Passus duriusculus

Johann Sebastian Bach (1685 - 1750): Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen, cantata BWV 12 su testo di Salomo Franck (forse) e Samuel Rodigast (n. 7); eseguita per la prima volta a Weimar il 22 aprile 1714. Paul Esswood, contraltista; Kurt Equiluz, tenore; Max van Egmond, basso; Tölzer Knaben­chor, dir. Gerhard Schmidt-Gaden; King’s College Choir Cambridge, dir. David Willcocks; Leon­hardt-Consort, dir. Gustav Leonhardt.

  1. Sinfonia: Adagio assai
  2. Coro: Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen [2:20]
  3. Récitativo: Wir müssen durch viel Trübsal [8:21]
  4. Aria: Kreuz und Krone sind verbunden [9:19]
  5. Aria: Ich folge Christo nach [15:45]
  6. Aria: Sei getreu, alle Pein [18:33]
  7. Corale: Was Gott tut, das ist wohlgetan [22:50]

Il basso ostinato del coro (n. 2) della cantata bachiana è costituito da una successione cromatica discendente di quattro note (passus duriusculus : secondo le convenzioni della retorica musicale, i cromatismi ascendenti o discendenti esprimono dolore). Su questo basso ostinato Franz Liszt compose un Präludium per pianoforte (R 23, 1859; dedicato a Anton Grigor’evič Rubinštejn) che qui possiamo ascoltare nell’interpretazione di Vladimir Horowitz:


In seguito, Liszt scrisse una serie di Variationen über den Basso continuo von J. S. Bachs Kantate «Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen» (R 24, anch’esse dedicate a A. G. Rubinštejn), composte sotto l’impressione della morte di Blandine Ollivier, la figlia che il musicista ungherese aveva avuto da Catherine-Adelaide Méran e che era defunta a Saint-Tropez l’11 settembre 1862. L’esecuzione che vi propongo è di Artur Aksenov:


Liszt rielaborò poi le variazioni in una versione organistica (R 382, dedicata a Alexander Wilhelm Gottschalg, organista e Kantor di Tiefurt), qui eseguita da Thibaut Duret all’organo Michel-Merklin-Kuyhn di Saint Louis de la Guillotière, a Lione:


Arpe eolie

Fryderyk Chopin (1810 - 1849): Studio in la bemolle maggiore (Allegro sostenuto) per pianoforte op. 25 n. 1 (1836). Vladimir Horowitz.

Chopin mal sopportava i tentativi di interpretare le sue opere in chiave descrittiva e detestava l’uso — comune ai suoi tempi — di assegnar loro titoli più o meno fantasiosi ma non propriamente musicali: le composizioni del maestro polacco hanno perciò titoli che semplicemente identificano i generi musicali cui appartengono: concerto, sonata, notturno, polacca, valzer, studio, eccetera. Lo Studio op. 25 n. 1 è noto come Arpa eolia: così lo battezzò Schumann in una famosa recensione, ispirato dagli arpeggi che avvolgono ininterrottamente la melodia in un leggerissimo, vaporoso alone sonoro, vagamente simile a quello prodotto dallo strumento che prende nome da Eolo, il dio dei venti della mitologia greca.

op. 25 n. 1


Henry Cowell (1897 - 1965): Aeolian Harp per pianoforte (1923). Fausto Bongelli.

Seguendo le indicazioni sulla partitura, l’esecutore con una mano abbassa i tasti corrispondenti alle note, facendo in modo che i martelletti non colpiscano le corde ma liberando così queste ultime dal contatto con gli smorzatori, e con l’altra mano mette in vibrazione le corde stesse sfregandole o pizzicandole, con le unghie o con i polpastrelli.


Mario Bertoncini (1932 - 19 gennaio 2019): Chanson pour instruments à vent, «assemblage per arpe e gong eolici» per un esecutore (1974).

Allegro con spirito – IV

Muzio Clementi (23 gennaio 1752 - 1832): Sonata in do maggiore per pianoforte op. 33 (36) n. 3 (1794). Vladimir Horowitz.

  1. Allegro con spirito
  2. Adagio (non troppo) e cantabile, con espressione [10:15]
  3. Presto [16:15]

Muzio Clementi: Concerto in do maggiore per pianoforte e orchestra (si tratta dell’orchestrazione della Sonata op. 33 n. 3, curata da Johann Baptist Schenk). Pietro Spada, pianoforte; Philharmonia Orchestra, dir. Francesco d’Avalos.

  1. Allegro con spirito
  2. Adagio e cantabile, con espressione [9:34]
  3. Presto [16:49]

Clementi, op. 33 n. 3

Camberwell Green

Dedico questo post a Augusta 🙂


Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847): Lied ohne Worte in la maggiore op. 62 n. 6 (1842). Vladimir Horowitz, pianoforte.

Questo brano, uno dei più celebri Lieder ohne Worte di Mendelssohn, è talvolta chiamato Frühlingslied (Canto di primavera) e, in Inghilterra, Camberwell Green: fu infatti composto al 168 di Denmark Hill a Camberwell, nella zona sud di Londra, dove Mendelssohn poté assaporare la dolce quiete del parco omonimo.
Il Lied ohne Worte (romanza senza parole) è un genere strumentale romantico, tipicamente tedesco, iniziato da Mendelssohn; le caratteristiche formali e espressive sono appunto quelle del Lied, ma trasferite in ambito esclusivamente strumentale, di solito pianistico. Mendelssohn è certamente il più famoso autore di Lieder ohne Worte: ne compose otto raccolte, ciascuna costituita da sei brani. Fra gli altri musicisti che si dedicarono a questa forma, uno dei più noti è Ignaz Moscheles.