Fra vaghi risi, e cari

Jacopo Peri detto Zazzerino (20 agosto 1561 - 12 agosto 1633): Un dì soletto, madrigale a 1 voce e basso continuo (pubblicato nella raccolta Le varie musiche del Sig. Jacopo Peri, 1609, n. 17) su testo di Gabriello Chiabrera. Marc Mauillon, voce; Angélique Mauillon, arpa.

Un dì soletto
vidi il diletto,
ond’ho tanto martire;
e sospirando,
tutto tremando
così le presi a dire:

«O tu, che m’ardi
co’ dolci sguardi,
come sì bella appari!»
Ella veloce
sciolse la voce
fra vaghi risi, e cari:

«Sul volto rose
l’alba mi pose,
lume su’ crini il sole,
ne gli occhi Amore
il suo splendore,
suo mel ne le parole.»

Così disse ella;
poscia, più bella
che giamai m’apparisse,
piena il bel viso
di bel sorriso,
lieta soggiunse, e disse:

«O tu, che t’ardi
a’ dolci sguardi,
come sì tristo appari!»
ed io veloce
sciolsi la voce
fra caldi pianti amari:

«D’empio veneno
mi sparge il seno,
oimé, tua gran beltade;
e la mia vita
quasi è finita
per troppa feritade».

Ella per gioco
sorise un poco,
indi mi si nascose;
ed io dolente
pregava ardente,
ma più non mi rispose.

Damigella tutta bella

Claudio Monteverdi (1567 - 1643): Damigella tutta bella, madrigale a 3 voci e strumenti (pubblicato in Scherzi musicali a 3 voci, 1607, n. 6); testo di Gabriello Chiabrera. Philippe Jaroussky e Nuria Rial, voci; ensemble l’Arpeggiata, dir. Christina Pluhar.


Vincenzo Calestani (10 marzo 1589 - p1617): Damigella tutta bella, aria per 1 voce e basso continuo (pubblicata in Madrigali et arie per sonare et cantare nel chitarrone leuto o clavicembalo a una, e due voci, 1617). Zachary Wilder e Emiliano Gonzalez Toro, tenori; ensemble I Gemelli, dir. Emiliano Gonzalez Toro.

Damigella
tutta bella
versa, versa quel bel vino,
fa’ che cada
la rugiada
distillata di rubino.

Ho nel seno
rio veneno
che vi sparse Amor profondo,
ma gittarlo
e lasciarlo
vo’ sommerso in questo fondo.

Damigella
tutta bella
di quel vin tu non mi sazi,
fa’ che cada
la rugiada
distillata di topazi.

Ah, che, spento,
io non sento
il furor de gl’ardor miei,
men cocenti,
meno ardenti
sono, ohimè, gli incendi etnei.

Nova fiamma
più m’infiamma,
arde il cor foco novello,
se mia vita
non s’aita,
ah, ch’io vengo un Mongibello.

Ma più fresca
ogn’ hor cresca
dentro me sì fatta arsura,
consumarmi
e disfarmi
per tal modo ho per ventura.