Un lanzichenecco buono

Orlando di Lasso (1530/32 - 1594): Matona mia cara, villanella a 4 voci (dal Libro de Villanelle, Moresche, et altre Canzoni, 1581, n. 12). The Hilliard Ensemble, dir. Paul Hillier.

Matona mia cara, mi follere canzon
cantar sotto finestra, lantze bon compagnon.
Don don don diri diri don don don don.

Ti prego m’ascoltare che mi cantar de bon
e mi ti foller bene come greco e capon.

Com’andar alle cazze, cazzar con le falcon,
mi ti portar beccazze, grasse come rognon.

Se mi non saper dire tante belle rason,
Petrarca mi non saper, ne fonte d’Helicon.

Se ti mi foller bene mi non esser poltron;
mi ficcar tutta notte, urtar come monton.

Per il duca di Ferrara

Josquin des Prez (c1450 - 1521): Missa Hercules dux Ferrarie a 4 voci (pubblicata nel 1505); dedicata a Ercole I d’Este, duca di Ferrara. The Hilliard Ensemble, dir. Paul Hillier.

  1. Kyrie
    Christe [0:58]
    Kyrie II [1:59]
  2. Gloria [2:58]
    Qui tollis [4:49]
  3. Credo [6:45]
    Et incarnatus [9:27]
    Et in Spiritum [11:21]
  4. Sanctus [13:39]
    Pleni sunt [14:52]
    Hosanna [16:15]
    Benedictus [17:21]
    Hosanna ut supra [18:26]
  5. Agnus Dei I [19:32]
    Agnus Dei II [21:35]
    Agnus Dei III [23:53]

Questa messa è ricordata come il pri­mo (e il più ce­le­bre) e­sem­pio di com­po­si­zio­ne su sog­get­to ca­va­to : Jos­quin ne ha ot­te­nu­to il tema prin­ci­pa­le as­so­cian­do il nome di una nota della sol­mi­sa­zio­ne gui­do­nia­na a cia­scu­na delle vocali comprese nel titolo/dedica:
HEr–cU–lEs dUx FEr–rA–rIE = rEUt–rEUt–rE–fA–mI–rE.

In nomine – I

John Taverner (c1490 - 18 ottobre 1545): Missa « Gloria tibi Trinitas » a 6 voci, composta prima del 1530. Ars Nova Copenhagen, dir. Paul Hillier.
Come le altre messe composte da Taverner, manca del Kyrie : all’epoca era infatti consuetudine intonare Kyrie tropati (cioè ampliati mediante interpolazioni testuali e/o musicali), ciascuna chiesa o regione avendone un proprio repertorio. La Missa « Gloria tibi Trinitas » di Taverner comprende dunque:

  1. Gloria
  2. Credo
  3. Sanctus
  4. Benedictus
  5. Agnus Dei

Questa splendida Messa ha un posto di rilievo nella storia della musica britannica in quanto diede origine a una forma polifonica a sé stante. La sezione del Benedictus che si svolge sulle parole « in nomine Domini » [0:42], a 4 voci, è caratterizzata da particolare eufonia e dolcezza, e per questo motivo fu assai apprezzata dai musicisti inglesi del XVI e del XVII secolo, numerosi dei quali rielaborarono il brano in composizioni contrappuntistiche, perlopiù strumentali, cui diedero appunto il titolo di In nomine. Sono circa 150 gli In nomine composti fra la metà del Cinquecento e la fine del secolo seguente; a questi se ne aggiungono altri creati in epoche successive, fino ai giorni nostri.

Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano?

 
Thomas Tallis (c1505 - 1585): Why fum’th in fight? (Salmo 2:1-2), composto per il salterio dell’arcivescovo di Canterbury, Matthew Parker (1567). Theatre of Voices, dir. Paul Hillier.

Why fum’th in fight the Gentiles spite, in fury raging stout?
Why tak’th in hand the people fond, vain things to bring about?
The Kings arise, the Lords devise, in counsels met thereto,
against the Lord with false accord, against His Christ they go.


 
Ralph Vaughan Williams (12 ottobre 1872 - 1958): Fantasia on a Theme by Thomas Tallis per doppia orchestra d’archi (1910).
 

Inno cherubico

Dmitro Stepanovič Bortnjanskij (1751 - 10 ottobre 1825): Inno cherubico. Coro filarmonico da camera estone, dir. Paul Hillier.

Иже херувимы тайно образующе,
и Животворящей Троицѣ трисвятую пѣснь припѣвающе,
Всякое нынѣ житейское отложимъ попеченіе,
Аминь, аминь,
яко да Царя всѣхъ подъимемъ,
ангельскими невидимо дориносима чинми.
Аллилуіа, аллилуіа, аллилуіа.

(Noi che misticamente raffiguriamo i cherubini, e alla vivifica Trinità cantiamo l’inno Trisagio, deponiamo ogni mondana preoccupazione – Amen, amen – affinché possiamo accogliere il Re di tutti, invisibilmente scortato dalle schiere angeliche – Alleluia, alleluia, alleluia.)

Folk songs: 2. The three ravens

Thomas Ravenscroft (c1582 - c1635): The three ravens. Versione per 1 voce e liuto: Alfred Deller e Desmond Dupré; versione per 4 voci e viol consort: Theatre of Voices diretto da Paul Hillier (voce solista Else Torp) e Fretwork.
Nell’interpretazione di Deller, le strofe sono accorpate a due a due.

There were three ravens sat on a tree,
  down a down, hay down, hay down,
There were three ravens sat on a tree,
  with a down,
There were three ravens sat on a tree,
They were as black as black could be,
  with a down, derry, derry, derry, down, down.

And one of them said to his mate:
Where shall we our breakfast take?

Down, [down] in yonder green field,
There lies a knight slain with his shield.

His hounds they lie down at his feet,
So well they their master keep.

His hawks they fly so eagerly,
There’s no fowl dare him come nie.

Down there comes a fallow doe,
As great with young as she might go.

She lift up his bloody head,
And kissed his wounds that were so red.

She got him up upon her back,
And carried him to earthen lake.

She buried him before the prime.
She was dead herself ere even-song time.

God send every gentleman
Such hawks, such hounds, and such a leman.

Non si hanno molte notizie su Ravenscroft, che però fu molto ammirato e stimato dai musicisti suoi contemporanei. Più che per le sue composizioni originali, è noto per un cospicuo numero di raffinati arrangiamenti di melodie tradizionali — qual è appunto The three ravens — che Ravenscroft pubblicò in tre diverse raccolte: Pammelia (1609), Deuteromelia: or The Second part of Musicks melodie (1609) e Melismata (1611).
Il nome di Ravenscroft comparirà spesso in questo blog 😉

Edward Frederick Brewtnall (1846-1902): The Three Ravens, acquerello su carta, c1883