Su temi di Paul Klee

Gunther Schuller (1925 - 21 giugno 2015): Seven Studies on Themes of Paul Klee per orchestra (1959). NDR Radiophilharmonie diretta dall’autore.

  1. Antike Harmonien / Antique Harmonies [0:12]
  2. Abstraktes Trio / Abstract Trio [2:43]
  3. Kleiner blauer Teufel / Little Blue Devil [4:55]
  4. Die Zwitschermaschine / The Twittering-Maschine [7:54]
  5. Arabische Stadt / Arab Village [10:31]
  6. Ein unheimlicher Moment / An Eerie Moment [18:20]
  7. Pastorale [20:41]


L’approfondimento
di Pierfrancesco Di Vanni

Gunther Schuller: un poliedrico maestro della musica americana tra classica, jazz e oltre

Figura straordinariamente versatile nel panorama musicale americano, Gunther Schuller si è distinto come compositore, direttore d’orchestra, cornista, autore, storico, educatore, editore e musicista jazz. La sua carriera, durata oltre sette decenni, ha lasciato un’impronta indelebile in molteplici ambiti musicali.

Primi anni e formazione: un talento precoce e autodidatta
Nato a Queens, New York, da genitori tedeschi (il padre, Arthur E. Schuller, era violinista della New York Philharmonic), Gunther mostrò un talento musicale precoce. Studiò presso la Saint Thomas Choir School, diventando un abile suonatore di corno e di flauto. La sua ascesa professionale fu rapida, tanto che, a soli 15 anni, nel 1943, suonava già il corno professionalmente con l’American Ballet Theatre. Seguirono incarichi prestigiosi come primo corno presso la Cincinnati Symphony Orchestra (1943-45) e successivamente con l’Orchestra del Metropolitan Opera di New York, dove rimase fino al 1959. Nonostante avesse frequentato la Precollege Division della Manhattan School of Music (dove poi insegnò), Schuller abbandonò gli studi superiori per dedicarsi alla carriera professionistica, non conseguendo mai una laurea formale. Il suo ingresso nel mondo del jazz avvenne registrando come cornista con Miles Davis tra il 1949 e il 1950.

L’ascesa e l’innovazione: la nascita del Third Stream
Il 1955 vide Schuller, insieme al pianista jazz John Lewis, fondare la Modern Jazz Society, che tenne il suo primo concerto alla Town Hall di New York e divenne poi nota come Jazz and Classical Music Society. Fu durante una lezione alla Brandeis University nel 1957 che Schuller coniò l’espressione Third Stream per descrivere una musica che fonde le tecniche compositive e improvvisative della musica classica e del jazz. Divenne un fervente sostenitore di questo stile, componendo numerose opere secondo questi principi, come Transformation (1957, per ensemble jazz), Concertino (1959, per quartetto jazz e orchestra), Abstraction (1959, per nove strumenti) e Variants on a Theme of Thelonious Monk (1960, per 13 strumenti) che vide la partecipazione di musicisti innovativi come Eric Dolphy e Ornette Coleman. Nel 1966 compose l’opera The Visitation. Un altro importante contributo fu la sua orchestrazione dell’unica opera teatrale sopravvissuta di Scott Joplin, Treemonisha, per la prima produzione della Houston Grand Opera nel 1975.

Maturità artistica e impegno poliedrico
Dal 1959, Schuller ridusse significativamente la sua attività di esecutore per dedicarsi maggiormente alla composizione, all’insegnamento e alla scrittura. Continuò a dirigere orchestre a livello internazionale e approfondì lo studio e la registrazione del jazz con giganti come Dizzy Gillespie e John Lewis. La sua produzione compositiva è vasta, con oltre 190 opere originali che spaziano in numerosi generi musicali. Negli anni ’60 e ’70, Schuller fu presidente del New England Conservatory, dove fondò The New England Ragtime Ensemble, contribuendo alla rinascita di questo genere. Parallelamente, ricoprì vari ruoli presso il Tanglewood Music Center, sede estiva della Boston Symphony Orchestra, servendo come direttore delle attività di musica nuova (1965-69) e come direttore artistico (1970-84), creando anche il Tanglewood Festival of Contemporary Music. Negli anni ’70 e ’80, Schuller fondò le case editrici Margun Music e Gun-Mar e l’etichetta discografica GM Recordings (Margun Music e Gun-Mar furono vendute a Music Sales Group nel 1999). Un progetto discografico particolare fu l’LP Country Fiddle Band (1976) con la band di musica country del conservatorio, lodato dalla critica per la sua originalità e bellezza. Il suo impegno nella conservazione del patrimonio jazzistico si manifestò anche come caporedattore delle Jazz Masterworks Editions e co-direttore della Smithsonian Jazz Masterworks Orchestra. Un’impresa monumentale fu la cura editoriale e la prima postuma dell’immensa opera finale di Charles Mingus, Epitaph, presentata al Lincoln Center nel 1989. Schuller fu anche autore di due testi fondamentali sulla storia del jazz: Early Jazz (1968) e The Swing Era: The Development of Jazz, 1930-1945. Tra i suoi numerosi allievi si annoverano Irwin Swack, Ralph Patt e Oliver Knussen.

Ultimi decenni: eredità e riconoscimenti continui
Dal 1993 fino alla sua morte, Schuller fu Direttore Artistico del Northwest Bach Festival a Spokane, Washington, presentando annualmente opere di J.S. Bach e altri compositori. Tra le sue direzioni memorabili al festival si ricordano la Messa in Si minore, la Passione secondo Matteo e il Messiah di Handel. Il suo legame con Spokane era iniziato nel 1982 come direttore ospite della Spokane Symphony, di cui fu poi Direttore Musicale (1984-1985), continuando a collaborare come ospite e come Direttore Artistico del vicino Festival at Sandpoint. Nel 2005, la Boston Symphony, il New England Conservatory e l’Università di Harvard gli dedicarono un festival, I Hear America, curato da Bruce Brubaker, che definì Schuller «un testimone chiave della cultura musicale americana». La sua opera orchestrale modernista Where the Word Ends fu eseguita in prima assoluta dalla Boston Symphony Orchestra nel 2009. Nel 2011 pubblicò il primo volume di un’autobiografia, Gunther Schuller: A Life in Pursuit of Music and Beauty. Nel 2012, presentò un nuovo arrangiamento, la suite dall’opera di Joplin Treemonisha. Schuller si spense il 21 giugno 2015 a Boston, a causa di complicazioni dovute alla leucemia.

Seven Studies on Themes of Paul Klee: analisi
Questa suite sinfonica si pone come un affascinante esempio di ekphrasis musicale, ovvero la traduzione del linguaggio visivo in quello sonoro. Ogni studio è una risposta musicale diretta a un’opera specifica del pittore svizzero-tedesco Paul Klee, noto per la sua profonda connessione con la musica e per la sua estetica che fonde astrazione, lirismo e un sottile umorismo. Schuller, pioniere del Third Stream, utilizza la sua vasta tavolozza orchestrale e la sua profonda comprensione di entrambi i mondi per dare vita a queste miniature sonore, ognuna con un carattere distintivo che riflette l’essenza del dipinto ispiratore.
Il dipinto di Klee Antike Harmonien (1925) presenta una griglia di quadrati e rettangoli colorati con tonalità terrose, ocra, rosse e verdi smorzate, evocando l’impressione di un antico mosaico o di un affresco sbiadito dal tempo. La struttura è ordinata, quasi architettonica, ma i colori e le lievi irregolarità suggeriscono una patina di antichità e mistero. Schuller traduce questa visione con una scrittura orchestrale solenne e statica. Il movimento inizia con accordi profondi e sostenuti negli archi bassi e negli ottoni (corni, tromboni), creando un’atmosfera di vastità e mistero arcaico. Le armonie non sono tradizionalmente tonali, ma evocano piuttosto modalità antiche o sonorità organistiche, con cluster accordali che si spostano lentamente, quasi come blocchi di colore che si sovrappongono. La strumentazione privilegia i registri gravi e i timbri scuri, con gli ottoni che conferiscono un senso di imponenza. Le dinamiche sono prevalentemente contenute, con graduali crescendo e diminuendo che suggeriscono un respiro ampio e meditativo. Non c’è una melodia definita nel senso tradizionale, ma piuttosto una successione di “colori armonici” che si evolvono lentamente, riflettendo la natura quasi geologica e stratificata del dipinto. La sensazione è quella di un tempo sospeso, di un’eco proveniente da un passato remoto.
Abstraktes Trio (1923) mostra tre figure lineari e astratte, quasi dei geroglifici danzanti, che interagiscono su uno sfondo neutro. Le forme sono geometriche ma con un che di organico e ludico, suggerendo un dialogo o un gioco tra entità distinte. In netto contrasto con il primo studio, questo movimento è caratterizzato da leggerezza, agilità e un’interazione contrappuntistica vivace. Schuller impiega una scrittura seriale o dodecafonica, con frammenti melodici brevi e angolari che vengono scambiati tra tre gruppi strumentali principali (spesso legni solisti come flauto, oboe, clarinetto, ma con interventi anche di altri strumenti, inclusi gli archi pizzicati e percussioni brillanti come lo xilofono). Il trio del titolo si manifesta in questa chiara suddivisione e dialogo tra le sezioni. Il ritmo è complesso, mutevole e giocoso, con un andamento quasi scherzoso. La tessitura è trasparente e puntillistica, enfatizzando la chiarezza delle singole linee e la loro interazione astratta, rispecchiando perfettamente la natura grafica e lineare del dipinto di Klee.
Kleiner blauer Teufel (1933) raffigura una piccola figura blu, angolare e stilizzata, con un’aria birichina e quasi demoniaca, ma in modo ironico e non minaccioso. Questo studio è l’esempio più evidente dell’estetica Third Stream di Schuller. L’atmosfera è immediatamente jazzistica: un contrabbasso pizzicato introduce un walking bass, sostenuto da una sezione ritmica orchestrale che include batteria (spesso con spazzole) e sincopi tipiche dello swing. Gli ottoni, in particolare la tromba con sordina e il trombone, eseguono melodie frammentate e blueseggianti, ricche di blue notes e inflessioni idiomatiche del jazz. Anche i legni (come il clarinetto) contribuiscono con frasi dal sapore improvvisativo. Il carattere è vivace, spiritoso, e cattura l’essenza sbarazzina e un po’ maliziosa del “diavoletto blu” di Klee. L’orchestrazione è brillante e trasparente, permettendo ai soli jazzistici di emergere chiaramente all’interno di una cornice orchestrale sofisticata.
Die Zwitschermaschine (1922) è una delle opere più celebri di Klee. Mostra quattro uccelli stilizzati, dall’aspetto meccanico, appollaiati su una manovella, suggerendo un congegno che produce suoni artificiali e striduli. Schuller realizza una geniale pittura sonora. Il movimento è un tour de force di onomatopea orchestrale. I legni acuti (ottavino, flauti, oboi, clarinetti) dominano con trilli, frullati, staccati rapidissimi e glissandi che imitano il cinguettio meccanico e frenetico degli uccelli. Le percussioni (woodblock, triangolo, piatti piccoli, raganella) contribuiscono all’effetto di una macchina cigolante e un po’ sgangherata. La musica è prevalentemente atonale e costruita su gesti sonori piuttosto che su temi tradizionali. C’è un senso di movimento perpetuo, a volte comico, a volte vagamente inquietante, che culmina in una sorta di “collasso” della macchina sonora, rispecchiando la fragilità e l’assurdità del congegno dipinto da Klee.
Arabische Stadt (1922) evoca un paesaggio urbano stilizzato, con forme geometriche che suggeriscono edifici sotto un sole intenso. I colori sono caldi, e l’atmosfera è quella di un luogo esotico, forse un po’ statico e sognante. Questo studio trasporta l’ascoltatore in un’atmosfera esotica e contemplativa. Schuller utilizza scale modali con intervalli caratteristici (come seconde aumentate) che richiamano la musica mediorientale, affidate principalmente ai legni solisti (flauto e oboe in particolare, con le loro qualità timbriche evocative). Un tappeto sonoro creato dagli archi, spesso con tremoli o armonie sostenute e diafane, suggerisce il calore e la vastità del deserto o l’immobilità di un villaggio sotto il sole. Le percussioni (tamburello, piccoli tamburi, piatti sospesi) sono usate con parsimonia ma in modo coloristico, contribuendo a definire l’ambientazione. Il tempo è lento, e la musica si sviluppa attraverso lunghe frasi melodiche sinuose e ornamentate, con un senso di mistero e di antica tradizione.
Ein unheimlicher Moment (1912) presenta linee spezzate e figure astratte su uno sfondo scuro, creando una sensazione di tensione, precarietà e mistero, quasi di presagio. Schuller crea un’atmosfera di estrema tensione e inquietudine. Il movimento è caratterizzato da una scrittura atonale, frammentata e pointillistica, dove il silenzio gioca un ruolo fondamentale. I suoni sono spesso isolati, brevi e incisivi, separati da pause cariche di suspense. L’orchestrazione è scarna e sfrutta timbri particolari ed effetti sonori: armonici degli archi, glissandi, suoni prodotti col legno, ottoni con sordina che emettono suoni spettrali, fremiti nei legni. Le dinamiche sono prevalentemente bassissime (pianissimo), con improvvisi e brevi accenti che aumentano il senso di disagio e di attesa. Questo studio è un magistrale esempio di come la musica possa evocare il non detto, l’inquietante, attraverso la rarefazione del materiale e l’uso sapiente del timbro e del silenzio, in perfetta sintonia con l’astrattismo carico di tensione del dipinto.
Pastorale (Rhythmen) (1927), infine, è un’opera composta da file orizzontali di piccoli segni e simboli quasi calligrafici, che Klee stesso definiva “paesaggi ritmici”. Non è una rappresentazione naturalistica, ma piuttosto un’evocazione ritmica e simbolica di un paesaggio. L’ultimo studio offre una conclusione lirica e più distesa, seppur sempre all’interno di un linguaggio armonico moderno. Il movimento si apre con figurazioni ondulatorie e gentili negli archi, creando un’atmosfera serena e fluida. I legni (in particolare flauti e clarinetti) introducono melodie dal sapore pastorale e modale, che si intrecciano in un delicato contrappunto. L’orchestrazione è luminosa e trasparente. C’è un senso di crescita graduale, con l’aggiunta progressiva di strumenti e un leggero aumento della densità sonora, per poi ritornare a una sonorità più rarefatta e pacata. Le armonie, pur non essendo strettamente tonali, sono più consonanti e accessibili rispetto ad altri movimenti, evocando un senso di natura e di calma contemplativa, in linea con l’idea di un “paesaggio ritmico” e stilizzato di Klee.

Nel complesso, i Seven Studies rappresentano un vertice della capacità di Schuller di dialogare con le arti visive e di tradurre stimoli pittorici in strutture sonore complesse e ricche di significato. L’opera dimostra la sua straordinaria padronanza dell’orchestra, la sua abilità nel fondere elementi della tradizione classica con inflessioni e tecniche jazzistiche (Third Stream), e la sua sensibilità nel catturare l’essenza di ogni singolo dipinto di Klee, creando un ciclo di miniature sonore tanto diverse quanto profondamente interconnesse.

Danske billeder

Johan Peter Emilius Hartmann (1805 - 10 marzo 1900): Sinfonia n. 1 in sol minore op. 17 (1835). Danmarks Radio SymfoniOrkestret, dir. Thomas Dausgaard.

  1. Introduktion: Moderato – Allegro assai, con passione
  2. Andante [9:26]
  3. Menuetto [15:92]
  4. Finale: Allegro molto assai [20:51]

Brendekilde
Hans Andersen Brendekilde (1857-1942)
Sentiero alberato in autunno (1902)

Melancholia

Angelo Gilardino (16 novembre 1941 - 2022): Musica per l’Angelo della Melancholia (Studi da Albrecht Dürer; 1991). Angelo Marchese, chitarra.

  1. Andante quasi adagio, liberamente
  2. Andantino capriccioso [1:52]
  3. Non troppo allegro, ma assai scandito [3:25]
  4. Andante molto tranquillo, come una rêverie [5:07]
  5. Allegro con fuoco [8:47]

Sinfonia del mare

Hakon Børresen (1876 - 6 ottobre 1954): Sinfonia n. 2 in la maggiore op. 7, Havet (Il mare; 1904). Hr-Sinfonieorchester, dir. Ole Schmidt.

  1. Brænding (Marosi): Allegro con brio
  2. Sommer (Estate): Molto vivace [10:30]
  3. Tragedie (Tragedia): Adagio molto [17:27]
  4. Lystsejlads (Regata felice): Poco andante – Allegro con fuoco [27:25]


Michael Ancher (1849 – 1927): ritratto di Hakon Børresen (1910)

Una Sinfonia delle Alpi

Richard Strauss (1864 - 8 settembre 1949): Eine Alpensinfonie, poema sinfonico op. 64 (1915). Berliner Phil­harmoniker, dir. Herbert von Karajan (registrazione del 1980).

  1. Nacht (Notte)
  2. Sonnenaufgang (Il sorgere del sole) [2:57]
  3. Der Anstieg (L’ascesa) [4:31]
  4. Eintritt in den Wald (Ingresso nella foresta) [6:49]
  5. Wanderung neben dem Bache (Passeggiata presso il ruscello) [11:38]
  6. Am Wasserfall (Alla cascata) [12:23]
  7. Erscheinung (Apparizione) [12:41]
  8. Auf blumigen Wiesen (Nei prati in fiore) [13:32]
  9. Auf der Alm (All’alpeggio) [14:29]
  10. Durch Dickicht und Gestrüpp auf Irrwegen (Tra fogliame e rovi dopo aver sbagliato strada) [16:34]
  11. Auf dem Gletscher (Sul ghiacciaio) [18:08]
  12. Gefahrvolle Augenblicke (Momenti di pericolo) [19:33]
  13. Auf dem Gipfel (Sulla vetta) [20:53]
  14. Vision (Visione) [25:25]
  15. Nebel steigen auf (Sale la nebbia) [29:05]
  16. Die Sonne verdüstert sich allmählich (Il sole si oscura a poco a poco) [29:22]
  17. Elegie (Elegia) [30:11]
  18. Stille vor dem Sturm (Calma prima della tempesta) [32:49]
  19. Gewitter und Sturm, Abstieg (Bufera e tempesta, discesa) [35:30]
  20. Sonnenuntergang (Tramonto) [39:30]
  21. Ausklang (Epilogo) [42:12]
  22. Nacht (Notte) [48:14]

Jakub Hrůša
Karajan 1
Karajan 2
Haitink

Sulle copertine dei dischi dell’Alpensinfonie è sovente raffigurato il Cervino, ma l’a­scen­sione musicalmente descritta da Strauss si svolge sulle Alpi Bavaresi — pro­ba­bil­men­te nel massiccio della Zugspitze (2962 m) che sovrasta Garmisch, dove il com­po­si­tore trascorse gli ultimi anni.

Max Wolfinger: Zug-Spitz am Eib-See, 1864.

Per Wilma Neruda

Henri Vieuxtemps (1820 - 1881): Concerto per violino e orchestra n. 6 in sol maggiore op. 47 (1865). Jolente De Maeyer, violino; Orchestre Philharmonique Royal de Liège, dir. Patrick Davin.

  1. Allegro moderato
  2. Pastorale: Andante con moto
  3. Intermezzo: Siciliano
  4. Rondo final: Allegretto

Il brano è dedicato a Wilma Neruda (1838 - 1911), celebre violinista morava che sposò in prime nozze il compositore svedese Ludvig Norman e poi il pianista e direttore d’orchestra tedesco-inglese Charles Hallé. Nel romanzo Uno studio in rosso (1887) di sir Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes e il dottor Watson assistono a un recital di «Madame Norman-Neruda».

Vieuxtemps, op. 47
Wilma Neruda
Wilma Neruda ritratta da George Frederic Watts

Mathis il pittore

Paul Hindemith (1895 - 28 dicembre 1963): Symphonie «Mathis der Maler» (1933-34). Boston Symphony Orchestra, dir. Carlo Maria Giulini (dal vivo: Boston, 29 marzo 1974).

  1. Engelkonzert: Ruhig bewegt
  2. Grablegung: Sehr langsam [9:55]
  3. Versuchung des heiligen Antonius: Sehr langsam, frei im Zeitmass. Sehr lebhaft [14:53]

Questa sinfonia è costituita da brani incorporati nell’omonimo lavoro teatrale, completato nel 1935, proibito in Germania dal regime nazista, rappresentato dunque a Zurigo nel 1938: il I movimento della sinfonia è l’ouverture, il II corrisponde all’interludio sinfonico della settima e ultima scena, il III è elaborato e ampliato nella scena sesta. Protagonista dell’opera è Mathis Gothart Nithart, meglio noto come Matthias Grünewald (c1480 - 1528), autore fra l’altro dello stupefacente Altare di Isenheim.

Andrea del Sarto

Daniel-Jean-Yves Lesur detto Daniel-Lesur (19 novembre 1908 - 2002): Andrea del Sarto, poema sinfonico (1949). Orchestre philharmonique du Luxembourg, dir. Louis de Froment.
Al pittore fiorentino Daniel-Lesur dedicò altre composizioni: musiche di scena (1947) per il dramma di Alfred de Musset, e un’opera in 2 atti (1961-68, rappresentata all’Opéra di Marsiglia il 24 gennaio 1969); ecco un riassunto del libretto:
Atto I: Cordiani, allievo e amico di Andrea del Sarto, ama la moglie del pittore, Lucrezia; uscendo dalla stanza di lei, egli viene sorpreso ma non riconosciuto dal custode Grémio, il quale in seguito avverte Andrea dell’accaduto. Lucrezia si prepara a fuggire con Cordiani, ma sopraggiungono prima Andrea e poi i suoi allievi, i quali portano la notizia dell’assassinio di Grémio: si organizzano le ricerche del colpevole, e in breve Cordiani viene smascherato dal pittore. Atto II: Andrea invita Cordiani a lasciare l’Italia, rinunciando a perseguirlo. Quando la cameriera di Lucrezia gli rivela di aver trovato Cordiani nella camera della donna, Andrea sfida l’amico a duello e lo ferisce; ma Lucrezia intende ugualmente partire con l’amante: Andrea decide perciò di darsi la morte e s’avvelena.

Omaggio a Paul Klee

Sándor Veress (1907 - 4 marzo 1992): Hommage à Paul Klee per 2 pianoforti e orchestra d’archi (1951). András Schiff e Dénes Várjon, pianoforti; Budapesti Fesztiválzenekar, dir. Heinz Holliger.

  1. Zeichen in Gelb: Allegro
  2. Feuerwind: Allegro molto
  3. Alter Klang: Andante con moto
  4. Unten und oben: Allegretto piacevole
  5. Steinsammlung: Allegretto
  6. Grün in Grün: Andante
  7. Kleiner Blauteufel: Vivo

Sándor Veress
Sándor Veress

Paul Klee
Paul Klee

The Protestation & Love’s Constancy

The Protestation: A Sonnet
(Thomas Carew, 1595 - 1640)

No more shall meads be deck’d with flowers,
Nor sweetness dwell in rosy bowers,
Nor greenest buds on branches spring,
Nor warbling birds delight to sing,
Nor April violets paint the grove,
If I forsake [When once I leave] my Celia’s love.

The fish shall in the ocean burn,
And fountains sweet shall bitter turn;
The humble oak no flood shall know,
When floods shall highest hills o’er-flow;
Blacke Lethe shall oblivion leave,
If e’er my Celia I deceive.

Love shall his bow and shaft lay by,
And Venus’ doves want wings to fly;
The sun refuse to show his light,
And day shall then be turn’d to night;
And in that night no star appear,
If once I leave my Celia dear.

Love shall no more inhabit earth,
Nor lovers more shall love for worth,
Nor joy above in heaven dwell,
Nor pain torment poor souls in hell;
Grim death no more shall horrid prove,
If e’er I leave bright Celia’s love.


Love’s Constancy, sul testo di Carew, è fra le composizioni più note di Nicholas Lanier (1588 - 24 febbraio 1666); in rete se ne trovano varie interpretazioni: vi propongo l’ascolto di quelle che mi paiono le più interessanti.

Amanda Sidebottom, soprano, e Erik Ryding, liuto.


Anna Dennis, soprano; Hanneke van Proosdij, clavicembalo; Elisabeth Reed, viola da gamba; David Tayler, chitarra barocca.


La performance del soprano Ellen Hargis accompagnata da Paul O’Dette alla tiorba è accessibile soltanto su YouTube, in quanto il proprietario del video ne ha disattivata la visione in altri siti web. Potete ascoltarla qui.

Anton van Dyck: ritratto di Nicholas Lanier

Anton van Dyck: ritratto di Nicholas Lanier

Sul mare, verso Skye

Michael Tippett (2 gennaio 1905 - 8 gennaio 1998): Over the sea to Skye per coro a cappella (1956). BBC Singers, dir. Stephen Cleobury.

Rielaborazione di una delle più belle melodie scozzesi di ogni tempo, il brano di Tippett si dipana su parte del testo che sir Harold Boulton (1859-1935) adattò alla melodia tradizionale e pubblicò nel 1884 con il titolo The Skye Boat Song; i versi fanno riferimento a un episodio semileggendario della vita di Carlo Edoardo Stuart, risalente a poco più di due mesi dopo la battaglia di Culloden, cioè a fine giugno 1746, quando Bonnie Prince Charlie, accompagnato da Flora MacDonald e altri giacobiti, attraversò in barca il Mar delle Ebridi, da South Uist a Skye.

Speed, bonnie boat, like a bird on the wing,
Onward! the sailors cry;
Carry the lad that’s born to be King
Over the sea to Skye.

Loud the winds howl, loud the waves roar,
Thunderclouds rend the air;
Baffled, our foes stand by the shore,
Follow they will not dare.

Speed, bonnie boat, like a bird on the wing…

Though the waves leap, soft shall ye sleep,
Ocean’s a royal bed.
Rocked in the deep, Flora will keep
Watch by your weary head.

Speed, bonnie boat, like a bird on the wing…

Many’s the lad fought on that day,
Well the Claymore could wield,
When the night came, silently lay
Dead on Culloden’s field.

Speed, bonnie boat, like a bird on the wing…

Burned are their homes, exile and death
Scatter the loyal men;
Yet ere the sword cool in the sheath
Charlie will come again.


The Skye Boat Song viene frequentemente cantato sui versi dedicati al medesimo soggetto da Robert Louis Stevenson (n. 42 della raccolta Songs of Travel, 1892):

Sing me a song of a lad that is gone,
Say, could that lad be I?
Merry of soul he sailed on a day
Over the sea to Skye.

Mull was astern, Rùm on the port,
Eigg on the starboard bow;
Glory of youth glowed in his soul;
Where is that glory now?

Sing me a song of a lad that is gone…

Give me again all that was there,
Give me the sun that shone!
Give me the eyes, give me the soul,
Give me the lad that’s gone!

Sing me a song of a lad that is gone…

Billow and breeze, islands and seas,
Mountains of rain and sun,
All that was good, all that was fair,
All that was me is gone.

Sing me a song of a lad that is gone…

Con il testo di Stevenson leggermente modificato, in relazione alla storia narrata («a lad» diventa così «a lass»), The Skye Boat Song è parte fondamentale della colonna sonora di una recente serie televisiva di successo. L’elaborazione musicale è di Dominik Hauser, la voce di Kathryn Jones.


Fra le interpretazioni esclusivamente strumentali, la più nota è certo quella di sir James Galway accompagnato da The Chieftains.

Bonnie Prince Charlie
Carlo Edoardo Stuart ritratto da Allan Ramsay (1745)

Balletti collettivi – II

Les Six: Les mariés de la tour Eiffel, balletto poetico-burlesco in 1 atto (1921) su libretto di Jean Cocteau. Philharmonia Orchestra, dir. Geoffrey Simon.

  1. Overture: le 14 juillet (Georges Auric, 1899 - 1983)
  2. Marche nuptiale (Darius Milhaud, 1892 - 1974) [2:27]
  3. Discours du Général, polka (Francis Poulenc, 7 gennaio 1899 - 1963) [4:25]
  4. La Baigneuse de Trouville, carte postale en couleurs (Poulenc) [5:11]
  5. La Fugue du Massacre (Milhaud) [7:14]
  6. La Valse des Dépêches (Germaine Tailleferre, 1892 - 1983) [9:01]
  7. Marche funèbre (Arthur Honegger, 1892 - 1955) [11:34]
  8. Quadrille (Tailleferre) [15:21]
  9. Ritournelles (Auric) [18:25]
  10. Sortie de la Noce (Milhaud) [20:26]

Ai nomi dei Six bisognerebbe aggiungere quello di Charles Gounod (1818 - 1893), in quanto la «Marche funèbre» di Honegger utilizza, oltre alla «Marche nuptiale» di Milhaud, un tema della celebre «Valse» del I atto del Faust (1859), che potete ascoltare qui nell’interpretazione dei Wiener Philharmoniker diretti da Rudolf Kempe:


balletto

Danza di contadini

Pieter Bruegel il Vecchio, Danza di contadini
Pieter Bruegel il Vecchio (c1525 - 9 settembre 1569): Danza di contadini (c1568).

Mentre ammirate il famoso dipinto (cliccando sull’immagine la si ingrandisce) potete ascoltare la rinomata Berge­rette «Sans Roch», tratta dal pregiatissimo Terzo libriccino di musica (1551) dell’esimio Tielman Susato, nella nota interpretazione del celebre New London Consort diretto dal famigerato Philip Pickett.

Pieter Bruegel il Vecchio?
Presunto autoritratto di Pieter Bruegel il Vecchio

Notte stellata

 
Alla Pàvlova (13 luglio 1952): Sinfonia n. 6, Vincent (2008); ispirata dal capolavoro di Vincent van Gogh Notte stellata (1889) e dedicata all’artista olandese. Orchestra sinfonica «Čajkovskij» di Mosca, dir. Patrick Baton.

    I movimento
    II movimento [13:55]
    III movimento [26:18]
    IV movimento [32:23]

Cinquecento anni fa…

– Leonardo da Vinci (1452 - 1519): Tre rebus
– Serafino Aquilano (1466 - 1500): Tu dormi, io veglio
– Franchino Gaffurio (1451 - 25 giugno 1522): Imperatrix reginarum
– Francesco Spinacino (sec. XV - p1507): Adieu mes amours e La Bernardina (trascrizioni per liuto, da Josquin)
Renata Fusco, soprano; Massimo Lonardi, liuto.

A proposito di Leonardo enigmista:
https://www.giannellachannel.info/storia-segreta-di-un-pioniere-enigmistica-leonardo-da-vinci/

?Gaffurio

Probabile ritratto di Franchino Gaffurio eseguito da Leonardo da Vinci nel 1485
(Pinacoteca Ambrosiana, Milano)

Monte Calvo

Modést Petròvič Mùsorgskij (1839 - 1881): Una notte sul Monte Calvo (Ночь на лысой горе), poema sinfonico, rielaborazione (1886) di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov (1844 - 1908). New York Philharmonic Orchestra, dir. Leonard Bernstein.
E questa è la versione più nota.


Musorgskij: La notte di san Giovanni sul Monte Calvo (versione originale, 1866-67). Berliner Philharmoniker, dir. Claudio Abbado.


Luis Ricardo Falero, duca di Labranzano (1851 - 1896): Partenza delle streghe per il sabba (1878)

Tableaux de Paris

Henri Sauguet (pseudonimo di Jean-Pierre Poupard; 18 maggio 1901 - 1989): Tableaux de Paris, suite symphonique (1950). Orchestre du Capitol de Toulouse, dir. Michel Plasson.

  1. Prélude – Panorama
  2. Matin aux Tuileries: Andante – Alla valse [3:36]
  3. Quai aux Fleurs: Andantino – Vivo – Allegretto [6:50]
  4. La Place des Vosges: Andante moderato – Andantino [9:17]
  5. Le Canal Saint-Martin: Tempo di valse [11:40]
  6. Midi, Place de l’Opéra: Alla valse – Andante moderato – Alla valse – Allegro giusto [14:05]
  7. Lunch au Ritz: Allegro moderato [16:32]
  8. Coucher du soleil sur l’Arc de Triomphe: Tempo di marcia [20:15]
  9. Soirée à Saint-Germain-des-Prés: Allegro giusto – Allegro [22:06]
  10. Nuit à Montmartre – Épilogue: Galop [25:20]






Dipinti di Édouard Cortès (1882 - 1969).

Un hidalgo muy ingenioso

Miguel de Cervantes Saavedra

«Dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva» (Cervantes)

Miguel de Cervantes Saavedra morì il 22 aprile 1616.
Sul suo capolavoro immortale è già stato scritto tutto, anche l’impossibile e l’inim­ma­gi­na­bile: ragion per cui oggi, celebrando la ricorrenza, mi limiterò a segnalare un interessante articolo di José Saramago pubblicato nel 2005 sul «País» e, in italiano, sulla «Repubblica» (leggibile online a questo indirizzo). Inoltre, com’è consuetudine in questo blog, proporrò l’ascolto di alcune composizioni musicali ispirate da Cervantes.
Alla «presenza di Don Chisciotte nella musica» dedicò una dissertazione, nel 1984, la studiosa statunitense Susan Jane Flynn: il suo lavoro è disponibile in rete (The Presence of Don Quixote in Music, University of Tennessee).


Richard Strauss (1864 - 1949): Don Quixote, poema sinfonico op. 35 in forma di phantastische Variationen über ein Thema ritterlichen Charakters (variazioni fantastiche sopra un tema cavalleresco; 1897). Mstislav Rostropovič, violoncello; Berliner Philharmoniker, dir. Herbert von Karajan. Illustrazioni di Gustave Doré.

  1. Introduzione: Mäßiges Zeitmaß. Thema mäßig. «Don Quichotte verliert über der Lektüre der Ritterromane seinen Verstand und beschließt, selbst fahrender Ritter zu werden»
  2. Tema: Mäßig. «Don Quichotte, der Ritter von der traurigen Gestalt». Maggiore: «Sancho Panza» [6:25]
  3. Variazione I: Gemächlich. «Abenteuer an den Windmühlen» [8:44]
  4. Variazione II: Kriegerisch. «Der siegreiche Kampf gegen das Heer des großen Kaisers Alifanfaron» [11:24]
  5. Variazione III: Mäßiges Zeitmaß. «Gespräch zwischen Ritter und Knappen» [13:09]
  6. Variazione IV: Etwas breiter. «Unglückliches Abenteuer mit einer Prozession von Büßern» [21:47]
  7. Variazione V: Sehr langsam. «Die Waffenwache» [23:44]
  8. Variazione VI: Schnell. «Begegnung mit Dulzinea» [27:54]
  9. Variazione VII: Ein wenig ruhiger als vorher. «Der Ritt durch die Luft» [29:09]
  10. Variazione VIII: Gemächlich. «Die unglückliche Fahrt auf dem venezianischen Nachen» [30:25]
  11. Variazione IX: Schnell und stürmisch. «Kampf gegen vermeintliche Zauberer» [32:16]
  12. Variazione X: Viel breiter. «Zweikampf mit dem Ritter vom blanken Mond» [33:28]
  13. Finale: Sehr ruhig. «Wieder zur Besinnung gekommen» [38:10]


Erich Korngold (1897 - 1957): Don Quixote, 6 pezzi per pianoforte (1907-09). Mara Jaubert.

  1. Don Quixote über den Ritterbüchern und seine Sehnsucht nach Waffentaten
  2. Sancho Panza auf seinem “Grauen”
  3. Don Quixotes Auszug
  4. Dulcinea von Toboso
  5. Abenteuer
  6. Don Quixotes Bekehrung und Tod


Jules Massenet (1842 - 1912): scena finale di Don Quichotte, comédie héroïque in 5 atti, libretto di Henri Cain (1910). Don Quichotte: José van Dam; Sancho Panza: Werner van Mettelen; voce di Dulcinée: Silvia Tro Santafé. Bruxelles, Théâtre La Monnaie, 2010.

Massenet, Don Q


Manuel de Falla (1876 - 1946): El retablo de Maese Pedro, opera per marionette in 1 atto (6 scene) su libretto proprio (1923). Don Quijote: Justino Díaz; Pedro: Joan Cabero; narratore: Xavier Cabero; Orchestre Symphonique de Montréal, dir. Charles Dutoit.


Maurice Ravel (1875 - 1937): Don Quichotte à Dulcinée, 3 chansons per baritono e pianoforte su testo di Paul Morand (1932-33); originariamente composte per il film Don Quichotte (con Fëdor Šaljapin) di Georg Wilhelm Pabst. Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Karl Engel, pianoforte.

  1. Chanson romanesque: Moderato
  2. Chanson épique: Molto moderato
  3. Chanson à boire: Allegro


Roberto Gerhard (1896 - 1970): Don Quijote, balletto (1940-41, rev. 1947-49). Orquesta Sinfónica de Tenerife, dir. Victor Pablo Pérez.

Scena 1a
Scena 2a [7:28]
Scena 3a [16:41]
Scena 4a [27:32]
Scena 5a [31:17]


Litografia di Pablo Picasso, 1955


[pubblicato originariamente il 22 aprile 2016]

Una passeggiata nei prati

Sir William Sterndale Bennett (13 aprile 1816 - 1875): Concerto n. 5 in fa minore per pianoforte e orchestra (1836). Malcolm Binns, pianoforte; London Philharmonic Orchestra, dir. Nicholas Braithwaite.

  1. Allegro moderato
  2. Romanza pastorale A stroll through the meadows [14:40]
  3. Presto agitato [24:01]

William Sterndale Bennett, c1832
William Sterndale Bennett ritratto da James Warren Childe, c1832

L’isola dei morti – IV

Sergej Vasil’evič Rachmaninov (1873 – 1943): Die Toteninsel, poema sinfonico op. 29 (1909) ispirato dall’omonimo dipinto di Arnold Böcklin. Orchestra sinfonica di Stato della Federazione russa, dir. Evgenij Fëdorovič Svetlanov.
Nel video si alternano le cinque versioni note del dipinto:
1a versione, 1880, oggi nella Öffentliche Kunstsammlung del Kunstmuseum di Basilea;
2a versione, 1880, Metropolitan Museum of Art di New York;
3a versione, 1883, Alte Nationalgalerie di Berlino;
4a versione, 1884, distrutta nel corso della seconda guerra mondiale;
5a versione, 1886, Museum der bildenden Künste, Lipsia.

Rachmaninov, op. 29