Certi piccolissimi inganni

Johann Sebastian Bach (31 marzo 1685 - 1750): «Kommt, ihr angefochtnen Sünder», aria (n. 5) dalla cantata Freue dich, erlöste Schar BWV 30 (c1738). Magdalena Kožená, mezzosoprano; Musica Florea, dir. Marek Stryncl.

Kommt, ihr angefochtnen Sünder,
Eilt und lauft, ihr Adamskinder,
Euer Heiland ruft und schreit!
Kommet, ihr verirrten Schafe,
Stehet auf vom Sündenschlafe,
Denn itzt ist die Gnadenzeit!

(Venite, peccatori, accorrete, figli d’Adamo. Il vostro Salvatore grida e vi chiama! Venite, gregge disperso, svegliatevi dal sonno del peccato, poiché ora è il tempo del perdono!)

Lagrime amare

Domenico Mazzocchi (1592 - 21 gennaio 1665): La Madalena ricorre alle lagrime, aria spirituale per voce e basso continuo (pubblicata in Dialoghi e Sonetti, 1638); testo del cardinal (Roberto?) Ubaldini. Deborah Cachet, soprano; ensemble Scherzi Musicali, dir. Nicolas Achten.

Lagrime amare, all’anima che langue
Soccorrete pietose; il dente rio
Già v’impresse d’inferno il crudel angue,
E mortifera piaga, ohimè, v’apr’io.

Ben vuol sanarla il Redentore esangue,
Mà idarno sparso il pretioso rio
Sarà per lei di quel beato sangue
Senza il doglioso humor del pianto mio.

Sù dunque, amare lagrime correte
A gl’occhi ogn’or da questo cor pentito,
Versate pur, che di voi sole hò sete.

Se tanto il liquor vostro, è in Ciel gradito,
Dirò di voi, che voi quell’acque sete,
Ch’uscir col sangue da Giesù ferito.

Lagrime amare

L’isola più bella

Henry Purcell (1659 - 21 novembre 1695): «Fairest isle», aria per soprano (Venere) dal V atto della semi-opera King Arthur Z 628 (1691); testo di John Dryden. Anna Dennis, soprano; Voices of Music.

Fairest isle, all isles excelling,
Seat of pleasure and of love,
Venus here will choose her dwelling,
And forsake her Cyprian grove.
Cupid from his fav’rite nation
Care and envy will remove;
Jealousy that poisons passion,
And despair that dies for love.

Gentle murmurs, sweet complaining,
Sighs that blow the fire of love,
Soft repulses, kind disdaining,
Shall be all the pains you prove.
Ev’ry swain shall pay his duty,
Grateful ev’ry nymph shall prove;
And as these excel in beauty,
Those shall be renown’d for love.

La Spagnoletta

Anonimo (secolo XVI): La spagnoletta. Valéry Sauvage, liuto.


Anonimo: Spagnoletta, dalla raccolta di danze Il ballarino (1581) di Marco Fabritio Caroso (1526/31 - p1605). Micrologus & Cappella de’ Turchini.


Giulio Caccini, detto Giulio Romano (1546 - 1618): Non ha ’l ciel cotanti lumi, aria a 1 voce e basso continuo (dalle Nuove musiche e nuova maniera di scriverle, 1614); testo forse di Ottavio Rinuccini (1562 - 1621). Montserrat Figueras, soprano; Hopkinson Smith, tiorba; Jordi Savall, viola da gamba; Xenia Schindler, arpa doppia.

Non ha ’l ciel cotanti lumi,
Tante still’ e mari e fiumi,
Non l’April gigli e viole,
Tanti raggi non ha il Sole,
Quant’ha doglie e pen’ogni hora
Cor gentil che s’innamora.

Penar lungo e gioir corto,
Morir vivo e viver morto,
Spem’ incerta e van desire,
Mercé poca a gran languire,
Falsi risi e veri pianti
È la vita degli amanti.

Neve al sol e nebbia al vento,
E d’Amor gioia e contento,
Degli affanni e delle pene
Ahi che ’l fin già mai non viene,
Giel di morte estingue ardore
Ch’in un’alma accende amore.

Ben soll’io che ’l morir solo
Può dar fine al mio gran duolo,
Né di voi già mi dogl’io
Del mio stato acerbo e rio;
Sol Amor tiranno accuso,
Occhi belli, e voi ne scuso.


Giles Farnaby (c1563 - 1640): The Old Spagnoletta (dal Fitzwilliam Virginal Book, n. [CCLXXXIX]). Christopher Hogwood, clavicembalo.


Bernardo Storace (c1637 - c1707): Aria sopra la Spagnoletta (da Selva di varie compositioni d’intavolatura per cimbalo et organo, 1664). Matteo Imbruno all’organo della Oude Kerk di Amsterdam.

Shakespeariana – XXV

Tu-whit

Thomas Augustine Arne (1710 - 1778): When icicles hang by the wall, song of winter from Shakespeare’s play Love’s Labour’s Lost, act 5, scene 2. Julia Gooding, soprano; ensemble Passacaglia.

When icicles hang by the wall
 And Dick the shepherd blows his nail
And Tom bears logs into the hall
 And milk comes frozen home in pail,
When blood is nipp’d and ways be foul,
Then nightly sings the staring owl,
   Tu-whit;
Tu-who, a merry note,
While greasy Joan doth keel the pot.

When all aloud the wind doth blow
 And coughing drowns the parson’s saw
And birds sit brooding in the snow
 And Marian’s nose looks red and raw,
When roasted crabs hiss in the bowl,
Then nightly sings the staring owl,
   Tu-whit;
Tu-who, a merry note,
While greasy Joan doth keel the pot.

Shakespeariana – XII

Many sighs about nothing


Thomas Augustine Arne (1710 - 1778): Sigh no more, ladies, dalle musiche di scena (1748) per Much ado about nothing di W. Shakespeare (atto II, scena 3a).
– Versione per voce solista e orchestra d’archi: Alexander Young, tenore; Martin Isepp, clavicembalo; Wiener Rundfunkorchester, dir. Brian Priestman.
– Versione per 3 voci virili (TTB) a cappella: The Hilliard Ensemble.

Sigh no more, ladies, sigh no more.
        Men were deceivers ever,
    One foot in sea, and one on shore,
        To one thing constant never.
    Then sigh not so, but let them go,
        And be you blithe and merry,
    Converting all your sounds of woe
        Into hey down derry.

Sing no more ditties, sing no more
        Of dumps so dull and heavy.
    The fraud of men was ever so
        Since summer first was leavy.
    Then sigh not so, but let them go,
        And be you blithe and merry,
    Converting all your sounds of woe
        Into hey down derry.

Penar, morir, arder, callar

Juan Hidalgo de Polanco (1614 - 31 marzo 1685): Sólo es querer, «tono humano» (canzone profana). Ensemble La Galanía: Raquel Andueza, soprano; Jesús Fernández Baena, tiorba; Pierre Pitzl, chitarra barocca.

Sólo es querer,
penar, morir, arder, callar,
no merecer y el tormento adorar.
¡Ay, que muero, que vivo, que anhelo!,
por el dulce vivir de que me muero.

Con tanto respeto adoran
mis retirados afectos,
que el propio dolor me asusta,
por ruido y no por tormento.

Callo, peno y no respiro,
y es que si respiro temo,
que aún lo que aliento postrado,
es ofensa del silencio.

Hasta el corazón suspende
todo vital movimiento,
porque su rumor no sienta,
la imagen que está en el pecho.

Se l’aura spira

Girolamo Frescobaldi (1583 - 1° marzo 1643): Se l´aura spira tutta vezzosa, dal Primo Libro d’arie musicali (1630). Alice Borciani, soprano; Sabine Stoffer, violino barocco; Maria Ferré, tiorba; Magdalena Hasibeder, organo.

Se l’aura spira tutta vezzosa
La fresca rosa ridente sta.
La siepe ombrosa di bei smeraldi
D’estivi caldi timor non ha.
A balli liete venite ninfe
Gradite fior di beltà
Orché sì chiaro il vago fonte
Dall’alto monte al mar s’en va.
Miei dolci versi spiega l’augello
E l’arboscello fiorito sta.
Un volto bello ha l’ombra accanto
Sol si dia vanto d’aver pietà.
Al canto ninfe ridenti
Scacciate i venti di crudeltà.

Ricco sol di pentimento

Stefano Landi (battezzato il 26 febbraio 1587 - 1639): T’amai gran tempo, aria a 1 voce e basso continuo (pubblicata nel ASecondo Libro d’arie musicali ad una voce, 1627, n. 11). Marco Beasley, voce; ensemble L’Arpeggiata, dir. Christina Pluhar.

T’amai gran tempo e sospirai mercede.
Tu m’hai tradito ogn’hor, priva di fede.
Hor và con novi amanti a far tue prove,
ch’io son già stufo e m’ho provvisto altrove.
Hor vanne mò
Ch’io non ti vo’,
Ch’io son già stufo
E m’ho provvisto altrove.
Hor vanne mò
Ch’io non ti vo’
Che già di là,
Di là dal Po, passato è ‘l Merlo…
Corri, corri a vederlo!

Mille volte io piangeva, e tu ridevi.
Mille volte io rideva, e tu piangevi.
Così cortese, i più felici amanti
Schermisti cruda in giochi, in risi, in pianti.
Hor grida mò,
Ch’io sordo stò,
Ch’io son già stufo
E m’ho provvisto altrove.
Hor vanne mò
Ch’io non ti vo’
Che già di là,
Di là dal Po, passato è ‘l Merlo…
Corri, corri a vederlo!

Ti fui fedele allor che fui gradito.
E qui lasciar ti vuò, se m’hai tradito.
Hor vanne a porre a nuovi amanti il vischio,
ch’io son già sciolto, e più non sento il fischio,
Hor crepa mò,
Ch’io non ti vo’,
Ch’io son già stufo
E m’ho provvisto altrove.
Hor vanne mò
Ch’io non ti vo’
Che già di là
Di là dal Po, passato è ‘l Merlo…
Corri, corri a vederlo!

Se talento ti vien di dar martello,
Guardati il volto, che non è più quello:
Hor le tue labbra d’oro e ‘l crin d’argento
Ricco mi fanno sol di pentimento.
Hor non più, no
T’adorerò,
Ch’io non ti vo’,
Ch’io son già stufo
E m’ho provvisto altrove.
Hor vanne mò
Ch’io non ti vo’
Che già di là
Di là dal Po, passato è ‘l Merlo…
Corri, corri a vederlo!

Misto è col gelo amor

Antonio Brunelli (1577 - 1630): Non havea Febo ancora su testo di Ottavio Rinuccini (pubblicato in Scherzi, arie, canzonette, e madrigali a una, due e tre voci… libro secondo op. 10, 1614). Furio Zanasi, baritono; Ensemble La Chimera, dir. Eduardo Egüez.

Non havea Febo ancora
recato al mondo il dì,
che del suo albergo fuora
una donzella uscì.

  Miserella, ah più no, no,
  tanto gel soffrir non può.

Sul pallidetto volto
scorgeasi il suo dolor,
spesso gli venia sciolto
un gran sospir dal cor.

Si calpestando i fiori
errava hor qua, hor là,
e i suoi perduti amori
così piangendo va.

Amor, dicea, e il pie’
mirando il ciel fermò,
dove, dov’ è la fe’
che ‘l traditor giurò?

Se il ciglio ha più sereno
colei che ‘l mio non è,
già non gli alberga in seno
amor si nobil fè.

Fa’ ch’ei ritorni mio
Amor com’ei pur fu,
o tu m’ancidi, ch’io
non mi tormenti più.

Né mai più dolci baci
da quella bocca havrà,
né più soavi, ah taci,
taci, che troppo il sa.

Poiché di lui mi struggo,
dove stima non fa,
che sì, che sì ch’io ‘l fuggo
ch’ancor mi pregherà?

Sì tra sdegnosi pianti
sfogava il suo dolor;
sì dei gentili amanti
misto è col gelo amor.

Canzonetta su la ciaccona

Marco Marazzoli, detto Marco dall’Arpa (c1602 - 26 gennaio 1662): Dal cielo cader vid’io, «canzonetta su la ciaccona». Jakub Józef Orliński – controtenore; L’Arpeggiata, dir. Christina Pluhar.

Dal cielo cader vid’io
due stelle più luminose,
e sul volto al idol mio
di sua mano Amor le pose.

  Di due luci allo splendore
  arda pur lieto un amante,
  e costante
  gli offra in dono il proprio core.

  Ma non speri in tanto ardore
  col seren dáltre faville,
  avvampar quelle pipille
  che dan lume al mio desio.

Dal cielo cader vid’io
due stelle più luminose,
e sul volto al idol mio
di sua mano Amor le pose.

  Sotto l’arco d’un bel ciglio
  splenderanno in bravi giri,
  due zaffiri
  da far caro ogni periglio.

  Ma d’Amore è van consiglio
  ch’ardan mai di foco pieni,
  vaghi rai così sereni
  come un guardo ch’io desio.

Dal cielo cader vid’io
due stelle più luminose,
e sul volto al idol mio
di sua mano Amor le pose.

Apparizioni fantastiche di una pulce

Hector Berlioz (1803 - 1869): «Une puce gentille», dalla légende dramatique La damna­tion de Faust (1846, da Goethe), parte 2ª, scena 6ª. Gabriel Bacquier, baritono; London Symphony Orchestra, dir. Georges Prêtre.

Une puce gentille
chez un prince logeait.
Comme sa propre fille,
le brave homme l’aimait,
et, l’histoire assure,
à son tailleur un jour
lui fit prendre mesure
pour un habit de cour.

L’insecte, plein de joie
dès qu’il se vit paré
d’or, de velours, de soie,
et de crois décoré.
Fit venir de province
ses frères et ses sœurs
qui, par ordre du prince,
devinrent grands seigneurs.

Mais ce qui fut bien pire,
c’est que les gens de cour,
sans en oser rien dire,
se grattaient tout le jour.
Cruelle politique!
Ah! plaignons leur destin,
et, dès qu’une nous pique,
écrasons-la soudain!


Walter Braunfels (1882 - 1954): Phantastische Erscheinungen eines Themas von Berlioz op. 25 (1914-17). ORF Radio-Symphonieorchester Wien, dir. Dennis Russell Davies.

Il core amante

Maria Rosa Coccia (4 gennaio 1759 - 1833): «Dille pur che il core amante», aria (rondeau d’Achille) dalla cantata Ifigenia (1779). Jone Martínez, soprano; Orquesta Barroca de la Universidad de Salamanca, dir. e oboe Alfredo Bernardini.

Come un agnello

Giuseppe Sarti (battezzato il 1° dicembre 1729 - 1802): «Come un agnello», aria di Mingone (basso) dal I atto del dramma giocoso Fra i due litiganti il terzo gode (1782). Roberto Scaltriti, basso; Les Talens Lyriques, dir. Christophe Rousset.

Come un agnello
Che va al macello
Belando andrai
Per la città.
Io colla bella
Mia rondinella
Andrò rondando
Di qua, di là.
Io già m’aspetto
Sentirmi dire:
Guarda che amabile
Sposo perfetto!
Di là ripetere:
Viva 1a sposa.
O incomparable,
O impareggiabile
Coppia vezzosa,
Il ciel concedavi
Felicità.


Anonimo: 8 Variazioni su «Come un agnello» per pianoforte, attribuite a Wolfgang Amadeus Mozart (K 460, K6 454a). Rosemary Thomas.

È molto improbabile che questa serie di variazioni sia opera del salisburghese; i curatori dell’ultima edizione delle opere complete mozartiane la considerano infatti spuria. Tuttavia, il tema di Sarti era ben noto a Mozart, che lo cita nella seconda delle Danze tedesche per orchestra K 509 e nel Don Giovanni. In effetti, i due musicisti si erano conosciuti di persona: Wolfgang ne scrive in una lettera al padre datata 9-12 giugno 1784, raccontando fra l’altro di aver composto alcune variazioni sopra un’aria di Sarti e aggiungendo che quest’ultimo le aveva gradite molto.
Un manoscritto conservato presso una collezione privata elvetica contiene due variazioni su «Come un agnello», quasi certamente di Mozart, ma stilisticamente molto diverse dalle Variazioni K 460.

Variazioni

Casa, dolce casa

Quando, per pura curiosità, ho cercato “home sweet home” nel web, sono rimasto alquanto sorpreso: nei primi 150 risultati della ricerca eseguita tramite Google, non compare nemmeno una volta il nome di Henry Bishop.
“Musicista?” chiederete voi. Certo: sir Henry Rowley Bishop (18 novembre 1786 - 1855) scrisse un gran numero di cantate, balletti e opere liriche; fra queste ultime si annovera Clari, or The Maid of Milan (1823), composta su libretto dello statunitense John Howard Payne: fa parte dell’opera l’aria «Mid pleasures and palaces» nota, per via del refrain, appunto con il titolo Home! Sweet Home! Qui potete ascoltarla nell’interpretazione del soprano Greta Bradman accompagnata dall’arpista Suzanne Handel:

Mid pleasures and palaces though we may roam,
Be it ever so humble, there’s no place like home;
A charm from the skies seems to hallow us there,
Which seek thro’ the world, is ne’er met elsewhere.
Home! Home!
Sweet, sweet home!
There’s no place like home,
There’s no place like home!

An exile from home splendor dazzles in vain.
Oh, give me my lowly thatched cottage again,
The birds singing gaily that came at my call
And gave me the peace of mind, dearer than all.
Home! Home!
Sweet, sweet home!
There’s no place like home,
there’s no place like home!

Home! Sweet Home! venne pubblicato come brano a sé stante, in un primo tempo con la dicitura «composed and partly founded on a Sicilian Air» (in seguito Bishop ammise di aver inventato questo particolare a scopo promozionale). Divenne subito incre­di­bil­mente popolare: in breve tempo ne furono vendute oltre centomila copie. Nel 1852, curata dall’autore, ne uscì una nuova edizione a stampa come parlour ballad (cioè, in sostanza, una romanza da camera), e in questa veste ottenne ampio successo anche negli Stati Uniti: difatti, ancora oggi è spesso presente nelle antologie di musiche risalenti agli anni della guerra di secessione (1861-1865).

La vasta popolarità di cui Home! Sweet Home! godette nel corso dell’Ottocento è testimoniata dal fatto che la sua melodia è citata in varie composizioni dell’epoca. Già nel 1827 venne utilizzata dallo svedese Franz Berwald (1796 - 1868) nella sezione mediana, Andante con variazioni, del suo Konzertstück per fagotto e orchestra op. 2 — qui interpretato da Patrik Håkansson con l’Orchestra sinfonica di Gävle diretta da Petri Sakari:

[l’Andante con variazioni ha inizio a 5:43]

Altra citazione celebre si trova all’inizio della «scena della pazzia» (aria «Cielo, a’ miei lunghi spasimi», atto II, scena 3ª) nella tragedia lirica Anna Bolena, rappresentata nel 1830, di Donizetti (1797 - 1848) — ascoltate Maria Callas:


Risale al 1855 circa l’opus 72 di Sigismond Thalberg (1812 - 1871), Home! Sweet Home! Air Anglais varié per pianoforte; nel video qui sotto è eseguito da Dennis Hennig:


Un’altra breve serie di variazioni, per cornetta a pistoni sola, si deve a Jean-Baptiste Arban (1825 – 1889); per ascoltarla (o riascoltarla) — potete farlo leggendo (o rileggendo) allo stesso tempo uno spassoso racconto di Jerome K. Jerome — cliccate qui.

Voglio menzionare ancora, per finire, la Fantaisie sur deux mélodies anglaises per organo op. 43 di Alexandre Guilmant (1837 - 1911): in questa composizione, del 1887 circa, Home! Sweet Home! è associato a un altro famosissimo brano inglese, Rule, Britannia! di Thomas Arne (1710 - 1778). Ecco la Fantaisie di Guilmant eseguita da Bernhard Schneider all’organo Klais della Chiesa di Sankt Aegidien in Braunschweig:


Crudele nostalgia di riso e pianto

Heitor Villa-Lobos (1887 - 17 novembre 1959): Bachianas bra­si­lei­ras n. 5 per soprano e otto violoncelli (1938-45) su testi di Ruth Valladares Corrêa (1904 - c1963) e Manuel Bandeira (1886 - 1968). Renée Fleming, soprano; Kenneth Freu­dig­man (solista), Sofia Zappi, Alexander East, Pamela Smits, Damon Coleman, Robert Vos, Brad Ritchie e Eran Meir, violoncelli; dir. Michael Tilson Thomas.

I. Ária (Cantilena); testo di Ruth Valadares Corrêa

Tarde uma nuvem rósea lenta e transparente.
Sobre o espaço, sonhadora e bela!
Surge no infinito a lua docemente,
Enfeitando a tarde, qual meiga donzela
Que se apresta e a linda sonhadoramente,
Em anseios d’alma para ficar bela
Grita ao céu e a terra toda a Natureza!
Cala a passarada aos seus tristes queixumes
E reflete o mar toda a Sua riqueza…
Suave a luz da lua desperta agora
A cruel saudade que ri e chora!
Tarde uma nuvem rósea lenta e transparente
Sobre o espaço, sonhadora e bela!

II. Dança (Martelo); testo di Manuel Bandeira [6:38]

Irerê, meu passarinho
Do sertão do cariri,
Irerê, meu companheiro,
Cadê viola?
Cadê meu bem?
Cadê maria?
Ai triste sorte a do violeiro cantadô!
Sem a viola em que cantava o seu amô,
Seu assobio é tua flauta de irerê:
Que tua flauta do sertão quando assobia,
A gente sofre sem querê!

Teu canto chega lá do fundo do sertão
Como uma brisa amolecendo o coração.

Irerê, solta teu canto!
Canta mais! Canta mais!
Pra alembrá o cariri!

Canta, cambaxirra!
Canta, juriti!
Canta, irerê!
Canta, canta, sofrê!
Patativa! Bem-te-vi!
Maria-acorda-que-é-dia!
Cantem, todos vocês,
Passarinhos do sertão!

Bem-te-vi!
Eh sabiá!
Lá! Liá! liá! liá! liá! liá!
Eh sabiá da mata cantadô!
Lá! Liá! liá! liá!
Lá! Liá! liá! liá! liá! liá!
Eh sabiá da mata sofredô!

O vosso canto vem do fundo do sertão
Como uma brisa amolecendo o coração.

Dagli astri disastri

Barbara Strozzi (1619 - 11 novembre 1677): Che si può fare?, aria per 1 voce e basso continuo (pubblicata nel volume Arie a voce sola op. 8, 1664); testo di Luigi Zorzisto (pseudonimo per anagramma di Giulio Strozzi, padre adottivo della compositrice). Céline Scheen, soprano; Ensemble Artaserse.

Che si può fare?
Le stelle rubelle
Non hanno pietà.
Che s’el cielo non dà
Un influsso di pace al mio penare,
Che si può fare?
Che si può dire?
Da gl’astri disastri
Mi piovano ogn’hor;
Che se perfido amor
Un respiro diniega al mio martire,
Che si può dire?

Così va rio destin forte tiranna,
Gl’innocenti condanna:
Così l’oro più fido
Di costanza e di fè, lasso conviene,
lo raffini d’ogn’hor fuoco di pene.

Sì, sì, penar deggio,
Sì, che darei sospiri,
Deggio trarne i respiri.
In aspri guai per eternarmi
Il ciel niega mia sorte
Al periodo vital
Punto di morte.

Voi spirti dannati
Ne sete beati
S’ogni eumenide ria
Sol’ è intenta a crucciar l’anima mia.

Se sono sparite
Le furie di Dite,
Voi ne gl’elisi eterni
I dì trahete io coverò gl’inferni.

Così avvien a chi tocca
Calcar l’orme d’un cieco,
Al fin trabbocca.

La tua gioia, il mio diletto (dal faggio al pin)

Stefano Landi (1587 - 28 ottobre 1639): Augellin, aria a 1 voce e basso con­ti­nuo (1620). Marco Beasley, tenore; ensemble L’Arpeggiata, dir. Christina Pluhar.

Augellin
Che ’l tuo amor
Segui ogn’hor
Dal faggio al pin
E formando i bei concenti
Vai temprando
Col tuo canto i miei lamenti.

Il mio Sol
Troppo fier,
Troppo altier,
Del mio gran duol,
Clori amata, Clori bella,
M’odia, ingrata,
A’ miei prieghi empia e rubella.

[Fa che si’
Crudo men
Quel bel sen
Che mi ferì,
E con l’aura del tuo canto,
Dolce e varia,
Fa ’l suo cor pietoso alquanto.]

Non sia più
Cruda, no,
Morirò
S’ella è qual fu;
Taci, taci, ché già pia
Porge i baci
Al mio labro l’alba mia.

Sol pietà
Spira il sen
Né ritien
Più crudeltà,
Lieti affanni, dolci pene,
Cari danni
Del mio Sole, del mio bene.

Segui, augel,
Né sdegnar
Di formar
Canto novel;
Fuor del seno amorosetto
Mostra a pieno
La tua gioia, il mio diletto.

In marble halls

Michael William Balfe (1808 - 20 ottobre 1870): «I dreamt that I dwelt in marble halls», aria di Arline (soprano) dall’o­pera The Bohemian Girl (1843), atto II, scena 1a. Dame Joan Sutherland, soprano; London Symphony Orchestra, dir. Richard Bonynge (registrazione del 1962).

I dreamt that I dwelt in marble halls,
With vassals and serfs at my side,
And of all who assembled within those walls,
That I was the hope and the pride.
I had riches too great to count, could boast
Of a high ancestral name;
But I also dreamt, which pleas’d me most,
That you lov’d me still the same.

I dreamt that suitors sought my hand,
That knights upon bended knee,
And with vows no maiden heart could withstand,
They pledg’d their faith to me.
And I dreamt that one of that noble host
Came forth my hand to claim;
But I also dreamt, which charm’d me most,
That you lov’d me still the same.


La rivisitazione di Enya.
 

Balfe, Marble halls

Con furto gentile

Settimia Caccini (6 ottobre 1591 - c1660): Due luci ridenti per voce e basso continuo. Ensemble Laus Concentus: Lavinia Bertotti, soprano; Massimo Lonardi, liuto; Maurizio Piantelli, tiorba; Maurizio Less, viola da gamba.

Due luci ridenti
Con guardo sereno
Di dolci tormenti
M’ingombrano il seno.

Ma lampi d’amore
Rapiscono al core
Con furto gentile
La libertà.

Pur lieto vivrà:
Quest’alma, cantando,
T’adora penando,
Celeste beltà.

Due labbra di rose
Con dolci rossori
Le faci amorose
Promettono ai cori.

Ma in quel bel sereno
S’annida il veleno
Che uccide dell’alme
La libertà.

Lavinia Bertotti (1957 - 2016)

¡Ay que me río de Amor!

Juan Hidalgo de Polanco (28 settembre 1614 - 1685): ¡Ay que me río de Amor!, «solo humano» (canzone profana) per voce e basso continuo su testo di Agustín de Salazar y Torres. Marta Almajano, soprano; Dani Zapico, chitarra barocca; Dani Espasa, clavicembalo.

Ay, que me río de amor,
escuchen, atiendan
verán lo que importa
seguir mi opinión.

Dicen que al que quiere bien,
luego la razón quitó;
con que solo el que no quiere,
es el que tendrá razón:
ay, que me rio de amor.

Todos del amor se rían,
mas con una distinción,
que es bueno burlarse de él,
mas burlarse con él, no:
ay, que me rio de amor.

Inclinación natural
dicen que causa su ardor,
mas quien lo dice, no dice
como es mala inclinación:
ay, que me río de amor.

Ay que

Echo notturna

Bellerofonte Castaldi (c1581 - 27 settembre 1649): Hor che la notte ombrosa, aria per voce e basso continuo (pub­blicata in Primo mazzetto di fiori musicalmente colti dal giardino bellerofonteo, 1623); testo del compositore. Allegoria Ensemble: Elisenda Pujals, soprano; Guzmán Ramos, arciliuto; Robert Cases, tiorba; Hen Goldsobel, violone.

Hor che la notte ombrosa
Con tacito silentio il mondo cuopre,
Tu sola mi rispondi, Echo amorosa.
Ma che? Se quell’empia e crudele,
Se sdegna d’ascoltar le mie querelle,
Dunque chi darà fine a tanti guai?
Tu con lamento mi rispondi
E par che vi nascondi
Che da lei pace non havro già mai.
Se tanto asprezza in lei s’aduna,
Altra dia fine a si crudel fortuna.
Pur troppo il so ch’altri che quella
Non parrà a gl’occhi miei donna più bella,
Onde’l pensier mi parla e dice:
Forse co’l tempo diverrai felice.
Ben lieta sorte ha l’amor mio
Se giunge al fin del suo dolce desio
Tu del mio ben presaga a Dio.

Allegoria Ensemble

A Musicall Banquet: XXI. O bella più

 
Anonimo (XVI-XVII secolo): O bella più che la stella diana, aria a voce sola e continuo. Ensemble A Musicall Banquet: Baltazar Zúñiga, tenore; Rebeca Ferri, violoncello; Francesco Tomasi, liuto.

O bella più che la stella diana,
Che par innanzi della mia patrona,
Mia regina, dolce mio amore,
Pietà, cuor mio, pietà, non più dolore.
Bene mio caro, cuore mio bello,
Tu sei la mala morte mia,
La freccia che mi passa il cuore.

Con questa composizione di autore ignoto si conclude la raccolta A Musicall Banquet pubblicata a Londra nel 1610 a cura di Robert Dowland (1591 - 1641).

A Musicall Banquet: XX. Amarilli, mia bella

 
Giulio Caccini (1551 - 1618): Amarilli, mia bella, aria a voce sola e basso continuo (pubblicata nel volume Le nuove musiche, 1601, n. 8). Emma Kirkby, soprano; Anthony Rooley, liuto.

Amarilli, mia bella
Non credi, o del mio cor dolce desio,
D’esser tu l’amor mio?
Credilo pur, e se timor t’assale,
Prendi questo mio strale,
Aprimi il petto e vedrai scritto in core:
Amarilli, Amarilli, Amarilli
è il mio amore.

Amarilli, mia bella di Giulio Caccini venne poi ripubblicata da Robert Dowland (1591 - 1641) nella raccolta A Musicall Banquet (Londra 1610, n. XIX).

A Musicall Banquet: XIX. Dovrò dunque morire?

 
Giulio Caccini (1551 - 1618): Dovrò dunque morire?, aria a voce sola e basso continuo su testo di Ottavio Rinuccini (pubblicata nel volume Le nuove musiche, 1601, n. 11). Anne Sofie von Otter, soprano; Jakob Lindberg, liuto.

Dovrò dunque morire?
Pria che di nuovo io miri,
voi bramata cagion de miei martiri?
Mio perduto tesoro,
non potrò dirvi pria ch’io mora
Io moro?
O miseria inaudita,
non poter dir a voi morrò mia vita.

Questa aria di Giulio Caccini è stata poi ripubblicata da Robert Dowland (1591 - 1641) nella raccolta A Musicall Banquet (Londra 1610, n. XVIII).

A Musicall Banquet: XVIII. Se di farmi morire

 
Domenica Maria Melli (1545 - p1615): Se di farmi morire, aria a voce sola e continuo (pubblicata in Seconde musiche di Domenico Maria Melli, reggiano: Madrigali, canzonette, arie, dialoghi, a una e due voci per cantare nel chitarrone o cembalo, 1602, n. 8). Ensemble A Musicall Banquet: Baltazar Zúñiga, tenore; Rebeca Ferri, violoncello; Francesco Tomasi, liuto.

Se di farmi morire
Con crudeltà pensate,
Certo che v’ingannate.
Ché da la crudeltà nascono l’ire,
E da l’ire lo sdegno
Che scaccia Amor
Dal suo superbo regno.

Questo brano è stato poi ripubblicato da Robert Dowland (1591 - 1641) nella raccolta A Musicall Banquet (Londra 1610, n. XVII).

A Musicall Banquet: XVI. Stanotte mi sognava

Anonimo (XVI-XVII secolo): Sta notte mi sognava, aria pubblicata da Robert Dowland nella raccolta A Musicall Banquet (Londra 1610, n. XV). Andreas Scholl, controtenore; Marcus Märkl, liuto.

Sta notte mi sognava
ch’all’inferno mestamente me n’andava,
non per i miei peccati
ma per veder che fanno i dannati.

Stando là mi pareva
che nel mezzo Plutone si sedeva
tra quei spiriti infernali
che dann’all’alma tanti strazi mali.

Cari giorni

 
Giuseppe Persiani (11 settembre 1799 - 1869): «Cari giorni», dal II atto della tragedia lirica Inés de Castro (1835), libretto di Salvatore Cammarano. Cecilia Bartoli, mezzosoprano; orchestra La Scintilla, dir. Adam Fischer.

Cari giorni a me sereni
d’innocenza e di virtù,
foste brevi, siete spenti,
né a brillar tornate più.
Nel dolor è scorsa intera
la prim’ora dell’età,
mia giornata innanzi sera
nel dolor tramonterà.

Non gli dir di chi

Vincenzo Righini (1756 - 19 agosto 1812): Placido zeffiretto, arietta per voce e strumento a tastiera su testo di Pietro Metastasio (con alcune varianti). Patrice Michaels Bedi, soprano; David Schrader, fortepiano.

Placido zeffiretto,
Se trovi il caro oggetto
Digli che sei sospiro;
Ma non gli dir di chi.

Limpido ruscelletto,
Se trovi il caro oggetto
Digli che pianto sei,
Ma non le dir qual ciglio
Crescer ti fè cosi.


Antonio Vivaldi (1678 - 1741) : «Placido zeffiretto», aria (n. 3) dalla cantata T’intendo, si mio cor per soprano e basso continuo RV 668 sul medesimo testo del Metastasio. Rossana Bertini, soprano; Modo Antiquo, dir. Federico Maria Sardelli.

Placido zeffiretto,
Se trovi il caro oggetto/bene
Dille che sei sospiro;
Ma non le dir di chi.

Limpido ruscelletto,
Se mai t’ incontri in lei,
Dille che pianto sei,
Ma non le dir qual ciglio
Crescer ti fè cosi.


Vincenzo Righini