Leopold Hofmann (1738 - 17 marzo 1793): Concerto in fa maggiore per oboe, clavicembalo e orchestra Badley VII:F1. Stefan Schilli, oboe; Jenő Jandó, clavicembalo; Nicolaus Esterházy Sinfonia, dir. Béla Drahos.
Samuel Barber (9 marzo 1910 - 1981): Capricorn Concerto per flauto, oboe, tromba e archi op. 21 (1944). Eastman-Rochester Orchestra, dir. Howard Hanson (incisione del 1959).
Allegro ma non troppo
Allegretto [7:12]
Allegro con brio [10:09]
Capricorn è la casa di Mount Kisco (stato di New York) che Barber acquistò insieme con Gian Carlo Menotti nel 1943; il nome è dovuto al fatto che l’edificio godeva del massimo dell’illuminazione solare durante l’inverno.
Jan Křtitel Václav Kalivoda (Johann Baptist Wenzel Kalliwoda; 21 febbraio 1801 - 1866): Divertissement per oboe e orchestra op. 58 (c1835). Hansjörg Schellenberger, solista e direttore; Orchestra della Svizzera Italiana.
Johann Melchior Pichler (19 febbraio 1695 - 1776): Concertino in sol maggiore per oboe e archi. Katharina Andres, oboe; Collegium 1704, dir. Václav Luks.
Ernst Eichner (15 febbraio 1740 - 1777): Concerto in do maggiore per oboe e orchestra (c1770). Kurt Meier, oboe; Royal Northern Sinfonia, dir. Howard Griffiths.
Matilde Capuis (1913 - 31 gennaio 2017): Concerto breve per oboe e archi (1975). Donatella Pedico, oboe; Orchestra femminile del Piemonte, dir. Carla Delfrate.
Amilcare Ponchielli (1834 - 16 gennaio 1886): Capriccio in fa minore-maggiore per oboe e pianoforte (c1856). Gianfranco Bortolato, oboe; Riccardo Caramella, pianoforte.
Domenico Cimarosa (1749 - 11 gennaio 1801): Concerto in do minore-maggiore per oboe e archi. Lajos Lencsés, oboe; Kammerorchester arcata Stuttgart, dir. Patrick Strub.
Arrigo Pedrollo (1878 - 23 dicembre 1964): Concertino per oboe e archi (1957). Lajos Lencsés, oboe; Kammerorchester arcata Stuttgart, dir. Patrick Strub.
Karlheinz Stockhausen (1928 - 5 dicembre 2007): Gruppen per 3 orchestre (1957). hr-Sinfonieorchester e Ensemble Modern, dir. Matthias Pintscher, Lucas Vis e Paul Fitzsimon.
Stockhausen spiega: «Per “gruppo” si intende un numero determinato di suoni collegati secondo rapporti affini tra loro su un piano superiore di percezione, quello del gruppo appunto. I vari gruppi di una composizione si distinguono per diversi tipi di proporzioni, per diversa struttura, ma sono correlati fra loro nel senso che non è possibile comprendere le proprietà di un gruppo se non in rapporto al grado di affinità che queste presentano con le proprietà di altri gruppi».
Per l’esecuzione di Gruppen sono necessari 109 esecutori ripartiti in 3 orchestre pressappoco uguali ma distanziate: il suono, movendosi da un’orchestra all’altra, crea una musica «spaziale», non solo in senso visivo ma anche acustico e strutturale.
— Organico —
Orchestra 1:
1 flauto (anche ottavino)
1 flauto contralto
1 oboe
1 corno inglese
1 clarinetto
1 fagotto
2 corni
2 trombe
2 tromboni
1 bassotuba
4 percussionisti: 1 marimbaphone (5 ottave; oppure 4 ottave + xilofono per la 5a), 1 Glockenspiel, 5 campanacci da mucca (sospesi, senza battacchio), 1 tamtam grande, piatti piccoli, piatti medi, piatti grandi, 2 tamburi a fessura, 4 tomtom e/o tumba e bongo, 1 cassa rullante con cordiera, 1 tamburo basco
1 Glockenspiel a tastiera (o celesta)
1 arpa
10 violini
2 viole
4 violoncelli
2 contrabbassi
Orchestra 2:
2 flauti (il I anche ottavino)
1 oboe
1 clarinetto piccolo
1 sassofono contralto (anche clarinetto)
1 sassofono baritono
1 fagotto
3 corni
2 trombe
1 trombone tenor-basso
1 trombone basso
4 percussionisti: 1 vibrafono, 14 campane tubolari, 4 campanacci da mucca (sospesi, senza battacchio), 1 tam-tam medio, piatti piccoli, piatti medi, piatti grandi, 2 tamburi a fessura, 4 tomtom e/o tumba e bongo, 1 cassa rullante con cordiera, 1 tamburo basco, 1 raganella, 2 triangoli (acuto e grave)
1 pianoforte a coda senza coperchio
1 chitarra elettrica
8 violini
4 viole
2 violoncelli
2 contrabbassi
Orchestra 3:
1 flauto (anche ottavino)
1 oboe
1 corno inglese
1 clarinetto
1 clarinetto basso
1 fagotto
3 corni
2 trombe
2 tromboni
1 trombone contrabbasso (o bassotuba)
4 percussionisti: 1 xilorimba o marimbaphone (4 ottave), 4 campanacci da mucca (sospesi, senza battacchio), 1 tam-tam piccolo, piatti piccoli, piatti medi, piatti grandi, 2 tamburi a fessura, 4 tomtom e/o tumba e bongo, 1 cassa rullante con cordiera, 1 tamburo basco
1 celesta (5 ottave)
1 arpa
8 violini
4 viole
2 violoncelli
2 contrabbassi
Studio e esperienza mi hanno insegnato che la musica “nuova” ha sempre suscitato analoghe reazioni. La “seconda prattica” di Monteverdi fu ferocemente avversata dal teorico Artusi, una composizione oggi amatissima come la Sinfonia K 550 di Mozart fece inorridire i primi ascoltatori con le sue dissonanze inusitate, e così via. Per contro, quando ho occasione di parlare della complessità di un brano di Bach, quando spiego che cosa s’intende per contrappunto doppio o imitato, non di rado mi succede di vedere che le reazioni degli astanti rasentano l’incredulità, come se alla maggior parte delle persone risulti inverosimile che una composizione del passato possa essere tanto complessa, come se ciò che sembrava ormai acquisito fosse improvvisamente diventato incomprensibile. Oggi, come ai tempi di Monteverdi o a quelli di Mozart, per comprendere l’arte bisognerebbe prima capire le necessità dalle quali scaturisce. Si deve solo decidere se si ha voglia di farlo oppure no.
Jean-Baptiste Loeillet, detto «Loeillet di Londra» (18 novembre 1680 - 1730): Triosonata in fa maggiore op. 2 n. 2 (1725). Ensemble Pro Musica Antiqua.
Largo
Allegro
Largo
Allegro
Jean-Baptiste Loeillet, detto «Loeillet di Gand» (1688 - c1720): Triosonata in la minore op. 1 n. 1 (1710). Daniel Rothert, flauto dolce; Vanessa Young, violoncello; Ketil Haugsand, clavicembalo.
Largo
Allegro
Adagio
Giga: Allegro
I due Jean-Baptiste erano cugini di primo grado. In passato l’omonimia creò qualche problema di attribuzione: nel 1909 il compositore francese Alexandre Béon (1862 - 1912) arrangiò per violino, violoncello e pianoforte una triosonata del Loeillet di Londra e l’attribuì al Loeillet di Gand. L’arrangiamento in questione è molto bello; eccolo nell’interpretazione dell’Eroica Trio:
Vincenzo Bellini (3 novembre 1801 - 1835): Concerto in mi bemolle maggiore per oboe e orchestra (composto fra il 1819 e il 1825). Christoph Hartmann, oboe; Ensemble Berlin.
Johann Gottlieb Graun (28 ottobre 1703 - 27 ottobre 1771): Concerto in sol minore per oboe, archi e basso continuo. Heinz Holliger, oboe; Camerata Bern, dir. Alexander van Wijnkoop.
Gabriel Grovlez (1879 - 20 ottobre 1944): Sarabande et Allegro per oboe e pianoforte (1929). Julia Stritzel, oboe; Christian Meinel, pianoforte.
Sotto, la medesima composizione trascritta dall’autore per sassofono (Jack Taylor) e pianoforte (Bethan Rees). Grovlez ne approntò adattamenti anche per clarinetto e per fagotto.
Jan Dismas Zelenka (16 ottobre 1679 - 1745): Capriccio in la maggiore per 2 oboi, 2 violini, 2 corni, fagotto e basso continuo ZWV 185. Virtuosi Saxoniae, dir. Ludwig Güttler.
Antonino Pasculli (13 ottobre 1842 - 1924): Le api, «studio caratteristico» per oboe e pianoforte (1874). Christopher Redgate, oboe; Stephen Robbings, pianoforte.
Nicolas Chédeville (1705 - 6 agosto 1782): Sonata in sol minore per oboe e continuo, n. 6 della raccolta Il pastor fido (pubblicata nel 1737 come op. 13 di Antonio Vivaldi). Paul Goodwin, oboe; Nigel North, arciliuto e chitarra barocca; Susan Sheppard, violoncello; Frances Eustace, fagotto; John Toll, clavicembalo e organo.
Antonio Vivaldi (1678 - 28 luglio 1741): Concerto in fa maggiore per oboe, archi e continuo RV 457. Ensemble Silente Venti!; Simone Toni, oboe e direzione.
Allegro non molto
Andante [3:52]
Allegro molto [6:24]
Johann Sebastian Bach (1685 - 28 luglio 1750): Concerto in fa maggiore per oboe, archi e continuo BWV 1053R. Café Zimmermann.
Allegro
Siciliano [7:05]
Allegro [11:52]
La partitura originale è perduta: il concerto è stato ricostruito sulla base delle cantate Gott soll allein mein Herze haben BWV 169 (il I e il II movimento del concerto corrispondono alla I e alla V parte della cantata) e Ich geh’ und suche mit Verlangen BWV 49 (l’ultimo movimento del concerto corrisponde alla I parte della cantata).
Giuseppe Sarti (1729 - 28 luglio 1802): Sonata n. 4 in sol maggiore per oboe e continuo. Giuseppe Piccinino, oboe; Roberto Cognazzo, clavicembalo.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791): Concerto in do maggiore per oboe e orchestra K 314 (1777). François Leleux, oboe; hr-Sinfonieorchester, dir. Andrés Orozco-Estrada.
Samuel Barber (1910 - 1981): Summer Music op. 31 per quintetto di fiati (1956). Katrina Penman, flauto; Sebastián Gimeno, oboe; Salvador Salvador, clarinetto; Salvador Alberola, fagotto; José Miguel Asensi, corno.
Alessandro Marcello (1673 - 19 giugno 1747): Concerto in re minore per oboe e archi (pubblicato nella raccolta antologica 12 Concerti a 5, 1716, n. 2). Andreas Helm, oboe; L’Orfeo Barockorchester, dir. Michi Gaigg.
Antonín Vranický ovvero Anton Wranitzky (13 giugno 1761 - 1820): Trio in do maggiore per 2 oboi e corno inglese. John Abberger e Marc Schachman, oboi; Lani Spahr, corno inglese.
Francis Poulenc (1899 - 1963): Suite française d’après Claude Gervaise (1935), versione per pianoforte eseguita in concerto da Alicia de Larrocha.
Bransle de Bourgogne
Pavane [1:31]
Petite Marche militaire [3:45]
Complainte [4:43]
Bransle de Champagne [6:04]
Sicilienne [7:47]
Carillon [9:15]
Poulenc, il più sottovalutato dei compositori francesi del ‘900, compose la Suite française nel 1935 affinché fosse eseguita durante la rappresentazione del II atto del dramma La reine Margot di Édouard Bourdet. La suite consiste in una rielaborazione di alcuni brani tratti dai Livres de danceries pubblicati intorno al 1550 da Claude Gervaise: si tratta dunque di una serie di danze rinascimentali (bran[s]le, pavane, sicilienne), cui si aggiungono una “piccola marcia militare”, un carillon e una complainte (n. 4) che è l’unico pezzo interamente composto da Poulenc.
La medesima Suite nella versione per piccola orchestra. New Music Studium, dir. Antonio Plotino.
Bransle de Bourgogne
Pavane [1:23]
Petite marche militaire [4:05]
Complainte [5:10]
Bransle de Champagne [6:30]
Sicilienne [8:19]
Carillon [10:05]
Infine, la trascrizione per pianoforte e quintetto di fiati realizzata da Katsuhisa Ohtaki nel 1992. Ensemble Orphée.
Oggi, nel giorno del suo centesimo compleanno, ricordiamo Iannis Xenakis, compositore, ingegnere e architetto greco naturalizzato francese, uno dei musicisti più significativi del secondo Novecento.
Iannis Xenakis (29 maggio 1922 - 2001): Dmaathen per oboe e percussione (1976). Maxime Le Minter, oboe; Yves Popow, percussione.
Δμάαθεν δὲ κεραυνῷ τόξοισί τ’ Ἀπόλλωνος
Essi furono annientati dal fulmine e dalle frecce di Apollo
(Pindaro, Pitica VIII, vv. 17-18)
«L’artista gioca con le forme proprio come lo scienziato o il credente. Il musicista lo fa in modo ancor più sistematico, poiché vive simultaneamente nel microcosmo del suono e nel macrocosmo delle architetture più vaste, come se si trovasse in una millefoglie fatta di strati trasparenti in tutti i sensi» (Iannis Xenakis).