L’inno rivisitato

 
Jean-Pierre Raillat (1969): Variations sur la Marseillaise per quartetto d’archi. Les Cordes Sans Cibles: Jan-Alexandre Picarda e Christel Peyre, violini; Jean-Pierre Raillat, viola; Delphine Cheney, violoncello.
 

Il Canto degli italiani e l’Inno delle nazioni

 
Ecco un interessante cortometraggio, forse un po’ didascalico ma comunque molto ben fatto: scrit­to (prendendo spunto dalle memorie di Vittorio Bersezio) e diretto da Maurizio Benedetti, racconta come nacque il nostro inno nazionale. Il quale non è poi così brutto come sono soliti pensare gli italiani, anzi. Verdi ne era entusiasta, tanto che lo inserì nell’Inno delle nazioni, una cantata per tenore, coro e orchestra composta su testo di Arrigo Boito: commissionata per la cerimonia di apertura dell’Esposizione internazionale di Londra del 1862, venne eseguita per la prima volta allo Her Majesty’s Theatre il 24 maggio (giorno genetliaco della regina Vittoria) di quell’anno.
La storia della prima esecuzione è alquanto curiosa. Verdi aveva inizialmente concepito la cantata per il tenore Achille Tamberlick, ma alla partecipazione di questi si era opposto Michele Costa, mu­si­cista inglese di origine italiana cui sarebbe spettato il compito di concertare la partitura, insieme con quelle di altri lavori composti per l’occasione. Costa non volle concedere il permesso a Tamberlick in quanto il tenore era stato da lui scritturato per il Covent Garden. Verdi modificò dunque la parte del tenore («Bardo») riscrivendola per soprano («Una del Popolo») e l’affidò per l’esecuzione a Therese Tietjens.
Nell’Inno delle nazioni sono citati, oltre a Fratelli d’Italia, anche God save the Queen (cantato in lingua inglese) e La Marseillaise. A un certo punto, nella sezione conclusiva, i tre inni risuonano contemporaneamente.
Infine fu deciso di non eseguire la composizione di Verdi durante la cerimonia inaugurale del­l’Espo­sizione, probabilmente per non indispettire Napoleone III con la citazione della Marseillaise, che all’epoca non era l’inno nazionale francese — così come, del resto, il Canto degli italiani non era l’inno nazionale italiano.

Giuseppe Verdi (1813-1901): Inno delle nazioni. Francesco Meli, tenore; Orchestra e coro del Teatro Regio di Torino, dir. Gianandrea Noseda.

CORO DI POPOLO

Gloria pei cieli altissimi,
Pei culminosi monti,
Pel limpidi orizzonti
Gemmati dí splendor.
In questo dí giocondo
Balzi di gioia il mondo,
Perché vicino agli uomini
È il regno dell’Amor,
Gloria! I venturi popoli
Ne cantin la memoria,
Gloria pei cieli! … Gloria!

BARDO

Spettacolo sublime! … ecco … dai lidi
Remoti della terra, ove rifulge
Cocentemente il sol, ove distende
Bianco manto la neve, una migrante
Schiera di navi remigar per l’acque
Degli ampli oceani, ed affollarsi tutte
Verso un magico Tempio, ed in quel Tempio
Spandere a mille a mille i portentosi
Miracoli del genio! … E fuvvi un giorno
Che passò furïando, quel bïeco
Fantasma della guerra; allora udissi
Un cozzar d’armi, un saettar di spade,
Un tempestar di carri e di corsieri,
Un grido di trionfo … e un uluante
Urlo… e colà ove fumò di sangue
Il campo di battaglia, un luttuoso
Campo santo levarsì, e un’elegia
Di preghiere, di pianti e di lamenti…
Ma in oggi un soffio di serena Dea
Spense quell’ire, e se vi furono in campo
Avversarii crudeli, oggi non v’ha
In quel Tempio che Umana Fratellanza,
E a Dio che ’l volle alziam di laudi un canto.

TUTTI

Signor, che sulla terra
Rugiade spargi e fior
E nembi di fulgori
E balsami d’amor;
Fa che la pace torni
Coi benedetti giorni,
E un mondo di fratelli
Sarà, la terra allor.

BARDO

Salve, Inghilterra, Regina dei mari,
Di libertà vessillo antico!
O Francia,
Tu, che spargesti il generoso sangue
Per una terra incatenata, salve, o Francia, salve!
O Italia, o Patria mia,
Che il cielo benigno ti sia propizio ancora,
Fino a quel dí che libera tu ancor risorga al sole!


Mameli & Novaro

 
Inno delle nazioni

Tema (e variazioni) per un giorno di gloria

Giovanni Battista Viotti (12 maggio 1755 - 1824): Tema e variazioni in do maggiore per violino e orchestra (1781?). Camerata Ducale, dir. e solista Guido Rimonda.
Pare, ma non è certo, che questa composizione abbia poi ispirato Claude-Joseph Rouget de Lisle.

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