11 pensieri riguardo “Corale dorico

  1. Buongiorno e buona vigilia di Natale, caro Claudio, grazie mille di aver condiviso questo meraviglioso corale così intriso di misticismo. Complimenti anche a Marie-Claire Alain per l’ottima interpretazione 😊

    Jehan Alain viene ricordato come “il Grigny del XX secolo”. Nato nella famiglia dell’organista, compositore e organaro dilettante Albert Alain, ebbe come fratelli Olivier Alain (compositore, pianista, organista e musicologo, ricordato per i suoi importanti lavori di ricerca sull’opera di J. S. Bach, avendo riscoperto l’edizione originale delle Variazioni Golberg e dei Diversi canoni) e Marie-Claire Alain (una delle migliori organiste a livello internazionale che partorì il XX secolo).

    La sua prima formazione si svolse al pianoforte con l’organista Augustin Pierson e all’organo con il padre, il quale aveva costruito uno strumento a quattro manuali nel salotto di famiglia non solo per lo studio personale, ma anche per istruire i figli.

    Già all’età di 11 anni, Jehan era così talentuoso all’organo da poter sostuire il padre al Grand’Organo della Chiesa di St. Germain-en-Laye.

    Tra il 1927 e il 1939, invece, il giovane studiò al Conservatorio di Parigi, dove ebbe come insegnanti Marcel Dupré (organo), Jean Roger-Ducasse e Paul Dukas (composizione), André Bloch (armonia) e Georges Caussade (fuga). Quest’ultimo si ritenga abbia avuto il più profondo impatto sulla personalità musicale di Alain.

    Durante le lezioni di improvvisazione con Dupré, gli altri studenti suonavano davanti ad Alain per non soffrire troppo del confronto. Durante una di queste sessioni, il giovane fece sfoggio del suo talento, iniziandola in una tonalità e concludendola in un altra, affermando allora: “Ho fatto un errore!”. Il suo insegnante, con tono ironico, gli disse: “Beh, dovresti sbagliare più spesso!”.

    Durante i lunghi studi al Conservatorio, il giovane si distinse per la sua grande bravura, riuscendo a ottenere un primo premio in armonia e contrappunto (1934) con André Bloch, un primo premio in fuga (1934) con Georges Caussade e un primo premio in organo e improvvsazione (1939) con Marcel Dupré.

    I suoi studi di composizione con Paul Dukas e Jean Roger-Ducasse, invece, gli valsero il Prix des Amis de l’Orgue (1936), per la sua Suite per organo op. 48.

    Al termine degli studi, Alain espresse un pungente, ma favorevole giudizio sull’istituto e sulla qualità dell’istruzione ricevuta, affermando che il conservatorio era “una serra calda dove le piante crescono molto rapidamente, grazie alla temperatura e all’umidità favorevoli che si mantengono intorno a loro (…) e una sorta di frigorifero dove si conservano i beni deperibili”.

    Nel 1932, il compositore prese parte a un evento che condizionò per sempre la sua estetica musicale, ossia l’Esposizione Coloniale. Qui incontrò per la prima volta ritmi esotici, timbri dal sapore orientale e misteriose scale modali, le quali avrebbero influenzato grandemente la sua produzione futura.

    A partire dal 1935, invece, iniziò a lavorare come organista presso la Chiesa di Saint-Nicolas de Maison-Lafitte e presso la sinagoga di Rue Notre-Dame-de-Nazareth, entrambe a Parigi.

    Qualche anno prima, nel 1929, Alain iniziò anche la sua breve carriera come compositore, scrivendo fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Come il padre, si fece costruire un organo in casa, sul quale concepì le sue principali opere, quali le Trois Danses, Le Jardin suspendu, le Litanies e le Fantasies.

    La sua vita quotidiana non fu riempita solo dalla musica, ma anche dalla poesia, da lui integrata armoniosamente negli atti di vita quotidiana più semplici e, addirittura, anche nella sua nutrita corrispondenza e nei suoi numerosi disegni a sfondo naturale e fantastico.

    La vicinanza e l’amore per il mondo naturale erano molto sentiti a causa della vita frenetica che conduceva, la quale lo portata talvolta a rifugiarsi nello chalet familiare ad Argentières, per riscoprire “la montagna che ci permea, ci ordina, ci purifica”. Altre volte si rifugiava nell’abbazia di Valloires, per dedicarsi alla meditazione e al dialogo con Dio e ciò fa capire il senso delle ultime parole che scrisse nel suo taccuino, ossia “Credo in Cristo e in Dio”.

    Durante la sua breve vita, Alain prestò servizio nell’esercito francese (1933-1934), periodo nel quale contrasse una polmonite quasi mortale. Fu mobilitato nuovamente nel 1939, questa volta nell’Ottava Divisione Motorizzata Corazzata, morendo con onore durante un combattimento contro i tedeschi a Petit-puy, all’età di soli 29 anni.

    Di questo periodo trascorso in trincea, Alain annotò sul suo taccuino: “Erano tempi difficili, costantemente sospesi sugli abissi insondabili della democrazia e della guerra. Per fortuna il sorriso del buon Bach, le lacrime dell’intrattabile Ludwig van Beethoven, i sospiri e le grida di pochi altri costituiscono un solido corrimano a cui aggrapparsi sulla buia scala delle circostanze”.

    A proposito della sua morte, questa avvenne il 20 giugno 1940, durante una ricognizione dell’avanzata tedesca sul lato orientale del fronte di Saumur, nel corso della quale incontrò un gruppo di soldati tedeschi. Era a bordo di una moto e, dopo aver affrontato una curva e aver sentito i tedeschi avanzare, abbandonò il mezzo.

    Fu notato da alcuni soldati di fanteria che gli intimarono di arrendersi, ma lui non ne volle sapere e usò la sua mitragliatrice per sparare al gruppo, rimandendo però ucciso. Per il suo grande coraggio, gli fu conferita postuma la Croix de Guerre e fu provvisoriamente sepolto nel luogo dove era morto.

    Dopo la sua morte, la Francia si mobilitò immediatamente per mantenerne la memoria. Nel 1941 fu pubblicato il primo studio sulla musica di Alain mentre, negli anni ’70, la sorella Marie-Claire realizzò la prima registrazione completa della sua produzione organistica, aprendo la strada a incisioni successive.

    Marie-Claire fu anche autrice di un catalogo delle opere del fratello, completato nel 2001 e identificato dalla sigla JA. L’elenco utilizza alcuni numeri che Jehan aveva originariamente attribuito alle sue opere, allo scopo di classificare in maniera migliore i suoi manoscritti. Questo non è, però, un vero è proprio catalogo, in quanto la numerazione adottata è altamente arbitraria e non permette di designare adeguatamente i titoli delle opere.

    La sua musica fu influenzata dalla produzione di Debussy e di Messiaen, nonché dalla musica, dalla danza e dalla filosofia dell’estremo oriente, dalla musica barocca e dal jazz.

    Nonostante sia maggiormente conosciuto per la sua musica per organo, Alain scrisse anche diversa musica corale, ma anche musica cameristica, canzoni e ben tre volumi di pezzi per pianoforte, per un totale di circa 120 composizioni.

    La sua produzione si rivela davvero coerente e completa, ma difficile da datare, in quanto non presenta segni dello sviluppo stilistico del compositore.

    Le sue opere si caratterizzano per la presenza di una singola voce varia e matura e, spesso, fanno uso dei modi ecclesiastici e della dissonanza coloristica. Il loro ritmo, invece, segue un andamento rapsodico, creando un accumulo estatico di sezioni audaci, colorate e fantasmagoriche, come nelle Litanies e nelle Trois Danses.

    Altre sue composizioni, come Le Jardin suspendu e il Choral dorien, presentano tessiture morbide e misteriose che alludono a una presenza ultraterrena, persino divina.

    Per gli standard del pezzo corale organistico, il Choral dorien è un pezzo molto forte, per la sua ricca polifonia, la quale lo porta oltre una semplice miniatura. Come si può intuire dal titolo, l’opera è stata costruita sul modo Dorico – uno dei sette modi della musica greca antica – il quale è ritenuto molto simile al modo frigio medievale.

    Ben presto, il pezzo si evolve verso un linguaggio armonico altamente cromatico, facendo solo vaghi riferimenti a scale e tonalità specifici.

    Con un tempo lento e processionale, l’opera parte da un motivo ascendente di sole quattro note, sul quale la melodia si sviluppa nel seguito, ritornando però sempre a qualche forma del motivo originale.

    Su lunghe e minacciose note di pedale, il pezzo cresce d’intensità, non raggiungendo mai un apice forte, ma concludendosi dolcemente nel silenzio.

    Felice giornata e a presto!

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