Ritratto di signora

Wojciech Kilar (1932 - 29 dicembre 2013) e Franz Schubert (1797 - 1828): The Portrait of a Lady, suite dalla colona sonora del film omonimo (da Henry James, 1996) di Jane Campion. Gli Impromptus di Schubert sono interpretati da Jean-Yves Thibaudet, il Quartetto D 810 dal Brindisi Quartet.

  1. Prologue: My Life before me
  2. The Portrait of a Lady [4:07]
  3. Flowers of Firenze [9:56]
  4. Twilight Cellos [13:55]
  5. A Certain Light [17:00]
  6. Cypresses [23:49]
  7. Schubert: Impromptu in sol bemolle maggiore op. 90 n. 3 D 899.3 [25:55]
  8. Schubert: Impromptu in la bemolle minore-maggiore op. 90 n. 4 D 899.4 [32:42]
  9. Schubert: Quartetto per archi n. 14 in re minore D 810, Der Tod und das Mädchen, II. Andante con moto [39:46]
  10. Epilogue: The Portrait of a Lady [48:08]
  11. Phantasms of Love [53:20]
  12. The Kiss [57:20]
  13. Love Remains [59:24]
  14. End Credits [1:02:30]

Changing rainbows

Changing rainbows

Questa strip dei Peanuts di Charles M. Schulz, pubblicata per la prima volta il 12 marzo 1968, contiene una spassosa allusione — spassosa in quanto la citazione di Lucy è errata — a un’espressione idiomatica inglese, la quale ha fra l’altro ispirato una nota canzone di music hall, I’m Always Chasing Rainbows.

I'm Always Chasing Rainbows

Pubblicato nel 1917 come opera di Joseph McCarthy (testo) e Harry Carroll (musica), questo brano presenta qualche motivo di interesse per noi musicofili (o musicomani) in quanto è la prima canzone di Tin Pan Alley che sia stata composta utilizzando una melodia presa in prestito dal repertorio “classico”: si tratta del tema della sezione centrale (Moderato cantabile) della Fantaisie-impromptu in do diesis minore op. posth. 66 di Fryderyk Chopin.
Ecco I’m Always Chasing Rainbows cantata da Judy Garland nel film Le fanciulle delle follie (Zigfield Girl, 1941, regia di Robert Z. Leonard):


Artur Rubinstein per Chopin:


Tornando ai Peanuts, bisogna dire che l’impresa di rendere in italiano lo svarione di Lucy è tutt’altro che facile. Qui il traduttore se l’è cavata molto bene, facendo ricorso a un modo di dire ispirato dal capolavoro di Cervantes:

Budini a vento