Lamento d’Olimpia

Giovanni Bononcini (18 luglio 1670 - 1747): Il lamento d’Olimpia, cantata da camera per 1 voce, 2 violini e basso continuo (pubblicata in Cantate e duetti dedicati alla Sacra Maestà di Giorgio, re della Gran Bretagna, Londra 1721). Gloria Banditelli, contralto; Ensemble Aurora, dir. Enrico Gatti.

I. Preludio: Affettuoso – Allegro

II. Recitativo [3:32]

Le tenui rugiade
scotea dal carro d’or sull’erbe e i fiori
la rubiconda Aurora
allor ch’Olimpia, non ben desta ancora,
dell’amante infedele
vedova a un tratto ritrovò le piume.
Sciolse la tema dell’incerto danno
le reliquie del sonno in su i bei lumi;
e sospesa e tremante
dal lido al letto e dalla selva al lido,
chiamando il nome infido,
poiché più volte riportò le piante,
su la cima d’un sasso,
il guardo fisse entro l’aere dubbioso,
e, fra mille lamenti,
queste all’aure spiegò voci dolenti.

III. Aria: Affettuoso [4:48]

Vasto mar,
balze romite
deh mi dite,
il mio bene
ov’è, che fa.
Onde quiete,
aure serene
erbe, fiori,
ombrose piante,
il mio bene
se sapete,
rispondete
per pietà.

IV. Recitativo [8:47]

Lassa, che son la luce
la mia doglia s’avanza.
Io veggio, oh Dio, le gonfie
ingannatrici vele
dello sposo infedele
fuggir per l’acque, e portar lunge il vento
colla nave spergiura il mio lamento
Queste, Bireno ingrato,
son le promesse, il fido amore è questo?
Quanti, quanti pur dinanzi,
sotto il silenzio dell’ombrosa notte
e il tremolar delle invocate stelle,
giuramenti non fe’ d’esser costante!
Misera Olimpia, abbandonata amante,
in qual mente, in qual seno
più luogo avrà la vereconda fede,
s’io son schernita e m’ingannò Bireno?

V. Aria: Con spirito [10:20]

Quando dicea d’amarmi
allor volea lasciarmi
e mi tradiva allor.
Di mille inganni fabro
fede giurava il labro,
ed era infido il cor .


Quanto piace al mondo è breve sogno

Sigismondo d’India (c1582 - 19 aprile 1629): Voi ch’ascoltate, madrigale a 2 voci (pubblicato nel volume Le Musiche… Libro III a una e due voci, 1618, n. 1), su testo di Francesco Petrarca (Canzoniere, Sonetto I). Gloria Banditelli, mezzosoprano; Fabio Bonizzoni, clavicembalo.

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

del vario stile in ch’io piango et ragiono
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

Sigismondo d'India, Voi ch'ascoltate

Par che di me si pianga e si sospiri – I

Sigismondo d’India (c1582 - 19 aprile 1629): Piangono al pianger mio, dalle Musiche da cantar solo nel clavicordo, chitarrone, arpa doppia (Milano 1609), su testo di Ottavio Rinuccini. Gloria Banditelli, mezzosoprano; Tiziano Bagnati, tiorba; Massimo Lonardi, chitarra barocca.

Piangono al pianger mio le fere, e i sassi
A’ miei caldi sospir traggon sospiri.
L’aer d’intorno nubiloso fassi,
Mosso anch’egli a pietà de’ miei martiri.
Ovunque io poso, ovunque io volgo i passi,
Par che di me si pianga e si sospiri.
Par che dica ciascun, mosso al mio duolo:
Che fai tu qui meschin, doglioso e solo?

Piangono