Schizzi caucasici

Michail Michajlovič Ippolìtov-Ivànov (1859 - 28 gennaio 1935): Schizzi caucasici, suite n. 1 op. 10 (1894). Orchestra sinfonica nazionale dell’Ucraina, dir Arthur Fagen.

  1. In un passo di montagna
  2. In un villaggio [10:08]
  3. In una moschea [15:54]
  4. Processione del sardar [20:12]

Sardar è un termine di origine indo-iraniana in uso presso varie popolazioni medio­rien­ta­li per designare un nobile o un dignitario, o anche un capo, un comandante militare.


Ippolitov-Ivanov: Schizzi caucasici, suite n. 2 op. 42, Iveria (1896). Stessi interpreti.

  1. Introduzione: Lamento della principessa Ketevana
  2. Berceuse [9:48]
  3. Lezginka [13:41]
  4. Marcia georgiana [18:11]

Iveria è il nome dato da greci e romani all’antica regione della Cartalia, nella Georgia centro-orientale.
Ketevana (c1560-1624), martirizzata dai safavidi per non aver abiurato la fede cristiana, è la santa più venerata in Georgia.
La lezginka è una danza caratteristica delle popolazioni caucasiche.

9 pensieri riguardo “Schizzi caucasici

    1. It may seem strange, but Ippolitov-Ivanov’s music has almost never been used in film soundtracks: perhaps directors don’t like it much. The famous Japanese director Akira Kurosawa is an exception: he included Caucasian Sketches in the soundtrack of his 1990 film Dreams.
      Have a nice day, Ashley 😉

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  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille per aver condiviso queste due deliziose suite, davvero ottime interpretazioni 😊

    Importante figura del periodo tardo-romantico russo, Ippolitov-Ivanov nacque a Gatchina, nei pressi di San Pietroburgo, nella famiglia di un meccanico impiegato nel palazzo reale. Originariamente, il suo cognome era solo Ivanov ma, in seguito, gli aggiunse Ippolitov, cognome da nubile della madre, allo scopo di distinguersi da un omonimo compositore e critico musicale.

    Fin da giovane, studiò musica in casa, imparando la teoria musicale e il violino e, nello stesso periodo, fu anche corista presso la Cattedrale di Sant’Isacco, dove continuò la sua formazione musicale.

    I suoi studi formali in materia, invece, iniziarono nel 1875, presso il Conservatorio di San Pietroburgo, dove studiò dapprima nella classe di contrabbasso e poi in quella di teoria speciale della musica. Dal 1880, invece, studiò composizione con Nikolai Rimsky-Korsakov, diplomandosi nel 1882.

    Al termine degli studi, il compositore iniziò a lavorare come direttore dell’Accademia Musicale e dell’Orchestra di Tbilisi, dove rimase per ben undici anni. Fu anche direttore della Società Musicale Russa da lui fondata e insegnante in una scuola di musica.

    Durante questo periodo, si interessò alla musica popolare georgiana, un riflesso del suo generale interesse verso la musica delle minoranze non slave e dei popoli confinanti più esotici, allora in voga all’epoca.

    Nel 1893, invece, Ippolitov-Ivanov divenne professore di armonia, strumentazione, composizione e scrittura operistica al Conservatorio di Mosca, del quale fu anche direttore (1906-1922).

    Sotto la sua direzione, l’istituto conobbe un periodo di grande splendore, in quanto il compositore si impegnò davvero tanto per preservarne le tradizioni, anche durante la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione d’Ottobre, adoperandosi anche per far rimanere i migliori insegnanti e per ricercare i finanziamenti necessari.

    Tra l’altro, lavorò anche come direttore d’orchestra per la Società Corale Russa, per le compagnie operistiche Mamontov e Zimin (1899-1906) e per il Teatro Bolshoi (dal 1925). Fu, infine, collaboratore di trasmissioni radiotelevisive e di riviste musicali.

    Due anni più tardi, sulla base di varie melodie armene registrate a Nakhichevan, scrisse il suo primo esperimento “popolare”, la Rapsodia armena, seguita dai Quattro pezzi su temi popolari armeni (1933) per quartetto d’archi.

    Nel 1922, fu nominato presidente della Società degli Scrittori e dei Compositori ma, nonostante il ruolo influente, non prese mai posizione sulle dispute tra i musicisti interessati a incoraggiare nuovi sviluppi musicali e tra i musicisti desiderosi di promuovere una forma di arte proletaria.

    Il suo stile risente molto dell’influenza del suo ex insegnante Rimsky-Korsakov, con aggiunta di alcuni elementi della musica popolare della Georgia, paese dove tornò nel 1924 per trascorrere un anno a riorganizzare il Conservatorio di Tbilisi.

    Oltre a elementi della musica popolare georgiana, Ippolitov-Ivanov attinse a piene mani anche dal folklore russo e armeno. Dal punto di vista armonico, invece, fu piuttosto conservatore, rimanendo estraneo alle innovazioni.

    La sua produzione annovera in gran parte opere, ma anche vari pezzi orchestrali, pezzi cameristici, numerose canzoni e diversi pezzi sacri. A eccezione delle due suite Kavkazskiye Eskizi (“Schizzi Caucasici”, 1894 e 1896), la sua musica rimane pressoché sconosciuta.

    Oltre a scrivere opere interamente originali, il compositore è anche ricordato per aver completato l’opera Zhenitba di Modest Mussorgsky.

    Come etnomusicologo, infine, Ippolitov-Ivanov contribuì alla trascrizione di diversi canti spirituali georgiani su spartito e alla raccolta e pubblicazione di numerose canzoni popolari georgiane.

    Gli Schizzi caucasici, come afferma il nome, sono una rappresentazione musicale davvero pittoresca dei paesaggi e delle tradizioni della regione del Caucaso. Molto evidente è l’influenza della musica popolare georgiana, apprezzata e studiata dal compositore durante la sua permanenza a Tbilisi. Nell’orchestrazione, invece, si riscontra l’influenza del suo ex insegnante Rimsky-Korsakov.

    Entrambi i lavori sono stati dedicati da Ippolitov-Ivanov a I. Pitoéff, all’epoca presidente della Società Musicale Russa di Tbilisi.

    La prima suite inizia con un brano energico, dal ritmo costante e ambizioso, il quale rappresenta vividamente le ripide montagne caucasiche, facendo anche sentire un uccello che le sorvola.

    Il secondo brano, invece, presenta inizialmente un ritmo lento e, dopo una cadenza, acquista un ritmo più costante, diventando più vigoroso verso la fine quando, dopo un’altra cadenza, ritorna a un tempo lento.

    Il terzo riflette l’abbondanza di moschee nelle regioni del Caucaso, un tempo turche e circasse, come Adygea in Russia, facendo anche sentire un richiamo alla preghiera del Muezzin.

    L’ultimo brano, il più conosciuto ed eseguito anche come pezzo autonomo, rappresenta vividamente in musica la fastosa processione del Sardar.

    La seconda suite, scritta dal compositore dopo essersi stabilito a Mosca, contiene un introduzione e quattro movimenti. Il primo è l’allettante, ma anche opprimente, lamento della principessa Ketevana, mentre il secondo è una ninna-nanna, basata sulla tradizionale canzone infantile georgiana Lavnana.

    Il terzo, invece, ha un carattere inizialmente frenetico, per poi diventare più impetuoso verso la fine, nello stile di una pomposa marcia militare. Si basa sulla Lezginka, una danza tipica delle tribù Lezghy, dal sapore fortemente orientale, utilizzata anche nel poema favolistico Ruslan e Lyudmila di Glinka.

    L’ultimo, infine, è un brano molto vivace, simile a una marcia militare, dove assumono un ruolo dominante i fiati e le campane tubolari.

    Buona giornata e alla prossima!

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