Acerbetta fugitiva

Sigismondo d’India (c1582 - 19 aprile 1629): Ha di serpe il velen, madrigale a 5 voci (dal Primo Libro de madrigali a 5 voci, 1606, n. 5) su testo di Giovanni Battista Strozzi. La Venexiana, dir. Claudio Cavina.

Ha di Serpe il velen,
Di Tigre il morso,
E di lieve Cervetta
Quest’acerbetta fugitiva ha ‘l corso.
Ben sembr’ell’Angioletta,
Di dolcezza e di gratia à le parole,
À le guancie l’Aurora,
À gl’occhi il Sole.

Contrafactum

Robert Lucas de Pearsall (14 marzo 1795 - 1856): Lay a garland, madrigale a 8 voci (1840) su testo di Beaumont & Fletcher (da The Maid’s Tragedy, 1608-11: atto II, scena 1ª) modificato da Pearsall. Ensemble Voces8.

Lay a garland on her hearse
of dismal yew.
Maidens, willow branches wear,
say she died true.
Her love was false, but she was firm
Upon her buried body lie
lightly, thou gentle earth.


Pearsall: Tu es Petrus, mottetto a 8 voci (1854): travestimento spirituale del brano precedente. Coral Reyes Bartlet.

Pearsall: Lay a garland, incipit

Sette giorni con il granduca – lunedì

Emilio de’ Cavalieri (1550 - 11 marzo 1602): O che nuovo miracolo, madrigale a 5 voci. Ensemble Modo Antiquo, dir. Federico Maria Sardelli.

O che nuovo miracolo,
Ecco che in Terra scendono,
Celeste alto spettacolo,
Gli Dei che il Mondo accendono.
Ecco Himeneo e Venere
Col piè la Terra hor premere.

Del grande Heroe che con benigna legge
Hetruria affrena e regge
udito ha Giove in Cielo
Il purissimo zelo,
E dal suo seggio santo
Manda il ballo e il canto.

Che porti, O drappel nobile
Ch’orni la Terra immobile?

Portiamo il bello e il buon
Che in ciel si serra

Per far al Paradiso ugual la Terra.

Tornerà di auro secolo?

Tornerà il secol d’oro
E di real costume
Ogni più chiaro lume.

Quando verrà che fugghino
I mali e si distrugghino?

Di questo nuovo Sole
Nel subito apparire;
E i gigli e le viole
Si vedranno fiorire.

O felice stagion, beata Flora!

Arno, ben sarai tu beato a pieno
Per le nozze felici di Loreno.

O novello d’amor fiamma lucente!

Questa è la fiamma ardente
Che infiammerà di amore
Ancor l’anime spente.

Ecco ch’Amor e Flora
Il Ciel arde e innamora.

A la Sposa reale
corona trionfale
Tessin Ninfe e Pastori
Dei più leggiadri fiori.

Ferdinando hor va felice altero.

La Virgine gentil di santo foco
Arde e si accinge a l’amoroso gioco.

Voi Dei, scoprite a noi la regia prole.

Nasceran semidei
Che renderan felice
Del mond’ogni pendice.

Serbin le glorie
I cigni in queste rive
Di Medici e Loreno eterne e vive.

Le meraviglie nuove
Noi narremo a Giove.
Hor te, Coppia Reale,
Il Ciel rende immortale.

Le quercie hor mel distillino
E latte i fiumi corrino,
D’amor l’alme sfavillino
E gli empi vitii aborrino,
E Clio tessa l’histoire
Di così eterne glorie.
Giudin vezzosi balli
Fra queste amene valli,
Portin Ninfe e Pastori
Del Arno al ciel gli onori.
Giove benigno aspiri
Ai vostri alti disiri.
Cantiam lieti lodando
Cristina e Ferdinando.

Nel Seicento la melodia nota come Ballo del granduca o Aria di Fiorenza fu impiegata da numerosi autori come tema di variazioni strumentali e come base di composizioni di varia natura, sacre e profane. Ricorre per la prima volta nel ballo O che nuovo miracolo di Emilio de’ Cavalieri (testo di Laura Guidiccioni) che concludeva gli intermedi musicali creati da vari autori per una rappresentazione della commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli, rappresentazione cui nel 1589 sovrintese lo stesso Cavalieri.

Se la mia morte brami

Carlo Gesualdo da Venosa (8 marzo 1566 - 1613): Se la mia morte brami, madrigale a 5 voci (da Madrigali a cinque voci libro sesto, 1611, n. 1) su testo di Torquato Tasso. Ensemble Métamorphoses, dir. Maurice Bourbon.

Se la mia morte brami, crudel, lieto ne moro.
E dopo morte ancor te solo adoro.
Ma se vuoi che non t’ami, ahi, che a pensarlo solo
il duol m’ancide e l’alma fugge a volo.

Amarilli è il mio amore

Giulio Caccini, detto Giulio Romano (c1550 - 1618): Amarilli, mia bella, madrigale su testo di Battista Guarini (pubblicato nella raccolta Le nuove musiche, 1602, n. 8). Alfred Deller, haute-contre; Desmond Dupré, liuto.

Amarilli, mia bella,
non credi, o del mio cor dolce desio,
d’esser tu l’amor mio?
Credilo pur, e se timor t’assale,
prendi questo mio strale,
aprimi il petto e vedrai scritto in core:
Amarilli, Amarilli, Amarilli è il mio amore.

Moro beato


Jacques Arcadelt (1507 - 14 ottobre 1568): Il bianco e dolce cigno, madrigale a 4 voci (pubblicato nel Primo Libro de’ madrigali a 4 voci, 1539, n. 1); testo di Giovanni Guidiccioni rielaborato da Alfonso d’Avalos. The King’s Singers (sopra) e The Consort of Musicke.

Il bianco e dolce cigno
cantando more, ed io
piangendo giung’al fin del viver mio.
Stran’e diversa sorte,
ch’ei more sconsolato
ed io moro beato.
Morte che nel morire
m’empie di gioia tutto e di desire.
Se nel morir, altro dolor non sento,
di mille mort’il dì sarei contento.


Ed ecco una lectio magistralis di Francesco Di Fortunato:


La pietate e’l desire

Leone Leoni (c1560 - 24 giugno 1627): Cor mio, deh, non languire, madrigale a 5 voci (pubblicato in Bell’Alba: quinto libro de madrigali a cinque voci, 1602, n. 9) su testo di Battista Guarini. The Consort of Musicke, dir. Anthony Rooley.

Cor mio, deh, non languire,
Che fai teco languir l’anima mia.
Odi i caldi sospiri: a te gl’invia,
La pietate e’l desire.
S’i’ ti potessi dar morendo aita,
Morrei per darti vita.
Ma vivi ohimé, ch’ingiustamente more,
Chi vivo tien ne l’altrui petto il core.

Il canto del cigno

Orlando Gibbons (1583 - 5 giugno 1625): The Silver Swan, madrigale a 5 voci (pubblicato in The First Set of Madrigals and Mottets, 1612, n. 1) su testo probabilmente di sir Christopher Hatton (1581 - 1619). The Gesualdo Six.

The Silver Swan, who living had no note,
When death approached, unlocked her silent throat.
Leaning her breast against the reedy shore,
Thus sung her first and last, And sung no more:
«Farewell all joys, O death come close mine eyes.
More geese than swans now live, more fools than wise.»

Partire è un po’ morire? – I

Cipriano de Rore (1515 o 1516 - 1565): Ancor che col partire, madrigale a 4 voci (pubblicato nel Primo libro di madrigali a quatro voci di Perissone Cambio con alcuni di Cipriano Rore, 1547); testo di Alfonso d’Avalos. Ensemble Qvinta Essençia: Elia Casanova, soprano; Hugo Bolívar, controtenore; Albert Riera, tenore; Pablo Acosta Martínez, basso.

Ancor che col partire
io mi sento morire,
partir vorrei ogn’ hor, ogni momento:
tant’ il piacer ch’io sento
de la vita ch’acquisto nel ritorno:
et cosi mill’ e mille volt’ il giorno
partir da voi vorrei:
tanto son dolci gli ritorni miei.


Riccardo Rognoni (c1550 - c1620): Ancor che col partire, variazioni strumentali sul madrigale di Cipriano de Rore. Becky Baxter, arpa; Michael Leopold, tiorba; Annalisa Pappano, viola da gamba.

Abbi buon occhio al capriolo

Anonimo (1a metà del XVI secolo): Alla cazza, madrigale a 4 voci. Collegium Vocale Bydgoszcz.

Alla cazza, alla cazza,
su su su su,
su, ognun si spazza.
A questa nostra cazza
Venite volentieri
Con bracchi e con levrieri,
Chi vuol venir si spazza.
Non aspettar il giorno,
Suona il corno,
O capo di cazza,
E spazza, spazza, spazza.
Te’ qui, Balzan, te’ qui, Lion,
Te’ qui, Fasan, te’ qui, Falcon,
Te’ qui, Tristan, te’ qui, Pizon,
Te’ qui, Alan, te’ qui, Carbon.
Chiama li bracchi dal monte, babbion.
Te’ qui Pezolo, te’ qui, Spagnolo,
Abbi buon occhio al capriolo.
A te, Augustino, a te, Pasalingua.
Vide là, vide là.
A spalla, a spalla, piglia, pigliala,
Ché li cani non la strazza.

Quanto piace al mondo è breve sogno

Sigismondo d’India (c1582 - 19 aprile 1629): Voi ch’ascoltate, madrigale a 2 voci (pubblicato nel volume Le Musiche… Libro III a una e due voci, 1618, n. 1), su testo di Francesco Petrarca (Canzoniere, Sonetto I). Gloria Banditelli, mezzosoprano; Fabio Bonizzoni, clavicembalo.

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

del vario stile in ch’io piango et ragiono
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

Sigismondo d'India, Voi ch'ascoltate

Bella – e crudele?

Costanzo Festa (c1485/90 - 10 aprile 1545): Sì come sete bella, madrigale a 3 voci (pubblicato in Il vero libro de madrigali a tre voci, 1543, n. 14). Ensemble Música Antigua, dir. Eduardo Paniagua.

Sì come sete bella,
Gentil madonna,
Fusti anchor pietosa?
Qual ha ’l mondo di voi
Più bella cosa?
Donque che crudeltade
Spenga tanta beltade
Et priv’il mondo
Del suo prim’honore
Hai che no ’l vogli’ Amore.

Par che di me si pianga e si sospiri – II

Vincenzo Calestani (10 marzo 1589 - p1617): Piangono al pianger mio, madrigale a 1 voce e basso continuo (pubblicato in Madrigali et arie per sonare et cantare nel chitarrone leuto o clavicimbalo a una, e due voci, 1617, n. 34); testo di Ottavio Rinuccini. Ensemble La Primavera.

Piangono al pianger mio le fere, e i sassi
A miei caldi sospir traggon sospiri.
L’aer’ d’intorno nubiloso fassi,
Mosso anch’ egli à pietà de miei martiri.
Ovunque io volgo, ovunque giro i passi
Par che di me si pianga, e si sospiri;
Par che dica ciascun, mosso al mio duolo,
Che fai tu qui, meschin, doglioso e solo?

Io mi son giovinetta

Domenico Ferrabosco (14 febbraio 1513 - febbraio 1574): Io mi son giovinetta, madrigale a 4 voci (pubblicato nel Primo Libro di madrigali de diversi eccellentissimi autori a misura di breve, 1542, n. 26) su testo di Giovanni Boccaccio. Gesualdo Consort Amsterdam, dir. Harry van der Kamp.

Io mi son giovinetta, e volentieri
M’allegro e canto in la stagion novella,
Merzè d’Amore e de’ dolci pensieri.
Io vo pe’ verdi prati riguardando
I bianchi fiori e’ gialli et i vermigli,
Le rose in su le spine e i bianchi gigli;
E tutti quanti gli vo somigliando
Al viso di colui che me amando
Ha presa e terrà sempre.


Andrea Gabrieli (1510 - 1585): Io mi son giovinetta di Domenico Ferrabosco intavolato per strumento a tastiera (pubblicazione postuma nel Terzo Libro de ricercari di Andrea Gabrieli, 1596, n. 11). Filippo Pantieri, clavicembalo.


Scipione Stella (1558 o 1559 - 1622): Io mi son giovinetta del Ferrabosco. Paola Erdas, clavicembalo.


Il madrigale di Domenico Ferrabosco eseguito su strumenti a percussioni da Tore Jamne (1966-).

Gran miracolo d’Amore

Alfonso Fontanelli (15 febbraio 1557 - 11 febbraio 1622): Io parto e nel partire, madrigale a 5 voci (pubblicato nel Primo Libro di madrigali senza nome, 1595, n. 13); testo di Annibale Pocaterra. Ensemble Per Passione.

Io parto, e nel partire,
Ahi, fier’empia partita,
Parte’l mio cor da me, parte la vita.
E spiro, o gran miracolo d’Amore!
Col nuovo essempio mio ben si può dire
C’huom viva senza core
E che lasci la vita huom che non more.

Del ciel regina – I

Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525 - 2 febbraio 1594): Vergine bella, madrigale spirituale a 5 voci (1581) su testo di Fran­cesco Petrarca (1ª strofe). Ensemble Officium, dir. Wilfried Rombach.

Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole:
ma non so ’ncominciar senza tu’ aita,
et di Colui ch’amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:
Vergine, s’a mercede
miseria extrema de l’humane cose
già mai ti volse, al mio prego t’inchina,
soccorri a la mia guerra,
bench’i’ sia terra, et tu del ciel regina.

Palestrina, Vergine bella

Lamento della Ninfa

Claudio Monteverdi (1567 - 1643): Lamento della Ninfa, da Madrigali guerrieri et amorosi (VIII Libro di madrigali, 1638, n. 22), su testo di Ottavio Rinuccini. Emma Kirkby, soprano; Paul Agnew e Andrew King, tenori; Alan Ewing, basso; The Consort of Musicke, dir. Anthony Rooley.
Lo stesso testo messo in musica da Antonio Brunelli, ma Monteverdi ne dà un’interpretazione completamente diversa.

Non havea Febo ancora
recato al mondo il dì,
che del suo albergo fuora
una donzella uscì.

  Miserella, ah più no, no,
  tanto gel soffrir non può.

Sul pallidetto volto
scorgeasi il suo dolor,
spesso gli venia sciolto
un gran sospir dal cor.

Si calpestando i fiori
errava hor qua, hor là,
e i suoi perduti amori
così piangendo va.

Amor, dicea, e il pie’
mirando il ciel fermò,
dove, dov’ è la fe’
che ‘l traditor giurò?

Se il ciglio ha più sereno
colei che ‘l mio non è,
già non gli alberga in seno
amor si nobil fè.

Fa’ ch’ei ritorni mio
Amor com’ei pur fu,
o tu m’ancidi, ch’io
non mi tormenti più.

Né mai più dolci baci
da quella bocca havrà,
né più soavi, ah taci,
taci, che troppo il sa.

Poiché di lui mi struggo,
dove stima non fa,
che sì, che sì ch’io ‘l fuggo
ch’ancor mi pregherà?

Sì tra sdegnosi pianti
sfogava il suo dolor;
sì dei gentili amanti
misto è col gelo amor.

Monteverdi

Rugiadose stille

Luca Marenzio (1553 o 1554 - 1599): Clori nel mio partire, madrigale a 5 voci (dal Sesto libro de madrigali a cinque voci, 1594, n. 2). La Venexiana, dir. Claudio Cavina.

Clori nel mio partire
Languiva al mio languire
E da le luci ov’ha ricetto Amore
Cadeano a mille
Le rugiadose stille.
Cauto v’accorse il mio dolente core,
E da begl’ occhi intanto
Co’ baci n’involò quel vago pianto.
Meraviglia gentile e non più udita:
Quel pianto il cibo fu de la mia vita !
Hor che di lei son privo,
Mercé di quelle lagrime mi vivo.

Marenzio

Durezza incredibile e infinita

Benedetto Pallavicino (1550/51 - 26 novembre 1601): Amor, i’ parto, madrigale a 5 voci (dal Sesto Libro dei Madrigali a 5 voci, 1600, n. 4) su testo di Battista Guarini. Daltrocanto, dir. Dario Tabbia.

Amor, i’ parto e sento nel partire
Al penar, al morire,
Ch’io parto da colei ch’è la mia vita.
Se ben ella gioisce
Quando il mio cor languisce?
O durezza incredibile e infinita
D’anima, che’l suo core
Può lasciar morto, e non sentir dolore.

Ben mi trafigge, Amore,
L’aspra mia pena, il mio dolor pungente;
Ma più mi duol il duol ch’ella non sente.

Quante grazie e dolcezze ha il Paradiso

Luca Marenzio (18 ottobre 1553 o 1554 - 1599): Spuntavan già per far il mondo adorno, madrigale a 5 voci (dal Primo Libro de madrigali a cinque voci, 1580, n. 3). La Compagnia del Madrigale.

Prima parte :

Spuntavan già per far il mondo adorno
Vaghi fioretti, erbette verdi e belle,
Di color mille e ’n queste parti e ’n quelle
Ralegravan la terra e i colli intorno.

Gian gli augelletti all’apparir del giorno
D’amor cantando sin sovra le stelle,
E correvan le fiere ardite e snelle
Tra lor scherzando, a le campagne intorno.

Seconda parte :

Quando ’l mio vivo sol perch’io non pera
Godi or, mi disse con un dolce riso,
Amante fido il premio del tuo ardore.

Indi con molti baci sparse fuore
Quante grazie e dolcezze ha ’l Paradiso
E quant’ha odor nei fior la Primavera.

Ambo siam sassi

Heinrich Schütz (8 ottobre 1585 - 1672): Di marmo siete voi SWV 17, madrigale a 5 voci (n. 17 del Primo libro de madrigali, 1611) su testo di Giambattista Marino. The Consort of Musicke, dir. Anthony Rooley.

Di marmo siete voi,
donna, a colpi d’amore,
al pianto mio,
e di marmo son io
alle vostr’ire e agli strali suoi
per natura,
per amor io costante
e voi dura.
Ambo siam sassi
e l’un e l’altro è scoglio,
io di fé e voi d’orgoglio.

Il longo pianto

Andrea Gabrieli (c1533 - 30 agosto 1585): O beltà rara, madrigale a 5 voci (pubblicato nel Primo Libro de madrigali a 5 voci, 1566, n. 11) su testo di Luigi Alamanni. I Fagiolini, dir. Robert Hollingworth.

O beltà rara, o santi modi adorni,
Luci beate piene
Di dolcezza e di spene:
Ah sì tosto in oblio me posto avete!
Ma, sia pur quel che può, voi non farete
Ch’io non sia quel che’l primo giorno volli;
Fin che questi occhi molli
Finiran per mai sempre il longo pianto.

O beltà rara

Fra vaghi risi, e cari

Jacopo Peri detto Zazzerino (20 agosto 1561 - 12 agosto 1633): Un dì soletto, madrigale a 1 voce e basso continuo (pubblicato nella raccolta Le varie musiche del Sig. Jacopo Peri, 1609, n. 17) su testo di Gabriello Chiabrera. Marc Mauillon, voce; Angélique Mauillon, arpa.

Un dì soletto
vidi il diletto,
ond’ho tanto martire;
e sospirando,
tutto tremando
così le presi a dire:

«O tu, che m’ardi
co’ dolci sguardi,
come sì bella appari!»
Ella veloce
sciolse la voce
fra vaghi risi, e cari:

«Sul volto rose
l’alba mi pose,
lume su’ crini il sole,
ne gli occhi Amore
il suo splendore,
suo mel ne le parole.»

Così disse ella;
poscia, più bella
che giamai m’apparisse,
piena il bel viso
di bel sorriso,
lieta soggiunse, e disse:

«O tu, che t’ardi
a’ dolci sguardi,
come sì tristo appari!»
ed io veloce
sciolsi la voce
fra caldi pianti amari:

«D’empio veneno
mi sparge il seno,
oimé, tua gran beltade;
e la mia vita
quasi è finita
per troppa feritade».

Ella per gioco
sorise un poco,
indi mi si nascose;
ed io dolente
pregava ardente,
ma più non mi rispose.

Corteccia

Francesco Corteccia (27 luglio 1502 - 1571): Vientene, almo riposo, madrigale a 5 voci (pubblicato nel Libro primo de madrigali a cinque & a sei voci, 1547). John Elwes, tenore; Les Sacque­boutiers de Toulouse.

Vientene, almo riposo, ecco ch’io torno
e ne discaccio il giorno,
posate erbette e fronde,
e spogliatevi piagge e arboscelli,
entrate o pastorelli,
entrate o ninfe bionde,
entro al bel nido adorno
ognun s’adagi, e dorma al mio ritorno.



Corteccia: Ingredere, mottetto a 8 voci in 2 cori (pubblicato in Musiche fatte nelle nozze dello illustrissimo Duca di Firenze, il signor Cosimo de’ Medici, et della illustrissima consorte sua, madonna Leonora da Tolletto, 1539, n. 2). Nel primo video, il mottetto è eseguito dall’ensemble del Centre de Musique Ancienne di Ginevra, dallo Studio di Musica Rinascimentale di Palermo e dalla Schola «Jacopo da Bologna» diretti da Gabriel Garrido; nel secondo, Eduardo Antonello esegue tutte le parti con i suoi cromorni.

Ingredere felicissimis, auspiciis urbem tuam Helionora ac optime
prolis fecunda, ita domi similem patri foris avo sobolem producas
ut Mediceo nomini eiusque devotissimis civibus securitatem prestes eternam.

Il soverchio dolor non fa morire

Pomponio Nenna (1556 - 25 luglio 1608): Occhi miei che vedeste, madrigale a 5 voci (pubblicato nel Quarto Libro de madrigali a cinque voci, 1609, n. 20); testo di Battista Guarini. Concerto Italiano, dir. Rinaldo Alessandrini.

Occhi miei che vedeste
Il bell’idolo vostro in preda altrui
Perché non vi chiudeste?
E tu, Anima mia,
Perché al gran duolo
Non t’en fuggisti a volo?
Ah, che posso ben dire
Che il soverchio dolor
Non fa morire.

Nenna - IV Libro

Musica divina

Thomas Tomkins (1572 - 9 giugno 1656): Music divine, madrigale a 6 voci (pubblicato in Songs of 3, 4, 5, and 6 parts, 1622, n. 24). I Fagiolini, dir. Robert Hollingworth.

Music divine, proceeding from above,
whose sacred subject oftentimes is Love,
in this appears her heav’nly harmony,
where tuneful concords, sweetly do agree.
And yet in this her slander is unjust,
to call that Love which is indeed but lust.

«By the time I Fagiolini gave its first concert in 1986, the revival in interest and period playing styles of early music was well under way. At New College, Oxford (the group’s home), early music was known as ‘beany’ music because most of the musicians that seemed to be interested in it (both amateur and professional) seemed to have an alternative lifestyle of knitted yoghurt and wholefood pullovers, living on a diet of nothing but pulses and beans. Stuck for a name at short notice, countertenor Richard Wyn Roberts proposed ‘the beans’; Robert Hollingworth suggested translating this into Italian as the first concert involved Monteverdi and it sounded nicer like that. This worked well until I Fagiolini first went to Italy and discovered the various slang connotations it has there. We don’t go to Italy much.»

Francesco Rasi nobile aretino

Francesco Rasi (14 maggio 1574 - 1621): Filli mia, Filli dolce (pubblicato in Madrigali di diversi autori per una voce e basso continuo, 1610); testo di Giovanbattista Strozzi il Vecchio (1505 - 1571). Vincenzo Manno, tenore; Ensemble Concerto, dir. Roberto Gini.

Fillia mia, Filli dolce,
O’ sempre nov’è più chiaro concento,
Quanta dolcezza sento
In sol Filli dicendo.
Io mi pur provo,
Né qui tra noi ritrovo
Né tra cieli armonia
Che del bel nome tuo
Più dolce sia.

Monteverdi: il Quarto Libro dei madrigali a 5 voci

 
Claudio Monteverdi (9 maggio 1567 - 1643): Il quarto libro dei madrigali a 5 voci (1603). Concerto Italiano, dir. Rinaldo Alessandrini.


1. Ah, dolente partita (Battista Guarini)

Ah, dolente partita,
ah, fin de la mia vita!
Da te part’e non moro?
E pur i’ provo la pena de la morte,
e sento nel partire
un vivace morire
che dà vita al dolore,
per far che moia immortalment’il core.

2. Cor mio, mentre vi miro (Battista Guarini) [3:35]

Cor mio, mentre vi miro,
visibilmente mi trasform’in voi.
E, trasformato poi,
in un solo sospir l’anima spiro.
O bellezza mortale,
o bellezza vitale,
poi che sì tosto un core
per te rinasce e per te nato more.

3. Cor mio, non mori? [5:53]

Cor mio, non mori? e mori!
L’idolo tuo, ch’è tolto
a te, fia tosto in altrui braccia accolto.
Deh, spezzati mio core,
lascia, lascia con l’aura anco l’ardore,
ch’esser non può che ti riserbi in vita
senza speme ed aita.
Su, mio cor mori. Io moro, io vado a Dio,
dolcissimo ben mio.

4. Sfogava con le stelle (Ottavio Rinuccini) [8:41]

Sfogava con le stelle
un infermo d’amore
sotto notturno ciel il suo dolore.
E dicea fisso in loro:
«O imagini belle
de l’idol mio ch’adoro,
sì com’a me mostrate
mentre così splendete
la sua rara beltate,
così mostraste a lei
i vivi ardori miei:
la fareste col vostr’aureo sembiante
pietosa sì come me fate amante».

5. Volgea l’anima mia soavemente (Battista Guarini) [12:12]

Volgea l’anima mia soavemente
quel suo caro e lucente
sguardo, tutto beltà, tutto desire,
verso me scintillando e parea dire:
«Dam’il tuo cor, ché non altrond’i’ vivo».
E mentr’il cor sen vola ove l’invita
quella beltà infinita,
sospirando gridai: «Misero e privo
del cor, chi mi dà vita?»
Mi rispos’ella in un sospir d’amore:
«Io, che son il tuo core».

6. Anima mia, perdona (Battista Guarini)
1a parte [16:02]

Anima mia, perdona
a chi t’è cruda sol dove pietosa
esser non può, perdona a questa,
nei detti e nel sembiante
rigida tua nemica, ma nel core
pietosissima amante.
E se pur hai desio di vendicarti,
deh, qual vendetta aver puoi tu maggiore
del tuo proprio dolore?

2a parte [18:57]

Che se tu se’ il cor mio,
come se’ pur malgrado
del ciel e de la terra,
qualor piangi e sospiri,
quelle lagrime tue son il mio sangue,
quei sospir il mio spirto
e quelle pen’e quel dolor che senti
son miei, non tuoi tormenti.

7. Luci serene e chiare (Ridolfo Arlotti) [22:19]

Luci serene e chiare,
voi m’incendete, voi, ma prov’il core
nell’incendio diletto, non dolore.
Dolci parole e care,
voi mi ferite, voi, ma prova il petto
non dolor ne la piaga, ma diletto.
O miracol d’Amore,
alma ch’è tutta foco e tutta sangue
si strugg’e non si duol, muor e non langue.

8. La piaga c’ho nel core (Aurelio Gatti) [25:50]

La piaga c’ho nel core,
donna, onde lieta sei,
colpo è degli occhi tuoi, colpa dei miei:
gli occhi miei ti miraro,
gli occhi tuoi mi piagaro:
ma come avien che sia
comune il fallo e sol la pena mia?

9. Voi pur da me partite (Battista Guarini) [28:19]

Voi pur da me partite, anima dura,
né vi duol il partire:
ohimè, quest’è un morire
crudele, e voi gioite?
Quest’è vicino aver l’ora suprema,
e voi non la sentite?
Oh meraviglia di durezza estrema:
esser alma d’un core
e separarsi e non sentir dolore!

10. A un giro sol de’ belli occhi lucenti (Battista Guarini) [32:30]

A un giro sol de’ belli occhi lucenti
ride l’aria d’intorno,
e ’l mar s’acqueta e i venti,
e si fa il ciel d’un altro lume adorno.
Sol io le luci ho lagrimose e meste:
certo quando nasceste,
così crudel e ria,
nacque la morte mia.

11. Ohimè, se tanto amate (Battista Guarini) [34:47]

Ohimè, se tanto amate
di sentir dir ohimè, deh, perché fate
chi dice ohimè morire?
S’io moro, un sol potrete
languido e doloroso ohimè sentire,
ma se, cor mio, volete
che vita abbia da voi, e voi da me,
avrete mill’e mille dolci ohimè.

12. Io mi son giovinetta (Giovanni Boccaccio) [37:46]

«Io mi son giovinetta,
e rido e canto alla stagion novella»,
cantava la mia dolce pastorella,
quando subitamente
a quel canto il cor mio
cantò, quasi augellin vago e ridente:
«Son giovinetto anch’io,
e rido e canto alla gentil e bella
primavera d’Amore
che ne’ begli occhi tuoi fiorisce». Ed ella:
«Fuggi, se saggio sei (disse) l’ardore,
fuggi, ch’in questi rai
primavera per te non sarà mai».

13. Quell’augellin che canta (Battista Guarini, Il pastor fido I/1) [40:05]

Quell’augellin che canta
sì dolcemente e lascivetto vola
or da l’abete al faggio
ed or dal faggio al mirto,
s’avesse umano spirto,
direbb’ardo d’amor, ardo d’amore,
ma ben arde nel core
e chiam’il suo desio,
che li rispond’ardo d’amor anch’io.
Che sii tu benedetto,
amoroso, gentil, vago augelletto.

14. Non più guerra, pietate (Battista Guarini) [42:00]

Non più guerra, pietate,
pietate, occhi miei belli,
trionfanti, a che v’armate
contr’un cor ch’è già pres’e vi si rende?
Ancidete i rubelli,
ancidete chi s’arma e si difende,
non chi, vinto, v’adora.
Volete voi ch’io mora?
Morrò pur vostro e del morir l’affanno
sentirò sì, ma sarà vostr’il danno.

15. Sì, ch’io vorrei morire (Maurizio Moro) [44:40]

Sì, ch’io vorrei morire
ora ch’io bacio, Amore,
la bella bocca del mio amato core.
Ahi, cara e dolce lingua,
datemi tanto umore
che di dolcezza in questo sen m’estingua.
Ahi, vita mia, a questo bianco seno
deh, stringetemi fin ch’io venga meno.
Ahi bocca, ahi baci, ahi lingua, i’ torn’a dire
sì, ch’io vorrei morire.

16. Anima dolorosa, che vivendo [48:52]

Anima dolorosa, che vivendo
tanto peni e tormenti
quant’odi e parli e pensi e miri e senti,
ancor spiri? che speri? Ancor dimori
in questa viva morte? in quest’inferno
de le tue pene eterno?
mori, misera, mori,
ché tardi più, che fai?
Perché, mort’al piacer, vivi al martire?
perché vivi al morire?
Consuma il duol che ti consuma omai,
di questa morte che par vita uscendo:
mori, meschina, al tuo morir morendo.

17. Anima del cor mio [52:05]

Anima del cor mio,
poi che da me, misera me, ti parti,
s’ami confort’alcun a’ miei martiri,
non isdegnar ch’almen ti segu’anch’io
solo co’ miei sospiri
e sol per rimembrarti
ch’in tante pen’e in così fiero scempio
vivrò d’amor di vera fede esempio.

18. Longe da te, cor mio [54:27]

Longe da te, cor mio,
struggomi di dolore,
di dolcezza e d’amore.
Ma torna omai, deh, torna: e se ’l destino
strugger vorammi ancor a te vicino,
sfavilli e splenda il tuo bel lume amato,
ch’io n’arda e mora, e morirò beato.

19. Piagn’ e sospira (Torquato Tasso, Gerusalemme conquistata VIII/6) [57:16]

Piagn’ e sospira: e quand’i caldi raggi
fuggon le greggi a la dolce ombr’assise,
ne la scorza de’ pini o pur de’ faggi
segnò l’amato nome in mille guise,
e de la sua fortuna i gravi oltraggi
E in rileggendo poi le proprie note
spargea di pianto le vermiglie gote.

 
MonteverdiClaudio Monteverdi

Amenissime mortelle

Giaches de Wert (c1535 - 6 maggio 1596): Vaghi boschetti di soavi allori, madrigale a 5 voci (dal Settimo libro de madrigali a cinque voci, 1581, n. 6) su testo di Ludovico Ariosto (Orlando furioso VI:21). La Compagnia del Madrigale.

Vaghi boschetti di soavi allori,
di palme e d’amenissime mortelle,
cedri et aranci ch’avean frutti e fiori
contesti in varie forme e tutte belle,
facean riparo ai fervidi calori
de’ giorni estivi con lor spesse ombrelle;
e tra quei rami con sicuri voli
cantando se ne giano i rosignuoli.