Lontano

György Ligeti (28 maggio 1923 - 2006): Lontano per orchestra (1967). Wiener Philharmoniker, dir. Claudio Abbado.

Lontano è una delle opere fondamentali di Ligeti, risale al periodo in cui decise di sperimentare procedure compositive totalmente nuove e inusitate. Il titolo (in italiano) fa riferimento a una lontananza intesa in senso non solo spaziale, ma anche “storico” e soprattutto musicale: i suoni giungono all’ascoltatore da una grande distanza, che è quella che Ligeti pone fra ciò che è stato, in ambito musicale, e la propria creazione.
L’epoca di composizione (anni ’60) è la stessa di Atmosphères, brano che è stato inserito da Kubrick, insieme con altre cose di Ligeti, nella colonna sonora di 2001: Odissea nello spazio. Di Lontano si sono serviti lo stesso Kubrick in Shining e Scorsese in Shutter Island.

Prokof’ev 1953-2023 – IV

Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891 - 5 marzo 1953): Ouverture su temi ebraici op. 34, versione originale (1919) per clarinetto, quartetto d’archi e pianoforte. Ermanno Veglianti, clarinetto; Pierluigi Pietroniro e Antonio Cordici, violini; Massimiliano Carlini, viola; Francesco Storino, violoncello; Leandro Piccioni, pianoforte.


Lo stesso brano nella versione per orchestra realizzata da Prokof’ev nel 1934 e poi pubblicata come op. 34bis. The Chamber Orchestra of Europe, dir. Claudio Abbado.

op. 34

Prokof’ev 1953-2023 – III

Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891 - 5 marzo 1953): Marcia in si bemolle maggiore per banda militare op. 99 (1944). Banda del Ministero della Difesa dell’Urss, dir. Nikolaj Petrovič Sergeev.


Il medesimo brano nella trascrizione per orchestra sinfonica. Chamber Orchestra of Europe, dir. Claudio Abbado.

Fidelio & Leonore

Ludwig van Beethoven (1770 - 1827): Fidelio, ouverture in mi maggiore per la 3ª e defi­ni­tiva versione (1814) dell’opera omonima. Wiener Philharmoniker, dir. Claudio Abbado.

Fidelio in una figurina del cioccolato

L’unica opera di Beethoven fu originariamente composta su un libretto che Joseph Sonnleithner aveva ricavato da un dramma di Jean-Nicolas Bouilly, Léonore, ou L’amour conjugal, andato in scena nel 1798 con parti cantate scritte da Pierre Gaveaux, il quale nella prima rap­pre­sen­ta­zione aveva soste­nuto il ruolo del protagonista ma­schile, Florestan.
L’opera beethoveniana ebbe una gestazione tra­va­glia­tis­si­ma: iniziata nel 1803, la composizione si trascinò, fra dubbi, pause e ripensamenti, fino al 1805. Fu rap­pre­sen­tata a Vienna, con il titolo Leonore oder Die eheliche Liebe (Leonore ovvero L’amor coniugale, op. 72), il 20 novembre di quell’anno al Theater an der Wien. Un insuccesso. I cantanti non erano dei mi­gliori, l’opera era troppo lunga (3 atti) e il pubblico era costituito perlopiù da ufficiali francesi – la capitale asbur­gica era allora occupata dalle truppe napoleoniche – che non capivano il tedesco.
Nei mesi successivi Beethoven decise di sottoporre il la­voro a una profonda revisione, affidandosi per il libretto all’amico Stephan von Breuning. La nuova versione in 2 atti fu allestita, con il titolo Leonore (op. 72a), il 29 marzo 1806 nel medesimo teatro, e neanche questa volta ebbe successo. Otto anni dopo Beethoven tornò a ri­ma­neg­gia­re l’opera su richiesta del sovrintendente del Kärnthner­thor-Theater (Teatro di Porta Carinzia), dove andò in scena il 23 maggio 1814 con il titolo Fidelio (op. 72b) e libretto riscritto da Georg Friedrich Treitschke. Questa è la versione che si impose definitivamente.

Della faticosa gestazione del Fidelio sono testimonianza anche le quattro ouvertures che Beethoven scrisse per l’opera: una per la prima versione (nota anche come Leonore 2), una per la seconda (Leonore 3), una per una rappresentazione praghese mai realizzata (op. 138, detta Leonore 1), e infine quella del 1814. Delle Leonore, la più bella è senza dubbio la n. 3, un vero capolavoro che qui possiamo ascoltare eseguita dagli stessi interpreti di cui sopra:
 

Protagonista del Fidelio è appunto Leonore, una donna coraggiosa e determinata, assai più di tutti i comprimari messi insieme. La vicenda si svolge in Spagna, presso Siviglia, nel XVII secolo. — ATTO I. Florestan, marito di Leonore, è stato ingiustamente imprigionato per ordine del crudele Pizarro, governatore della prigione di Siviglia, suo nemico giurato. Per entrare nella prigione, dove Florestan è rinchiuso ormai da due anni, e tentare di aiutarlo, Leonore si traveste da uomo, assume il nome di Fidelio e si fa assoldare quale inserviente dal carceriere Rocco, un uomo di buon cuore che ha una figlia, Marzelline. Tutto questo è l’antefatto: la prima scena si svolge nel cortile della prigione, davanti all’abitazione di Rocco e Marzelline; quest’ultima è corteggiata da Jaquino, un dipendente del padre, ma è segretamente innamorata di Fidelio; Jaquino cerca di farsi benvolere da Marzelline, ma la giovane lo respinge. Giungono Fidelio e Rocco; il carceriere ha intuito quali siano i sentimenti della figlia e medita di darla in sposa a Fidelio. Consapevole di aver suscitato la simpatia di Rocco, Fidelio gli chiede di poter scendere con lui nei sotterranei: sa infatti che vi è rinchiuso un prigioniero importante e spera che questi sia Florestan. Intanto Pizarro viene a sapere che il ministro Don Fernando, sospettando irregolarità nella gestione del carcere, intende compiervi un’ispezione; Pizarro teme che Don Fernando scopra la prigionia di Florestan, amico carissimo del ministro, e decide di sopprimere il proprio nemico: comunica perciò a Rocco che il re ha condannato a morte Florestan e offre una borsa piena di monete d’oro al carceriere se ucciderà egli stesso il prigioniero. Rocco non ha cuore di accettare, tuttavia non può rifiutare di eseguire gli ordini del governatore: dovrà dunque procurare sepoltura al condannato, e in questo si farà aiutare da Fidelio. Più tardi, quando Fidelio e Marzelline gli chiedono di lasciare uscire dalle celle per breve tempo i prigionieri, Rocco accondiscende. Ma sopraggiunge Pizarro, che vedendo i carcerati in libertà va su tutte le furie; Rocco riesce a chetarlo, ricordandogli l’ordine che ha ricevuto e che sta per eseguire. I prigionieri, fra i quali non v’è Florestan, devono però ritornare in cella.

Fidelio in una figurina dell’estratto di carne

ATTO II. Florestan è incatenato in una cella sot­ter­ranea; sfinito, nel delirio crede di vedere Leonore e di poter fuggire con lei in un regno di libertà e felicità. Rocco scende nel sot­ter­ra­neo per svuotare una ci­ster­na in cui conta di gettare il corpo del condannato; il carceriere è ac­com­pa­gnato da Fidelio/Leonore, che vede il marito, gli si avvicina e lo riconosce. So­spet­tava già che il pri­gioniero da sop­pri­mere fosse Florestan, e ora ne ha la conferma. In quel momento giunge Pizarro, deciso a uccidere con le proprie mani Florestan, ma Leonore si rivela e fa scudo al marito con il proprio corpo, poi minaccia il governatore con una pistola. Uno squillo di tromba annuncia l’arrivo di Don Fernando: Pizarro non ha scampo. Rocco rivela le trame del governatore al ministro, che fa uscire dalle celle i prigionieri e consegna solennemente a Leonore le chiavi con cui la donna stessa ridà la libertà a Florestan.

Monte Calvo

Modést Petròvič Mùsorgskij (1839 - 1881): Una notte sul Monte Calvo (Ночь на лысой горе), poema sinfonico, rielaborazione (1886) di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov (1844 - 1908). New York Philharmonic Orchestra, dir. Leonard Bernstein.
E questa è la versione più nota.


Musorgskij: La notte di san Giovanni sul Monte Calvo (versione originale, 1866-67). Berliner Philharmoniker, dir. Claudio Abbado.


Luis Ricardo Falero, duca di Labranzano (1851 - 1896): Partenza delle streghe per il sabba (1878)