Pēteris Vasks (16 aprile 1946): Vientuļais eņģelis (Angelo solitario), meditazione per violino e archi (1999). Alina Pogostkina, violino; Sinfonietta Rīga, dir. Juha Kangas.

Pēteris Vasks (16 aprile 1946): Vientuļais eņģelis (Angelo solitario), meditazione per violino e archi (1999). Alina Pogostkina, violino; Sinfonietta Rīga, dir. Juha Kangas.

Bellissimo. Grazie come sempre.
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Ciao e buona giornata 🙂
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Per me una felice scoperta, grazie e buona giornata Claudio
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Grazie, altrettanto a te 🙂
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Ho fatto una ricerca veloce su pittori lettoni e non ho trovato niente che corrispondesse alle immagini del video.
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I dipinti sono di Faïza Maghni, un’artista autodidatta algerina che attualmente vive a Parigi:
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Grazie. Non era lettone.
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Dolcemente malinconico, come le fiabesche donne di questo artista. Grazie.
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L’artista in realtà è una pittrice algerina attiva a Parigi, si chiama Faïza Maghni.
Buona giornata, Neda.
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Buona Pasqua Claudio.
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Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questo pezzo così enigmatico, una splendida interpretazione! 😊
Vasks è attualmente considerato uno dei maggiori compositori europei di musica accademica della fine del Novecento. Alcuni studiosi lo hanno fatto rientrare tra le fila della corrente musicale del Minimalismo sacro (o Minimalismo spirituale), sebbene quest’associazione sia oggetto di ampio dibattito [1].
Nato ad Aizpute (Lettonia) nella famiglia del pastore battista Arvīds Vasks e della dentista Ludmila Vaska-Buivide, egli ha dapprima studiato violino presso la locale Scuola di Musica (1954-1959) e poi contrabbasso alla Scuola di Musica “Emīls Dārziņš” di Riga (1959-1964). Durante i suoi anni da studente, Vasks ha anche suonato il contrabbasso nell’Orchestra del Teatro dell’Opera e del Balletto Nazionale Lettone.
Dopo aver terminato questa prima fase della sua formazione, egli ha deciso di studiare composizione presso il Conservatorio Statale Lettone ma, a causa delle politiche sovietiche repressive nei confronti dei battisti, questo gli è stato impedito. Di conseguenza, Vasks ha dovuto trasferirsi nella vicina Lituania per studiare contrabbasso presso il Conservatorio Lituano di Musica e Teatro di Vilnius (1964-1970), sotto la tutela di Vītauts Sereika.
Anche durante questo periodo, Vasks ha lavorato in varie orchestre lettoni, tra le quali nell’Orchestra Filarmonica Lituana. Dopo aver prestato servizio nell’esercito sovietico, il compositore ha potuto proseguire la sua formazione musicale, studiando composizione al Conservatorio Lettone (1973-1978) con Valentīns Utkins, continuando la sua attività concertistica nell’Orchestra da Camera Filarmonica Lettone e nell’Orchestra Sinfonica della Radio e Televisione Lettone.
L’anno successivo al termine dei suoi studi, Vasks è stato ammesso all’Unione dei Compositori Lettoni e ha iniziato anche a lavorare come insegnante nelle scuole di musica di Zvejniekciems, Salacgrīva e Jelgava. Dal 1989, invece, ha lavorato come insegnante di composizione presso la Scuola di Musica “Emīls Dārziņš”.
A partire dagli anni ’90, il compositore ha iniziato a riscuotere successo internazionale, grazie al sostegno del violinista Gidon Kremer e, da questo momento in avanti, è diventato uno dei compositori contemporanei europei più influenti e apprezzati.
Nel 2011, il compositore ha deciso di creare la Fondazione “Pēteris Vasks” per il sostegno alla creazione di nuove composizioni da parte di giovani compositori lettoni, in collaborazione con l’imprenditrice e scultrice Regīna Deičmane e la musicista e attrice Dita Krenberga.
Il suo stile, dapprima influenzato dalla musica sperimentale aleatoria di Witold Lutosławski, Krzysztof Penderecki e George Crumb, si è successivamente ispirato alla musica popolare lettone, come si può vedere nel suo Concerto per corno inglese (1989). Pur non citando direttamente melodie popolari, la sua musica evoca profondamente lo spirito arcaico e le sonorità della tradizione del suo paese.
La sua musica presenta anche riferimenti ricorrenti anche al rapporto tra uomo e natura, alla bellezza della natura incontaminata e alla minaccia della distruzione ecologica. Spesso, nei suoi lavori si ritrovano suoni che imitano il canto degli uccelli o che evocano paesaggi naturali.
Figlio di un pastore, Vasks infonde nelle sue composizioni una profonda dimensione spirituale, esplorando spesso il conflitto tra luce e tenebre, bene e male, sofferenza e speranza, mirando a “nutrire l’anima”.
La sua produzione, molto chiara e comunicativa, si caratterizza per un solido e vigoroso senso armonico, spesso basato su tonalità minori e alternando passaggi lirici e pastorali a momenti di aspra dissonanza, cluster sonori o sezioni cupe e drammatiche di carattere marziale. In essa, si trova anche un ampio uso di tecniche minimaliste, senza però scadere rigidamente in un unico metodo, ma piuttosto integrandole in un tessuto musicale più complesso e variegato.
Il suo catalogo annovera varie sinfonie, concerti, pezzi orchestrali, pezzi da camera, una messa, varie ballate, cicli e miniature corali e diversa altra musica strumentale.
Tra le sue migliori composizioni, si ricordano il Quartetto per archi n° 2 (1984, legato a tematiche ambientali), Cantabile (1979), Musica dolorosa (1984), Bass Trip (2003) per contrabbasso, il concerto Tālā gaismā (1996-1997, “Luce Lontana”) per violino, la Sinfonia n° 2 e Musica per un amico defunto.
Il suo Vientuļais eņģelis non è nato come pezzo autonomo, ma come trascrizione e ampliamento del quinto movimento del suo Quartetto per archi n° 4, composto nello stesso anno e dedicato al Kronos Quartet. Questa sua origine è fondamentale per capire l’intimità e la trama contrappuntistica che talvolta emerge in questo pezzo.
Anche l’uso del termine “Meditazione” suggerisce un carattere introspettivo e contemplativo, nonché un tempo generalmente lento e un focus sull’atmosfera e sull’espressione emotiva, piuttosto che su una struttura formale rigida o su un complesso sviluppo tematico.
Il titolo del pezzo è fortemente evocativo e la figura dell’angelo suggerisce una dimensione trascendente, spirituale ed eterea, oltre che un’idea di purezza o di messaggero divino. L’aggiunta dell’aggettivo “solitario” introduce un elemento di malinconia e isolamento, ma anche di struggimento od osservazione silenziosa del mondo e delle sue vicende.
Probabilmente, il pezzo sembra volersi soffermare su quest’ultima immagine, rappresentando una figura celeste che guarda il mondo con compassione, forse con tristezza, per le sofferenze degli uomini, portando un messaggio di speranza o di consolazione. Vasks stesso ha corroborato questa tesi, parlando della visione di un angelo che sorvola la Terra, vedendone allo stesso tempo la bellezza e la distruzione causata dall’uomo e piangendo per la sua sorte.
Musicalmente, il violino solista rappresenta la voce dell’angelo, distinguendosi per la sua scrittura estremamente lirica e cantabile che sfrutta l’intera estensione dello strumento, privilegiando però spesso il registro acuto e sovracuto, anche avvalendosi di armonici naturali e artificiali che creano un suono etereo e quasi immateriale. Questa linea solistica si configura quale fulcro emotivo del brano.
L’orchestra d’archi, invece, funge da sfondo armonico-atmosferico e, a tratti, dialoganti. Vasks la impiega per creare un tappeto sonoro, con accordi lunghi e tenuti spesso in dinamiche sommesse (pianissimo) che creano un’atmosfera sospesa e contemplativa. L’uso dei divisi (più sezioni che suonano note diverse dello stesso accordo) arricchisce l’impasto armonico.
Le note lunghe e gravi (spesso ai violoncelli e ai contrabbassi), invece, contribuiscono all’ancoraggio dell’armonia e alla costruzione di un senso di staticità meditativa. A volte, linee interne (specialmente nelle viole o nei violoncelli) emergono con frammenti melodici che dialogano o commentano la linea del solista. L’orchestra, nel suo complesso, cresce in dinamica e in densità sonora per sottolineare i climax emotivi, spesso usando accordi più dissonanti o un vibrato più intenso.
La relazione solista-orchestra è, prevalentemente, quella di una melodia accompagnata, ma con una sensibilità quasi cameristica. Il solista emerge con chiarezza, ma è costantemente avvolto e sostenuto dal suono caldo e omogeneo degli archi.
Il linguaggio adottato dal compositore affonda le sue radici nella tonalità – spesso prediligendo tonalità minori come Do minore o Sol minore come punti di riferimento iniziale e finale – e nella modalità – con un richiamo a canti antichi e religiosi.
Si nota, inoltre, un uso magistrale del contrasto consonanza-dissonanza, con la presenza di armonie spesso basate su triadi pure (maggiori e minori) e intervalli perfetti (quinte e ottave) che conferiscono un senso di purezza arcaica o spirituale.
A queste, si aggiungono frequenti dissonanze espressive (seconde minori, settime maggiori, cluster tonali) che creano un senso di tensione, dolore o struggimento. Queste dissonanze spesso trovano risoluzione su consonanze, creando un effetto catartico o consolatorio.
Il cromatismo, spesso usato nelle linee melodiche e armoniche interne, ha infine la funzione di intensificare l’espressività e di creare slittamenti armonici fluidi.
La linea solistica presenta frasi lunghe, arcuate e assai espressive, impiegando non solo i suoni caldi e profondi della corda di Sol, ma anche le note eteree e penetranti del registro più acuto, spesso raggiunte con ampi salti melodici (sesta, settima, ottava e oltre), contribuendo al senso di slancio lirico e di anelito. A questi salti, Vasks alterna movimenti per grado congiunto per creare un’atmosfera più intima e raccolta.
Nonostante l’assenza di un rigido sviluppo tematico, sono ricorrenti alcune figurazioni ascendenti che sembrano librarsi o dei motivi discendenti simili a sospiri, conferendo una certa unità tematica al pezzo. L’uso degli armonici è cruciale per creare un effetto “angelico”, mentre il vibrato è usato con grande varietà per colorare il suono e intensificare l’emotività.
Il senso del tempo è fluido e quasi sospeso e, nonostante le precise indicazioni di notazione, l’esecuzione richiede una certa flessibilità agogica (rubato) per assecondare il respiro delle frasi melodiche. La semplicità delle figure ritmiche (note lunghe, crome, terzine) serve a evitare quella complessità che disturberebbe il flusso contemplativo.
Anche la forma mostra una certa fluidità e organicità, avvicinandosi più a un flusso di coscienze emotivo che a uno schema classico. Tuttavia, è individuabile una specie di forma ad arco o tripartita (ABA’) con introduzione e coda.
Nell’introduzione, gli archi stabiliscono l’atmosfera con accordi sommessi e tenuti, spesso costruiti su armonie aperte o modali, mentre nella prima sezione il violino solista espone il lirico e malinconico tema principale, sviluppando il materiale introduttivo.
Nella seconda sezione, invece, la musica diventa progressivamente più intensa e la dinamica cresce, mentre l’armonia si fa più densa e dissonante. La linea del violino, ora più appassionata e drammatica, costruisce il cuore emotivo del pezzo, manifestando potentemente la “solitudine” e il “dolore” dell’angelo. [2]
La terza sezione riporta alla calma e al materiale tematico iniziali, però con una qualità più rassegnata, consolatoria o trasfigurata, allentando la tensione. Nella coda, la musica si dissolve con gradualità e il violino solista sale spesso verso il registro acutissimo, svanendo su un armonico, mentre gli archi ritornano alla staticità e al silenzio iniziali, rappresentando la scomparsa o l’ascesa dell’angelo.
Le dinamiche sono fondamentali per la modelizzazione dell’arco espressivo e vanno dal pianissimo quasi impercettibile che crea un’atmosfera misteriosa e trascendente a climax più potenti che esprimono dolore o passione intensa. I crescendo e i diminuendo, graduali e lunghi, contribuiscono alla fluidità e all’organicità del discorso musicale.
Nel complesso, questa composizione invita all’ascolto interiore e alla contemplazione, con l’immagine dell’”angelo solitario” fungente da potente catalizzatore emotivo che spinge l’ascoltatore a proiettare i propri sentimenti di isolamento, compassione o anelito spirituale. A oggi, è uno dei pezzi più amati ed eseguiti di Vasks, proprio per la sua capacità di combinare semplicità apparente, ricchezza armonica e lirismo toccante.
Note:
[1] L’etichetta va usata con cautela poiché Vasks, pur condividendo molto con i compositori tipicamente associati a questo stile, mantiene una voce decisamente personale.
Tra i punti di contatto, si ricordano:
Tra le differenze, invece, vanno considerate:
[2] I dipinti della pittrice algerina Faïza Maghni ben si prestano a rappresentare visivamente l’atmosfera di questo pezzo. I suoi ritratti di donne, infatti, sono spesso caratterizzati da sguardi enigmatici e da una ricchezza di costumi e ornamenti.
Nel dettaglio, la malinconia, la bellezza sognante e lo sguardo enigmatico e introspettivo delle donne di questi ritratti sono un riflesso visivo della qualità meditativa, spirituale e talvolta dolente della musica di Vasks. L’eleganza formale e la ricchezza dei dettagli, invece, sono associabili alla cura timbrica e al lirismo del pezzo.
Più in generale, la sensazione di figure femminili “fuori dal tempo” o immerse in un mondo interiore, tipica dei lavori della pittrice, è collegabile all’immagine eterea e trascendente della figura dell’”angelo solitario”.
Buona giornata e a domani!
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Molto interessanti, Pierfrancesco, anche le osservazioni sull’opera di Faïza Maghni. Buona serata, a domani 🙂
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Excellent player, full of different feelings👍
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poco più su qualcuno ha detto “enigmatico” in effetti c’è struggimento che muta in ritmo più calzante. Un abbraccio affettuosissimo e le mie scuse per non essere presente. Una serena Pasqua da me e Sally❤️🙏
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Auguri dolci e cari a voi 🙂
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Un incantesimo ; non so esprimere altro con tanta gratitudine.
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