Leoš Janáček (3 luglio 1854 - 1928): Suita (o Serenada) per orchestra op. 3 (1891). Janáčkova filharmonie Ostrava, dir. Otakar Trhlík.
- Con moto [0:07]
- Adagio [3:16]
- Allegretto [10:05]
- Con moto [12:44]
Appassionato studioso delle tradizioni musicali della propria terra, Janáček ne adotta gli elementi caratteristici — come per esempio le formule ripetitive — in varie composizioni. Il delizioso Allegretto della Suita op. 3 era già stato inserito, come II movimento, con strumentazione leggermente diversa, nella serie delle Danze dei lachi (1889).
Leoš Janáček con la moglie Zdenka Schulzová nel 1881.
e quella foto! Che meraviglia!
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Bella foto, ma il matrimonio fu oltremodo infelice.
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che si dedica “anima e core” alla musica, difficilmente ha un matrimonio felice!
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Già…
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musica decisamente di carattere, mi è piaciuto in modo particolare l’allegretto
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Cioè appunto il brano “minimale”, quello già inserito nella serie delle Danze morave di due anni prima. Le formule ripetute insistentemente saranno la cifra stilistica delle sue opere più mature, in particolare quelle che sono considerate i suoi capolavori, la Sinfonietta e la Messa glagolitica 🙂
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quello… merci bien Claudio 🙂
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Qualche reminiscenza, ma non posso dire che la conoscevo. Ho ascoltato la Messa glagolitica qualche decennio fa. Freud, che era nato in Moravia, non capiva la musica, a suo dire, per mancata disposizione fisiologica e perché non poteva esercitare su di essa il suo interesse scientifico. Insomma non ci capiva un’acca (e con questo pregiudizio non l’ascoltava neanche). Se non ricordo male Bach si trovò brevemente ad essere un dipendente di una principessa (o qualcosa del genere) affetta da amusia, disinteressata verso un potenziale musicista di corte di quel calibro.
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