolavoro immortale è già stato scritto tutto, anche l’impossibile e l’inim­ma­gi­na­bile: ragion per cui oggi, celebrando la ricorrenza, mi limiterò a segnalare un interessante articolo di José Saramago pubblicato nel 2005 sul «País» e, in italiano, sulla «Repubblica» (leggibile online a questo indirizzo). Inoltre, com’è consuetudine in questo blog, proporrò l’ascolto di alcune composizioni musicali ispirate da Cervantes.
Alla «presenza di Don Chisciotte nella musica» dedicò una dissertazione, nel 1984, la studiosa statunitense Susan Jane Flynn: il suo lavoro è disponibile in rete (The Presence of Don Quixote in Music, University of Tennessee).


Richard Strauss (1864 - 1949): Don Quixote, poema sinfonico op. 35 in forma di phantastische Variationen über ein Thema ritterlichen Charakters (variazioni fantastiche sopra un tema cavalleresco; 1897). Mstislav Rostropovič, violoncello; Berliner Philharmoniker, dir. Herbert von Karajan. Illustrazioni di Gustave Doré.

  1. Introduzione: Mäßiges Zeitmaß. Thema mäßig. «Don Quichotte verliert über der Lektüre der Ritterromane seinen Verstand und beschließt, selbst fahrender Ritter zu werden»
  2. Tema: Mäßig. «Don Quichotte, der Ritter von der traurigen Gestalt». Maggiore: «Sancho Panza» [6:25]
  3. Variazione I: Gemächlich. «Abenteuer an den Windmühlen» [8:44]
  4. Variazione II: Kriegerisch. «Der siegreiche Kampf gegen das Heer des großen Kaisers Alifanfaron» [11:24]
  5. Variazione III: Mäßiges Zeitmaß. «Gespräch zwischen Ritter und Knappen» [13:09]
  6. Variazione IV: Etwas breiter. «Unglückliches Abenteuer mit einer Prozession von Büßern» [21:47]
  7. Variazione V: Sehr langsam. «Die Waffenwache» [23:44]
  8. Variazione VI: Schnell. «Begegnung mit Dulzinea» [27:54]
  9. Variazione VII: Ein wenig ruhiger als vorher. «Der Ritt durch die Luft» [29:09]
  10. Variazione VIII: Gemächlich. «Die unglückliche Fahrt auf dem venezianischen Nachen» [30:25]
  11. Variazione IX: Schnell und stürmisch. «Kampf gegen vermeintliche Zauberer» [32:16]
  12. Variazione X: Viel breiter. «Zweikampf mit dem Ritter vom blanken Mond» [33:28]
  13. Finale: Sehr ruhig. «Wieder zur Besinnung gekommen» [38:10]


Erich Korngold (1897 - 1957): Don Quixote, 6 pezzi per pianoforte (1907-09). Mara Jaubert.

  1. Don Quixote über den Ritterbüchern und seine Sehnsucht nach Waffentaten
  2. Sancho Panza auf seinem “Grauen”
  3. Don Quixotes Auszug
  4. Dulcinea von Toboso
  5. Abenteuer
  6. Don Quixotes Bekehrung und Tod


Jules Massenet (1842 - 1912): scena finale di Don Quichotte, comédie héroïque in 5 atti, libretto di Henri Cain (1910). Don Quichotte: José van Dam; Sancho Panza: Werner van Mettelen; voce di Dulcinée: Silvia Tro Santafé. Bruxelles, Théâtre La Monnaie, 2010.

Massenet, Don Q


Manuel de Falla (1876 - 1946): El retablo de Maese Pedro, opera per marionette in 1 atto (6 scene) su libretto proprio (1923). Don Quijote: Justino Díaz; Pedro: Joan Cabero; narratore: Xavier Cabero; Orchestre Symphonique de Montréal, dir. Charles Dutoit.


Maurice Ravel (1875 - 1937): Don Quichotte à Dulcinée, 3 chansons per baritono e pianoforte su testo di Paul Morand (1932-33); originariamente composte per il film Don Quichotte (con Fëdor Šaljapin) di Georg Wilhelm Pabst. Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Karl Engel, pianoforte.

  1. Chanson romanesque: Moderato
  2. Chanson épique: Molto moderato
  3. Chanson à boire: Allegro


Roberto Gerhard (1896 - 1970): Don Quijote, balletto (1940-41, rev. 1947-49). Orquesta Sinfónica de Tenerife, dir. Victor Pablo Pérez.

Scena 1a
Scena 2a [7:28]
Scena 3a [16:41]
Scena 4a [27:32]
Scena 5a [31:17]


Litografia di Pablo Picasso, 1955


[pubblicato originariamente il 22 aprile 2016]

Ballet des Plaisirs

Jean-Baptiste Lully (1632 - 22 marzo 1687): scelta di brani dal Ballet des Plaisirs LWV 2 (1655). Aradia Ensemble, dir. Kevin Mallon.

  • Ouverture
  • 1a entrée: Six jeunes Bergers [2:07]
  • 2a entrée: Quatre Gentilshommes [3:223]
  • Ouverture per la 2a parte [4:41]
  • Gavotte pour les Satyrs (7a entrée) [6:04]
  • Sarabande (7a entrée) [6:49]
  • Air pour le Vieillard et sa Famille (8a entrée) [9:01]
  • Gavotte pour les Suisses (12a entrée) [11:23]
  • Bourrée pour Les Courtisans (13a entrée) [12:34]

Il balletto fu composto in collaborazione con Louis de Mollier (1615 - 1688) e Jean-Baptiste Boësset (1614 - 1685) su uno scenario di Isaac de Bensérade (1613 - 1691); è suddiviso in due parti, la prima dedicata ai piaceri della campagna (Les Plaisirs de la Campagne ou les Délices champêtres), la seconda a quelli della città (Les Divertissements de la Ville), per un totale di 25 entrées.
Luigi XIV prese parte alle rappresentazioni interpretando quattro personaggi: la Pace, un Egiziano, un Debosciato e il Genio della Danza; anche Lully ebbe quattro ruoli: un Satiro, un altro Egiziano, un altro Debosciato e un Bagnante.