André Jolivet (1905 - 20 dicembre 1974): Concertino per tromba, pianoforte e archi (1948). Maurice André, tromba; Annie d’Arco, pianoforte; Orchestre de l’Association des Concerts Lamoureux diretta dall’autore.

André Jolivet (1905 - 20 dicembre 1974): Concertino per tromba, pianoforte e archi (1948). Maurice André, tromba; Annie d’Arco, pianoforte; Orchestre de l’Association des Concerts Lamoureux diretta dall’autore.

Lo apprezzo ma non mi entusiasma.
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La prima parte, fin verso al minuto 4:50, è rumorosa e scoppiettante, manifestamente ispirata alla guerra appena finita. La seconda parte è sognante, caratterizzata da un melodioso assolo di tromba. Da minuto 7.40 circa, si riprende sempre di più il ritmo incalzante della parte iniziale, con l’alternarsi rapido dei diversi strumenti. Pezzo che non passa inosservato, mi è piaciuto.
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Bene 🙂
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Può darsi che il mio laptop restituisca un suono stridente e strepitante. Avevo capito il senso della musica però.
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Pensierini, sei diplomata in pianoforte? Hai dato concerti? Altro?
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Per carità! Sono solo appassionata! Ai tempi, avevo frequentato il Conservatorio contemporaneamente all’università, per cinque anni e studiato poco (avevo fatto un decennio prima privatamente, disastrosa impostazione delle mani, assenza di metronomo, un macello). A 19 anni dovetti ripartire da capo. Non ho dato neppure l’esame di quinto
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Si vede che sei competente!
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Mica tanto… autodidatta! Non ho dato neppure l’esame di Armonia e quello di Storia della Musica… Ma avevo la solida giustificazione di dover preparare gli esami dell’università e poi la tesi: per me, la musica è sempre stata solo un piacevole hobby.
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Autodidatta non è una brutta cosa. Al 95% lo sono anch’io 🙂
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Definito dal compositore “uno dei suoi balletti per tromba”, questo lavoro è strutturato in quattro sezioni: la prima, inizialmente brillante e vigorosa, acquista poco dopo un’atmosfera cupa, caratterizzata da sincopazioni jazzistiche che conducono alla sezione successiva, dall’atmosfera più languida. La terza sezione, invece, vede un ritorno dell’atmosfera gioiosa, con ritmi vivaci ed echi jazzistici, passando gradualmente all’ultima sezione, la quale si conclude con una coda scoppiettante.
Questa composizione riflette pienamente i tratti stilistici adottati da Jolivet nel periodo precedente e successivo al conflitto, creando uno stile accessibile al grande pubblico, a differenza dei suoi contemporanei.
Nell’opera, infatti, si accostano armoniosamente ritmi motori di bartókiana memoria, elementi musicali messiaeniani e varèsiani e sonorità esotiche, soprastanti un substrato armonico fondamentalmente tonale.
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Impeccabile. Ciao!
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Anche a me è piaciuta questa opera. Buona domenica, Claudio.
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Mi fa piacere. Buona domenica anche a te, Marina 🙂
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