3 pensieri riguardo “Stille und Umkehr

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questo pezzo enigmatico carico di mistero, davvero un’ottima interpretazione! 😊

    Zimmermann viene ricordato come uno dei maggiori compositori tedeschi dell’avanguardia musicale, nonché per la sua famosa opera Die Soldaten (“I soldati”).

    Nato nella famiglia di un funzionario delle ferrovie e imprenditore agricolo, il giovane iniziò la sua educazione formale frequentando la scuola privata cattolica nel monastero di Steinfeld, dove ebbe modo di studiare sistematicamente la musica e di costruirsi solide basi letterarie.

    A seguito della chiusura delle scuole cattoliche tedesche da parte dei nazisti nel 1936, Zimmermann fu costretto a spostarsi presso un liceo cattolico statale di Colonia, dove si diplomò l’anno successivo. Nello stesso periodo, il giovane prestò servizio nel Reichsarbeitsdienst (“Servizio del Lavoro del Reich”) e si iscrisse all’Istituto di Formazione per Insegnanti di Bonn.

    Dapprima, Zimmermann si interessò agli studi teologici ma, nel semestre invernale 1938-1939, rivolse la sua attenzione alla musica, iniziando a studiare musica scolastica, musicologia e composizione presso l’Università della Musica di Colonia.

    Nel 1940, invece, fu arruolato nella Wehrmacht, dalla quale fu congedato due anni più tardi a causa di una grave malattia della pelle dovuta a un avvelenamento da sostanze chimiche durante un combattimento. Fu così che riprese i suoi studi, completati nel 1947 a causa della fine del conflitto e delle turbolenze del dopoguerra.

    Già l’anno precedente, comunque, Zimmermann iniziò a lavorare come compositore indipendente, soprattutto per la radio. Negli anni successivi, partecipò ai Corsi Estivi di Darmstadt (1948-1950) e lavorò come insegnante di teoria musicale presso l’Istituto di Musicologia dell’Università di Colonia (1950-1952).

    Accanto a questi incarichi, il compositore trovò anche il tempo di dedicarsi all’attività compositiva, scrivendo varie opere come il Concerto per violino e grande orchestra, il Concerto per oboe e piccola orchestra, il Concerto per violoncello e piccola orchestra, diversi Concerti per tromba e il Concerto “Prospettive” per due pianoforti.

    Nel 1957, Zimmermann fu il primo compositore tedesco a ricevere una borsa di studio dall’Accademia Tedesca “Villa Massimo” di Roma mentre, l’anno successivo, fu nominato professore di composizione presso l’Università della Musica di Colonia, dove fondò il seminario di musica per il palcoscenico, il cinema e la radio.

    Negli anni ’60, invece, vide la luce la sua opera antimilitarista Die Soldaten e, in questo periodo, ricevette alcune onorificenze, come il Grande Premio d’Arte del Nord Reno-Westfelia (1960) e il Premio d’Arte di Colonia (1966).  Tra l’altro, riuscì anche a ricevere una seconda borsa di studio per Villa Massimo (1964) e a diventare membro dell’Accademia delle Arti di Berlino (1965).

    Al 1967 risalgono la sua composizione Tratto e il Requiem per un giovane poeta, opere intrise di una certa malinconia, poiché durante questo periodo Zimmermann combatté contro la depressione e l’aggravamento della sua malattia oculare, le quali gli resero sempre più difficile comporre.

    Nel dicembre 1969, il compositore fu costretto per sei mesi a stare nel reparto psichiatrico dell’Ospedale Universitario di Colonia a causa di un disturbo bipolare maniaco-depressivo ma, anche in questo caso, non si scoraggiò e si affidò alla musica per superare questo periodo difficile, iniziando a lavorare al suo requiem Totenmesse nel 1970.

    A causa di tendenze depressive sempre peggiori che gli causarono una crisi psichica e al rapido peggioramento della malattia oculare, ormai divenuta inoperabile, il compositore non riuscì più a comporre e decise di suicidarsi nello stesso anno assumendo una dose eccessiva di pillole.

    Zimmermann fu un compositore nato a cavallo tra due epoche, essendo troppo giovane per essere influenzato definitivamente dagli eventi musicali della Repubblica di Weimar, ma anche troppo vecchio per condividere l’atteggiamento di rifiuto della giovane generazione nei confronti della “vecchia” musica. Ciò gli permise di giungere a uno stile decisamente personale, basato sul concetto di composizione “pluralistica” e sull’applicazione di tecniche di collage.

    Dapprima, il compositore si interessò ai nuovi sviluppi musicali del XX secolo, iniziando a scrivere opere in stile neoclassico, per poi passare all’atonalità libera (dal 1949), alla dodecafonia (dal 1951) e al serialismo (dal 1956). Fu anche influenzato dal jazz, come si può vedere nel suo Concerto per violino (1950), nel Concerto per tromba (1954) e nell’opera Die Soldaten.

    Per mantenersi, Zimmermann non solò lavorò come compositore indipendente di musica colta, ma anche come compositore e arrangiatore di musica per radiodrammi e film. Tra i lavori in quest’ambito, si ricordano le musiche per il cortometraggio Sintflut und Asche (“Diluvio e cenere”, 1956), incentrato sulla distruzione e sulla ricostruzione del dopoguerra.

    Dopo una prima proiezione alla Mostra di Architettura Tedesca a Buenos Aires, la musica ricevette varie critiche e, sotto le pressioni del responsabile Franz Rowas, il regista del film fu costretto a sostituire la colonna sonora con la musica corale di Bach, con la quale il film continuò a essere proiettato all’estero.

    Diversamente dai rappresentanti della Scuola di Darmstadt, Zimmermann non ruppe definitivamente con la tradizione e, dalla fine degli anni ’50, sviluppò all’interno del suo stile il concetto di composizione sonora pluralistica, consistente nella combinazione e nella sovrapposizione di strati sonori appartenenti a epoche diverse e di diversa origine (musica medievale, barocca e classica, jazz, musica popolare).

    Questo si manifesta sia con l’integrazione di singole citazioni musicali all’interno di una composizione (come nel pezzo orchestrale Photoptosis) sia nella realizzazione di un intero pezzo come collage (come in Musique pour le soupers du Roi Ubu). Anche le opere vocali non si sottraggono da questa manipolazione, come avviene nel Requiem, dove il procedimento è anche applicato al testo.

    La musica zimmermanniana riflette l’utilizzo di un particolare concetto di “tempo”, come affermò il compositore stesso:

    “Passato, presente e futuro sono, come sappiamo, vincolati alla loro apparizione come tempo cosmico al processo di successione. Nella nostra realtà spirituale, tuttavia, questa successione non esiste, il che possiede una realtà più reale del nostro familiare orologio, che in fondo non indica altro che non esiste un presente in senso stretto. Il tempo si piega a formare una forma sferica. Da questa idea […] ho sviluppato la mia […] tecnica di composizione pluralistica, che tiene conto della complessità della nostra realtà.”

    Questo concetto è particolarmente evidente in Die Soldaten, dove la simultaneità degli eventi viene espressa attraverso complesse scene simultanee, ulteriormente approfondite e caricate di significato tramite varie tecniche multimediali intrecciate tra loro (musica, dramma, balletto, pantomima e film).

    A ciò, si aggiunge un utilizzo combinato di vari stili musicali provenienti da varie epoche, nonché una combo jazz nel 2° e 4° atto. Strutturalmente, il tutto è mantenuto coeso da una serie omnicomprensiva di intervalli.

    La prima dell’opera si ebbe nel 1965 a Colonia, sotto la direzione di Michael Gielen, a seguito di diversi rifiuti per la sua “ineseguibilità”, a causa dei notevoli requisiti tecnici richiesti per l’esecuzione. Una seconda rappresentazione si ebbe quattro anni più tardi a Monaco di Baviera, sempre con grande successo.

    La grande passione di Zimmermann per la letteratura e la politica è piuttosto evidente all’interno delle sue composizioni. Per esempio, Die Soldaten si basa sull’opera omonima di Jakob Michael Reinhold Lenz, mentre la sua Musique pour le soupers de Roi Ubu fu scritta per l’omonima opera di Alfred Jarry. Nel Requiem per un giovane poeta, infine, Zimmermann usa testi di poeti suicidi, come Esenin, Majakovskij e Konrad Bayer.

    Nelle sue opere, è rintracciabile anche una certa dimensione politica, come in Die Soldaten – un manifesto contro l’ingiustizia e l’opressione – e nel Concerto per tromba “Nobody knows de trouble I see” – un manifesto antirazzista nel quale il compositore usa la musica afro-americana (spiritual e jazz).

    Anche il già nominato Requiem è una rappresentazione della situazione sociale del cinquantennio 1920-1970, esemplificata dall’impiego di estratti originali di discorsi hitleriani e di citazioni della filosofia politica del leader cinese Mao Zedong.

    Altre opere, come Antiphonen, Omnia tempus habent ed Ekklesiastische Aktion, sono invece caratterizzate da notevoli riferimenti religioso-liturgici, soprattutto dalla sequenza letteraria “O.A.M.D.G.” (Omnia ad maiorem Dei gloriam, ossia “Tutto alla maggior gloria di Dio”), scritta presente non solo in questi specifici lavori, ma anche in ogni altra composizione di Zimmermann.

    Un velato riferimento religioso, anche se pessimistico, si ritrova nel Requiem, nel quale sono citati alcuni versi di Bayer, ossia “Worauf hoffen? / es gibt nichts was zu erreichen wäre, außer dem tod” (In cosa sperare? Non c’è niente da raggiungere, tranne la morte).

    Stille und Umkehr (“Silenzio e inversione”), sottotitolata “Schizzi per orchestra”, è l’ultima opera orchestrale del compositore, scritta per il 500° anniversario della nascita del pittore e incisore tedesco Albrecht Dürer nel 1971.

    La gestazione del pezzo durò da marzo ad aprime 1970 e avvenne durante il ricovero di Zimmermann nel Policlinico Universitario di Colonia. La prima esecuzione, risalente al 19 marzo 1971, fu affidata all’Orchestra Filarmonica di Norimberga, diretta da Hans Gierster.

    L’opera, concepita in un unico movimento, dapprima fu destinata a un organico ampio e assai vario e poi a uno più scarno e trasparente, composto da 4 flauti, 3 oboi, 1 corno inglese, 4 clarinetti (3, anche clarinetto basso), 1 sassofono contralto, 1 controfagotto, 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni, percussioni (4 piatti, 1 tamburo rullante, tamburo piccolo, gran cassa, 2 cembali antichi, 1 sega musicale), 1 arpa, 1 fisarmonica, 1 violino, 1 viola, 3 violoncelli, 3 contrabbassi. Particolarmente evidente è l’organico degli archi, notevolmente ridotto.

    Il pezzo si caratterizza per il suo generale carattere malinconico e alienante, riflesso del vissuto del compositore all’epoca. Tutta l’opera si caratterizza per la presenza della nota Re a mo’ di pedale organistico, affidata nel corso del pezzo a vari strumenti. Riconosciuta dalla critica come il “tono della morte”, questa nota era già stata impiegata nel finale dell’opera Die Soldaten.

    Un altro elemento ricorrente è un ritmo blues affidato al tamburo piccolo, attorno al quale appaiono e scompaiono piccole figure brevi e fugaci nei fiati, nonché schemi sonori (talvolta microtonali) nei cembali o alla sega musicale.

    Nessuno di questi eventi sonori conosce un adeguato sviluppo e questa cosa crea una sensazione di atemporalità e di rassegnazione. Verso la conclusione, la musica tende gradualmente a dissolversi fino a spegnersi nel nulla.

    Buona giornata e a presto!

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