Chiari di Luna – IV

Gabriel Fauré (1845 - 4 novembre 1924): Clair de Lune (Menuet ), mélodie per soprano e orchestra op. 46 n. 2 (1887) sul medesimo testo di Paul Verlaine (da Fêtes galantes, 1869) che ispirò a Debussy il III movimento della Suite bergamasque. Natalie Dessay, soprano; Radion sinfoniaorkesteri, dir. Hannu Lintu.

Votre âme est un paysage choisi
Que vont charmant masques et bergamasques
Jouant du luth et dansant et quasi
Tristes sous leurs déguisements fantasques.

Tout en chantant sur le mode mineur
L’amour vainqueur et la vie opportune,
Ils n’ont pas l’air de croire à leur bonheur
Et leur chanson se mêle au clair de lune.

Au calme clair de lune triste et beau,
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres
Et sangloter d’extase les jets d’eau,
Les grands jets d’eau sveltes parmi les marbres.

Fauré, op. 46 n. 2

12 pensieri riguardo “Chiari di Luna – IV

    1. I love this singer, who has a wonderful timbre and a flexible voice that allows her to successfully tackle any repertoire, both dramatic and light. Before her retirement from the stage, in 2013, she was famous as an opera singer; she revealed herself by playing the role of Olympia in Offenbach’s Contes d’Hoffmann:

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      1. Claudio, onoratissimo uomo, grazie per questo link. Lei è, come dici tu, una cantante e interprete davvero meravigliosa. La performance qui è molto divertente e incredibilmente abile. Sono in soggezione. Ora proverò a seguire tutte le performance e la carriera.

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  1. Questo pezzo è la prima ambientazione realizzata da Fauré su testi di Verlaine e rappresenta anche la prima escursione del compositore nel paesaggio ideale in cui tornerà successivamente come sommo autore di mélodie, come nelle Mélodies de Venise, op. 58 (1891), La Bonne Chanson, op. 61 (1892-1894) e nel divertissement fantastico Masques et bergamasques, op. 112 (1919).

    L’opera chiude il secondo periodo del compositore e introduce il terzo ed è da molti critici ritenuta la mélodie francese per eccellenza.

    La scrittura pianistica, di elevato profilo, sembra riflettere quell’aria di tenerezza, noia e lontananza che è la visione del XIX secolo sul XVIII. Dopo una breve introduzione, la voce e il pianoforte si abbandonano a un disinvolto pas de deux, a volte sovrapponendosi, ma sembrando sempre condurre esistenze indipendenti.

    L’accompagnamento del pianoforte, quasi pizzicato, viene alla fine coinvolto e inghiottito in un minuetto arcaico che, alla fine, cede il passo a un rapporto arpeggiato con la voce prima dell’esclamazione “Au calme clair de lune, triste et beau…”. Segue una cadenza che conclude la composizione.

    Il testo di Verlaine riflette la discrepanza tra espressione pubblica e vita privata, poiché chi scrive poesie amorose non è necessariamente un buon amante. Questo brano, dalla maliconia solitaria, sembra adatto a un compositore infelicemente sposato che non poteva concepire il divorzio, ritenuto fonte di scandalo.

    Il piacere percepito “au clair de lune” sarà provato solo a distanza, poiché il brivido dell’incontro clandestino è già guastato dalla certezza della separazione finale.

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