Gli elementi

Jean-Féry Rebel (18 aprile 1666 - 1747): Les Élémens, «simphonie nouvelle» (1737). Le Concert des Nations, dir. Jordi Savall.
Ispirata dall’omonimo balletto di Michel-Richard Delalande e André-Cardinal Destouches, che Rebel aveva diretto alle Tuileries di Parigi il 3 dicembre 1721, fu eseguita la prima volta come azione coreografica — interpreti, fra gli altri, Françoise Prévost (futura consuocera di Rebel), Marie Sallé, David Dumoulin e Louis Dupré — dopo una rappresentazione della tragédie en musique di Lully Cadmus et Hermione (1673).

È una sinfonia a programma ante litteram. La parte introduttiva, intitolata Le cahos, descrive musicalmente il caos degli elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco) prima che essi trovassero ciascuno il proprio posto nell’ordine cosmico. L’identificazione tra caos primordiale e caos armonico (illustrata da Rebel nell’Avertissement anteposto alla partitura nella 1a edizione) fa sì che nelle prime sette battute gli strumenti eseguano simultaneamente tutti i suoni della scala: la dissonanza risolve nell’accordo perfetto coincidente con il momento in cui gli elementi, dopo l’iniziale resistenza, docilmente si conformano all’ordine cosmico. Seguono sette parti che corrispondono ai sette stadi del processo di separazione degli elementi, ognuno dei quali è rappresentato musicalmente da una sezione dell’orchestra (il basso simboleggia l’immobilità della terra, i flauti la fluidità dell’acqua e la leggerezza dell’aria, gli archi l’irrequietezza del fuoco) ed è caratterizzato da un proprio tema musicale.

  1. Le Cahos: L’Eau – L’Air – La Terre – Le Feu
  2. [Loure I:] La Terre [6:59]
  3. Chaconne: Le Feu [8:43]
  4. Ramage: L’Air [11:11]
  5. Rossignols [12:30]
  6. Rondeau: Air pour l’Amour [13:45]
  7. Loure [II] [14:50]
  8. Sicillienne [16:38]
  9. Caprice [17:51]
  10. Premier Tambourin: L’Eau [20:46]
  11. Second Tambourin: L’Eau [21:43]
  12. Premier Tambourin: L’Eau [22:35]

Rebel - Les Élémens

Llibre vermell – IV

Anonimo (Spagna, sec. XIV): Ad mortem festinamus. La Capella Reial de Catalunya, Hespèrion XXI e Jordi Savall.
Anche questo brano, una delle più celebri danze macabre medievali, ha la forma di un virelai.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Scribere proposui
de contemptu mundano
ut degentes seculi
non mulcentur in vano;
iam est hora surgere
a sompno mortis pravo.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Vita brevis breviter
in brevi finietur,
mors venit velociter
quae neminem veretur.
Omnia mors perimit
et nulli miseretur.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Ni conversus fueris
et sicut puer factus
et vitam mutaveris
in meliores actus,
intrare non poteris
regnum Dei beatus.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Tuba cum sonuerit
dies erit extrema
et iudex advenerit
vocabit sempiterna
electos in patria
prescitos ad inferna.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Quam felices fuerint
qui cum Christo regnabunt
facie ad faciem
sic eum adspectabunt.
Sanctus, Sanctus, Dominus
Sabaoth conclamabunt.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Et quam tristes fuerint
qui eterne peribunt,
pene non deficient,
non propter has obibunt,
heu, heu, heu, miserrimi,
nunquam inde exibunt.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Cuncti reges seculi
et in mundo magnates
adventant et clerici
omnesque potestates,
fiant velut parvuli,
dimittant vanitates.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Heu, fratres karissimi,
si digne contemplemus
passionem Domini
amara et si flemus,
ut pupillam oculi
servabit, ne peccemus.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Alma Virgo virginum,
in celis coronata,
apud tuum filium
sis nobis advocata
et post hoc exilium
occurrens mediata.

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Vile cadaver eris:
  cur non peccare vereris?
  cur intumescere queris?
  ut quid pecuniam queris?
  quid vestes pomposas geris?
  ut quid honores queris?
  cur non penitens confiteris?
  contra proximum non leteris?

Ad mortem festinamus
peccare desistamus.

Ad mortem festinamus

Le puntate precedenti (per accedervi, cliccare sul titolo):

Con molte mutanze


Antonio Valente (c1520 - c1580): Gallarda napolitana con molte mutanze (da Intavolatura de cimbalo… libro primo, 1576, n. 19). Paola Erdas, clavicembalo (sopra). Hespèrion XXI: Jordi Savall, viola da gamba; Rolf Lislevand, chitarra barocca; Arianna Savall, arpa; Pedro Estevan, pandereta; Adela González-Campa, tambor.

Ciaccona & Aria

Tarquinio Merula (1595 - 10 dicembre 1665): Ciaccona per 2 violini e continuo (1637). Hespèrion XXI. dir. Jordi Savall.


Merula: Aria sopra la Ciaccona. Montserrat Figueras, soprano; Hespèrion XXI; Jordi Savall, viola da gamba e direzione.

Su la cetra amorosa,
In dolce e lieto stile,
Io non pensavo mai di più cantar
Ch’anima tormentosa,
In suon funesto umile,
Dovea pianger mai e sempre sospirar.
Pur da nova cagion
Chiamato son d’Amor al canto e al suon.

Io, ch’amante infelice
Ceneri fredde a pena
Dal rogo riportai l’infaust’amor,
Sento che più non lice,
Con roca e stanca lena,
Narrar le fiamme antiche e’l vecchio ardor.
Hora che novo sol
M’accende, e vuol ch’io di lui canti sol.

Questa lacera spoglia
D’un cor trafitto ed arso,
Miserabile avanzo dei martir,
Invece che l’accoglia
Povero avello e scarso,
Amor tiranno anche pur vuol ferir.
Eccomi fatto egual
Scuopo al suo stral dispietato e mortal.

Io non intesi mai
Che si tragga di tomba
Nemico estinto, a farli guerra più,
È pur amor omai
Sona guerriera tromba,
Pur contro chi d’amor già morto fu.
Ecco a battaglia me
Rappella, ahimè, d’amor, d’onor, di fé.

Ei potea pur lasciarmi
Sepolt’infra i cipressi,
O nel sasso d’Elisa, algente e dur.
E con più gloria, l’armi
Volger contro quei stessi
Cori ch’al regno suo rubelli fur.
E in pace me lasciar,
Dopo il penar, mort’almen riposar.

Pur se di nuovo vuoi,
Ch’io porti il cor piagato,
Di tue quadrella, o dispietato arcier,
S’ancor da’ lacci tuoi
Mi vuoi pres’e legato,
E vuoi ch’avampi del tuo fuoco, o fier.
Deh, meco almen fa’ sì,
Ch’arda così colei che mi ferì.

E se tu vuoi ch’io canti
Nove fiamme, altri ardori
E divina beltà, scesa dal ciel,
Fa’ sì ch’anch’io mi vanti,
D’esser, tra casti allori,
Degno di non morir sempre di gel.
Ch’i più canori augei
Io emulerei, sì dolce canterei.

Da Londra a Avignone

Anonimo (XVII secolo): Parson’s Farewell, dalla raccolta The English Dancing Master di John Playford (Londra 16511, n. 6). Ernst Stolz, pardessus de viole, flauto dolce, clavicembalo, chitarra rinascimentale e violone.

Parson's Farewell


Anonimo (XVII secolo): Bourrée d’Avignonez, da Recueil de plusieurs vieux Airs faits aux Sacres, Couronnements, Mariages di André Danican Philidor l’Ainé (manoscritto datato 1690). Le Concert des Nations, dir. Jordi Savall.

Bourrée d'Avignonez

La Spagnoletta

Anonimo (secolo XVI): La spagnoletta. Valéry Sauvage, liuto.


Anonimo: Spagnoletta, dalla raccolta di danze Il ballarino (1581) di Marco Fabritio Caroso (1526/31 - p1605). Micrologus & Cappella de’ Turchini.


Giulio Caccini, detto Giulio Romano (1546 - 1618): Non ha ’l ciel cotanti lumi, aria a 1 voce e basso continuo (dalle Nuove musiche e nuova maniera di scriverle, 1614); testo forse di Ottavio Rinuccini (1562 - 1621). Montserrat Figueras, soprano; Hopkinson Smith, tiorba; Jordi Savall, viola da gamba; Xenia Schindler, arpa doppia.

Non ha ’l ciel cotanti lumi,
Tante still’ e mari e fiumi,
Non l’April gigli e viole,
Tanti raggi non ha il Sole,
Quant’ha doglie e pen’ogni hora
Cor gentil che s’innamora.

Penar lungo e gioir corto,
Morir vivo e viver morto,
Spem’ incerta e van desire,
Mercé poca a gran languire,
Falsi risi e veri pianti
È la vita degli amanti.

Neve al sol e nebbia al vento,
E d’Amor gioia e contento,
Degli affanni e delle pene
Ahi che ’l fin già mai non viene,
Giel di morte estingue ardore
Ch’in un’alma accende amore.

Ben soll’io che ’l morir solo
Può dar fine al mio gran duolo,
Né di voi già mi dogl’io
Del mio stato acerbo e rio;
Sol Amor tiranno accuso,
Occhi belli, e voi ne scuso.


Giles Farnaby (c1563 - 1640): The Old Spagnoletta (dal Fitzwilliam Virginal Book, n. [CCLXXXIX]). Christopher Hogwood, clavicembalo.


Bernardo Storace (c1637 - c1707): Aria sopra la Spagnoletta (da Selva di varie compositioni d’intavolatura per cimbalo et organo, 1664). Matteo Imbruno all’organo della Oude Kerk di Amsterdam.

Paul’s Wharf

Anonimo (XVII secolo): Pauls Wharfe, contraddanza (da John Playford, The English Dancing Master, Londra 16511, n. 86); arrangiamento per liuto di Pascale Boquet. Valéry Sauvage.


Giles Farnaby (c1563 - 1640): Pawles Wharfe (dal Fitzwilliam Virginal Book, n. [CXIII]). Pieter-Jan Belder, clavicembalo.
Secondo alcuni studiosi, sarebbe proprio Farnaby l’autore della gradevole melodia.


William Brade (1560 - 1630): Ein Schottisch Tanz (da Newe ausserlesene liebliche Branden, Intraden, Mascharaden, Balletten, All’manden, Couranten, Volten, Aufzüge und frembde Tänze, Amburgo 1617). Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.


Passacaglia a 3

Andrea Falconiero o Falconieri (c1585 - 29 luglio 1656): Passacalle a 3, dal I Libro di canzone, sinfonie, fantasie… (1650). Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

La passacaglia esercita da sempre un fascino particolare sull’ascoltatore, secondo me dovuto essenzialmente a due sue caratteristiche fondamentali: una è l’andamento lento e solenne, l’altra è l’iterazione ininterrotta della linea del basso — è quello che in termini tecnici si chiama basso ostinato. L’unione dei due elementi crea un sortilegio quasi ipnotico, che induce ad abbandonarsi alla musica danzando o comunque a muoversi seguendone il ritmo. A ben vedere, sono fatte in questo modo le nenie che accompagnano i riti incantatori degli sciamani, e del resto hanno natura simile molte musiche di tradizione popolare, europee e no, che spesso hanno ispirato i musicisti “colti”.
La musica ripetitiva piace, ha successo. Penso ai minimalisti, certo, ma credo poi che non sia un caso se alcune composizioni del repertorio classico, come il Canone di Pachelbel e «Nell’antro del re della montagna» dal Peer Gynt di Grieg, caratterizzate appunto dalla ripetizione di formule armoniche e melodiche, siano recentemente diventate icone pop.

Una piccola antologia di passacaglie celebri si trova nell’articoletto intitolato A proposito della passacaglia.

Passacalle

Greensleeves – XVI

Diego Ortiz (c1510 - c1570): Recercada quinta sobre el passamezzo antiguo: Zarabanda, dal Tratado de glosas (trattato sulle variazioni, 1553). Hespèrion XXI, dir. e viola da gamba Jordi Savall.


Diego Ortiz: Recercada VII sobre la romanesca. Stessi interpreti.

Forse, ascoltando queste recercadas vi sarà venuta in mente Greensleeves: una ragione c’è, ora vedremo di che si tratta.
Passamezzo e romanesca sono danze in voga nel Cinquecento e nei primi anni del secolo successivo. Il passamezzo, di origine italiana, ha andamento lievemente mosso e ritmo binario; sotto il profilo coreutico è molto affine alla pavana, tanto che non di rado, all’epoca, viene con questa identificato: nell’Orchésographie (1588), Thoinot Arbeau scrive che il passamezzo è «une pavane moins pesamment et d’une mesure plus légière». La musica del passamezzo si fonda sopra uno schema armonico caratteristico, non molto dissimile da quello della follia; i musicisti europei tardorinascimentali se ne innamorano e l’impiegano quale base di serie di variazioni e di composizioni vocali: fra gli esempi più celebri vi sono The Oak and the Ash e, appunto, Greensleeves.
Intorno alla metà del Cinquecento, lo schema armonico del passamezzo dà origine a una variante destinata a avere altrettanta fortuna: viene chiamata passamezzo moderno per distinguerla dall’altra, detta conseguentemente passamezzo antico. Nella seconda parte del secolo, a fianco di passamezzo antico e passamezzo moderno entrano nell’uso altre formule armoniche stilizzate, come per esempio quella detta romanesca, dal nome di una danza affine alla gagliarda, di origine forse italiana o forse spagnola. Lo schema della romanesca è quasi identico a quello del passamezzo antico, da cui differisce solo per l’accordo iniziale.
La più antica versione nota di Greensleeves, che risale agli anni ’80 del XVI secolo, si fonda sul passamezzo antico, ma nel volgere di breve tempo viene soppiantata da una variante che adotta il basso della romanesca. Quasi certamente è quest’ultima la ver­sione conosciuta da Shakespeare, il quale per due volte fa riferimento alla «melodia di Greensleeves» nella commedia Le allegre comari di Windsor (ce ne occuperemo presto). La versione originale, identificata nell’Ottocento dal musicografo inglese William Chappell (cui si deve la raccolta Popular Music of the Olden Time, 1855-59), è oggi la più nota e diffusa.

Listening to these recercadas, perhaps Greensleeves will have come to your mind: there’s a reason, now we’ll see what it’s about.
Passamezzo and romanesca were popular dances in the sixteenth and early seventeenth centuries. The passamezzo has Italian origins, slightly fast movement and binary rhythm; the dance is very similar to the pavana, so that in 16th century it was often identified with it: in his treatise Orchésographie (1588) Thoinot Arbeau asserts that the passamezzo is «une pavane moins pesamment et d’une mesure plus légière». The music of the passamezzo is based on a characteristic harmonic pattern, similar to that of the follia; late Renaissance European musicians fell in love with it and used it as a ground for sets of variations and for singing poetry: among the most famous examples are The Oak and the Ash and, precisely, Greensleeves.
Around the middle of the sixteenth century, the harmonic formula of the passamezzo gave rise to a variant that was equally successful: it was called passamezzo moderno to distinguish it from the other, consequently called passamezzo antico. During the second half of the century, alongside the passamezzo antico and moderno, other stylized harmonic formulas came into use, such as for example the romanesca, which took its name from a dance similar to the gagliarda, of Italian or perhaps Spanish origin. The pattern of the romanesca is almost identical to that of the passamezzo antico, from which it differs only in the first chord.
The earliest known version of Greensleeves, dating from about 1580, is based on the passamezzo antico ground, but was soon superseded by a variant adopting the harmonic formula of the romanesca. The latter is almost certainly the version known from Shakespeare, who refers twice to «the tune of Greensleeves» in the play The Merry Wives of Windsor (which we will deal with soon). The original version, identified in the 19th century by the English musicographer William Chappell (who published the collection Popular Music of the Olden Time, 1855-59), is today the best known and most widespread.

Triste España

Juan del Encina (12 luglio 1468 - 1529): Triste España sin ventura, romance a 4 voci (1497), dal Cancionero de Palacio (n. 317). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Triste España sin ventura,
todos te deven llorar.
Despoblada de alegría,
para nunca en ti tornar.

Tormentos, penas, dolores,
te vinieron a poblar.
Sembróte Dios de plazer
porque naciesse pesar.

Hízote la más dichosa
para más te lastimar.
Tus vitorias y triunfos
ya se hovieron de pagar.

Pues que tal pérdida pierdes,
dime en qué podrás ganar.
Pierdes la luz de tu gloria
y el gozo de tu gozar.

Pierdes toda tu esperança,
no te queda qué esperar.
Pierdes Príncipe tan alto,
hijo de reyes sin par.

Llora, llora, pues perdiste
quien te havía de ensalçar.
En su tierna juventud
te lo quiso Dios llevar.

Llevóte todo tu bien,
dexóte su desear,
porque mueras, porque penes,
sin dar fin a tu penar.

De tan penosa tristura
no te esperes consolar.

Elogio della Follia – I

Antonio Martín y Coll (? - c1734): Diferencias sobre las folias. Jordi Savall e Hespèrion XXI.


Giovanni Girolamo Kapsberger (c1580 - 1651): 19 Partite sopra la Folia. Sandro Volta, chitarrone.


Don Gregorio Paniagua Rodríguez: Fons vitae. Dementia praecox angelorum. Supra solfamireut (1982). Gregorio Paniagua e Atrium Musicae de Madrid.


Vangelis (Evangelos Odysseas Papathanassiou; 1943 - 2022): «Conquest of Paradise», dalla colonna sonora del film 1492 – La conquista del paradiso (1492: Conquest of Paradise) diretto nel 1992 da Ridley Scott.
Anche il brano da Vangelis, come le altre composizioni di cui propongo l’ascolto in questa pagina, si fonda sulla Follia, un antico tema musicale (si ritiene che abbia origini portoghesi risalenti al XVI secolo) che nel corso del periodo barocco fu rielaborato da numerosi compositori europei, da Frescobaldi a Corelli, da Lully a Marais, da Alessandro Scarlatti a Vivaldi, da Johann Sebastian Bach (nella Bauernkantate BWV 212) al figlio di questi Carl Philipp Emanuel.

Viva il re!

Josquin des Prez (c1450 - 1521): Vive le roy! a 4 voci (pubblicato in Harmonice Musices Odhecaton, 1504). Interpreti vari:

  • Hespèrion XX, dir. Jordi Savall
  • Purcell Consort of Voices, dir. Grayston Burgess
  • les haulz et les bas
  • Cambridge Symphonic Brass Ensemble
  • The Royal Danish Brass Ensemble

Anche il cantus firmus di questa composizione, affidato al tenor, è stato ottenuto con il procedimento compositivo oggi noto come soggetto cavato (cfr. Per il duca di Ferrara), in questo modo:

VIVE lE rOI = Vt–mIVt–rE–rE –sOl–mI


Ludi musici

Samuel Scheidt (1587 - 24 marzo 1654): Ludi musici (1621), I pars. Hespèrion XX, dir. Jordi Savall.

  1. (XXII) Intrada a 5
  2. (V) Paduan a 4
  3. (XXIV) Galliard a 5
  4. (XVII) Courant a 4
  5. (VI) Paduan a 4
  6. (XXI) Galliard Battaglia a 5
  7. (XVI) Alamande a 4
  8. (XXVI) Canzon ad imitationem Bergamasca Anglica a 5
  9. (XXVIII) Canzon super O Nachbar Roland a 5
  10. (XI) Courant a 4
  11. (XIII) Courant a 4
  12. (XVIII) Canzon Cornetto a 4
  13. (III) Paduan a 4
  14. (XXV) Galliard a 5
  15. (XVII) Courant a 4
  16. (XXIX) Canzon super Cantionem gallicam a 5

Il modo giusto

Johann Pachelbel (1653 - 3 marzo 1706): Canone e Giga [al minuto 2:57] in re maggiore per 3 violini e basso continuo (1694). Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Ecco la composizione più tartassata dell’intera storia musicale: eseguita il più delle volte con lentezza abnorme; orbata della seconda parte, la Giga, come se questa non fosse una sua componente fondamentale; per tacer di quelli che ne eseguono il solo an­tecedente, ossia la parte del I violino, sopra un canapè di accordi banali, come se igno­rassero il significato del termine “canone” – e probabilmente l’ignorano davvero (*).
Insomma, un gioiello del repertorio musicale barocco ridotto a insipida sciacquetta romantico-sentimentale. Fortuna che ci sono Jordi Savall e il suo ensemble a ricordarci come Pachelbel l’aveva concepito.

(*) In ambito musicale il canone è, nella sua forma più semplice, una composizione polifonica costituita da un’unica idea melodica che viene enunciata da due o più “voci” (per convenzione si usa questo termine anche se si tratta di parti strumentali) diverse, le quali non attaccano simultaneamente ma in successione:

Si tratta dunque di una forma di contrappunto “a imitazione” (imitazione è detta appunto la ripe­ti­zione di una frase melodica eseguita da una voce diversa da quella che l’ha enunciata per prima).
Quello di Pachelbel che si può ascoltare in questa pagina è un canone a 3 voci (i tre violini). Siccome v’è una quarta parte (il basso continuo) che non partecipa al gioco delle imitazioni, si parla in questo caso di “canone misto”.

Canon

Musica municipale

William Brade (1560 - 26 febbraio 1630): brani diversi estratti dalla raccolta Newe ausserlesene Paduanen, Galliarden, Cantzonen, Allemannen und Coranten auff allen musicalischen Instrumenten lieblich zu gebrauchen (Amburgo 1609). Hespèrion XX, dir. Jordi Savall.

L’inglese William Brade visse a lungo nella città anseatica di Amburgo, dove fu direttore della musica municipale (Ratsmusik).

Un bacio oppure mille

Thoinot Arbeau (pseudonimo di Jehan Tabourot, 1519 - 1595): Belle, qui tiens ma vie, chanson ovvero pavana. La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Belle, qui tiens ma vie
captive dans tes yeulx,
qui m’as l’âme ravie
d’un soubzris gracieux,
viens tost me secourir
ou me fauldra mourir.

Pourquoy fuis-tu mignarde
si je suis près de toy,
quand tes yeulx je regarde
je me perds dedans moy
car tes perfections
changent mes actions.

Approche donc, ma belle,
approche toy mon bien,
ne me sois plus rebelle
puis que mon coeur est tien,
pour mon mal appaiser,
donne-moy un baiser.



Clément Janequin (c1485 - 1558): Petite nymphe folastre, chanson a 4 voci (pubblicata negli Amours de Pierre de Ronsard, 1552). The Montreal Bach Choir Society, dir. George Little (sopra) e Promusica.

Petite nymphe folastre,
nymphette que j’idolatre,
ma mignonne dont les yeulx
logent mon pis et mon mieux;
ma doucette, ma sucrée,
ma grâce, ma cytherée,
tu me doibs pour m’appaiser
mille fois le jour baiser.

Era il 1970 o giù di lì, avevo 14 anni (o giù di lì) e mi capitò quasi per caso di ascoltare due chansons di Janequin (le Chant des oyseaulx e, appunto, Petite nymphe folastre) interpretate dal coro di Montreal: fu un colpo di fulmine.
Buona festa di san Valentino 🙂

Villancico a 8

Joan Cererols (1618 - 1680): Serafín, villancico per doppio coro a 8 voci e basso continuo. La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Serafín que con dulce harmonía
la vida que nace requebrando estás;
cántale glorias mirándole en penas
que, amante y quejoso, su alivio es un ‘ay’.

Tan fragrantes, lucientes y bellas
en cielo y en tierra distantes se ven
las estrellas vestir de colores,
las flores brillar y las selvas arder.

Hoy el hombre suspenso y absorto
ignora, cobarde, lo mismo que ve:
pues mirar tan divino lo humano
en cosa que apenas se puede entender.

Una noche de siglos tan largos
dobladas las luces habrá menester
y por eso amanecen dos soles
que bañan de luz el portal de Belén.

Vecchie letrose

Adrian Willaert (1490 - 7 dicembre 1562): Vecchie letrose, frottola (villanella) a 4 voci (pubblicata in Canzone villanesche alla napolitana, 1545, n. 5). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Vecchie letrose, non valete niente
Se non a far l’aguaito per la chiazza.
Tira, tira, tir’alla mazza,
Vecchie letrose, scannaros’e pazze!

Secondo il GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, noto anche come il Battaglia, dal nome del suo fondatore), letroso è termine regionale antico per “ostinato”, “cocciuto” o “scontroso”. Il testo si riferisce abbastanza chiaramente a vecchie megere che non hanno niente da fare se non spettegolare ai danni di chi passa per la loro strada, dunque un’accettabile interpretazione del testo potrebbe essere: « vecchie scontrose (o cocciute), non sapete far altro che spiare chi passa per la piazza. Prendetele a bastonate, ’ste vecchie scontrose, scandalose e pazze »

Suite du Ballet de Stockholm

Guillaume Dumanoir père (16 novembre 1615 - 1697): Suite du Ballet de Stockholm. Le Concert des Nations, dir. Jordi Savall.

  1. Intrada
  2. Geschwindt – Langsamer – Sarabande [0:44]
  3. Presto – Langsam – Allegro [3:20]
  4. Marche [4:27]
  5. Air [6:12]
  6. Sarabande [8:18]
  7. Bransle [8:54]
  8. Double [9:52]
  9. Allegro [11:34]
  10. Air [12:45]

  1. Intrada
  2. Presto [0:36]
  3. Aria – Langsam – Presto [1:14]
  4. Langsamer – Sarabande [2:19]
  5. Bransle [4:31]
  6. Hungaresca [5:16]
  7. Marche – Tambourin [7:18]
  8. Langsamer – Sarabande [8:32]

Senza peccato originale

Francisco Correa de Arauxo (16 settembre 1584 - 1654): Tres glosas sobre el canto llano de la Inmaculada concepción de la Virgen María «Todo el mundo en general» (dal Libro de tientos y discursos de música práctica y theórica de órgano, intitulado Facultad orgánica, 1626). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XX, dir. Jordi Savall.

Todo el mundo en general
a voces reina escogida
diga que sois concebida
sin pecado original.
Si mandó Dios verdadero
al padre y la madre honrar,
lo que nos mandó guardar,
él lo quiso obrar primero
y assiesta ley celestial
en vos la dexo cumplida,
pues os hizo concevida
sin pecado original.


Una versione più… spigliata è quella dell’ensemble Unda Maris, con la voce di Guillemette Laurens.
 

Facultad orgánica

Un famoso caballero

 
Juan del Encina (12 luglio 1468 - 1529): Una sañosa porfía, romance a 4 voci (dal Cancionero de Palacio, 1465, n. 327). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XX, dir. Jordi Savall.

Una sañosa porfía
sin ventura va pujando.
Ya nunca tuve alegría
ya mi mal se va ordenando.

Ya fortuna disponía
quitar mi próspero mando
Qu’el bravo León d’España
mal me viene amenazando.

Su espantosa artillería
Los adarves derribando
mis villas y mis castillos
mis ciudades va ganando.

La tierra y el mar gemían
que viene señoreando
sus pendones y estandartes
y banderas levantando.

La muy gran caballería
hela, viene relumbrando
sus huestes y peonaje
all aire viene turbando.

Correme la morería
los campos viene talando
mis compañas y caudillos
viene venciendo y matando.

Las mezquitas de Mahoma
en iglesias consagrando,
las moras lleva cativas
con alaridos llorando.

Al cielo dan apellido
Viva el gran Rey don Fernando
viva la muy gran leona
Alta Reina prosperando.

Una generosa Virgen
esfuerzo les viene dando
un famoso caballero
delante viene volando.

Con una cruz colorada
y una espada relumbrando
d’un rico manto vestido
toda la gente guiando.

Encina

Echi medievali: estampie e ductia


Anonimo del XIII secolo: La quarte estampie royal. Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Questa composizione è trascritta nel codice detto Chansonnier du Roi (fr. 844 della Bibliothèque nationale de France, f. 104r ). Di che cosa si tratta? L’estampie (in lingua d’oc estampida, in italiano antico stampita o istampitta) è una delle rarissime forme musicali medievali interamente o prevalentemente strumentali, presumibilmente destinata a accompagnare la danza: il nome deriverebbe dal francone estampir = battere i piedi. La struttura dell’estampie, accuratamente descritta nel trattato del teorico francese Johannes de Groche[i]o (Jean de Grouchy, c1255 - c1320), consiste nel susseguirsi di un certo numero di frasi musicali chiamate puncta (la Quarte estampie royal ne ha 7); ciascun punctum è ripetuto due volte con due differenti conclusioni, dette rispettivamente apertum / ouvert e clausum / clos. Mentre i puncta sono diversi l’uno dall’altro, in genere apertum e clausum si ripetono invariati.

Johannes de Grocheo — l’unico teorico dell’epoca che si occupi della musica popolare, da lui chiamata musica simplex — descrive alcune forme affini all’estampie: una di queste è la ductia, che presenta caratteri di minore complessità. Scrive il nostro trattatista, il quale asseriva convintamente (come già Platone) che la musica abbia il potere di influire sulla psiche: «Si dice che [la ductia] sia efficace nella cura di quella passione chiamata mal d’amore».

Ecco una ductia davvero graziosa, eseguita dall’ensemble Arte Factvm:


Erme campagne, abbandonati orrori

 
Claudio Saracini detto il Palusi (1º luglio 1586 - 1630): Da te parto, cor mio, aria a 1 voce e basso continuo (pubblicata nella raccolta Le seconde musiche, 1620, n. 7). Nigel Rogers, tenore; Colin Tilney, clavicembalo; Jordi Savall, viola da gamba.

Da te parto, cor mio.
Io vado, anima mia.
Peregrin sconosciuto
d’ignoti lidi ad habitar l’arene,
erme campagne, abbandonati horrori
saran delle mie pene de miei passati ardori!
Dell’idol mio perduto
ecco misera e flebil’e dolente
del mio duol dal mio ardir memori ardente.

Musica per il Magnifico

Heinrich Isaac (c1450 - 26 marzo 1517): Un dí lieto giamai, madrigale a 3 voci su testo di Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico. Insieme vocale e strumentale L’homme armé.

     Un dí lieto giamai
non ebbi, Amor, da poi
che dalli lacci tuoi mi dislegai.
     Cagion della nimica
mia donna, a cui servia;
cosí convien ch’i’ dica
la sua discortesia.
Amore a tal follia
m’indusse, allor ch’i’ ruppi
i tuoi amorosi gruppi e ti lassai.
     Fanne tu, Amor, vendetta,
ché mio poter non cura;
anzi talor m’alletta
con gli occhi e m’assicura;
e poi mi strazia e giura
che te e me disprezza:
cotanto male avvezza, signor, l’hai.
     Ma, lasso, or del mio errore
m’avveggio e me ne pento,
ché sanza te, Amore,
assai piú doglia sento.
Allor qualche contento
sentiva a mezzo il lutto:
or quello è perso tutto, e vivo in guai.



Heinrich Isaac: Palle, palle, canzone a 3 voci. Versione strumentale eseguita dall’ensemble Piffaro; versione per organo (intavolatura pubblicata nel 1507) eseguita da Gabriele Giacomelli.


Heinrich Isaac: Quis dabit capiti meo aquam?, mottetto a 4 voci su testo di Agnolo Poliziano, in morte di Lorenzo il Magnifico (1492). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.

Prima pars :
     Quis dabit capiti meo aquam?
     Quis oculis meis fontem lachrimarum dabit,
     ut nocte fleam, ut luce fleam?
     Sic turtur viduus solet,
     sic cygnus moriens solet,
     sic luscinia conqueri.
     Heu miser, o dolor!

Secunda pars, altus & tenor I:
     Laurus impetu fulminis
     illa iacet subito,
     laurus omnium celebris
     musarum choris,
     nympharum choris.
Secunda pars, bassus:
     Et requiescamus in pace.

Tertia pars :
     Sub cuius patula coma
     et Phebi lira blandius insonat
     et vox blandius insonat.
     Nunc muta omnia,
     nunc surda omnia.

Palle