Scherzo-fantaisie

Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 - 6 novembre 1893): Scherzo-fantaisie in mi bemolle minore per pianoforte op. 72 n. 10 (1892-93). Viktorija Postnikova.

Čajkovskij nel 1893

L’opera pianistica di Čajkovskij, molto nota in Russia, dove è considerata di altissimo livello qualitativo, è quasi del tutto sconosciuta in Occidente, forse a causa dei giudizi non positivi espressi in passato da autorevoli storici della musica. In effetti ho avuto modo di leggere che le composizioni ciajkovskiane per pianoforte solo non presenterebbero particolari motivi di interesse in quanto non si discosterebbero molto dalla Salonmusik che andava di moda nel secondo Ottocento: si tratterebbe cioè di brani d’occasione, senza pretese, adatti essen­zial­mente a essere eseguiti dalle fanciulle di buona famiglia borghese per allietare le riunioni conviviali con parenti e amici. Bene, credo che nulla sia lontano da quel genere di musica più di questo Scherzo-fantaisie, che Čajkovskij scrisse circa un anno prima della morte. È un brano nervoso, a tratti aspro, solo apparentemente disteso nella sezione centrale, nella quale è citata – ma resa quasi irriconoscibile – una canzone tradizionale ucraina intitolata La gru (Журавель, Žuravel’), sulla quale Čajkovskij vent’anni prima aveva costruito il movmento finale della Seconda Sinfonia.

Nel 1892 Čajkovskij aveva lavorato fra l’altro a una sinfonia che poi aveva deciso di non portare a termine, ritenendola priva di valore e di significato. Questa sinfonia è stata poi ricostruita dal compositore e musicologo sovietico Semën Bogatyrëv (1890 - 1960) e oggi è nota come Settima Sinfonia in mi bemolle maggiore. Bogatyrëv si avvalse di numerosi abbozzi lasciati da Čajkovskij e da parti dell’opera incompiuta rifuse in altre composizioni; mancava però del tutto il III movimento, sicché Bogatyrëv si risolse a utilizzare in sua vece lo Scherzo-fantaisie, che orchestrò appositamente. L’ascoltiamo interpretato dall’Orchestra di Filadelfia diretta da Eugene Ormandy:


Shakespeariana – XIX Greensleeves – X

Falstaff in Love

Ralph Vaughan Williams (1872 - 1958): Fantasia on Greensleeves for flute, harp and strings. Philadelphia Orchestra; conductor: Eugene Ormandy.

La Fantasia on Greensleeves è in realtà un arrangiamento, realizzato nel 1934 da Ralph Greaves con l’approvazione di Vaughan Williams, di un brano dell’opera Sir John in Love (1929), basata sulla commedia di Shakespeare Le allegre comari di Windsor. Utilizza non solo il ballad cui si allude nel titolo, ma anche una melodia tradizionale intitolata Lovely Joan, che Vaughan Williams aveva ascoltato nel Suffolk.

The Fantasia on Greensleeves is actually an arrangement, made in 1934 by Ralph Greaves with the approval of Vaughan Williams, of a piece from the opera Sir John in Love (1929), based on Shakespeare’s play The Merry Wives of Windsor. It uses not only the ballad alluded to in the title, but also a traditional tune called Lovely Joan, which Vaughan Williams heard in Suffolk.

Night Song

Leith Stevens (1909 - 23 luglio 1970): Concerto in do minore per pianoforte e orchestra, dalla colonna sonora del film L’amore senza volto (Night Song), diretto nel 1947 da John Cromwell. Artur Rubinstein, pianoforte; New York Philharmonic Orchestra, dir. Eugene Ormandy.

Il film, incredibilmente melenso e del tutto inverosimile, racconta l’amore di una ricca ragazza di San Francisco (Merle Oberon) per un povero pianista di nightclub (Dana Andrews) diventato cieco in seguito a un incidente automobilistico. La donna organizza un concorso di composizione mettendo in palio 5000 dollari per il miglior concerto per pianoforte e orchestra, sicura che il suo amato trionferà. Così in effetti avviene: il brano premiato viene eseguito al Carnegie Hall da Rubinstein sotto la bacchetta di Ormandy, e il felice vincitore usa il denaro del premio per farsi operare e riacquistare la vista. L’amore trionfa.
Superfluo aggiungere che il film fu un fiasco. Il critico del «New York Times» Bosley Crowther scrisse fra l’altro che « è proprio il concerto-premio a rivelare impietosamente la sfacciata e totale falsità di Night Song. Perché la musica sciatta e insignificante di Leith Stevens serve solo come pretesto per infilare nelle inquadrature violini, timpani e quartetti di corni. E se il signor Rubinstein e il signor Ormandy possono ingoiare, insieme con il proprio orgoglio, una robaccia del genere, vuol dire che hanno stomaci alquanto robusti ».

Night Song poster

La Sicilienne di Fauré

Gabriel Fauré (1845 - 1924): Sicilienne in sol minore per violoncello e pianoforte op. 78 (1893). David Louwerse, violoncello; François Daudet, pianoforte.
Mi è giunta voce che qualcuno, oggi, per l’ora si pranzo, avrebbe gradito un brano per violoncello: ne conoscete uno più bello? 🙂


La stessa composizione nella versione per orchestra con flauto solista (strumentazione di Charles Koechlin, 1898), inserita nelle musiche di scena per Pelléas et Mélisande di Maurice Maeterlinck. Philadelphia Orchestra, direttore Eugene Ormandy.

Sinfonia delle Cevenne

Vincent d’Indy (27 marzo 1851 - 1931): Symphonie Cévenole sur un chant montagnard français op. 25 (1886). Robert Casadesus, pianoforte; Philadelphia Orchestra, dir. Eugene Ormandy.

  1. Assez lent – Modérément animé
  2. Assez modéré, mais sans lenteur [10:44]
  3. Animé [17:00]

Cevennes