19 pensieri riguardo “La sera

  1. Gradevole, ma non un capolavoro, a mio modestissimo parere. Ho prediletto l’ultimo movimento, Il vento sulla brughiera, che è un bel po’ più mosso e tecnico dei precedenti, che non ho trovato molto coinvolgenti. Contrariamente al solito, perché usualmente amo i pezzi melodici e lenti, ma questi non mi convincono del tutto, forse per l’interpretazione un po’ piatta. Tu che ne dici?

    Piace a 1 persona

  2. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille per aver condiviso questo delizioso pezzo, davvero un’ottima interpretazione 😊

    Proveniente da una famiglia di origini ungheresi residente a Vienna, Wellesz dapprima ricevette un’educazione classica in latino e greco al ginnasio Franz Josephs, dopodiché studiò legge all’Università di Vienna.

    Le sue ambizioni lavorative, tuttavia, erano orientate già da tempo verso la musica, a partire dal momento in cui, all’età di tredici anni, assistette alla rappresentazione di Der Freischutz di Weber all’Opera di Stato di Vienna. Prima ancora, però, il giovane aveva ricevuto un’ottima educazione musicale dalla madre, pianista dilettante e appassionata di musica e, in seguito, dall’insegnante di sua madre, Carl Frühling.

    Nel 1905, Wellesz iniziò gli studi musicali con Arnold Schoenberg (armonia e contrappunto) e con Guido Adler (musicologia), parallelamente ai suoi studi di diritto. Negli stessi anni, lavorò anche come direttore di coro presso la scuola di Schwarzwald, dove lui studiava.

    Le prime ricerche musicologiche del giovane si concentrarono sul periodo barocco, in particolare sulla produzione dei compositori Giuseppe Bonno e Johann Joseph Fux. Le ricerche sul primo furono oggetto della sua tesi di laurea, ottenendo il titolo nel 1908.

    Cinque anni più tardi, Wellesz divenne docente di storia della musica presso l’Università di Vienna, iniziando le sue lunghe ricerche sulla musica bizantina e sullo sviluppo del canto in Oriente e in Occidente.

    Parallelamente, si dedicò anche alla composizione, scrivendo il Quartetto per archi n° 1, op. 14, di chiara ispirazione mahleriana e schoenberghiana, seguito da altri tre quartetti di natura cromatica e atonale. Si ricordano anche il balletto Das Wunder der Diana (1914), seguito da altri tre balletti e da cinque opere.

    Tra queste ultime, fondamentali sono Alkestis (1924) e Die Bakcantinnen (1931), ispirate alla mitologia greca e impieganti tecniche come la danza pantomimica e il canto di coloratura, derivate dalla produzione di Monteverdi e Gluck.

    Nel 1922, il compositore fu co-fondatore della Internationale Gesellschaft für Neue Musik, presto evolutasi nella International Society for Contemporary Music, fondata l’anno successivo a Londra.

    Nel 1929, invece, Wellesz divenne professore di musicologia all’Università di Vienna, succedendo al suo ex insegnante. Rimase qui per nove anni, fino a quando l’Austria non fu ammessa alla Germania e si vide costretto a emigrare.

    Scelse di recarsi in Inghilterra, dove lavorò brevemente alla redazione del Grove’s Dictionary of Music. Dopo una breve prigionia nel campo di Hutchinson come nemico straniero, non riuscì più a comporre e dovette aspettare tre anni prima di iniziare a farlo nuovamente.

    L’opera che spezzò questo blocco creativo fu il Quartetto per archi n° 5 (1943-1944), la sua prima opera importante del periodo inglese, seguita dall’ambientazione della poesia The Leaden and the Golden (1944) del poeta Gerard Manley Hopkins.

    Più che come compositore, Wellesz è famoso per la sua attività musicologica e didattica e per i suoi ampi contributi scientifici allo studio della musica bizantina e dell’opera barocca. Ciò gli valsero un dottorato onorario dall’Università di Oxford (1932) e una borsa di studio al Lincoln College di Oxford, dove rimase fino alla morte.

    La sua produzione musicale annovera almeno 112 composizioni numerate e circa 20 composizioni senza numero, distinguendo tra tutte queste nove sinfonie, nove quartetti per archi, un concerto per pianoforte, un concerto per violino e varie opere corali e vocali.

    Stilisticamente, le sue prime composizioni erano dissonanti e tonali, mentre le successive erano ispirate alla produzione di Bruckner. Solo dopo la Quarta Sinfonia, la sua produzione diventa tonalmente più vaga e impiega tecniche seriali. Gli accenni di tonalità, però, non scompaiono mai del tutto, come è possibile notare nel Quartetto per archi n° 8.

    In generale, Wellesz evitò di seguire la linea stilistica espressionista del suo ex maestro Schoenberg, preferendo ispirarsi alla musica pre-moderna e a quella di Mahler, divenendo un precursore delle correnti anti-romantiche diffusesi negli anni Venti.

    Nelle sue composizioni, infine, si ritrovano anche echi neoclassici, di ispirazione hindemithiana, come nel Concerto per pianoforte e orchestra (1931) e nel Divertimento (1969).

    Buona giornata e alla prossima!

    Piace a 2 people

Scrivi una risposta a Daniela Cancella risposta