Georg Friedrich Händel (1685 - 14 aprile 1759): «Arrival of the Queen of Sheba», sinfonia (preludio) al III atto dell’oratorio Solomon HWV 67 (1749). The Sixteen, dir. Harry Christophers.
Gli adattamenti di questo brano per organici diversi dall’originale sono numerosi. Ve ne propongo alcuni, scegliete voi quelli che vi piacciono di più 🙂
- per organo: Gert van Hoef all’organo della Chiesa di San Martino in Dudelange (Lussemburgo)
- per quartetto di sassofoni: Amethyst Quartet
- per arpa: Ekaterina Afanasieva
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per flauti dolci e orchestra: Lucie Horsch e Charlotte Barbour-Condini, flauti; The Academy of Ancient Music, dir. Bojan Čičić
- per mandolini e chitarre, tutti suonati da Ben Bosco
- per ensemble di ottoni: 10forBrass.

Credo che il “16” vada benissimo.
😉
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Sono bravissimi 🙂
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Adoro! Buon risveglio Claudio 🙏🙂
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Grazie, buona settimana di pioggia 🙂
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Finalmente ombrelli felici 😊
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Come ha detto Cesare… il 16 è straordinario!
Buongiorno Claudio!
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Certo, è… quadrato 😉
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🤣🤣🤣🤗😘
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Immortale
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Buongiorno e buon inizio di settimana, caro Claudio, grazie mille di aver condiviso queste stupende interpretazioni di questa deliziosa sinfonia. Complimenti a te per la scelta e agli esecutori per la loro grande bravura! 😊
Questa sinfonia, conosciuta anche con la denominazione di “The Entrance/Entry of the Queen of Sheba”, viene oggi spesso eseguita separatamente come pezzo da concerto e, come tale, è diventata una delle opere più famose di Händel.
Il brano fu impiegato all’interno dell’oratorio per descrivere i frenetici preparativi per l’arrivo della sovrana alla corte di Re Salomone a Gerusalemme, piuttosto che il suo ingresso vero e proprio. Il titolo moderno gli fu apparentemente attribuito dal noto direttore d’orchestra britannico Sir Thomas Beecham, in quanto Händel certamente non usò quel titolo (il libretto sopravvissuto, infatti, la chiama semplicemente Sinfony).
Una volta, William Boyce – compositore contemporaneo di Händel – disse che questi “prende i ciottoli di altri uomini e li trasforma in diamanti”. Niente di più vero su questa sinfonia, la quale incorpora frammenti musicali tratti dall’Allegro di un concerto della Tafelmusik di Telemann e da una Giga per tastiera di Muffat. Il tema principale, tuttavia, deriva da un ritornello di un’aria dell’opera Numitore del compositore italiano Giovanni Porta.
Dapprima, Händel adattò il pezzo per un trio di due clarinetti e corno da caccia, poi come sinfonia destinata a qualche sua opera sconosciuta, migliorando a ogni revisione il ritmo del brano. Una volta realizzata la versione definitiva, questa trovò collocazione ottimale nel Solomon, durante una fase avanzata della gestazione di quest’oratorio.
Sebbene l’oratorio sia oggi raramente eseguito in forma integrale, questa sinfonia fu un brano assai popolare per tutto il secolo scorso venendo, per esempio, suonato frequentemente durante le cerimonie nuziali. Come pezzo autonomo, fu inciso per la prima volta da Beecham nel 1933 e fu spesso da questi inserito nei programmi dei suoi concerti.
Anche in tempi recenti, la sua fama non è scemata ed è stato impiegato come brano di apertura dei Giochi Olimpici di Londra nel 2021 e come parte della cerimonia di incoronazione di Carlo III nel 2023.
Il pezzo non segue una forma rigida, ma si articola in sezioni basate sulla presentazione e sulla ripresa di materiale tematico contrastante, avvicinandosi a una specie di forma ritornello libera o a una forma sezionale (ABA’ con episodi).
Si ha un inizio energico “in medias res”, con primi oboi e primi violini che presentano all’unisono o all’ottava il tema principale, una rapida figurazione ascendente in semicrome basata su scale e arpeggi spezzati nella tonalità di Si bemolle maggiore. Bassi e viola forniscono un solido supporto armonico (I-V-I) e contribuiscono a creare un ritmo propulsivo e incalzante.
I secondi oboi e i secondi violini rispondono con un motivo contrastante, sempre in semicrome, ma con un profilo melodico più sinuoso e discendente, creando un effetto antifonale (call-and-response) tra le due coppie strumentali. Armonicamente, ci si muove verso la dominante (Fa maggiore).
Viene ripreso il tema principale nella nuova tonalità, concludendo questa sezione con una forte cadenza. Segue una transizione in semicrome che riporta alla tonalità di impianto, preparando la nuova sezione. Gli oboi tacciono brevemente.
Gli oboi riprendono la loro attività esponendo un nuovo tema più cantabile e meno agitato in dialogo imitativo, accompagnati dagli archi con note tenute e semplici figurazioni ritmiche. Il tema viene poi sviluppato passando per varie tonalità prima di ritornare a quella iniziale.
Si ha una ripresa del materiale tematico precedente nei violini, ai quali si uniscono progressivamente gli oboi. Si può riscontrare la presenza di un certo effetto antifonale e la riaffermazione decisa della tonalità di Si bemolle maggiore.
Segue una sezione di sviluppo basata principalmente sul primo motivo, nella quale Händel impiega progressioni armoniche e sequenze per creare movimento e intensità, esplorando tonalità vicine (Sol minore, Do minore). La scrittura violinistica diventa più virtuosistica, con rapide scale e arpeggi, spesso in terze parallele.
Riappare il secondo tema agli oboi, accompagnati dagli archi, fornendo un momento di respiro e di contrasto timbrico prima della conclusione.
Viene ripreso l’intero primo tema nella tonalità di impianto, con la partecipazione dell’intero ensemble. Vi è un richiamo del secondo tema agli oboi, integrati nella partecipazione orchestrale. Il pezzo termina con una coda basata sulla prima parte del primo tema, con cadenze energiche e ripetute che rafforzano la tonalità di impianto, concludendo con una cadenza perfetta.
Il metro di 4/4 fornisce una certa regolarità ritmica al pezzo, con forti contrasti dati dagli oboi che, nell’esporre il secondo tema, introducono figure ritmiche più lunghe (crome, semiminime). La tessitura è prevalentemente omofonica, con parti in contrappunto nei passaggi degli oboi. Nei passaggi violinistici, la tessitura mantiene sempre una certa omofonia, con un interesse melodico-ritmico concentrato sugli archi acuti.
Le dinamiche, come spesso avveniva all’epoca, sono ottenute variando il numero di strumenti che suonano (tutti = forte, meno strumenti = piano/mezzo-forte), dando vita a una dinamica “a terrazze”. Le articolazioni (legato, staccato) seguono le convenzioni esecutivo-interpretative dell’epoca, mirando a chiarezza e brillante nelle figurazioni più rapide.
Nel complesso, l’opera si distingue per il grande splendore, la notevole energia e gioia, nonché per la sua agitazione festosa. La musica riflette l’immagine di un arrivo regale, ricco di dinamismo, sfarzo e attesa. L’uso massiccio delle semicrome, il timbro brillante di oboi e violini e, infine, le armonie chiare e decise contribuiscono a creare un’atmosfera esuberante e trionfale.
Buona giornata e a presto!
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Grazie davvero, caro Pierfrancesco. Buona giornata a te, a domani 🙂
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