Gruppen

Karlheinz Stockhausen (1928 - 5 dicembre 2007): Gruppen per 3 orchestre (1957). hr-Sinfonie­orchester e Ensemble Modern, dir. Matthias Pintscher, Lucas Vis e Paul Fitzsimon.

Stockhausen spiega: «Per “gruppo” si intende un numero determinato di suoni collegati secondo rapporti affini tra loro su un piano superiore di percezione, quello del gruppo appunto. I vari gruppi di una composizione si distinguono per diversi tipi di proporzioni, per diversa struttura, ma sono correlati fra loro nel senso che non è possibile comprendere le proprietà di un gruppo se non in rapporto al grado di affinità che queste presentano con le proprietà di altri gruppi».
Per l’esecuzione di Gruppen sono necessari 109 esecutori ripartiti in 3 orchestre pressappoco uguali ma distanziate: il suono, movendosi da un’orchestra all’altra, crea una musica «spaziale», non solo in senso visivo ma anche acustico e strutturale.

— Organico —
Orchestra 1:
1 flauto (anche ottavino)
1 flauto contralto
1 oboe
1 corno inglese
1 clarinetto
1 fagotto
2 corni
2 trombe
2 tromboni
1 bassotuba
4 percussionisti: 1 marimbaphone (5 ottave; oppure 4 ottave + xilofono per la 5a), 1 Glockenspiel, 5 campanacci da mucca (sospesi, senza battacchio), 1 tamtam grande, piatti piccoli, piatti medi, piatti grandi, 2 tamburi a fessura, 4 tomtom e/o tumba e bongo, 1 cassa rullante con cordiera, 1 tamburo basco
1 Glockenspiel a tastiera (o celesta)
1 arpa
10 violini
2 viole
4 violoncelli
2 contrabbassi

Orchestra 2:
2 flauti (il I anche ottavino)
1 oboe
1 clarinetto piccolo
1 sassofono contralto (anche clarinetto)
1 sassofono baritono
1 fagotto
3 corni
2 trombe
1 trombone tenor-basso
1 trombone basso
4 percussionisti: 1 vibrafono, 14 campane tubolari, 4 campanacci da mucca (sospesi, senza battacchio), 1 tam-tam medio, piatti piccoli, piatti medi, piatti grandi, 2 tamburi a fessura, 4 tomtom e/o tumba e bongo, 1 cassa rullante con cordiera, 1 tamburo basco, 1 raganella, 2 triangoli (acuto e grave)
1 pianoforte a coda senza coperchio
1 chitarra elettrica
8 violini
4 viole
2 violoncelli
2 contrabbassi

Orchestra 3:
1 flauto (anche ottavino)
1 oboe
1 corno inglese
1 clarinetto
1 clarinetto basso
1 fagotto
3 corni
2 trombe
2 tromboni
1 trombone contrabbasso (o bassotuba)
4 percussionisti: 1 xilorimba o marimbaphone (4 ottave), 4 campanacci da mucca (sospesi, senza battacchio), 1 tam-tam piccolo, piatti piccoli, piatti medi, piatti grandi, 2 tamburi a fessura, 4 tomtom e/o tumba e bongo, 1 cassa rullante con cordiera, 1 tamburo basco
1 celesta (5 ottave)
1 arpa
8 violini
4 viole
2 violoncelli
2 contrabbassi

Studio e esperienza mi hanno insegnato che la musica “nuova” ha sempre suscitato analoghe reazioni. La “seconda prattica” di Monteverdi fu ferocemente avversata dal teorico Artusi, una composizione oggi amatissima come la Sinfonia K 550 di Mozart fece inorridire i primi ascoltatori con le sue dissonanze inusitate, e così via. Per contro, quando ho occasione di parlare della complessità di un brano di Bach, quando spiego che cosa s’intende per contrappunto doppio o imitato, non di rado mi succede di vedere che le reazioni degli astanti rasentano l’incredulità, come se alla maggior parte delle persone risulti inverosimile che una composizione del passato possa essere tanto complessa, come se ciò che sembrava ormai acquisito fosse improvvisamente diventato incomprensibile. Oggi, come ai tempi di Monteverdi o a quelli di Mozart, per comprendere l’arte bisognerebbe prima capire le necessità dalle quali scaturisce. Si deve solo decidere se si ha voglia di farlo oppure no.

Crucifigat omnes

Anonimo del XII secolo: Crucifigat omnes, conductus a 3 voci. New London Consort, dir. Philip Pickett.

Si tratta di un vero e proprio canto di crociata. Il testo, composto a seguito della conquista di Gerusalemme da parte del Saladino (2 ottobre 1187), è riportato con o senza musica da più fonti diverse, fra le quali il manoscritto dei Carmina Burana : nell’ambito di questa raccolta è compreso fra i carmina moralia (canti morali) e gli è stato assegnato il numero 47.

Crucifigat omnes
Domini crux altera,
nova Christi vulnera!
Arbor salutifera
perditur, sepulchrum
gens evertit extera
violente,    plena gente
sola sedet civitas,
agni fedus    rapit hedus,
plorat dotes perditas
sponsa Sion, immolatur
Ananias, incurvatur
cornu David, flagellatur
mundus;
ab iniustis abdicatur
per quem iuste iudicatur
mundus.

O quam dignos luctus!
exulat rex omnium,
baculus fidelium
sustinet opprobrium
gentis infidelis;
cedit parti gentium
pars totalis;    iam regalis
in luto et latere
elaborat    tellus, plorat
Moysen fatiscere.
homo, Dei miserere!
fili, patris ius tuere!
in incerto certum quere,
ducis
ducum dona promerere
et lucrare lucem vere
lucis!

Quisquis es signatus
fidei charactere,
fidem factis assere,
rugientes contere
catulos leonum,
miserans intuere
corde tristi    damnum Christi!
longus Cedar incola,
surge, vide,    ne de fide
reproberis frivola!
suda martyr in agone
spe mercedis et corone!
Derelicta Babylone,
pugna
pro celesti regione,
et ad vitam te compone
pugna!

Crocifigga tutti
la seconda croce del Signore,
le nuove ferite di Cristo!
L’albero della salvezza
è perduto, il Sepolcro
è stato profanato da stranieri
con la violenza, piena di gente
la città resta sola,
l’ariete ha rotto il patto con l’agnello,
piange la dote perduta
la sposa di Sion, immolato
Anania, piegata
la potenza di Davide, flagellato
chi è puro;
dagli empi rinnegato
Colui che con giustizia giudica
il mondo.

Oh, come sono giusti i pianti!
Il Re del mondo è bandito,
il sostegno dei credenti
deve patire l’obbrobrio
di un popolo infedele;
cede a una parte dei gentili
la parte intera; già del Re
la terra tra fango e macerie
soffre, e lamenta
la rovina di Mosè.
Uomo, implora la pietà di Dio!
Figlio, difendi il diritto del Padre!
Nell’incerto cerca la certezza,
del Re
dei re merita il dono
e guadàgnati la luce della vera
luce!

Chiunque tu sia, segnato
con il marchio della fede,
testimoniala con i fatti,
schiaccia i ruggenti
cuccioli dei leoni,
osserva con pietà
e dolore la rovina di Cristo!
Lontano abitante di Kedar,
alzati e bada, che non ti si rimproveri
per la tua debole fede!
Suda, come un martire, nella mischia
sperando nel premio e nella corona!
Lasciata Babilonia,
lotta
per guadagnare un posto in cielo,
e preparati alla vita eterna
combattendo.

Il conductus è un tipo di composizione vocale su testo latino, monodica (a una voce) o polifonica (a più voci), la cui origine è da localizzarsi nella Francia meridionale (Aquitania) intorno al volgere del primo millennio; il nome è presumibilmente dovuto alla funzione che il conductus aveva in ambito liturgico, cioè quella di accompagnare durante la messa eventuali spostamenti del celebrante, di «condurre» processioni, e simili. Nel XII secolo il conductus divenne una delle forme predilette dagli esponenti della Scuola cosiddetta di Notre-Dame, che l’affrancarono dalla primitiva destinazione liturgica creando composizioni di argomento vario, talvolta anche non religioso: è il caso, per esempio, di Veris ad imperia, un conductus a 3 voci costruito sulla melodia di una canzone a ballo occitana abbastanza famosa, A l’entrada del tens clar (in questa pagina del blog potete ascoltare ambedue le composizioni). Mentre in altre forme della Scuola parigina prevale la scrittura melismatica (melisma: tante note per una sola sillaba), il conductus ha andamento perlopiù sillabico (una nota per ciascuna sillaba). La storia del conductus si conclude verso la fine del Duecento, con l’affermarsi di una forma nuova che avrà grandissima fortuna nei secoli a venire, il mottetto.