Belle, ma crude e rubelle

Giovan Leonardo Primavera (c1540 - 1585): Tre donne belle, villanella a 3 voci (dal Primo Libro de canzone napolitane, 1565). Ensemble San Felice, dir. Giangiacomo Pinardi.

Tre donne belle fanno gran battaglia
Col sole e con la luna e con le stelle,
Ma sono di pietà crude e rubelle.

L’una fa guerra al sole e già l’ha vinto,
l’altra è colei che oscura la luna
e l’altra è quella che le stelle imbruna.

Misero cielo, che privato sei
d’ogni splendore, e in terra iace quella
Che sole e luna è più che chiara stella.

Giove, che fai in cielo? Ché non vieni
A mirar questo sole e questa luna
E questa stella che il tuo sole oscura?

Con la viola e col violone

Antonio Scandello (17 gennaio 1517 - 18 gennaio 1580): Vorria che tu cantass’una canzone, villanella (pubblicata nel Primo libro delle canzoni napoletane, 1566, n. 14). Roberta Invernizzi, soprano; Accademia Strumentale Italiana, dir. Alberto Rasi.

Vorria che tu cantass’una canzone
Quando mi stai sonando la viola
E che dicessi fa mi la mi sol la.

Vorria lo basso far col violone
Tutto di contrappunto alla spagnola
E che dicessi fa mi la mi sol la.

Scandello, Voria che tu cantasse una canzone

Un lanzichenecco buono

Orlando di Lasso (1530/32 - 1594): Matona mia cara, villanella a 4 voci (dal Libro de Villanelle, Moresche, et altre Canzoni, 1581, n. 12). The Hilliard Ensemble, dir. Paul Hillier.

Matona mia cara, mi follere canzon
cantar sotto finestra, lantze bon compagnon.
Don don don diri diri don don don don.

Ti prego m’ascoltare che mi cantar de bon
e mi ti foller bene come greco e capon.

Com’andar alle cazze, cazzar con le falcon,
mi ti portar beccazze, grasse come rognon.

Se mi non saper dire tante belle rason,
Petrarca mi non saper, ne fonte d’Helicon.

Se ti mi foller bene mi non esser poltron;
mi ficcar tutta notte, urtar come monton.

Vecchie letrose

Adrian Willaert (1490 - 7 dicembre 1562): Vecchie letrose, frottola (villanella) a 4 voci (pubblicata in Canzone villanesche alla napolitana, 1545, n. 5). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Vecchie letrose, non valete niente
Se non a far l’aguaito per la chiazza.
Tira, tira, tir’alla mazza,
Vecchie letrose, scannaros’e pazze!

Secondo il GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, noto anche come il Battaglia, dal nome del suo fondatore), letroso è termine regionale antico per “ostinato”, “cocciuto” o “scontroso”. Il testo si riferisce abbastanza chiaramente a vecchie megere che non hanno niente da fare se non spettegolare ai danni di chi passa per la loro strada, dunque un’accettabile interpretazione del testo potrebbe essere: « vecchie scontrose (o cocciute), non sapete far altro che spiare chi passa per la piazza. Prendetele a bastonate, ’ste vecchie scontrose, scandalose e pazze »